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2017 Rewind - Divinity: Original Sin II

Il 2017 sarà ricordato come un grande anno per i giochi di ruolo hardcore

SPECIALE di Simone Tagliaferri   —   17/12/2017
Divinity: Original Sin II
Divinity: Original Sin II
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Il 2017 è stato un grande anno per i videogiochi, nonostante si sia aperta una grossa voragine tra i titoli tradizionali e quelli legati ai nuovi modelli economici (GaaS e affini), voragine destinata ad ampliarsi nei prossimi anni, con una probabile spaccatura anche nell'utenza, sempre più divisa e combattuta. Divinity: Original Sin II è uno degli alfieri del videogioco classico, non solo per la sua qualità complessiva, ma anche per la capacità dimostrata di farlo evolvere concettualmente. Inoltre è una hit commercialmente redditizia, che è stata capace di vendere più di un milione di copie, nonostante sia chiaramente pensato per un'utenza hardcore. Larian Studios veniva dall'esperienza più che positiva del primo episodio, ma nonostante ciò ha scelto di non adagiarsi sugli allori e ha puntato in alto, pur non avendo a disposizione mezzi economici paragonabili a quelli di uno studio tripla A sotto publisher.

2017 Rewind - Divinity: Original Sin II

Ne è nato uno dei migliori giochi di ruolo di sempre, capace letteralmente di stregare i videogiocatori e di diventare un punto di riferimento per il genere stesso. Peccato solo che molti non gli stiano tributando gli onori che merita, probabilmente perché stiamo comunque parlando di un anno ricchissimo di uscite, ma anche perché, essendo un titolo comunque ostico da domare, e che richiede un certo impegno per essere appreso, è stato marginalizzato da uscite più facilmente digeribili e adatte alle masse. Non per niente un altro ottimo gioco di ruolo come Torment: Tides of Numenera è stato completamente snobbato e appare dimenticato dai più, probabilmente per lo stesso motivo (la qualità è inferiore, ma merita davvero tanto). Nonostante questo possiamo considerare senza tema di smentita Divinity: Original Sin II uno dei giochi più amati sulla scena PC nel 2017, se non il più amato in assoluto.

Hardcore dentro

I motivi del suo successo sono facili da spiegare, anche se non immediatamente comprensibili se si guarda al resto del mercato: è probabilmente il gioco di ruolo elettronico che, pur non rinunciando a una ricca campagna single player e pur non scendendo a compromessi a livello di complessità, è riuscito meglio degli altri a riprodurre le sensazioni offerte da un equivalente cartaceo, grazie all'estrema libertà lasciata ai giocatori, sia nei contenuti base sia in quelli aggiuntivi (avventure creabili dagli utenti). Nemmeno gli MMORPG sono mai riusciti a fare di meglio, concentrati come sono sul grinding e il farming e sul non alienare i giocatori più scarsi. Il sistema di gioco di Divinity: Original Sin II è così versatile che consente a più utenti di collaborare nella campagna single player, dando però a ognuno la libertà di fare ciò che vuole e andare dove gli pare.

Ognuno può sfruttare le sue capacità, aiutando o competendo con gli altri. Ad esempio un giocatore che ha il potere di parlare con gli animali può ottenere informazioni vitali senza condividerle, così da trarne vantaggio al momento giusto. Inoltre, lì dove altri titoli si vantano di concedere ai giocatori la libertà di scelta, facendo in realtà seguir loro solo un semplice schema ad albero camuffato, Divinity: Original Sin II è davvero aperto all'improvvisazione e, nonostante la storia raccontata sia di fatto lineare, offre così tante strade da rendere ogni partita veramente diversa, tutto questo senza rinunciare a tocchi di classe narrativi piccoli e grandi distribuiti lungo tutta l'avventura. Ovviamente tutto ciò sarebbe nulla se il nucleo dell'esperienza non fosse eccellente. Fortunatamente le mappe di Divinity: Original Sin II sono piene: di personaggi con cui intraprendere interessantissime discussioni, discussioni che possono cambiare a seconda del personaggio utilizzato; di segreti da scoprire, che danno accesso al bottino migliore o ad altri segreti; e di tanti, tanti combattimenti appassionanti, ognuno capace di mettere in difficoltà il giocatore con grande intelligenza, senza dargli facili vie di fuga. Di nostro comunque non consideriamo Divinity: Original Sin II solo come un punto di arrivo, ma anche come un punto di partenza. Intanto per Larian Studios, che ha trovato una certa stabilità economica grazie alle vendite del gioco e che potrà, quindi, affrontare i suoi nuovi progetti con maggiore serenità e vigore.

2017 Rewind - Divinity: Original Sin II

Ancora non ha annunciato nulla per il futuro, ma contiamo presto di sapere qualcosa di più (magari una grossa espansione di Divinity II?) Inoltre può essere un nuovo stimolo per i giochi di ruolo elettronici stessi che, compreso di non poter più contare sulle grosse produzioni, possono prendere come punto di riferimento questa esperienza per riaffermarsi e capire fino a dove si possono spingere. Titoli come questo non possono ambire a vendere milioni e milioni di copie, ma è importante che abbiano la certezza dell'esistenza di una solida base di utenza a cui affidarsi, altrimenti smetteranno di esistere. Divinity: Original Sin II non è solo un grande gioco, quindi, ma è anche uno degli alfieri delle produzioni medie, quelle in cui probabilmente dovranno rifugiarsi in futuro i videogiocatori più tradizionalisti. Se la qualità è questa, si tratta di un bel futuro, niente da dire.