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L'oggetto del desiderio

La nostra anteprima di Dead or Alive Xtreme 3: tornano le sensuali forme disegnate da Team Ninja

ANTEPRIMA di Dario Rossi   —   02/12/2015
Dead or Alive Xtreme 3
Dead or Alive Xtreme 3
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L'oggetto del desiderio

È inutile girarci intorno: nonostante sia molto apprezzata dagli estimatori di picchiaduro per la sua indubbia qualità, la saga di Dead or Alive ha sempre portato il segno del suo ideatore Tomonobu Itagaki, personalità piuttosto peculiare che ha proiettato nei prodotti il suo interesse morboso per le forme femminili. Insomma, fin dai primi episodi l'avvenenza delle combattenti rappresentava già uno strumento di marketing, ma c'è qualcosa di più: a prescindere dalla cultura tipicamente giapponese, di cui la serie è chiaramente figlia, c'è un'ossessione quasi affascinante nel voler rappresentare le ragazze di Team Ninja con uno stile volutamente astratto, che sacrifica il realismo in nome di una idealizzazione sessuale. È molto curioso notare come questo aspetto riesca ad esprimersi al meglio una volta risolto lo scoglio del limite tecnologico per giustificare uno stile da fumetto. In realtà era voluto. Le donne sembrano tutte bambole, e se questo aggiunge una venatura feticista più o meno inquietante (almeno per noi), l'ingenuità visiva e la perfezione dei corpi denota un universo sì maniacale, ma difficilmente offensivo. Lasciamo però questo aspetto per dopo, ci torneremo sopra.

Sole, belle ragazze e un'isola tropicale: siete pronti per tornare in campo con Dead or Alive Xtreme 3?

Vacanze estive 2003

Microsoft regalò terreno fertile per le morbosità di Itagaki, permettendogli di creare Dead or Alive Xtreme Beach Volleyball per la prima Xbox, classe 2003. Si trattava di un esperimento ai tempi incredibile, uno spin-off della serie che sfruttava il suo lato più triviale - almeno per qualcuno - per giustificare un prodotto del tutto stand alone. Basta mazzate e calci, le ragazze del terzo capitolo, uscito anch'esso su Xbox, si prendevano una meritata vacanza su un'isola tropicale idilliaca gestita da Zack, unico personaggio maschile e figura assolutamente cosmetica nell'economia del gioco, ma perlomeno protagonista assoluto della delirante introduzione. Condito di esilaranti allusioni sessuali (ma mai volgare), una colonna sonora esplosiva e un aspetto grafico ai tempi stupefacente, Dead or Alive Xtreme Beach Volleyball proiettava il giocatore nei panni di una delle otto ragazze e nella prospettiva di una innocua vacanza.

L'oggetto del desiderio
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Il gioco terminava a prescindere dopo due settimane, con i giorni divisi in varie fasi della giornata. Se la mattina e il pomeriggio venivano spesi prendendo il sole in spiaggia, dedicandosi allo shopping sfrenato e sfidandosi a partite di beach volley (d'altronde il titolo un senso deve averlo), la sera era interamente dedicata al gioco d'azzardo e a una interessante interazione con le altre ragazze controllate dall'intelligenza artificiale, con le quali era possibile scambiarsi regali con risultati variabili. Ovviamente il fiore all'occhiello erano le famigerate cutscene "gravure", siparietti totalmente votati al voyeurismo più scatenato, dove le protagoniste mostravano le proprie doti grazie a un set praticamente sconfinato di costumi da bagno. In buona sostanza l'obiettivo era proprio quello di guadagnare abbastanza denaro per aggiudicarsi i bikini più costosi, cercando anche di farli indossare alle proprie compagne, operazione non scontata, in quanto ognuna manteneva gli oggetti nell'inventario anche nella partita successiva. Tutto qui, non c'era un vero e proprio scopo se non quello di divertirsi e ammirare belle ragazze in costume con un'intercambiabilità maniacale. Forse non esisteva qualcosa di più imbarazzante, ai tempi, di questo bizzarra simulazione di bambole per adolescenti in pieno carico ormonale, ma la verità è che il gioco era divertente e le parti che lo caratterizzavano, sebbene strambe e slacciate, funzionavano. Guardandolo con un'ottica più ampia, si trattava semplicemente di una raccolta di generi assolutamente normali per il territorio giapponese. Il tocco di classe arrivava con la possibilità di utilizzare una colonna sonora personalizzata, semplicemente registrando i propri brani nel disco rigido della console.

Sapore di mare... tre anni dopo

Team Ninja tornò sul luogo del misfatto nel 2006 con il seguito ufficiale, Dead or Alive Xtreme 2, uscito su Xbox 360, non senza difficoltà. La produzione fu travagliata, e i risultati confluirono in qualche modo nel prodotto finale.

L'oggetto del desiderio

Il beach volley era sparito dal titolo, facendo intendere che il focus sarebbe stato più vasto, ma le motivazioni per giustificare un sequel erano francamente già scarse in partenza. A ogni modo, il gioco era quasi un remake che riproponeva una struttura invariata: ancora due settimane di gioco/permanenza sull'isola, ma aumentavano le ragazze e i mini giochi disponibili. Il beach volley alla fine era al suo posto, ma si affiancavano altre attività come le moto d'acqua, il tiro alla fune, rubabandiera e giochi vari in piscina. Graficamente era ancora spettacolo, anche grazie al motore di Team Ninja, modificato per Dead or Alive 4, e un sistema di fisica per i seni indipendente. Ritornava ovviamente anche il gioco d'azzardo, ampliato con l'introduzione delle slot machine. Di tutto e di più, ma il divertimento latitava, le nuove idee erano del tutto sparite e si sentiva la mancanza dello spirito bislacco e un po' ingenuo del capostipite. Rimaneva inalterata la voglia di vedere gli stupendi corpi delle ragazze impegnati nelle varie situazioni, con Tina e Christie sempre in testa nel gruppo delle maggiorate. Tutto questo però non bastò per frenare la critica, molto dura nel giudicare il gioco (53 su Metacritic). Inoltre, mancando questa volta le attenuanti dell'effetto novità, molti accusarono di sessismo gli sviluppatori. Questo malizioso spin-off sembrava quindi arrivato al tramonto, invece...

Ricomincio da tre

Inaspettatamente la serie sta invece per tornare su PlayStation 4 e PlayStation Vita con il terzo episodio, che sarà pubblicato il 25 febbraio 2016 nel solo territorio giapponese. A dieci anni dal secondo incerto capitolo, nessuno si aspettava la riproposizione dell'impudico spin-off, ma allo stesso tempo non stupisce neanche più di tanto, considerando la stretta parentela con la saga di ruolo. Ogni Xtreme si è sempre affiancato al corrispettivo picchiaduro; probabilmente il successo di Dead or Alive 5, riproposto anche su current-gen, ha fornito sufficienti motivazioni a Tecmo Koei per giocare ancora una volta la sua carta estiva. Ma con qualche riserva. Molte cose sono cambiate nei due lustri, Itagaki ha abbandonato Tecmo per impegnarsi in nuovi progetti, privando quindi Team Ninja della sua mente creativa.

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Ma anche le piattaforme interessate ci dicono qualcosa: si tratta della prima volta che la serie esce su console PlayStation, sicuramente più popolari in patria e quindi una base ideale per una produzione con rapporto spesa-profitti favorevole. Questo, unito al fatto dell'esclusività territoriale, sembra indicare che le ambizioni siano piuttosto moderate e che il publisher non abbia intenzione di affrontare la spesa necessaria per una distribuzione in occidente. In poche parole, i presupposti sembrano indicare un prodotto budget ed è poco convincente il polverone generatosi intorno. Per chi non avesse seguito, Tecmo sembrava aver cambiato idea ventilando la possibilità di una release occidentale, per poi tornare sui suoi passi, apparentemente turbata dalle potenziali polemiche sulle accuse di sessismo, accuse dalle quali tra l'altro la serie non si è mai salvata. In seguito la casa ha chiarito tramite un comunicato che non ci sono motivazioni specifiche per la decisione, ma questo non basta per dissipare i sospetti che in Tecmo siano del tutto consapevoli che il prodotto abbia poche possibilità fuori patria. Non è prevista neanche una versione PC, e per la prima volta viene esplicitamente suggerito di rivolgersi al mercato import, con la versione asiatica fornita di una localizzazione inglese. Comunque sia, la struttura di Dead or Alive Xtreme 3 non sembra discostarsi dai modelli precedenti: ritornano nove ragazze da Dead or alive 5, selezionate da un roster di quindici, con le nuove entrate rappresentate da Honoka e Marie Rose, le più popolari in Giappone. La prima in particolar modo rappresenta un'icona marketing che non necessita analisi scientifiche, ma si paleseranno anche vecchie conoscenze come Kasumi, Ayane e Hitomi. Il motore grafico è sempre più sofisticato e consente, almeno su PlayStation 4, ulteriori effetti come l'abbronzatura sui corpi e i costumi semoventi. Ritornano i famigerati 14 giorni, stavolta suddivisi in quattro fasi, e gli immancabili mini giochi, come i salti in piscina, lo scontro (a colpi di natiche) sulle piattaforme e il tiro alla fune. Cospicuo fin dall'inizio il numero di bonus, come i costumi, con un modello base che sembrerebbe già predisposto per accettare un numero probabilmente incalcolabile di DLC a pagamento. Abbondanti come da copione le protuberanze e le ammiccanti pose a novanta gradi, d'altronde lo spirito è questo e sarebbe un delitto interrompere la tradizione.

CERTEZZE

  • Le ragazze di Team Ninja
  • Esperienza videoludica unica nel suo genere

DUBBI

  • Al momento l'uscita in occidente è nel limbo
  • Riuscirà a rinnovare un po' la formula?