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Miti e leggende urbane sui videogiochi

Dall'11 settembre alla cartuccia indemoniata, quali sono le leggende metropolitane legate al mondo dei videogiochi?

SPECIALE di Massimo Reina   —   09/07/2015

Le leggende, soprattutto quelle sui mostri, popolano da secoli l'immaginario collettivo e le serate di milioni di esseri umani in ogni angolo del nostro pianeta. Nelle epoche passate i racconti di creature metà uomo e metà animale, di calamari giganteschi che fagocitavano le navi o di terrificanti spettri che tornavano dall'oltretomba per tormentare i vivi, tenevano banco nei discorsi attorno ai fuochi dei bivacchi notturni o domestici. In fondo fa parte della natura umana esorcizzare paure e ossessioni dandogli forma fantastica, o inventarsi delle storie per ingannare il tempo. Non è un caso che parecchie di queste storie prendessero per esempio vita dalla bocca di qualche fantasioso marinaio durante le lunghe traversate in mare. È "grazie" a loro che gli abissi degli oceani o dei laghi si sono popolati di creature fantastiche divenute nel tempo protagoniste di storie, racconti epici e leggende. E oggi che la navigazione avviene sull'oceano virtuale di internet, e che i marinai di un tempo sono gli internauti di adesso, le cose non sono cambiate. Di miti la rete ne ha infatti visti nascere e ne ha ospitati a bizzeffe da quando esiste, sfruttando proprio la sua diffusione globale per diffondere spesso in un lampo tutta una serie di leggende metropolitane da cui perfino il mondo dei videogiochi non è rimasto immune. Alcune curiose, altre spaventose o semplicemente bizzarre, noi ne abbiamo raccolte una decina fra le più interessanti: dalla teoria che legherebbe Deus Ex ai tragici fatti dell'11 settembre fino al cabinato che provocava allucinazioni, perdita della memoria e talvolta perfino la pazzia, ecco a voi alcuni delle più famose leggende metropolitane sui videogiochi.

Miti e leggende urbane sui videogiochi

Dall'11 settembre alle cartucce infestate: miti, curiosità e leggende del mondo dei videogiochi

Controllo della mente

Tutto ha inizio nel 1981 a Portland, in Oregon. In alcune sale giochi nella periferia della cittadina statunitense iniziano a comparire i cabinati di un misterioso videogioco intitolato Polybius. Misterioso perché il prodotto era praticamente sconosciuto ai distributori e agli addetti ai lavori, e della sua "origine" non si sapeva nulla se non che era stato creato da una fantomatica società di nome Sinneslöschen (che tradotto dal tedesco significherebbe "cancella mente"). Secondo le presunte testimonianze dell'epoca, Polybius divenne in breve tempo molto popolare fra i ragazzi americani, al punto da generare lunghe code davanti al coin-op, che bramavano letteralmente dalla voglia di giocarci, pronti addirittura a menare le mani pur di farlo.

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Il motivo di tale successo pare fosse dovuto a una serie di messaggi subliminali e ipnotici legati a una sorta di esperimento compiuto da una misteriosa organizzazione governativa (forse la CIA, si racconta che le macchine venissero occasionalmente visitate da uomini in nero intenti a raccoglierne i dati), che mirava a controllare le menti dei soggetti coinvolti. Dopo alcune partite, infatti, i giocatori manifestavano una vera e propria dipendenza verso il prodotto, con episodi di amnesia, insonnia e disturbi da terrore nel sonno. Circa un mese dopo la sua presunta distribuzione, così com'era apparso dal niente, nel nulla ripiombò e tutte le cabine sparirono dai bar e dalle sale giochi senza lasciare alcuna traccia. Invano negli anni a venire alcuni giornalisti cercarono di fare luce sulla questione: a parte i racconti verbali non vi erano e non vi sono prove concrete della sua esistenza. Anzi, secondo alcuni cronisti sarebbe una leggenda nata a sua volta da quella di un fantomatico prototipo del gioco Tempest di Atari, responsabile nel 1981 di casi di epilessia fotosensibile, chinetosi e vertigini. Per altri sarebbe invece uno scherzo nato e montato ad arte negli anni scorsi sulla rete, sul sito Coinop.org. D'altronde anche il titolo del "gioco" è tutto un programma: Polybius è infatti il nome di uno storico greco antico, Polibio, noto per le sue affermazioni sul fatto che gli storici non dovrebbero mai narrare avvenimenti che non possano essere verificati con fonti e testimonianze. La leggenda è talmente famosa ormai da essere stata citata anche in un episodio dei Simpson.

Miti e leggende urbane sui videogiochi
Miti e leggende urbane sui videogiochi

Il 1981 fu evidentemente un anno particolare per i videogiochi e per il mistero, vero o presunto che sia. Fu proprio in quella stagione infatti che un altro arcade, Berzerk, uno sparatutto dal gameplay frenetico e dall'innovativa tecnica rappresentata dalla sintesi vocale usata per le voci dei robot, si guadagnò la fama di gioco maledetto. Nel gennaio del 1981 il diciannovenne Jeff Dailey morì di infarto dopo aver completato il gioco raggiungendo la cifra record di 16.660 punti; la stessa sorte toccò l'anno successivo al diciottenne Peter Burkowski, subito dopo essere riuscito ad entrare nella top-ten dei punteggi più alti. Un altro videogioco degli anni '80 dalla fama sinistra è Killswitch, titolo che la leggenda vuole essere stato prodotto in pochi esemplari da una fantomatica azienda sovietica di nome Karvina Corporation. Il gioco era un platform atipico in bianco e nero con elementi da survival horror nel quale l'utente poteva scegliere di impersonare due personaggi differenti, vale a dire la giovane Porto e l'entità demoniaca chiamata Ghast. Quest'ultima però era praticamente ingiocabile in quanto era invisibile, e diventava quindi difficile da manovrare nei vari quadri, ambientati in una miniera di carbone dell'est Europa colpita da un evento inspiegabile e dunque invasa da zombi, esseri malvagi e quant'altro. Ma non è tutto: secondo il racconto, il videogioco non poteva essere copiato e poteva essere fruito solo una volta, visto che nell'ottica dell'azienda produttrice di voler fornire all'utenza un'esperienza di gioco unica e, come la realtà, irripetibile, si cancellava in modo definitivo dopo averlo concluso una prima volta. Senza tra l'altro riuscire a scoprire tutto sulla trama, visto che a un certo punto, quando la protagonista usciva dalla miniera con in mano una cassetta contenente la spiegazione dei fatti accaduti, lo schermo diventava bianco e il gioco finiva. Delle pochissime copie in giro per il mondo, l'ultima sarebbe stata acquistata su Ebay a metà del 2000 alla cifra di 733,000 dollari da un giapponese di nome Ryuichi Yamamoto. Come molti altri giocatori di Killswitch, anche l'asiatico era ossessionato dal prodotto e in particolare dalla questione Ghast. Pare che l'uomo avesse già posseduto il gioco e lo avesse finito una volta nei panni di Porto, e che quindi morisse dalla voglia di completarlo nel ruolo del demone. Con la copia di Killswitch comprata su Ebay aveva quindi una seconda e ultima possibilità. Quel che sarebbe invece accaduto dopo sembra il classico racconto da fiaba horror giapponese: l'uomo iniziò la partita, si fermò nella schermata di selezione del personaggio, indeciso se interpretare nuovamente Porto o tentare finalmente con Ghast, anche se giocare nei suoi panni sarebbe stato troppo frustrante. Yamamoto non sapeva cosa fare e rimase bloccato in uno stato quasi catatonico nel suo inferno personale, incapace di prendere una decisione. Sul suo canale Youtube la leggenda vuole che Ryuichi Yamamoto riuscì a postare un solo filmato, quello di se stesso in lacrime davanti allo schermo del suo computer.

Miti e leggende urbane sui videogiochi

La cartuccia infestata

La rete e i social network in particolare, come scritto all'inizio sono veicoli formidabili per creare o diffondere queste leggende metropolitane. 4chan ne è un esempio. In questo sito "imageboard" in lingua inglese lanciato il 1º ottobre del 2003, le sue bacheche vengono utilizzate principalmente per la pubblicazione di immagini e la discussione di manga e anime. Gli utenti generalmente possono postare in forma anonima e il sito è stato associato a diverse subculture internet. Ebbene, proprio lì nel 2010 un tale di nome Jadusable postò la storia di una copia di The Legend of Zelda: Majora's Mask posseduta da un'entità.

Miti e leggende urbane sui videogiochi

La cartuccia per Nintendo 64, comperata usata da un misterioso vecchietto, non aveva alcuna etichetta e parte del titolo dell'avventura, Majora, era scritto a mano con un pennarello su di essa. Al suo interno l'utente di 4chan sostenne che ci fosse già un file di salvataggio di un punto avanzato della storia, segnato col nome "Ben". Il nuovo proprietario del gioco decise però di crearne uno da zero, per potersi godere il titolo dall'inizio. Ebbene, dopo aver cominciato a giocare il ragazzo scoprì con terrore che ogni personaggi non giocante del gioco si rivolgeva a lui chiamandolo Ben. Pensando a qualche insolito glitch, l'utente uscì dall'avventura, cancellò entrambi i salvataggi (il suo e quello già trovato all'interno della cartuccia). Ma quando riprese daccapo la storia, il gioco cominciò a manifestare segni di vita propria: Jadusable si trovò bloccato in zone specifiche della storia, la musica della guarigione suonava all'incontrario, gli scenari sembravano spesso non avere logica, così come il comportamento dei personaggi e le loro animazioni, e Link era costantemente "seguito" da una sua copia a forma di statuetta. Ma non è tutto: il file "Ben" riapparve al suo posto, stavolta accompagnato da un secondo salvataggio sconosciuto intitolato semplicemente "Il tuo turno". Da quel preciso istante, ogni volta che il ragazzo provava a giocare, il suo personaggio moriva quasi subito e nei modi più disparati. Ad ogni modo, solo parecchio tempo dopo venne poi appurato che più che di una "leggenda", quella della cartuccia di Majora's Mask infestata dallo spirito di un certo Ben era in realtà un progetto legato a una creepypasta, vale a dire a quella particolare forma narrativa diffusa via internet attraverso forum, social network o siti specializzati.

Miti e leggende urbane sui videogiochi
Miti e leggende urbane sui videogiochi

Sulla stessa falsariga è la storia di Herobrine, un'inquietante figura di Minecraft simile al personaggio principale, ma con gli occhi bianchi e vuoti, che appariva a sorpresa, tormentava e terrorizzava come un'entità cosciente i videogiocatori in modalità single-player. Secondo alcuni questo soggetto altri non era che un personaggio rappresentante il fratello defunto di Notch, il creatore del videogioco. Pare che il tipo usasse proprio il nickname di Herobrine su alcuni forum e quando giocava a Minecraft: si trattava dunque del suo fantasma in forma digitale? In realtà non solo Notch, al secolo Markus Persson, non ha nessun fratello morto, ma ha più volte smentito l'esistenza di Herobrine che dunque non sarebbe presente nella versione originale di Minecraft. Insomma, se escludiamo qualche mod, questo essere non esisterebbe in tutto il codice sorgente del prodotto originale e sarebbe quindi un altro creepypasta concepito per scherzo o per fini commerciali. Notch sfruttò la vicenda scrivendo nell'elenco degli aggiornamenti durante il passaggio dalla 1.6 beta a versioni successive l'appunto "Removed herobrine", facendo credere che in realtà l'entità fosse presente al fine di dare forza alla leggenda, e per scherzarci su. Strane creature appaiono anche in Super Mario Galaxy 2, nella Galassia Brivido Bollente. In qualunque punto nel canyon di quel livello è infatti possibile, guardando verso l'alto, notare la presenza di tre terrificanti figure umanoidi dagli occhi vuoti osservare il popolare personaggio di Nintendo. La loro presenza e chi fossero non è stato mai chiarito: alcuni videogiocatori sostengono di aver spulciato fra i file del gioco, scoprendo che quelli incriminati si chiamerebbero "BeyondHellValley" (ma Super Mario Galaxy 2 non ha alcuna area con quel nome), mentre le figure sarebbero indicate come "alberi della Valle dell'Inferno". Queste in realtà non somigliano per niente a delle piante, anzi. Piuttosto sono molto simili a degli alieni o a un Kodama, uno spirito del folklore giapponese paragonabile alle driadi, ninfe greche degli alberi, che secondo la leggenda vivrebbero in certi tipi di piante. Tagliare un albero che ospita un Kodama si dice tra l'altro che porti sfortuna. Ad ogni modo una figura simile può essere vista in Super Mario 3D Land, alla fine di una delle case fantasma.

Un fantasma di nome Squall

A proposito di spettri, anche la serie Final Fantasy ne avrebbe uno. Sembrerebbe una barzelletta, e forse per certi versi lo è, eppure c'è una leggenda metropolitana sulla popolare saga di jRPG targata Square Enix che vorrebbe addirittura il protagonista di Final Fantasy VIII, Squall Leonhart, morto. Secondo una teoria diffusa fra alcuni fan, lo schivo e introverso Squall morirebbe alla fine del primo CD del gioco, quando cioè verrebbe colpito al petto da una lancia di ghiaccio lanciata dalla strega Edea. Pertanto tutto ciò che il giocatore vivrebbe successivamente sarebbe il frutto di una sorta di sogno o allucinazione pre-morte del personaggio, o addirittura di una serie di eventi successivi alla sua dipartita, vissuti sotto forma di fantasma. Quando iniziava il secondo disco, Squall si presentava senza una sola ferita sul suo corpo e anzi, non dava nemmeno spiegazioni su come e perché fosse sano e vivo, confondendo di fatto alcuni giocatori portandoli a credere alla sopra citata teoria.

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Il tutto sarebbe corroborato da un a serie di frasi, dialoghi e scenette che secondo i teorici della dipartita di Squall avallerebbero questa tesi nel corso dell'avventura. Esiste in tal senso un sito interamente dedicato a questo mito, squallsdead.com, dove troverete evidenziato ogni aspetto della teoria. Altro che Paul McCartney! Di esperienze pre-morte si parlò anni fa anche a proposito dei finali di Mass Effect 3 e del comandante Shepard. Alcuni fan ipotizzarono che la fase conclusiva del gioco potesse essere stata influenzata dal famoso racconto "Un avvenimento sul ponte di Owl Creek" dello scrittore-giornalista Ambrose Bierce. Realizzato nel 1891 e pubblicato originariamente nell'antologia Tales of Soldiers and Civilians, in questo piccolo gioiellino della letteratura di genere, fonte tra l'altro di ispirazione per innumerevoli storie a fumetti, episodi di serie televisive (Ai Confini della Realtà) e di pellicole cinematografiche (su tutte segnaliamo l'ottimo Allucinazione Perversa di Adrian Lyne), si narra di un uomo, tale Peyton Farquhar, che in procinto di essere impiccato vive una sorta di esperienza particolare. La corda con cui stava per essere appeso si spezza, l'uomo finisce nel fiume e da lì riesce a liberarsi e a fuggire fino alla riva. In un'atmosfera strana e ovattata, Peyton raggiunge la sua abitazione, ma un attimo prima di riabbracciare la felicissima moglie, sente una fitta al collo, viene investito da una grande luce e torna lucido per un momento: è morto e penzola col collo spezzato sopra il fiume Owl Creek. Tutto, insomma, si è svolto nella sua mente durante quel breve periodo di agonia.

Deus Ex, gli attentati alle Torri Gemelle e le tette di Lara

Altra interessante leggenda/teoria sui finali del capolavoro di BioWare sosteneva invece che tutto ciò che succedeva dalla carica finale di Shepard verso il conduit, fino alle fasi sulla Cittadella fossero in realtà un'illusione generata dai Razziatori grazie all'indottrinamento. I sostenitori di questa spiegazione evidenziavano come la prima fase di questa forma di influenzamento forzato fosse in effetti caratterizzata proprio dall'apparizione di strani sogni, mentre successivamente si riscontravano fenomeni come voci nella propria mente e allucinazioni (ricordate la matriarca Benezia?). Questo spiegherebbe, secondo alcuni, il perché dopo l'attacco se Shepard si volta e si guarda attorno può vedere lo stesso ambiente che c'è nei suoi incubi: stesso paesaggio, alberi al posto delle rovine di Londra, niente corpi di militari o macerie.

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Altri indizi citati per sostenere questa teoria erano poi le frasi che James Vega riportava durante un dialogo con il suo comandante, dove sosteneva di sentire dei mormorii provenire attraverso le pareti della Normandy (il segnale che i Razziatori stavano iniziando a controllare le menti dell'equipaggio?). A chi obiettava che solo le menti deboli cadrebbero vittima dell'indottrinamento, questi fan facevano notare che la già citata matriarca Benezia, molti scienziati e anche Saren, personaggi dunque molto intelligenti, erano indottrinati, seppur lucidi in certi casi. A mettere la parola fine a queste teorie fu la stessa BioWare quando rilasciò l'aggiornamento con il finale esteso del gioco nel tentativo di spiegare correttamente quello che era successo per davvero e quale sarebbe stato il futuro delle razze del gioco. Futuro che sembra sia stato predetto addirittura in Deus Ex. Quando questo sparatutto con elementi GDR creato da Warren Spector giunse nei negozi nell'estate del 2000, gli utenti furono colpiti dal fatto che le torri gemelle del World Trade Center, che nella realtà erano ancora in piedi, nel gioco sembravano mancare dalla skyline di New York vista da Liberty Island, sul fiume Hudson. La vera ragione di questa mancanza era dovuta alla necessità da parte degli sviluppatori di ottimizzare il prodotto in rapporto ai limiti del motore del gioco. Ma quando l'11 settembre del 2001 la Grande Mela venne sconvolta dai terribili attentati alle due torri, questo aspetto del gioco di Eidos tornò alla ribalta come una sorta di tragica premonizione. Anche perché poi in Deux Ex, New York City era tra l'altro vittima di un grande attacco terroristico, come lo sarebbe stato, con altre modalità e altri fini, nella realtà.

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Qualcuno arrivò perfino a insinuare, follemente, che gli sviluppatori del gioco sapessero già in anticipo degli attentati. Un'altra delle leggende più vecchie del mondo dei videogiochi è quella di Lara Croft nuda. Nel 1996 Tomb Raider era diventato un successo planetario e la sua sexy eroina, Lara Croft, si accingeva a diventare una vera e propria icona del mondo dei videogiochi. Le sue curve prosperose e il suo fondoschiena finirono come spesso accade per stuzzicare le fantasie dei maschietti, e quando cominciarono a diffondersi delle voci riguardanti un presunto codice segreto che di fatto spogliava la protagonista di Tomb Raider, mostrandola come mamma, o meglio, il grafico l'aveva fatta al netto degli spigoli e dei poligoni, fu il caos. Si può facilmente immaginare la reazione di legioni di ragazzini in età prepubere alla notizia, che come un'onda impazzita non lesinarono sforzi per scandagliare e perlustrare ogni rivista, sito o fonte conosciuta per scoprire il Sacro Graal della signorina Croft. Fu un proliferare di sigle, codici e numerazione false, di tentativi maldestri, di corsa all'ultimo, ipotetico cheat. Ma nulla, la notizia era semplicemente falsa e solo in appresso, su PC e grazie ad alcune mod non ufficiali si poté ottenere l'ambito risultato. Ma cosa c'entrano le tette di Lara con gli "orrori" descritti in questo articolo? Teoricamente niente, ma ragionandoci un po' su non è stato in fondo terrificante per tanti giovani aver assaporato un'illusione come quella di poter spogliare e ammirare la famosa avventuriera, salvo poi scoprire che non era possibile e rimanerci con un palmo di naso?

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