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The Outfit - Recensione

Ovvero, la seconda guerra mondiale secondo la visione tamarro-strategica di Relic...

RECENSIONE di Fabio Palmisano   —   20/04/2006
The Outfit
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Vestito per uccidere

Nello scenario oltremodo pittoresco creato da Relic, la Outfit altro non è che una squadra speciale composta da tre personaggi incredibilmente stereotipati: trattasi di J.D. Tyler, Deuce Williams e Tommy Mac, classici energumeni americani tamarri all’inverosimile e soprattutto armati fino ai denti, che l’utente si trova a comandare all’interno di una serie di missioni tenute assieme da uno storyline alquanto sottile. In buona sostanza, tutto ciò che il plot ha da offrire sta nella lotta di questo eroico trio contro le malvagie forze naziste sul suolo francese, con il cammeo di qualche personaggio sui generis a dare un minimo di varietà al tutto. E che The Outfit non sia propriamente una delle esperienze single player più esaltanti che Xbox 360 abbia da offrire lo si capisce già dalle prime battute della campagna, che non brilla per completezza e capacità d’intrattenimento. Ognuno dei 12 livelli di cui si compone il gioco può essere affrontato scegliendo uno dei tre protagonisti, diversi per abilità (velocità, salute, potenza e leadership) ed equipaggiamento, il cui unico elemento comune è rappresentato da una scorta infinita di granate.

La particolarità di The Outfit sta nel cosiddetto sistema Destruction on Demand, fulcro della parte strategica del titolo Relic

Ecco dunque che Tommy Mac è fornito di mitragliatrice, lanciafiamme e può lanciare un attacco a gas; J.D. Tyler, il più rapido, dispone di un fucile di precisione ed un altro a canne mozze; infine, il comandante Deuce Williams va poco per il sottile con la sua combinazione di revolver e bazooka. Al di là della scelta dell’eroe di turno, la particolarità di The Outfit sta nel cosiddetto sistema Destruction on Demand, fulcro della parte strategica del titolo Relic e il cui funzionamento è estremamente semplice ed intuitivo. L’annientamento di forze nemiche porta all’accumulo di punti, che possono essere spesi nell’acquisto di elementi di supporto -da selezionare tramite un menu a scomparsa- paracadutati in tempo reale sul campo: oltre a soldati semplici (se ne possono gestire un massimo di quattro), gli aiuti messi a disposizione dell’utente vanno da postazioni fisse a mezzi corazzati fino ad arrivare a poderosi attacchi aerei, teoricamente da utilizzare con cognizione di causa in base agli scenari in cui ci si trova. In realtà il sistema Destruction on Demand, per quanto interessante sulla carta, dimostra pad alla mano tutti i suoi limiti, causati in primis da un design degli stage estremamente lineare, che porta il giocatore a dover effettuare spesso e volentieri scelte obbligate più che dettate dal proprio istinto strategico.

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Potenza senza controllo

Purtroppo non è solo la linearità l’unico difetto di The Outfit, che anzi commette grossi errori proprio negli elementi caratteristici del proprio gameplay. Da un titolo che incentiva fortemente l’azione di squadra sarebbe lecito aspettarsi una gestione ottimale di questo aspetto: invece, The Outfit offre all’utente pochi e semplici ordini da impartire alle truppe, che oltretutto rispondono con dubbia efficienza, a causa di una IA non propriamente all’avanguardia. Discorso inverso per le truppe nemiche, discretamente organizzate e soprattutto dotate di una mira invidiabile e quantomeno fastidiosa. Quel che è peggio, è che la via dell’azione solitaria per sopperire alle deficienze dei propri commilitoni non è facilmente percorribile: colpa di un sistema di controllo legnoso e davvero impreciso nel puntamento, che rende indirettamente i nemici più coriacei di quanto sarebbero in realtà. Aggiungiamo poi che le armi si surriscaldano nel giro di pochi secondi, che i tempi di ricarica sono lentissimi e che alcune barriere invisibili a volte impediscono ai proiettili di arrivare a destinazione e la frittata è fatta. Relic pecca inoltre d’ingenuità nella resa dello splash damage (ovvero il danno collaterale provocato dalle esplosioni), pressoché inesistente e che dimezza letteralmente l’efficacia di granate, razzi e cannonate, visto che è assolutamente necessario fare un centro perfetto dei propri obiettivi, compresa la fanteria. Insipido quando non addirittura frustrante in single player, The Outfit riesce a riscattarsi nelle sue modalità online, sedi decisamente più adatte alla propria tipologia di gameplay.

Insipido quando non addirittura frustrante in single player, The Outfit riesce a riscattarsi nelle sue modalità online

Potenza senza controllo

Una dozzina di mappe ben realizzate ospitano sessioni di deathmatch o di una sorta di variante del classico capture the flag, nella quale è necessario prendere possesso di determinate postazioni prima del nemico. Un massimo di sei persone divise in due squadre possono partecipare alle battaglie, e nonostante i problemi di controllo persistano anche qua, il tutto risulta decisamente più tollerabile: e l’opportunità offerta dal gioco di affrontare la campagna in cooperative rende la stessa sensibilmente più ragionata e godibile. Parlando di grafica, invece, The Outfit torna a scendere a livelli meno convincenti, offrendo una cosmesi che di next-gen non ha davvero molto. Sorvolando sul pessimo character design, il titolo Relic offre alla vista scenari ampi seppur non ricchissimi di dettagli, per gran parte distruttibili ma con effetti visivi a riguardo tutt’altro che esaltanti. Perlomeno il frame rate si dimostra sempre stabile, anche nelle situazioni più concitate, ma è una consolazione piuttosto magra guardando ad altri aspetti che non rendono decisamente giustizia alle potenzialità di Xbox 360: le animazioni e gli stessi modelli poligonali dei personaggi sono infatti oltremodo grezzi per gli standard attuali, e alcune delle texture fanno sfoggio di una definizione di una bassezza impensabile per la console Microsoft. Poco da dire infine sul comparto sonoro: le banali marce militari che fanno da sfondo all’azione, gli effetti sonori nella norma e un doppiaggio da B-movie sono elementi talmente anonimi che quasi non ci si rende conto della loro presenza.

The Outfit - Recensione
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Commento

The Outfit non è un brutto gioco, quanto piuttosto un titolo ingenuo nel mettere in pratica i propri aspetti più caratteristici con leggerezza ed una certa superficialità, vanificandone il potenziale. Semplicistico e lineare nei suoi elementi tattici e lacunoso nella comparte action, The Outfit soffre particolarmente in single player, anche se le modalità online si rivelano capaci di risollevare la situazione, perlomeno in parte: il livello qualitativo non esaltante del reparto audiovisivo del titolo Relic non giova infatti alla valutazione globale di un prodotto che appare semplicemente un po’ troppo poco ispirato.

Pro

  • Multiplayer divertente
  • Alto livello di distruzione
  • Alcuni aspetti innovativi
Contro
  • Gameplay lacunoso
  • Realizzazione audiovisiva poco convincente
  • Piuttosto insipido in single player

Finora, la stragrande maggioranza dei titoli basati sul secondo conflitto mondiale si è sostanzialmente divisa in due grandi gruppi: gli strategici e gli fps, non senza qualche interessante commistione all’interno di questi stessi generi. Tuttavia, l’eccessiva proliferazione di prodotti a sfondo bellico ha finito per saturare oltremodo il mercato, obiettivamente sazio di videogiochi ricalcanti le imprese di eroici soldati americani contro i diabolici tedeschi di Hitler. Probabilmente anche per questo motivo Relic ha deciso di andare controcorrente col suo The Outfit, un third-person shooter dalle parvenze tattiche decisamente votato alla distruzione...