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Vita, morte e miracoli... di Football Manager

Dal garage in cui è nato fino alla vetta delle classifiche PC: venti anni (e oltre) di Football Manager

RUBRICA di Rosario Salatiello   —   11/04/2014

Nell'ambito dei manageriali calcistici, Football Manager è l'indiscusso numero uno. Non c'è spazio per pareri contrastanti o dibattiti infiniti da forum, come avviene in altri casi:

Vita, morte e miracoli... di Football Manager

i giudizi sulla fatica di Sports Interactive sono infatti unanimi e dire il contrario rappresenta una vera e propria eresia, sia per lo status di assoluto capolavoro, sia per l'eccezionale impegno profuso da Miles Jacobson e dal suo team. La caratteristica principale del gioco è sicuramente quella che fornisce una simulazione della realtà calcistica con una cura a tratti impressionante: ne sa qualcosa EA Sports, divisione sportiva del colosso Electronic Arts, che con la sua serie FIFA Manager ha deciso ormai di gettare la spugna davanti all'inattaccabile fortino del team inglese. Sports Interactive è infatti arrivata ormai a dei livelli altissimi, impensabili per gli altri studios che di tanto in tanto provano a entrare all'interno di questo mercato. Così come tante altre grandi cose nate nella seconda metà del secolo scorso, Football Manager può vantare delle umili origini casalinghe, visto che una camera da letto di due fratelli è il luogo in cui il primissimo capitolo fu sviluppato, nel lontano 1992. Gli anni passati da allora sono ben 22, e la serie - come dimostrato all'unisono dai fan, dalle recensioni e dai dati di vendita - è più in salute che mai: a lei è dedicato il nuovo capitolo della nostra rubrica Vita, morte e miracoli...

Dalla stanza di due ragazzi, fino all'impero di Sports Interactive: ventidue anni di Football Manager

Paul e Oliver Collyer

A inizio anni '90, i fratelli Collyer avevano in mente una loro idea di manageriale calcistico ben definita, trasformata poi in realtà con il primo Championship Manager nel 1992. Contrariamente a quanto si possa credere oggi, il gioco non ebbe immediatamente successo: le sue meccaniche rimanevano ancora indietro rispetto a quelli che rappresentavano il top del genere all'epoca, tra i quali The Manager e soprattutto Premier Manager.

Vita, morte e miracoli... di Football Manager

Nonostante Championship Manager mostrasse segni inequivocabili degli elementi che l'avrebbero portato al successo negli anni a seguire, la mancanza di nomi reali provenienti dal mondo del calcio fu infatti per i giocatori una carenza troppo difficile da dimenticare, alla quale la coppia di fratelli pose rimedio prontamente nella seconda edizione, intitolata Championship Manager '93. In questo caso, la risposta degli appassionati di calcio virtuale fu radicalmente diversa, portando la serie ad avere lo slancio necessario al salto che sarebbe avvenuto di lì a poco. A testimonianza di ciò, l'uscita in brevissimo tempo di una versione completamente dedicata al campionato italiano (chiamata Championship Manager Italia) e un'accoppiata di data-disk che aggiornavano rispettivamente il gioco all'inizio e alla fine della stagione 1993/94, per soddisfare la sete di tutti coloro i quali volevano avere un'esperienza che fosse al 100% fedele alla realtà. Era ormai il 1994, e dalla loro "sede" casalinga i fratelli Collyer afferrarono la possibilità d'iniziare a fare le cose davvero in grande, fondando il team di sviluppo che li avrebbe portati, quasi un ventennio dopo, a diventare membri dell'Ordine dell'Impero Britannico con il loro incredibile lavoro.

Sports Interactive e Miles Jacobson

Aperta la strada con la prima generazione di Championship Manager, l'edizione del settembre 1995 portò immediatamente la serie nell'Olimpo videoludico, pur non eccellendo nella principale novità introdotta da Sports Interactive: la telecronaca parlata, al fianco di quella classica in versione testuale, non fu infatti un successo e venne successivamente accantonata.

Vita, morte e miracoli... di Football Manager

Poco importava, però, perché la base era ormai più che consolidata e in grado di fronteggiare a dovere quelli che erano i grandi cambiamenti in atto nel mondo del calcio all'epoca: l'edizione 96/97 del gioco dovette fare per esempio i conti con la famosissima sentenza Bosman, costringendo il team al lavoro su Championship Manager a riscrivere tutta una serie di regole riguardanti i trasferimenti e la composizione delle rose delle squadre europee. Al di là degli adeguamenti del regolamento, l'esperienza manageriale continuava a crescere con nuovi elementi e nuove leghe giocabili, tra le quali proprio quelle italiane furono in prima fila. In quegli anni, un certo Miles Jacobson entrò a far parte di Sports Interactive: la storia della sua carriera è un po' quella che ogni fan di questa serie vorrebbe vivere. In un primo momento, Jacobson iniziò infatti a collaborare - da semplice fan di Championship Manager quale era - come tester del gioco, per poi diventare in pochissimi anni una pedina fondamentale; i fratelli Collyer videro infatti in lui un degno erede, nelle cui mani lasciare la guida di una serie che era ormai diventata, già a cavallo del 2000, un classico del videogioco. Investito Jacobson del ruolo che ancora oggi mantiene, PaulC e Ov Collyer (questi i loro nomi sui forum ufficiali) sono comunque restati attivamente a lavorare sulla serie, anche se - come si suol dire - nelle retrovie. Tornando all'evoluzione di Championship Manager, la stagione 1999/2000 portò con sé un'enorme mole di novità a 360 gradi, che fanno del capitolo uscito in quell'anno una sorta di spartiacque con la generazione precedente. Al di là dei soliti aggiornamenti annuali, con cui Sports Interactive ha naturalmente continuato ad arricchire il suo prodotto, i primi anni 2000 ci hanno poi regalato quello che oggi viene ritenuto uno degli episodi meglio riusciti dell'intera serie, al punto da riunire ancora una comunità d'irriducibili giocatori che si occupa di tenerlo aggiornato: stiamo parlando di Championship Manager 01/02. Ma anche in tempi di gloria, le insidie possono essere dietro l'angolo: su Sports Interactive incombeva infatti un periodo di burrasca.

Il divorzio e Football Manager

Ormai lanciatissima dopo quasi 10 anni di presenza sul mercato, col suo capitolo Championship Manager 4 la serie incappò in alcuni problemi inaspettati. Pur includendo una buona lista di novità, CM4 passò alla storia come la versione più "buggata" di sempre, riuscendo a far inviperire anche i manager virtuali più sfegatati che vedevano le loro partite rovinate dagli avvenimenti più strani.

Vita, morte e miracoli... di Football Manager

Come stiamo per vedere, per Sports Interactive questa fu solo la punta dell'iceberg di un periodo particolarmente turbolento, che non gli impedì comunque di arrivare sul mercato l'anno successivo con Championship Manager 03/04, l'ultimo a portare questo nome (in Italia la serie si chiamava Scudetto) nell'epoca iniziata sotto l'ala di Domark e proseguita con Eidos. Il rapporto con quest'ultima s'interruppe infatti piuttosto bruscamente, a inizio 2004, quando incredibilmente la fatica di Sports Interactive rimase sprovvista di un publisher. La vicenda ha avuto le tinte di mistero per diversi anni, prima che durante un evento, col benestare di Ian Livingstone di Eidos, lo stesso Miles Jacobson svelasse che tra le cause principali ci fu da entrambe le parti un crescente desiderio di ottenere maggiore controllo sulla serie. A conti fatti, il divorzio fu sicuramente un bene, anche se maturato in circostanze spiacevoli: Eidos mise in piedi in pochi mesi il nuovo team Beautiful Game Studios, affidandogli il nome del brand e l'interfaccia, che rimanevano al publisher in base all'accordo contrattuale con Sports Interactive, mentre quest'ultima mantenne la proprietà del motore di gioco e del suo database, vera e propria anima pulsante della serie. Perdere il nome Championship Manager, al quale il franchise era legato sin dall'inizio, fu comunque un brutto colpo per Sports Interactive e per Jacobson, che ha raccontato successivamente di essere addirittura arrivato al collasso fisico, a causa del troppo stress accumulato in quel periodo. Fu così che col primo Football Manager 2005 nacque la nuova serie, battente bandiera Sega, che fu ben lieta di assicurarsi la gallina dalle uova d'oro di Sports Interactive.

Oltre la serie

Dal passaggio a Sega a oggi, la storia del franchise Football Manager è fatta di uscite annuali che hanno centrato gli obiettivi degli sviluppatori, fino all'edizione 2014 riconosciuta da molti come una di quelle riuscite meglio in assoluto. Nello stesso periodo, Sports Interactive e il nuovo publisher hanno sondato anche altri terreni, tra i quali quelli del genere dei giochi massivi online: è infatti questo il caso di Football Manager Live, uscito a fine 2008 e poco considerato dal pubblico, insuccesso che lo ha condotto fino alla chiusura dei server risalente al 2011.

Vita, morte e miracoli... di Football Manager

In realtà, una versione online continua a resistere in Corea, dove è arrivata sotto il nome di Football Manager Online: sviluppato insieme alla locale KHT, il gioco è ancora gettonato nella nazione asiatica, storicamente avvezza ai titoli di questo genere, anche grazie all'esperienza maturata da Sports Interactive con FML. Quella del mondo online non è l'unica fetta di mercato esplorata del team di Miles Jacobson, presente a partire dal 2006 a fasi alterne con una versione portatile di Football Manager. Il primo di questo genere è stato Football Manager Handeld, arrivato su PSP nel 2006: caratteristica principale del design, naturalmente, la possibilità di avanzare rapidamente nella propria partita, con meno elementi di gioco in grado di snellire l'esperienza "al volo" caratteristica del mondo portatile. Il 2010 ha segnato un ulteriore passo importante per Football Manager, uscito in versione iOS per poi approdare anche su Android, due anni dopo. La storia recentissima ci porta a Football Manager Classic, versione semplificata del gioco per PC, arrivata anche su PlayStation Vita proprio in questi giorni: per la prima volta per una console portatile, il gioco porta con sé anche l'amatissimo motore 3D di Football Manager, avvicinando così definitivamente il gameplay della versione portatile a quello dell'incarnazione desktop. Se altre volte ci siamo sbizzarriti nell'immaginare i possibili sviluppi futuri dei franchise che abbiamo analizzato in questa rubrica, l'avanzamento di Football Manager nel corso degli anni a venire è più facile da indovinare, visto l'indiscusso successo di cui può godere questa serie, cresciuto di pari passo insieme al seguito di fan. Dopo la nascita nella camera dei fratelli Collyer e le fasi burrascose di una decade fa, Football Manager può ora vantare una supremazia assoluta all'interno del proprio genere, per cui salvo stravolgimenti al momento imprevedibili possiamo aspettarci di vedere un nuovo capitolo affacciarsi sui nostri sistemi ogni anno, come da tradizione per i videogiochi che trattano di sport. I più inguaribili malati di pallone, naturalmente, non chiedono altro.