Into the Stars, finanziato con 111.000 dollari attraverso Kickstarter, punta al cuore degli appassionati di fantascienza con una formula che si rifà in modo evidente al sempiterno Star Trek. Il ruolo del giocatore è quello del capitano che dalla sua plancia gestisce un piccolo equipaggio specializzato e caratterizzato da tute futuristiche decisamente attillate. I presupposti narrativi, però, si avvicinano più a quelli di Battlestar Galactica, con il poco che rimane dell'umanità stipato nell'enorme vascello Ark 13 la cui missione primaria è quella di trovare una nuova casa in un lontano sistema solare.
Lo spazio esplorabile, dunque, è delimitato a differenza di quello che propongono i simulatori spaziali più recenti, ma parliamo pur sempre di un sistema diviso in ben novanta settori, popolato da razze aliene e colmo di corpi celesti. Se a questo ci aggiungiamo trappole, eventi e una razza aliena decisa a sterminarci, la carne al fuoco risulta comunque parecchia. Una volta scelta la nostra specializzazione il primo compito in qualità di capitano è quello di assemblare una nave che consenta di bilanciare al meglio il consumo delle risorse. A questo punto si entra nel vivo dell'azione che si divide in due tipi differenti di esperienza. Da una parte c'è la gestione dell'equipaggio, che comprende la valutazione delle abilità degli uomini, combattimenti, commercio e raccolta risorse. Dall'altra c'è invece la navigazione vera e propria che viene affidata alle sapienti mani del capitano. Siamo noi, in sostanza, a dirigere i movimenti della massiccia Ark 13 ed è nostra la responsabilità di un'eventuale incontro con gli Skorn. La nave risponde bene ai comandi ma anche i motori più potenti non sono di certo sufficienti a rendere agile un vascello a dir poco massiccio. Si tratta, in sostanza, di un'attività di contorno ma non è detto che non si evolva in futuro magari con la possibilità di passare i comandi al Sulu della situazione. Nel frattempo ci restano alieni da incontrare, beni da commerciare, diecimila civili da mantenere in salute e risorse da raccogliere.
Into the Stars è decisamente interessante ma è un frutto ancora acerbo
Un investimento da valutare
L'utilizzo dell'Unreal Engine 4 garantisce effetti e luci mozzafiato restituendoci un colpo d'occhio suggestivo. Scie, asteroidi in quantità e uno spazio incredibilmente dettagliato appagano gli occhi e fanno venire voglia di giocare con la telecamera esterna. I pianeti, comunque, non hanno solo lo scopo di riempire lo spazio. Sono fonti inestimabili di risorse che possono essere recuperate inviando un team sulla superficie. Una volta entrati nella zona di interazione planetaria possiamo inviare una squadra completa che, affrontando missioni particolarmente difficili, può anche recuperare nuovi moduli e membri dell'equipaggio. Oppure, considerando che questo tipo di missione mette a rischio la vita dei nostri uomini, possiamo limitarci a puntare alle risorse necessarie, spedendo sulla superficie un dispositivo minerario oppure una piccola sonda che si accontenta di un solo membro dell'equipaggio, lasciando quasi intatto l'organico della plancia. Le risorse si consumano rapidamente e sono fondamentali per alimentare i vari sistemi della nave ed è qui che emerge l'importanza della pianificazione iniziale del nostro vascello. D'altronde avere troppi sistemi che consumano la stessa risorsa può rivelarsi problematico al pari dell'avere membri dell'equipaggio troppo specializzati e incapaci di rivestire ruoli secondari. Le caratteristiche dei membri dell'equipaggio influenzano la riuscita delle operazioni e sono capacità di pilotare, ingegneria, raccolta minerali, medicina e commercio. Inoltre ce n'è una sesta di carattere generale che è la robustezza. Ovviamente sfruttare l'uomo giusto per il compiuto giusto aumenta le possibilità di successo.
Ma, come dicevamo poc'anzi, avere per le mani qualcuno con caratteristiche che gli permettano di ricoprire un secondo ruolo può rivelarsi utile quando il membro normalmente preposto a quel compito è impegnato, è ferito o è incappato in una fine prematura durante una missione particolarmente difficile. Il nostro compito una volta assegnati i ruoli è quello di mantenere l'equipaggio in salute e, durante il combattimento, di attivare i sistemi difensivi e offensivi nel momento giusto. Tra l'altro può capitare di essere attaccati da più di un nemico e in questo caso le cose si fanno complesse, anche quando l'equipaggio e i sistemi garantiscono tempistiche di ricarica minime. Ma è qui che il titolo si fa interessante. Puntare direttamente lo scudo di una nave nemica è uno spreco di tempo ma è possibile attaccare le armi di un avversario e il modulo scudi dell'altro in modo da ridurre il fuoco in arrivo e, nel mentre, preparare il terreno per portare attacchi efficaci ad almeno uno degli avversari. In questo caso, in sostanza, l'intervento diretto del giocatore conta quanto e più della qualità dei sistemi e delle caratteristiche del personaggio, rendendo il combattimento la componente con maggiore profondità di Into the Stars. Nelle altre situazioni, invece, alla pianificazione iniziale segue un banale check delle caratteristiche, escludendo un non esaltante minigioco legato all'estrazione mineraria, che inficia la profondità del gameplay. Inoltre le componenti da installare sulla nave non sembrano bilanciate in modo raffinato: un motore lento, per esempio, rende l'esperienza decisamente pesante da digerire e non rappresenta una scelta appetibile visto lo scarso risparmio. Comunque, Into the Stars non manca di potenziale ed è un titolo piuttosto articolato tra bonus di vario tipo, caratteristiche dell'equipaggio, incontri con razze aliene e combattimenti tattici. Ma in quanto a fruibilità c'è ancora parecchio da fare. Manca l'autopilota, la raccolta delle risorse è macchinosa e il codice è ancora rozzo. Va detto che siamo in Early Access, ma noi stessi abbiamo avuto grossi problemi e c'è un nutrito numero di utenti che non riesce proprio a giocare. L'ultima patch ha implementato il formato 16:10 offrendo almeno un'altra possibilità oltre ai 16:9 e ha introdotto diverse correzioni, ma crash e bug continuano a rendere l'esperienza problematica per svariati giocatori e i margini di miglioramento dell'esperienza sono ampi ed evidenti. In sostanza, se siete proprio decisi a investire i venti euro chiesti da Fugitive Games, tenete conto del fatto che le cose potrebbero non filare lisce. Se siete indecisi, invece, è meglio aspettare che lo sviluppo compia qualche ulteriore passo in avanti.
Conclusioni
PRO
- Formula intrigante e per nulla abusata
- Tecnicamente più che valido
- Gli sviluppatori sono impegnati attivamente e rispondono ai feedback
CONTRO
- Bug, crash e problemi assortiti suggeriscono di rimandare l'acquisto
- Certi aspetti del gameplay mancano di profondità
- Alcune ingenuità minano la fruibilità del titolo