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Caldo letale

Un salto all'indietro per Karl Fairburne, un passo in avanti per la serie

PROVATO di Stefano F. Brocchieri   —   09/04/2014
Sniper Elite III
Sniper Elite III
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Il terzo episodio, si dice, è quello della maturità e questa sembra una regola valida anche nel caso della serie di Sniper Elite, saga nata su PC e console 128 bit che dopo un silenzio lungo sette anni è tornata a farsi risentire nel 2012 dando palpabili segni di vitalità, tanto sul piano creativo che dei risultati di vendita, al punto da convincere 505 Games e Rebellion, rispettivamente publisher e sviluppatore, a provare ad assestare un nuovo colpo con mano molto più decisa, ferma e soprattutto repentina, senza impiegare tutto questo tempo per prendere di nuovo la mira. La prima e probabilmente più importante mossa, tuttavia, dev'essere stata quella di guardarsi allo specchio: perché per quanto sia diverse spanne più tattico, flessibile e rigoroso della media degli sparatutto che vanno - ahinoi - per la maggiore oggi, quello di Sniper Elite non è sicuramente un brand con il realismo di ArmA e nemmeno l'intransigenza di un I.G.I. Covert Strike. Riflessivo, gratificante e anche punitivo, con alcuni ammiccamenti verso la verosimiglianza, ma di certo non un simulativo, né tout court né in senso lato. Pad alla mano, Sniper Elite 3 dà proprio l'idea che i suoi autori sembrino aver preso piena coscienza della vera identità della serie, dando risalto alla sua componente più giocosa. Il che non vuol dire che ci sia stata una perdita di spessore, anzi.

Sniper Elite 3 si presenta più vasto, complesso e articolato, ma anche più "leggibile" e giocabile

Sensi di sniper

Come si è avuto modo di scoprire nei mesi scorsi, Sniper Elite 3 sposta indietro di un paio d'anni le lancette della Seconda Guerra Mondiale, seguendo le vicende del protagonista di sempre, il soldato statunitense Karl Fairburne, durante la Campagna d'Africa, nel 1943. Al solito, il Nostro agisce come "one man army", una definizione nella quale l'uomo si rivela (quasi) per davvero tale e che per essere interpretata con successo richiede perciò di agire con circospezione, freddezza e capacità di improvvisazione.

Caldo letale

Un'altra caratteristica già emersa è che, complice la nuova ambientazione, i livelli sono ora molto più ampi. Rebellion parla di un'estensione pari in media a cinque volte quanto visto di Sniper Elite V2 e in effetti la missione che abbiamo affrontato, la terza, sembrava confermarlo pienamente nei fatti. Giunti nel Passo di Halfaya con l'obiettivo di far saltare tre postazioni 88 mm nazifasciste ci siamo ritrovati in un'area piuttosto vasta, che comprendeva senza soluzione di continuità vallate, grotte, villaggi, tunnel di trincee e radure boscose. Un contesto distribuito a volte con una logica esplorativa un po' schematica e binaria, ma che rispetto al passato segna comunque un netto miglioramento in termini di organicità e respiro dell'azione, considerato che il profilo paesaggistico è molto più irregolare e frastagliato e che punti di interesse e minacce sono posizionati con molta più varietà sia in termini di distanze, sia in termini di direzioni cardinali che, infine, di piani di altezza (o, per dirla alla moda, "verticalità"). Il che implica giocoforza un drastico innalzamento del rischio di perdere la rotta o di riuscire a capire a malapena chi, cosa e da dove si è accorto della nostra presenza o semplicemente ci sta sparando. Ma è qui che Rebellion si è mossa bene, ampliando il raggio delle sue vedute senza rischiare di fare il passo più lungo della gamba. Proprio come il personaggio principale, prima di cimentarsi in questa missione gli sviluppatori devono aver osservato a lungo l'ambiente circostante e studiato con oculatezza il loro piano d'azione. Gli obiettivi principali con ogni probabilità erano vestiti in divisa Ubisoft e corrispondevano al nome di Splinter Cell: Conviction e Far Cry 3.

Caldo letale

Sniper Elite 3 coglie difatti diversi assist da entrambi i titoli. Come nelle avventure di Sam Fisher è presente un sistema di "ultima posizione nota": in pratica, dopo essere stati scoperti, si può cercare di far perdere le proprie tracce mentre a schermo viene visualizzata una sagoma di Karl che indica chiaramente l'ultimo punto in cui è stato avvistato. Sempre da Splinter Cell arriva, sostanzialmente in copia 1:1, la chiara notifica a video della direzione del colpo subito. Dal titolo che ha elevato Vaas a suo indimenticabile simbolo, invece, viene ripreso innanzitutto l'uso del binocolo, che ora permette di agganciare i nemici - fino a 9 in contemporanea - visualizzandone la sagoma anche dietro gli oggetti. Contestualmente, sulla testa di ciascuno appare un indicatore di stato (neutro, insospettito, allarmato) grazie a cui avere un ulteriore riscontro immediato dell'iniziativa avversaria e regolarsi di conseguenza per imbastire i propri spostamenti, architettare un'imboscata o estrarre dal cilindro un diversivo. Si tratta di soluzioni che altrove potrebbero essere viste, giustamente, come "dumbizzanti", ma che nel caso di Sniper Elite, che sotto diversi aspetti era ancora piuttosto grezzo e informe, contribuiscono invece a dare definizione, tono e "certezza" a più di un elemento di gameplay. SE3 si presenta insomma più vasto, complesso e articolato, ma al tempo stesso più "leggibile" e giocabile, complice anche un'aggiustata al sistema di controllo, che adesso contempla un menu radiale per la selezione di armi ed equipaggiamenti, con il supporto della croce direzionale per alcune scelte rapide.

Quanto a lungo sai trattenere il fiato?

Studio della situazione, acume tattico e calcolo balistico son ancora lì, al centro dell'esperienza di gioco. A ricordarcelo sono state tutte le pallottole e le bazookate che abbiamo preso nel cranio la maggior parte delle volte che, magari un po' spazientiti da qualche approccio fallito, abbiamo cercato di tirar dritto o agendo con poca ragionevolezza.

Caldo letale

E questo già a livello Marksman, il secondo dei tre disponibili (a cui se ne potrebbe aggiungere un quarto, Ultrarealistico). Arrivare a vedere la fine della missione, decidendo di saltare collezionabili di rito sparsi in giro e metà dei più interessanti obiettivi secondari, ci ha chiesto circa due ore e mezza: un quantitativo di tempo che, scremando la tara per rispolverare i controlli e prendere confidenza con la nuova interfaccia e moltiplicato per il numero di missioni che abbiamo contato sbirciando nel menu (otto), dovrebbe dare credito alle dichiarazioni di Rebellion circa la longevità, stimata ufficialmente tra le 12 e le 24 ore. Ad aumentare l'appeal della proposta, rimpolpando il pacchetto di partenza dovrebbero poi intervenire le cinque modalità multigiocatore previste per il lancio, tre di natura cooperativa e due competitive, sulle quali sono promessi maggiori dettagli a brevissimo.

Smontare e lucidare, smontare e lucidare

Provato su una build in pre-beta, in formato PlayStation 4, dove al momento il frame-rate oscilla erraticamente tra i 30 e i 60 fotogrammi al secondo, ancorabili al primo valore attivando il V-Sync nelle opzioni, rispetto a V2 graficamente il nuovo Sniper Elite 3 fa notare miglioramenti in sostanzialmente ogni comparto: dalle texture al carico poligonale, dall'inserimento di sunshaft all'implementazione del movimento della vegetazione, fino ad arrivare agli algoritmi di motion blur e depth of field, più raffinati.

Caldo letale

Un occhio di riguardo, naturalmente, è stato riservato alle Killcam, che grazie al maggior dettaglio assolvono ancora meglio lo scopo di titillare sentimenti in bilico tra la dolorosa empatia, la distaccata curiosità anatomica e il sadico compiacimento per i traumi provocati ai corpi dei nemici. Pur tenendo conto di tutti quegli elementi che da qui alla versione definitiva verranno verosimilmente rifiniti, sistemati e potenziati, tra cui si spera figuri anche una ricalibrazione dell'illuminazione, allo stato attuale eccessivamente carica e "plasticosa", la caratura tecnica generale rimane tuttavia quella di un progetto chiaramente sviluppato a cavallo tra questa generazione e quella passata. Più difficile, invece, inquadrare la solidità effettiva del gameplay: se compenetrazioni, errori di posizionamento della telecamera e gente che ci vede, minaccia di venirci a prendere e poi rimane lì imbambolata alla MG son cose riguardo cui si dà per scontata una bella passata d'olio di gomito, ci sarà da vedere quanto le inconsistenze di un'intelligenza artificiale con un range di routine sì più credibili ed elaborate ma tuttora viziata da numerosi svarioni finiranno per rappresentare la norma, nella versione definitiva. È quel genere di cose su cui di solito ci si gioca l'occasione per compiere il vero salto di qualità, a cui altrimenti Sniper Elite 3 sembra poter ambire.

CERTEZZE

  • La Killcam lascia sempre un gran sapore in bocca
  • La struttura più aperta fa sentire i suoi benefici
  • Formula di gioco meglio focalizzata

DUBBI

  • A livello tecnico spudoratamente cross gen
  • Quante delle sporcizie della pre-beta rimarranno nel definitivo?