Il difficile rapporto tra cinema e videogioco ha segnato con profonde cicatrici l'animo di molti giocatori costretti a subire tonnellate di tie-in raccapriccianti e, quando è stato il grande schermo a trarre ispirazione dal mondo videoludico, mostruosità come Super Mario Bros, un delirio lisergico tanto assurdo da diventare un'icona kitsch. Ma dobbiamo ammettere che questo amore travagliato ha dato la luce anche a pargoli degni di nota come l'indimenticabile Blade Runner di Westwood, il sorprendente The Chronicles of Riddick: Escape from Butcher Bay e il sottovalutato The Thing. Tutti titoli sviluppati senza sottostare alle tempistiche del botteghino, costruiti con la consapevolezza delle profonde differenze di linguaggio e meccaniche che distinguono nettamente film e videogioco. Purtroppo le giuste premesse non sono sempre sufficienti per arrivare a risultati soddisfacenti e questa amara verità a portato alla cancellazione di una serie di (talvolta) promettenti tie-in soffocati nella culla da decisioni errate, ambizioni eccessive e problemi economici.
La storia del videogioco è piena di promettenti tie-in cancellati in corsa o ancor prima di nascere
Il crimine non paga
Partiamo con il tie-in del film che ha finalmente fatto incontrare le due leggende Robert De Niro e Al Pacino. Nonostante le premesse palesemente commerciali dell'operazione, il film Heat - La Sfida ha convinto pubblico e critica ma quando è uscito nessuno ha pensato di tradurlo in un videogioco, nonostante i tie-in andassero decisamente di moda. Per l'adattamento videoludico abbiamo dovuto attendere Gearbox, che ci ha sorpreso annunciandolo nel 2006. Pur segnato da incertezze iniziali importanti, prima tra tutte l'indecisione tra sequel o prequel, il progetto Gearbox avrebbe potuto contare su materiale di qualità, sulla collaborazione di Mann e, probabilmente, su un cast di tutto rispetto.
Randy Pitchford era infatti convinto che Al Pacino e Val Kilmer avrebbero ripreso i rispettivi ruoli e sperava di convincere anche Robert De Niro a partecipare in qualche forma al progetto. Ma l'ottimismo di Pitchford non è stato sufficiente a tenere in vita il sogno. Il capoccia di Gearbox ha parlato ancora una volta del titolo nel 2007, in modo a dir poco vago, per poi rivelarne la cancellazione nel 2009. Invece Dirty Harry, per noi l'Ispettore Callaghan, ha fatto qualche passo in più ma si è comunque dovuto arrendere a un epilogo similare. Ibrido tra eroe del West e giustiziere in chiave repubblicana, Harry la carogna non incarna gli ideali della giustizia democratica ma sprigiona una potenza capace di scuotere il grande schermo quando viene collocato in un contesto che non ammette tonalità di grigio. Non è un caso che The Collective, Inc. e Warner Bros. abbiano deciso, nell'ormai lontano 2007, di mettersi al lavoro su un videogioco dedicato all'iconico personaggio interpretato da Clint Eastwood, nonostante fossero trascorsi ben 36 anni dal primo film della serie. Collocato tra l'Ispettore Callaghan: il caso Scorpio è tuo! e Una 44 Magnum per l'ispettore Callaghan, lo spin-off aveva come obiettivo quello di conferire maggiore profondità al ruvido protagonista utilizzando come doppiatore lo stesso Eastwood. Purtroppo le cose non sono andate per il verso giusto, visto che tutto quello che abbiamo per le mani è un trailer dimostrativo creato con alcuni asset del gioco. E la meta non l'ha raggiunta nemmeno il tie-in di Taxi Driver, elogio al delirio sociopatico firmato da Scorsese che qualcuno ha pensato di poter tradurre in un ambizioso videogioco alla Grand Theft Auto ambientato in una New York fedelmente ricostruita. Il titolo è arrivato fino all'E3 del 2005, in forma giocabile, ma non è andato oltre lasciando all'asciutto i possessori di PlayStation 2 e Xbox. Tra le cause principali della cancellazione ci sono i costi complessivi superiori alle possibilità economiche di Majesco, ma è probabile che i rischi nel mortificare la figura di Travis Bickle, reso indimenticabile da quel "Ma dici a me?" che ha segnato la storia del cinema, abbiano contribuito a chiudere il sipario.
Quando essere super non basta
Altro ambizioso tie-in finito in mano a Majesco, Demonik ha incontrato, nel 2006, la stessa sorte di Taxi Driver pur non dovendo sottostare a problematiche di adattamento altrettanto complicate. In questo caso il problema principale è dipeso dall'eccessiva ambizione di un titolo che puntava a esaltare l'immaginario di Clive Barker con fisica complessa e con un ambiente in parte distruttibile dai voluminosi poteri di Volrath. I lavori sono andati avanti per un bel pezzo, tanto da portare alla presentazione di un prodotto in avanzato stato di sviluppo, ma la demo ha messo in evidenza una resa tecnica altalenante condita da un frame rate a dir poco ballerino.
A peggiorare le cose ci ha pensato il marketing Majesco, legando la promozione al film Cocco di Nonna che figura tra i flop più clamorosi del famigerato Adam Sandler. Qualche anno dopo, e più precisamente nel 2010, i ragazzi di Studio Oz si sono impegnati nello sviluppo di The Avengers con la probabile intenzione di lanciarlo nello stesso periodo dell'uscita dell'omonima pellicola. Pur essendo indipendente dalle vicende del film, il titolo dedicato ai Vendicatori è stato costruito partendo da alcuni asset creati per il lungometraggio e questo, assieme a una pubblicazione in largo anticipo, avrebbe potuto regalarci un prodotto degno di nota nonostante il curriculum non proprio esaltante degli sviluppatori. Inoltre pur essendo nato come action in terza persona, si è poi trasformato in un più particolare titolo in prima persona capace di mescolare sparatutto e personaggi decisamente differenti l'uno dall'altro, diventando ancora più interessante. Purtroppo nel 2011 lo sviluppo è andato incontro ai primi problemi. Nonostante un organico da 80 dipendenti, Studio Oz ha iniziato a mancare le scadenze costringendo THQ a spostare parte del carico di lavoro su una software house sussidiaria. Nel frattempo il publisher si è trovato ad affrontare una grossa crisi finanziaria che lo ha portato alla bancarotta di fine 2012, ed è probabilmente uno dei motivi della cancellazione di The Avengers. Chiudiamo questo paragrafo con il tie-in di Batman: The Dark Knight che prometteva di portare il cavaliere oscuro tratteggiato da Nolan in un mondo open-world prima di Arkham City e con la possibilità di sfruttare attori celebri come Gary Oldman e Christian Bale. Sviluppato in segreto da EA e Pandemic Studio, l'ambizioso adattamento aveva tutte le carte in tavola per essere un titolo di spessore, ma qualcosa è andato storto non solo nello sviluppo di The Dark Knight, visto che Pandemic è stata chiusa a un solo anno di distanza dalla sua acquisizione da parte di EA.
Passati a fil di spada
Kill Bill è un caleidoscopio di scene memorabili che avrebbero potuto regalarci un videogioco memorabile. Il tie-in è stato annunciato prima dell'arrivo del film con il coinvolgimento di Tarantino a fare da garanzia, ma tutto quello che ci è arrivato è una sessione di combattimento fatta girare su Xbox. Considerando che parliamo del 2003 la qualità non sembra niente male ma Vivendi, pur pubblicando fior di titoli, non deve aver avuto particolare fiducia nella propria neonata divisione videoludica, tanto da liberarsene tre anni dopo.
Anche il tie-in di Highlander avrebbe potuto dire la propria deliziando, al contempo, quei giocatori che sono cresciuti con Moonstone e Barbarian, che hanno una predilezione per Baraka di Mortal Kombat e sono alla costante ricerca di mod che implementino la decapitazione nel loro gioco preferito. Peccato che Square Enix e Eidos abbiano deciso di sopprimere il titolo rinunciando alla forza di un franchise che è stato capace di sostenere quattro sequel inguardabili e di tenere in vita la serie televisiva ben oltre quella che avrebbe dovuto essere la sua naturale corsa. Vista la qualità non eccelsa del materiale pubblicato è possibile che l'eliminazione di Owen MacLeod, ufficializzata nel 2010, non sia stata tanto sbagliata anche se ci ha privato della possibilità di attraversare le epoche con personaggio immortale, magari accompagnati dall'altrettanto immortale sound dei Queen. Nello stesso anno è stato cancellato anche Pirates of the Caribbean: Armada of the Damned, spin-off slegato dalle vicende narrate dalla serie cinematografica soppresso brutalmente nonostante fosse in avanzato stadio di sviluppo e, almeno all'apparenza, piuttosto promettente. Purtroppo dopo la chiusura decisa da Disney ci restano in mano solo alcuni video che mostrano una grafica piacevole con più di un richiamo allo stile di Fable, cutscene di buon livello, duelli, tesori, un'isola completamente esplorabile e battaglie navali.
Chi troppo vuole
Chiudiamo con un paragrafo interamente dedicato a chi ha puntato troppo in alto, finendo per ritrovarsi scottato dal sole. Chucky: Wanna Play?, presentato nel 2012, vince la medaglia d'oro con una delle campagne più fallimentari di Kickstarter che ha raccolto solo 585 dollari sui 925.000 richiesti. Soggetto e trailer hanno impietosamente messo a nudo il progetto, anche se l'evidente passione di TikGames per il celebre horror avrebbe comunque potuto regalarci qualche emozione. Lo stesso vale per Hellraiser, cult dell'orrore il cui tie-in, ovviamente cancellato, risale agli anni '90 ed è stato letteralmente schiacciato da ambizioni smisurate.
Il concept prevedeva l'adattamento di una versione migliorata dell'engine di Wolfenstein 3D, sfruttando una cartuccia speciale potenziata da un processore Z80 e da 4MB di memoria che avrebbe anche consentito di ricreare il Cubo di Lemarchand con il relativo enigma capace di modificarne la struttura. Purtroppo Color Vision non è riuscita a portare in vita la sua creatura che però vive, almeno in parte, in una modifica pubblicata nel 2005. Il terzo titolo ad aver osato troppo è Star Trek: The Secret of Vulcan Fury, un'ambiziosa avventura Interplay scritta dal celebre D.C. Fontana e pensata per metterci nei panni di tutti i personaggi storici della serie originale attraverso sei lunghi capitoli. Costi da film interattivo e ambizioni eccessive hanno portato a svariati rinvii che si sono conclusi con la cancellazione. Amareggiati dalla perdita non ci resta che passare a Jurassic Park: Survival, tredicesimo e ultimo titolo di questa triste carrellata. Sostenuto da un budget elevato, il titolo targato Savage Entertainment aveva come obiettivo quello di combinare efficacemente survival horror, platform alla Tomb Raider e un'intelligenza artificiale raffinata con la riuscita ambientazione creata dal compianto Michael Crichton. Ma un problema di pagamenti, probabilmente deciso a tavolino in seguito ai ritardi e alla qualità non certo sbalorditiva del materiale mostrato, ha messo fine, nel 2002, al rapporto tra Vivendi e Savage Entertainment condannando Jurassic Park: Survival all'eterno oblio.