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PES World Finals e il tempio dell'Old Trafford

Il resoconto della finale mondiale di PES e il nostro tour nello stadio dei sogni!

SPECIALE di Antonio Fucito   —   06/07/2014
Pro Evolution Soccer 2015 (PES 2015)
Pro Evolution Soccer 2015 (PES 2015)
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La prova di Pro Evolution Soccer 2015 non è stato l'unico motivo della nostra trasferta in quel di Manchester; in contemporanea si è tenuta infatti l'edizione 2014 delle PES World Finals, che ha visto contrapposti i migliori giocatori della simulazione calcistica di Konami per aggiudicarsi la coppa della manifestazione e un assegno non disprezzabile di 15.000 euro.

PES World Finals e il tempio dell'Old Trafford

La formula classica prevedeva quattro gironi da sei o sette giocatori, che si sono sfidati in una partita secca fino a comporre gli ottavi di finale. Ogni turno ad eliminazione diretta, ad eccezione della finale in un'unica partita da 10 minuti, era composto da due partite dopo le quali sarebbe passata la squadra con più goal totali. In caso di pareggio il regolamento prevedeva la disputa di una terza partita, fino agli eventuali rigori per decretare il vincitore. A rappresentare il nostro paese c'erano Renzo "LoScandalo" Lodeserto, campione italiano in carica, ed Ettore "Ettorito" Giannuzzi, primo nel ranking italiano di PES 2014. I due si sono comportati alla grande: Renzo dopo aver vinto il proprio girone in scioltezza ha perso ai rigori con un bel po' di sfortuna nei quarti, ma si è portato a casa una maglia del Manchester United firmata da tutti i giocatori; Ettore invece dopo un inizio titubante ha macinato vittorie fino alla finale, perdendo purtroppo per 3-2 dal greco Apolytosarxon dopo aver preso i primi due goal in maniera incredibile e rocambolesca. È il secondo anno nel quale abbiamo assistito alle finali mondiali dal vivo, ed è la seconda volta che Ettorito ha perso in finale (nel 2011 ce l'ha fatta, invece), chissà che la prossima volta non faccia dirottare l'aereo sul quale viaggiamo ;)

PES World Finals e il tempio dell'Old Trafford
PES World Finals e il tempio dell'Old Trafford
PES World Finals e il tempio dell'Old Trafford


Pro Evolution Soccer giocato a questi livelli rasenta i limiti dell'estremo ed è molto diverso da come lo giochiamo noi giornalisti e persone "normali"; la squadra più in voga sembra essere il Barcellona, scelto praticamente da tutti per i suoi calciatori forti tecnicamente e veloci; i portieri vengono gestiti sempre manualmente e quasi tutti i partecipanti utilizzano passaggi e tiri assistiti (al massimo semi-assistiti) perché rappresentano il compromesso ideale per giocare sempre di prima e avvicinarsi alla porta con successo. Abbiamo notato che diversi di loro si segnavano schemi, tattiche e posizioni sul cellulare - anche perché sono completamenti differenti dalle impostazioni standard - e durante la partita sfruttavano ogni minimo "bug" del gioco per segnare facilmente, battendo punizioni sotto forma di missili imparabili e inanellando una serie di passaggi infiniti rasoterra. I cross dalle fasce non esistono, ma solo i lanci da centrocampo quando c'è uno spiraglio di contropiede...non puoi distrarti un secondo che vieni punito, abbiamo provato a giocarci contro e siamo stati letteralmente massacrati. In generale, comunque, è stata una bella giornata in una cornice suggestiva per tutti gli amanti di calcio, la cosa che ci è piaciuta di più è stata vedere tanti ragazzi provenienti dai posti più disparati del mondo parlare tra loro in un inglese improbabile, passare del tempo assieme e divertirsi magari la sera del pub; socializzare e abbracciarsi anche in seguito ad una sconfitta, perfino in finale dove c'erano parecchi soldi in ballo... in fondo, è la cosa più importante e genuina.


Il resoconto della finale mondiale di PES e il nostro tour all'Old Trafford, lo stadio dei sogni!

Il Tempio dell'Old Trafford

Manchester è una cittadina operaia ed uggiosa, piena di mattoncini di colore rosso e di persone con un accento inglese forte, non semplice da capire. Ci sono degli scorci interessanti e diversi negozi "famosi", ma la cultura del cibo fa a botte anche con una qualità non eccelsa, come ci hanno confermato diverse persone del posto. Poco fuori dal centro, però, risiede uno dei templi più grandiosi del calcio mondiale: l'Old Trafford, dimora del Manchester United e teatro di grandi partite e giocatori come George Best, Bobby Charlton e Ryan Giggs, oltre che base operativa del grande Sir Alex Ferguson, che ha portato i Red Devils al successo di tante Premier League, coppe di Lega e trofei internazionali come la Champions League.

PES World Finals e il tempio dell'Old Trafford

Questo stadio è stato costruito nel lontano 1910, quasi raso al suolo durante il periodo delle guerre mondiali, più volte ricostruito e ingrandito negli ultimi 20 anni, fino al maxi lavoro del 2006 costato 40 milioni di sterline per l'ammodernamento e l'aumento della capienza. Grazie all'evento di Pro Evolution Soccer abbiamo avuto modo di esplorarlo con un tour dedicato, per apprendere ancora di più la grandiosità di questo stadio e l'organizzazione impeccabile che lo contraddistingue. L'Old Trafford è diviso in tre livelli per un totale di poco più di 75.000 spettatori a sedere, la sua conformazione è tale che la visuale sul campo di gioco è sempre ottima e ravvicinata da qualsiasi settore si guardi la partita; durante le partite di campionato il limite fissato di sedili riservati agli ospiti è pari a 3000, per quanto riguarda la FA Cup e Champions League, ad esempio, si può arrivare anche fino a 9000. Da segnalare la presenza di un settore basso situato in ottima posizione e dedicato ai disabili, ad ingresso completamente gratuito, con uno spazio dedicato per 104 sedie a rotelle.

PES World Finals e il tempio dell'Old Trafford


All'interno dello stadio vi è anche un centro scommesse, e immaginiamo quanto possa essere l'indotto di questa "mossa", mentre i prezzi per le diciannove partite di Premier League vanno dalle 266 sterline (poco più di 330 euro) fino alle 900, a seconda ovviamente della posizione e dell'età di chi acquista il biglietto. L'alcol e il fumo non sono ammessi sugli spalti; sui due lati lunghi dello stadio ci sono quattro piattaforme sospese che ospitano le telecamere, su quelli corti invece ce ne sono due, più tutte le stazioni mobili a bordocampo. 
Una piccola sezione dei posti a sedere, ovviamente in posizione privilegiata, sono ad appannaggio degli sponsor e dei propri ospiti; parlando di moneta sonante la Chevrolet nella stagione da poco conclusa ha pagato la bellezza di 35 milioni di sterline (44 milioni di euro), mentre nel 2015 terminerà un accordo durato tredici anni con Nike, da 23,5 milioni di sterline annuali. Per il rinnovo si parla di cifre e durata ancora più grosse, che dovrebbero portare nelle case della squadra di Manchester addirittura un incasso vicino al miliardo di sterline, una cifra incredibile che fa ancora di più capire perché i team della Premier League abbiano fatturati così enormi e tale capacità di spesa, al di là dei debiti.

PES World Finals e il tempio dell'Old Trafford

Se l'organizzazione della parte "visibile" dello stadio è eccezionale, non sono da meno tutti i servizi dedicati alla stampa, giocatori e intrattenimento. Per raggiungere l'edificio dedicato alle conferenze stampa bisogna attraversare il Munich Tunnel, dedicato alla tragedia aerea del 1958 dove morirono 23 tra giocatori del Manchester United, dirigenti e giornalisti, di ritorno da un match di coppa; un passaggio suggestivo pieno di ricordi alla memoria di una squadra molto forte che puntava alla vittoria del terzo campionato consecutivo. Al termine del tunnel come detto si arriva all'edificio per le conferenze stampa: in Premier League la prassi è quella di dare precedenza alle stazioni televisive principali, con le interviste che si tengono nel tunnel di ingresso in campo; poi tocca ai manager dirigersi a turno nella sala stampa con una sessione di circa quindici minuti davanti alla platea dei giornalisti. Mai assieme, quindi, per evitare tensioni, ma tappa obbligata sia in caso di vittoria che sconfitta. Per quanto riguarda i calciatori, solitamente si riuniscono il giorno prima della partita in albergo per cenare tutti assieme; l'ultimo pasto viene consumato quattro ore prima della partita, a circa due ore e mezza si passa il tempo nella lounge dedicata all'interno dello stadio, quando manca poco più di un'ora è il turno di andare negli spogliatoi. Che forse sono la cosa più essenziale di tutto quanto abbiamo visto, con le panchine e le maglie dei giocatori appese, i bagni separati e una sezione piccola dedicata ai massaggi.

PES World Finals e il tempio dell'Old Trafford
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PES World Finals e il tempio dell'Old Trafford
PES World Finals e il tempio dell'Old Trafford

Questo stadio ospita circa 300.000 persone l'anno grazie ai tour dedicati, con punte singole di 3.000 dopo un match di Premier League; in Italia, purtroppo, solo lo Juventus Stadium riesce a regalare ai propri tifosi una qualità di servizi paragonabile, ma ovviamente non può godere di una storia calcistica centenaria e dispone di una capienza, a detta di chi vi scrive, non proprio europea. Prima di abbandonare Manchester abbiamo avuto modo di visitare il National Football Museum, che si trova al centro della città e ospita su diversi piani la storia del calcio britannico. L'ingresso è gratuito e ovviamente i contenuti "locali", ma è impossibile non soffermarsi e apprezzare dei veri e propri cimeli storici, apprendere come vestivano prima i calciatori (le divise dei portieri sembravano dei veri e propri maglioni!), come erano meno ergonomici in passato le scarpe da calcio e gli stessi palloni. Girovagando tra i piani del museo abbiamo scorto i manifesti di diversi campionati del mondo di calcio, come quello indimenticabile per noi di Spagna 1982 o il primo storico in Uruguay del 1930; considerando come detto che l'ingresso è completamente gratuito, una visita è più che d'obbligo. Per gli appassionati di calcio, come chi vi scrive, una città "normale" come Manchester di colpo assume un fascino incredibile grazie alla storia calcistica che la contraddistingue e ad uno stadio dove tutti vorremmo giocare, nella speranza che un giorno, probabilmente lontano, anche la nostra gloriosa tradizione calcistica possa essere supportata da stadi degni di questo nome.