Far parte dei Tri-Ace dev'essere per molti sviluppatori un motivo di orgoglio. Parliamo pur sempre di una casa nata per via di incomprensioni e screzi durante lo sviluppo di Tales of Phantasia, decisa a mettersi in gioco già nel lontano '96 per portare nei negozi un "vero" successore della serie Tales. Se si bazzica in questo ambiente da parecchio tempo, si sa che moti d'amor proprio di questo tipo portano quasi sempre a scontrarsi con ostacoli invalicabili o a fallire miseramente, e invece i Tri-Ace si sono rimboccati le maniche e han tirato fuori dal cappello classici del genere come gli Star Ocean e Valkyrie Profile. Più che degne dimostrazioni di talento insomma, seppur ormai da molti anni il team non riesca a sfornare videogame indimenticabili nel complesso mondo dei JRPG. Ora però il gruppo sta tentando di tornare alla ribalta con un nuovo capitolo della serie Star Ocean, nome a cui peraltro deve tutto. Con Integrity and Faithlessness sono molte le novità messe in campo, ma si tratta pur sempre di un titolo pensato per essere ancora una volta "cross-gen", su cui i dubbi non mancano. Abbiamo quindi discusso per un po' con il producer del gioco, Shuichi Kobayashi, nella speranza di capire la sua visione del futuro dei giochi di ruolo giapponesi, e di scoprire qualcosa in più sui processi di sviluppo della software house. Nell'anteprima di oggi vi diremo cosa ci ha raccontato, descrivendo nel mentre le caratteristiche di questo interessante titolo.
Star Ocean sta per tornare, ma dobbiamo aspettarci grandi novità... o un titolo ancorato al passato?
Dalle stalle alle stelle
L'ultimo Star Ocean comincia in modo non dissimile da quello di molti dei suoi diretti predecessori: voi interpretate un giovane di nome Fidel Camuze, erede di una rinomata scuola di combattimento, che vive i suoi giorni su un pianeta non particolarmente avanzato. Un giorno il villaggio del protagonista viene attaccato da un gruppo di banditi e, dopo la loro inevitabile sconfitta, il nostro assiste allo schianto di una nave aliena.
Dal veicolo stellare spunta una misteriosa bambina, che ferma il tempo grazie a poteri misteriosi e dà il via a una serie di eventi che porterà Fidel e i suoi amici ad avere a che fare col destino dell'intero universo. Nulla di nuovo sotto i tre soli, in parole povere. Se il setting è quasi identico a quello visto in molti altri Star Ocean, tuttavia, si può dire solo in parte la stessa cosa del combat system, che pur ricordando da vicino il sistema visto nei Tales (per le ragioni spiegate sopra) vanta una programmabilità dell'intelligenza artificiale alleata in base a vari archetipi chiamati "ruoli". Il combat system sembra inoltre essere più basato sul tempismo delle manovre difensive rispetto a quello dei Tales, e vanta un numero di personaggi utilizzabili contemporaneamente davvero ragguardevole. Si parla di sette combattenti di cui si può prendere il controllo in qualunque momento, tutti dotati di abilità specifiche. Una cosa che arricchisce indubbiamente le lotte, e offre un bel quantitativo di strategie utilizzabili in battaglia. Stando a Kobayashi, battaglie con così tanti personaggi sono state possibili solo per la versione PlayStation 4, quindi quella PlayStation 3 prevista per il Giappone avrà scontri meno epici. Sull'intelligenza artificiale però il nostro non si è espresso, ed è un peccato perché durante le dimostrazioni l'abbiamo trovata piuttosto instabile. Sarà necessario metterla alla prova seriamente in sede di recensione per capire se effettivamente il sistema a ruoli sarà all'altezza del compito.
Visto da lontano
Una particolare caratteristica elogiata da Kobayashi su cui ci siamo trovati in discreto disaccordo è la gestione delle cutscene. Durante gran parte dei dialoghi tra personaggi non ci sono scene in computer grafica: i protagonisti parlano, spesso camminando, senza cambi di inquadratura. Per il producer questa scelta stilistica porta il tutto a scorrere più fluidamente senza spezzare l'azione, ma a nostro parere distacca troppo l'utente dai dialoghi, facendo perdere verve all'intera narrativa.
Siamo invece dalla parte del producer quando si parla della bellezza delle transizioni in battaglia, che non presentano caricamenti di alcun tipo e funzionano benone. Il tema più importante del gioco, stando al nostro illustre intervistato, è l'importanza delle scelte fatte: "le decisioni prese avranno conseguenze e costringeranno a fare dei grossi sacrifici, oltre a portare a uno di vari finali" ha spiegato. "La storyline è drammatica e di ottima qualità, al punto da poter rappresentare la base per futuri capitoli". Quindi è evidente che storia e interazioni tra personaggi saranno molto significative pure in questo capitolo, nonostante il livello delle stesse sia ancora tutto da stabilire. Di sicuro i Tri-Ace hanno dimostrato di voler far sentire il protagonista come "un eroe di un manga shonen", anche a causa delle richieste del pubblico giapponese, che ancora una volta è chiaramente quello più ascoltato durante il planning di un titolo di tale tipologia. "C'è stata una rinascita dei JRPG" ha detto Kobayashi, alzando i toni durante l'intervista, "e in questa rinascita è necessario capire in che direzione vogliamo portare i nostri giochi, quali consigli seguire, e dove sperimentare". Tanti buoni propositi, leggermente oscurati dalla chiara volontà di soddisfare in primis il pubblico nipponico di cui abbiamo appena parlato.
La forza e la debolezza dell'uomo del Giappone
Sia chiaro: non intendiamo dire che la visione nipponica dei giochi di ruolo è debole. Ci sono grandi classici nel mondo dei JRPG, che hanno solo da insegnare a tutto il resto del mondo videoludico. Va però detto che il mondo del gaming giapponese non ha ancora compreso al meglio la forza delle strutture open world, portando la ripetitività di certi compiti a livelli persino più insopportabili di certi titoli occidentali che presentano le stesse mancanze. Molte case di sviluppo della terra del Sol Levante stanno inoltre vivendo un periodo di transizione piuttosto confuso, in cui non sembrano aver ben chiaro cosa prendere di buono dai rivali occidentali, e cosa ignorare in favore di idee del tutto originali.
Non è questo il caso di Star Ocean, ma il titolo Tri-Ace - a dispetto delle parole di Kobayashi, che sembrano spingere verso l'innovazione - non ci è parso particolarmente unico o inimitabile all'interno del genere. Ciò non significa, comunque, che qualitativamente non possa dire la sua, anzi. Se la storyline regge e l'intelligenza artificiale non fa scherzi, Integrity and Faithlessness ha tutte le chance per distinguersi grazie al suo solidissimo combat system, all'ambientazione ispirata e a un comparto tecnico che, pur senza un motore grafico strabiliante, ci è parso più degno su PlayStation 4. Da tenere molto in considerazione sarà anche il sistema di crafting e quello di sviluppo delle abilità, che in alcuni capitoli precedenti vantavano una complessità inverosimile (capace di fare la gioia di molti appassionati). In sostanza, quello che sta per arrivare sembra uno Star Ocean in tutto e per tutto, dotato delle caratteristiche che i fan si aspettano solitamente dalla serie e di una visione d'insieme che, pur essendo chiaramente "giappocentrica", poggia su basi granitiche. Vedremo se sarà effettivamente uno degli iniziatori della rinascita dei JRPG che molti stanno osservando in questo periodo, o solo un buon titolo troppo limitato dal suo stesso passato.
CERTEZZE
- Serie storica che poggia su solide basi
- Background e storia elaborati e interessanti
- Combat system e sistema di sviluppo complessi
DUBBI
- Alcune scelte stilistiche discutibili
- Intelligenza artificiale alleata altalenante