Persona 5 è un gioco molto bello. No, davvero, non possiamo esimerci dal dirlo immediatamente.
Guardatelo: è splendido, e non tanto per il dettaglio grafico (è pur sempre uno degli ultimi giochi pensati anche per PlayStation 3 in circolazione) quanto per il suo stile incredibile. È un titolo coloratissimo, ricco di carisma, che fonde i suoi modelli tridimensionali a momenti che lo avvicinano non poco a un anime giocabile, e fa venir voglia di esplorare in lungo e in largo il suo mondo. E il bello è che tutte queste qualità sono solo il contorno di un videogame che, alla base, fa parte comunque di una rinomata serie di JRPG che negli anni ha saputo ritagliarsi una nutrita schiera di fan grazie alle sue evocative ambientazioni e alle solide meccaniche di gioco. In Giappone, peraltro, il titolo è già disponibile da parecchio tempo - spuntato nei negozi nel settembre 2016 fa tra gli elogi di critica e pubblico - quindi, volendo, un buon navigatore potrebbe già carpire fin troppe informazioni dalle varie wiki e dai siti dei fan. Noi però vogliamo evitare gli spoiler e raccontarvi la nostra esperienza con una delle fasi iniziali del titolo di Atlus, provato per un'oretta buona negli uffici milanesi di Koch Media. Prevedibilmente, è stato un test alquanto positivo.
Persona 5 è un JRPG davvero di gran classe: ecco il nostro provato!
Ragazzini in un mondo adulto
Per quanto stupefatti dai colori di Persona 5, è il caso di ricomporci un attimo per parlare di un altro elemento a dir poco interessante del gioco: la trama. Questo perché la narrativa dell'ultimo nato di Atlus si è dimostrata molto più matura del previsto, già dalla fase iniziale che vede i protagonisti affrontare il viscido professor Kamoshida. Ci spieghiamo meglio: gli "eroi" di questo Persona sono degli studenti che ottengono il potere di entrare nel cuore della gente e di eliminare i loro aspetti peggiori (le "ombre" già note agli amanti della serie), guidati da un protagonista tipicamente silenzioso, le cui scelte vengono influenzate dal giocatore.
Tutto gira dunque attorno alle azioni maligne che gli adulti sono in grado di commettere, al punto che la prima fase - quella contro Kamoshida, appunto - tratta un tema delicato come quello dell'abuso, e che i nostri formano un gruppo di ladri pronto a combattere contro lo squallore della società e delle regole moderne di nome Phantom Thieves of Hearts. Siamo insomma davanti a una storia che non sembra preoccuparsi troppo di dover essere politicamente scorretta, con cattivi facili da odiare e figure positive con cui è tutt'altro che impossibile identificarsi. Evitiamo di svelarvi altri elementi ovviamente, sappiate solo che il titolo ha un ottimo ritmo e risulta davvero piacevole da seguire (in virtù anche di una narrazione "a flashback" che funziona discretamente bene). A questi elementi si aggiunge poi lo sviluppo di relazioni di fiducia con gli altri personaggi del team, qui chiamato Sistema Confidant e molto simile al Social Link dei predecessori, una volta portato al massimo il quale si ottengono vari bonus in base al personaggio con si sviluppa affinità. La nostra prova, purtroppo, non ci ha permesso di approfondire più di tanto questi sistemi, ma almeno siamo riusciti a completare il primo dungeon disponibile, e a valutare il combattimento.
Stile e sostanza
Se si parla di battaglie Persona 5 si distingue per una questione molto semplice: è classico, fino al midollo.Niente derive action, niente strambe meccaniche capaci di snaturare del tutto il sistema; qui si combatte a turni, con numerose azioni selezionabili dal roboante menù che accompagna i protagonisti negli scontri.
Assieme agli attacchi base, per l'esattezza, è possibile analizzare i nemici, utilizzare una pistola con più proiettili e sfruttare i poteri magici dei vari Persona; un sistema all'apparenza semplice, che però nasconde un'enorme complessità tra i tanti Persona che il protagonista può ottenere (se li si ferisce a puntino, alcuni inizieranno una conversazione che potrebbe convincerli a unirsi a voi, o a fuggire), gli spettacolari attacchi di gruppo, e le manovre aggiuntive. Una molto utile di queste azioni, provata nella demo e a disposizione inizialmente di Ann, era il Baton Pass: un comodo passaggio di turno che potenzia sensibilmente la mossa del compagno selezionato ed è utilizzabile solo quando l'avversario viene stordito. Chiaramente debolezze elementali, finezze tattiche ed equipaggiamento personalizzabile sono elementi che non mancano, così come sono presenti anche le apprezzate fusioni tra Persona. Vorremmo in particolare potervi descrivere queste ultime più nel dettaglio, ma la demo era, appunto, solo da un'ora, e non abbiamo potuto esplorarla a dovere... vi diciamo solo che è brutale nella sua esecuzione (letteralmente, le Persona fuse vengono decapitate). Molto apprezzabile, poi, la presenza di dungeon non procedurali, finemente costruiti dagli sviluppatori. Essendo prive di elementi casuali, le mappe risultano ben strutturate e si sposano bene con le limitate meccaniche di movimento, che permettono di eseguire azioni contestuali, di scattare e di prendere i nemici di sorpresa spostandosi silenziosamente. Chiudiamo tornando sul comparto tecnico, già elogiato nell'introduzione di questo articolo, ma mai abbastanza. Lo ripetiamo, qui non è questione di poligoni, ma di stile: persino i font di Persona 5 trasudano bravura, i disegni dei personaggi sono splendidi e le scene d'intermezzo animate di altissimo livello. Si fatica a credere che possa trattarsi di un titolo cross-gen, nonostante gli ovvi espedienti utilizzati dagli sviluppatori per mantenere le cose sotto controllo (personaggi non giocanti sotto forma di silhouette, mappe spezzettate in più zone, eccetera). Ottimi persino il doppiaggio e la traduzione in inglese, che in assenza di dialoghi particolarmente complessi non dovrebbe mettere troppo in difficoltà chi arranca con la lingua di Albione. Insomma, Persona 5 dopo la nostra prova ci sembra ancor più degno di attenzione, quindi tenetelo d'occhio se amate il genere.
CERTEZZE
- Sistema di combattimento classico ma ricco e ben studiato
- Trama matura e appassionante
- Longevità notevole
- Stile eccezionale
DUBBI
- Limitazioni tecniche legate alla sua natura cross-gen