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Ritorno al pianeta ghiacciato

Ospiti di Halifax a Milano, abbiamo provato il terzo capitolo di Lost Planet, tornato prepotentemente a una formula singolo giocatore

PROVATO di Andrea Porta   —   25/04/2013
Lost Planet 3
Lost Planet 3
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Quando si parla di un pianeta ghiacciato popolato da pericolose creature, di un operaio specializzato la cui astronave precipita, lasciandolo isolato e senza speranze, e di tinte horror, un gran numero di giocatori rispondono immediatamente "Dead Space 3".

Ritorno al pianeta ghiacciato

Sebbene negli uffici Halifax di Milano si sia fatta menzione proprio di queste caratteristiche, il gioco in questione era ben diverso. Lost Planet 3 si è mostrato in forma giocabile durante un evento dedicato, accompagnato da uno dei suoi producer, Andrew Szymanski, il quale ci ha guidato lungo una sequenza di gameplay piuttosto avanzata, per poi lasciarci il pad in mano per una sessione in singolo e multigiocatore. Le impressioni che ne abbiamo riportato sono diverse e in parte contrastanti. Da una parte, c'è il sicuro impegno da parte degli sviluppatori nel proporre qualche nuova idea e un'offerta ludica indubbiamente corposa, dall'altra una certa sensazione di "già visto" controbilancia il feedback.

Specialista al lavoro

Con Lost Planet 3, Capcom torna allo sviluppo di stampo occidentale. Dopo le derive multigiocatore e cooperative della seconda uscita, sviluppata internamente, il testimone passa a Spark Unlimited, uno studio finora responsabile di titoli non proprio di qualità, quali Turning Point e Legendary.

Ritorno al pianeta ghiacciato

In seguito a attenta analisi delle richieste della community, publisher e sviluppatori hanno deciso di tornare sui propri passi e fare di questo terzo capitolo uno sparatutto in terza persona pensato per il gioco in solitaria, affiancandovi dunque una trama fatta di lunghi intermezzi cinematici e un elemento esplorativo che, al di fuori delle missioni lineari, concede un po' di libertà al giocatore. Il tutto si svolge nuovamente sullo sfondo del pianeta EDN III, sebbene la storia sia ambientata prima degli eventi del capostipite, riportando indietro gli orologi di molti anni. Ancora completamente ghiacciato, il pianeta è da poco diventato oggetto di un piano di colonizzazione da parte della ben nota corporazione NEVEC, e diversi tecnici vengono inviati sulla sua superficie per contribuire alla raccolta della preziosa energia termica. Tra questi c'è Jim Payton, il protagonista, il quale dopo un burrascoso atterraggio si trova completamente isolato dal resto dell'equipaggio.

Ritorno al pianeta ghiacciato

Proprio qui è cominciata la nostra prova diretta, un primo livello tutorial utile ad apprendere le basi dei controlli. Armati solo di una pistola, ci siamo trovati ad aggirarci nei dintorni del relitto dell'astronave per trovare un trasponder con cui avvisare la colonia più vicina e chiamare i soccorsi. Naturalmente, costretti ad attraversare una buia caverna, dopo pochi istanti abbiamo incontrato i primi Akrid, da eliminare con pochi colpi ben mirati. Il gioco vero e proprio comincia solo una volta raggiunta la colonia, dove si familiarizza con il sistema di missioni, divise tra primarie e secondarie. La base NEVEC serve anche da hub non solo per ricevere gli incarichi, ma anche per i futuri miglioramenti al colossale RIG. Questo esoscheletro, molto simile a quello usato da Ripley in Aliens: Scontro Finale, sarà protagonista della maggior parte delle missioni del gioco. Una volta a bordo, la visuale passa dalla terza alla prima persona, e tramite i grilletti del pad il giocatore può azionare indipendentemente le due braccia meccaniche. Quella di destra serve semplicemente per colpire in corpo a corpo, mentre quella di sinistra ospita diversi gadget intercambiabili. Si comincia con un gancio in grado di estendersi frontalmente, ma questo potrà essere successivamente sostituito con trivelle o lance termiche, tramite il sistema di upgrade dedicato. Una volta presa familiarità con i controlli, la prima missione può prendere il via, con l'incarico di recuperare un membro della NEVEC disperso durante l'esplorazione di una vasta caverna. Durante questo incarico, così come in molti dei successivi, Lost Planet 3 tende ad alternare il combattimento all'interno del RIG con quello a piedi, offrendo una discreta varietà d'azione nel continuo passaggio dal corpo a corpo alle armi da fuoco. In alcuni momenti, la scelta tra l'esoscheletro e l'azione a corpo libero sarà obbligata, in altri starà invece al giocatore decidere come affrontare gli Akrid.

Ritorno al pianeta ghiacciato

La missione si è svolta in maniera piuttosto tradizionale, con l'individuazione del collega, la difesa a piedi da un prolungato attacco Akrid, dove abbiamo visto in azione diverse tipologie di alieni, e la successiva corsa verso la base. Qui, quasi al termine dell'incarico, un imprevisto ci ha ricordato come la trama sia uno degli elementi fondanti dell'esperienza singolo giocatore. Una tempesta di ghiaccio ha investito con violenza la base, costringendoci a ritardare il rientro per assicurare meglio i tiranti che assicurano la colonia alla superficie del pianeta. Per quanto sia impossibile formulare un giudizio complessivo dopo aver provato la sola missione introduttiva del gioco, alcuni elementi ci appaiono abbastanza chiari. Per quanto l'alternanza tra RIG e combattimento a piedi sia una buona idea, e riesca efficacemente a rendere l'azione varia, la grossa armatura meccanizzata manca a nostro parere di personalità e di precisione negli attacchi. A bordo del RIG, ci si sente sin troppo invulnerabili nei confronti degli Akrid, e i due attacchi a disposizione possono essere quasi completamente ignorati, dato che è sufficiente calpestare gli alieni per cavarsela senza troppi sforzi. Anche quando l'armatura viene utilizzata per scopi diversi dal combattimento, come nel caso della parte finale dell'incarico, al giocatore non viene richiesta alcuna abilità, ma semplicemente la pressione di un tasto al momento giusto. La buona concettualizzazione viene dunque in parte sprecata, affiancandovi un gameplay piuttosto avaro di originalità, almeno in questa prima missione. Dal canto suo, il combattimento a piedi avviene in maniera piuttosto classica ma comunque solida, sfruttando armi molto tradizionali (una pistola, un fucile a pallettoni e uno d'assalto) e una mossa evasiva piuttosto efficace. Una volta eliminati, gli Akrid rilasciano piccole quantità di energia termica che è possibile raccogliere, un'attività necessaria per mantenere il protagonista in buona salute, sebbene la grande quantità di alieni da eliminare con ci abbia mai messo in grande difficoltà in tal senso.

Modalità Piattaforma e multigiocatore

Poco prima dell'inizio della sessione di prova diretta, il producer Andrew Szymanski ci ha tenuto a mostrarci una sequenza di gioco più avanzata, dove per la prima volta Payton viene inviato a trivellare il pianeta per estrarre energia termica. Sebbene si trattasse di una missione principale della trama, e quindi obbligata, tale operazione potrà essere liberamente ripetuta dal giocatore in seguito, così da guadagnarsi maggiori risorse da spendere per migliorare l'equipaggiamento. Dopo aver raggiunto a bordo del RIG il luogo indicato, il giocatore può scendere dall'esoscheletro e impostarlo in Modalità Piattaforma.

Ritorno al pianeta ghiacciato

A schermo comparirà una barra che indicherà la percentuale di completamento della trivellazione, la quale purtroppo genererà vibrazioni che finiranno per attirare un gran numero di Akrid nei dintorni, i quali andranno ad attaccare la trivella. Al giocatore starà quindi difendere l'area, respingendo le ondate progressive e rifornendosi occasionalmente presso il RIG stesso, che conterrà riserve di armi e munizioni. In breve tempo, lo schermo si è riempito di Akrid, un assalto che è culminato con l'arrivo di un imponente boss, da sconfiggere mirando ai punti deboli, come da tradizione colorati di arancione acceso. Una volta completata questa missione principale, sulla mappa del pianeta compariranno occasionalmente altri punti dove sarà possibile effettuare liberamente delle trivellazioni via via sempre più ostiche, prendendosi naturalmente delle pause dalla trama principale. Anche in questo caso, le meccaniche di shooting ci sono sembrate piuttosto standardizzate, così come lo scontro con il boss finale, privo di meccaniche interessanti che andassero al di là dello scaricare tonnellate di piombo contro i punti evidenziati.Di certo, l'attività di trivellazione potrà costituire un incentivo alla longevità del titolo, ma l'effettiva qualità dell'intrattenimento offerto andrà verificata con una prova diretta. Terminate le prove sul comparto singolo giocatore, ci siamo dedicati a una delle modalità online offerte dal gioco, che vede dieci giocatori divisi in due squadre confrontarsi con obbiettivi asimmetrici. Uno dei due team deve difendere, e occasionalmente riparare, un grosso mezzo da trasporto terrestre mentre questo si muove lentamente verso la sua destinazione, mentre gli avversari tentano di fermarne l'avanzata danneggiandolo. La meccanica di fondo è interessante, e nel complesso la sessione di gioco ci ha divertito, sebbene vi siano alcuni difetti di fondo da sistemare. In particolare, le hitbox sono ancora molto imprecise, e questo genera un po' di frustrazione durante gli scontri più concitati. Inoltre, le armi mancano di personalità e buon feedback, rendendo i confronti leggermente insipidi.

Ritorno al pianeta ghiacciato

D'altra parte, la necessità di cooperare per la difesa o l'attacco del mezzo da trasporto può dar vita a tattiche molto interessanti. Interessante a livello di meccaniche si è rivelata anche la seconda modalità provata, una variante del cattura la bandiera dove le due squadre contrapposte devono prima eliminare un grosso boss Akrid, per poi portare la bombola di energia termica da esso rilasciata alla propria base per segnare punto. Ricollegandoci a quanto affermato in apertura, la nostra prova diretta di Lost Planet 3 ci ha lasciato sensazioni contrastanti. L'impegno degli sviluppatori per proporre un'offerta ludica corposa è fuori discussione, sebbene a mancare sia, almeno nelle sequenze interessate, un livello di rifinitura sufficiente per competere con le molte offerte in termini di sparatutto in terza persona. Il RIG manca di precisione e personalità, le sparatorie sono nel complesso discrete ma peccano quanto ad armi originali o solide nella restituzione di un buon feedback. A rendere comunque la produzione interessante potrebbe essere una buona varietà negli incarichi, o una trama ricca di colpi di scena, cose che potremo verificare solo successivamente a prove molto più estese. Il materiale visionato finora può portare a un titolo mediocre o a uno discreto, a seconda delle circostanze e del livello di rifinitura della versione finale. Per quanto riguarda invece le similitudini con Dead Space 3, queste si fermano a certi elementi della trama e alla rappresentazione grafica dei menu. Con le sue sparatorie frenetiche e la particolarità costituita dall'utilizzo del RIG, Lost Planet 3 si configura come un'esperienza molto diversa dalle avventure di Isaac Clarke, più dedita all'azione pura e alla spettacolarità che alle tinte horror, appena accennate.

CERTEZZE

  • Il ritorno al singolo giocatore è senza dubbio una buona scelta
  • L'alternanza tra RIG e combattimento a piedi aumenta la varietà
  • Trama e incarichi secondari dovrebbero assicurare una buona longevità

DUBBI

  • Le fasi di shooting, così come l'utilizzo del RIG, mancano di personalità
  • Il comparto multigiocatore difetta di un buon feedback del combattimento