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10 saghe videoludiche morte sul nascere

La storia dei videogiochi è piena di titoli che avrebbero potuto dare il via a una serie, ma che hanno fallito: diamo un'occhiata ai 10 casi più eclatanti.

VIDEO di Diego Trovarelli   —   09/07/2022

Super Mario Bros., Metal Gear Solid, FIFA, The Legend of Zelda, GranTurismo... serie mitologiche che rappresentano la storia dei videogiochi e che ci hanno accompagnato per decenni con capitoli sempre nuovi. Che meraviglia. Vi è venuta l'acquolina in bocca eh?

Ecco, in questo articolo non troverete niente di tutto questo. Già, perché oggi vogliamo parlarvi di 10 saghe videoludiche morte sul nascere, di quelle idee che sembravano destinate a essere qualcosa di più e che invece non lo sono state.

Saghe magari dotate di potenziale, ma che possono annoverare nel loro curriculum un solo episodio prima del nulla, e che noi abbiamo raccolto in questo elenco di decessi prematuri.

Dante's Inferno

Il fatto che Dante's Inferno si sia fermato alla prima cantica è davvero un peccato
Il fatto che Dante's Inferno si sia fermato alla prima cantica è davvero un peccato

Partiamo da un titolo che ci portava dritti nell'oltretomba e che però nell'oltretomba c'è rimasto: Dante's Inferno. L'avventura ispirata alla prima cantica della Divina Commedia, sviluppata da Visceral Games, rimane infatti ad oggi l'unica incursione ultraterrena del crociato Dante, intenzionato a strappare la bella Beatrice dalle grinfie di Lucifero.

Peccato mortale, sì perché il titolo era tutt'altro che malvagio, con sezioni puzzle interessanti e un sistema di combattimento che assomigliava molto, forse un po' troppo, a God of War.

Considerata la struttura del capolavoro letterario del trecento, sarebbe stato lecito aspettarsi anche un Dante's Purgatorio e Paradiso, ma Electronic Arts non ha proseguito su questo divin cammino. O meglio: stando ad alcuni rumor, un presunto sequel era davvero in cantiere, salvo poi essere cancellato nel 2016. Bah, al diavolo.

Too Human

Le gestazione di Too Human è durata tantissimo
Le gestazione di Too Human è durata tantissimo

"Uscirà su Playstation. No no no, volevamo dire su GameCube. Scusate, ci abbiamo ripensato: facciamo su Xbox 360, va'".

Probabilmente gli sviluppatori di Too Human non vinceranno l'Oscar per le idee più chiare, eppure le peripezie affrontate da questo GDR d'azione del 2008 hanno contribuito a renderlo un caso più unico che raro. L'opera targata Silicon Knights avrebbe dovuto vedere la luce alla fine degli anni novanta, ma restò invischiata in un vortice di ritardi e intoppi che la costrinse ai box per ben dieci anni prima di uscire sulla console Microsoft.

Inizialmente concepito come capostipite di una trilogia, Too Human non si rivelò però un miracolo videoludico, cionondimeno la software house canadese annunciò nel 2011 lo sviluppo del sequel. Tutti contenti? Mica tanto. In seguito ad attriti con Epic Games per l'utilizzo dell'Unreal Engine 3, Silicon Knights si ritrovò infatti costretta a interrompere la produzione e chiudere i battenti.

Wet

WET avrebbe potuto essere il gioco di cui avevamo bisogno ma si è rivelato quello che non ci meritavamo
WET avrebbe potuto essere il gioco di cui avevamo bisogno ma si è rivelato quello che non ci meritavamo

Frustrante nel gameplay, ripetitivo nelle situazioni da affrontare e longevo come una barzelletta. Impossibile che un gioco con questi difetti possa garantirsi un sequel, direte voi. E avete torto, perché dopo aver tediato quei pochi utenti che hanno avuto l'audacia di acquistarlo, Wet un seguito stava per averlo veramente.

Lo shooter acrobatico del 2009 aveva l'ardire di mixare Max Payne e Quentin Tarantino in un unico calderone, peccato che il turbine di sparatorie e situazioni al fulmicotone di cui era zeppo non proponesse nulla di irrinunciabile.

A quanto pare tutte magagne sorvolabili per Bethesda: il sequel pare fosse in sviluppo già un anno dopo l'uscita del primo capitolo, per poi essere saggiamente stoppato prima che fosse troppo tardi. Wet rimane così attualmente il primo e unico percorso di vendetta compiuto dalla protagonista Rubi. Scusate, ma non ce la facciamo ad aggiungere un "purtroppo".

The Order: 1886

The Order: 1886 ha un po' il sapore dell'occasione mancata
The Order: 1886 ha un po' il sapore dell'occasione mancata

Da un titolo del cui sequel avremmo volentieri fatto a meno, a uno che invece il sequel l'avrebbe meritato eccome. The Order: 1886 era il raduno internazionale delle buone idee sfruttate a metà, si completava in una manciata di ore e presentava un gameplay abbastanza scarno, tuttavia frullava con un certo profitto atmosfere affascinanti, dettaglio grafico da urlo e qualche lupo mannaro qua e là che non fa mai male.

Il team Ready at Dawn, fattosi le ossa con i God of War per PSP, centrò quindi il bersaglio più sì che no, risultato che si rivelò comunque sufficiente a far guadagnare al titolo una buona fetta di sostenitori. Gli sviluppatori erano quindi in rampa di lancio per un seguito, anzi, per una serie in verità, peccato che Sony abbia sempre fatto orecchie da mercante in questo senso.

La Cosa

La Cosa era un titolo pieno di alti e bassi ma con buone idee
La Cosa era un titolo pieno di alti e bassi ma con buone idee

Vent'anni dopo il capolavoro di John Carpenter del 1982, Computer Artworks decise che era giunto il momento di accogliere la richiesta che nessuno aveva fatto: svelare gli eventi immediatamente successivi a quelli narrati nel film "La Cosa".

Il titolo uscito per PC, Xbox e Playstation 2 ci riportava quindi tra i ghiacci dell'Antartide per fare luce sul patatrac raccontato nella pellicola, e lo faceva in modo abbastanza dignitoso, alternando cose buone a molte altre meno riuscite, per usare un eufemismo. Il sistema di controllo scadente e una longevità non all'altezza finirono per vanificare le idee interessanti seminate in giro, eppure la software house si disse pronta a sfornare un nuovo episodio per far proseguire la saga.

Ma tra il dire e il fare c'è di mezzo l'amministrazione controllata, procedura nella quale lo studio incappò nel 2003 e che gli impedì di completarne lo sviluppo.

Mass Effect: Andromeda

Le animazioni facciali di Mass Effect: Andromeda sono diventate lo zimbello del web
Le animazioni facciali di Mass Effect: Andromeda sono diventate lo zimbello del web

Vedove del comandante Shepard, venite: abbracciamoci e piangiamo tenendoci per mano. Con Andromeda, quei razziatori di BioWare ci hanno privato del nostro eroe-macho per eccellenza-salvatore della galassia spostando l'azione altrove, ma senza ottenere i medesimi risultati della trilogia originale di Mass Effect.

Pur vantando pregi di tutto rispetto dal punto di vista dei combattimenti e soprattutto dei contenuti, questo spin-off non ha saputo scaldare i cuori dei puristi, complici soprattutto alcune quest secondarie dimenticabili e personaggi dotati del carisma di una mensola. Un progetto dalla gestazione travagliata, ristrutturato più volte e che non ha saputo tradursi in un successo travolgente come i suoi tre fratelli maggiori.

Una potenziale saga che avrebbe potuto seguire le orme di quella principale, per lo meno in termini di struttura seriale, ma che di fatto siede ancora in panchina in attesa di una seconda chance.

Night Trap

Night Trap fece davvero scalpore tra il pubblico
Night Trap fece davvero scalpore tra il pubblico

Sono molti i titoli a potersi fregiare della medaglia di "sollevatore di polveroni" nel mondo dei videogiochi, ma pochi di loro possono vantare il pandemonio scatenato da Night Trap.

Agli albori degli anni novanta iniziarono ad affacciarsi sul mercato prodotti che proponevano un diverso tipo di intrattenimento videoludico; giochi caratterizzati quasi esclusivamente da filmati con attori in carne e ossa e che ponevano un forte accento sulla narrazione a discapito dell'azione. Una virata non da poco per un passatempo che era ancora considerato alla stregua di un giocattolo, e che destò addirittura l'attenzione del Congresso degli Stati Uniti.

Già, perché Night Trap era un teen horror che col suo stile rendeva le cose maledettamente reali per l'epoca, fattore che allarmò i genitori e che contribuì all'istituzione dell'ESRB, l'ente statunitense incaricato di catalogare i videogiochi in base ai contenuti.

SEGA ritirò il titolo dal mercato ma gli sviluppatori non si diedero per vinti, lanciando qualche anno dopo una campagna Kickstarter con l'obiettivo di reperire fondi per un sequel... che però non vide mai la luce.

Prey

Il caso di Prey è davvero curioso
Il caso di Prey è davvero curioso

Prey è uno di quei casi che il sequel l'avrebbe pure avuto, solo che Bethesda decise di etichettarlo come reboot e buonanotte al secchio.

La storia del titolo del 2017, infatti, poco ci azzecca con quella dello sparatutto in prima persona uscito undici anni prima, elemento che avrebbe tranquillamente permesso di apporre un onesto "2" dopo il nome, a dirla tutta. E invece no perché pur essendo stato annunciato nel 2011, il seguito ufficiale di Prey finì per essere cancellato tre anni dopo, sostituito appunto dal reboot presentato all'E3 del 2016.

Siamo di fronte a un caso limite e quantomeno curioso, lo ammettiamo: ci sono due Prey ma nessuna serie. Condizione tuttavia più che sufficiente per garantire al marchio un posto nella nostra lista.

Mighty No. 9

Mighty No. 9 fu bollato come un clone spudorato di Mega Man
Mighty No. 9 fu bollato come un clone spudorato di Mega Man

Mighty No.9 potrebbe prestarsi benissimo a quei meme che popolano il web e che raffigurano situazioni da "Aspettative vs realtà".

Le aspettative si riferivano alla possibilità di avere tra noi un nuovo Mega Man, con tutte le caratteristiche al posto giusto, dalle atmosfere al gameplay; la realtà purtroppo ha sbattuto il grugno contro un'opera minata da parecchi alti e bassi e falciata dalla critica soprattutto per il comparto grafico imperdonabile.

Eppure le premesse erano tutt'altro che infelici: è vero, lo sviluppo innescato da una stratosferica campagna Kickstarter subì qualche ritardo, tuttavia prima dell'uscita Keiji Inafune si dichiarò fiducioso circa il futuro successo della sua creatura, lasciando quindi intendere la nascita di una serie.

Serie che, come il fantomatico marito di Pamela Prati, ad oggi però nessuno ha ancora visto. Peccato, sarebbe stato interessante saperne qualcosa di più. Del marito, non della serie.

Days Gone

I risultati commerciali di Days Gone sono stati ottimi ma non sufficienti per garantirgli un sequel
I risultati commerciali di Days Gone sono stati ottimi ma non sufficienti per garantirgli un sequel

E pensare che Bend Studio di esperienza con le formule seriali ne avrebbe avuta da vendere; una competenza maturata grazie alla saga di Syphon Filter quando la software house americana era conosciuta col nome di Eidetic.

Purtroppo Days Gone non ha goduto della stessa fortuna delle avventure di Gabe Logan, un po' per colpe proprie e un po' perché Sony sfoderò un secco altolà alla possibilità di un prosieguo della serie.

Sembra infatti che il team di sviluppo propose alla casa giapponese l'idea per un sequel, eventualità che però venne scartata a causa - pare - dei giudizi contrastanti ricevuti dall'action survival del 2019 al momento dell'uscita.

Sebbene le vendite di Days Gone siano state più che dignitose insomma, i voti della critica non mantennero le promesse; una mannaia che impedì all'avventura di Deacon St.John di avere un erede.

E voi cosa ne pensate? Quali sono altri casi eclatanti di saghe morte sul nascere? Scriveteli nei commenti qui sotto.