Di recente abbiamo condotto un veloce sondaggio tra i nostri conoscenti, ponendogli varie domande sull'anno appena trascorso. Tra le varie questioni si è ragionato in modo allegro su quali fossero i titoli tecnicamente meglio realizzati. Sorprendentemente, le prime posizioni della maggior parte dei rispondenti non riportavano i titoli più spinti dal punto di vista grafico, ma quelli che, pur con i loro limiti, sono riusciti a stupirli in qualche modo.
Precisiamo che quest'ultima è una considerazione fatta a posteriori dopo aver ottenuto le risposte, considerazione nata proprio dal non aver in parte letto ciò che ci aspettavamo. Per dire, Cuphead di StudioMDHR non mancava dall'elenco di nessuno, pur essendo essenzialmente un gioco 2D, occupando spesso la prima posizione. Come si spiega? Cuphead, la storia di due tazze antropomorfe che hanno perso una fortuna al casinò e che per salvarsi devono portare un certo numero di anime al demoniaco proprietario, non è sicuramente il titolo tecnicamente più avanzato dell'anno. Anzi, in realtà è di una banalità disarmante, essendo un run and gun 2D tradizionalissimo, con sequenze da shoot'em up di contorno. Eppure, considerato nel suo complesso, per molti si è rivelato essere un'esperienza più significativa e gratificante dal punto di vista estetico di titoli ben più pompati. Ovviamente i disegni fatti a mano che imitano alla perfezione lo stile dei cartoni animati degli anni trenta sono fondamentali per determinare i motivi del fascino del gioco, ma siamo sicuri che bastino? Oppure è anche il modo di presentarli, all'interno di un contesto ludico che li valorizza senza sovrapporgli elementi di disturbo, ad averli resi memorabili?
Altra questione: la bellezza di Cuphead nasce solo dallo stile, o anche dalla percezione del lavoro che c'è dietro, ossia dalla considerazione dell'impegno profuso in un'impresa che va oltre ciò che viene percepito come normale? Le animazioni dei boss uniche, i nemici tutti diversi, la cura dei minimi dettagli e tutto il resto, non vi comunicano in un certo senso qualcosa che è avvenuto a priori e che sta sopra il gioco stesso? Non sono i segni fondamentali della passione profusa nel realizzarlo? Come si fa a non rimanere stregati di fronte alla bellezza oggettiva di un simile atto d'amore?
Testa di tazza
Come accennavamo, ridotto all'osso Cuphead è un titolo strutturalmente di una semplicità disarmante: esplorando tre mappe, più una quarta conclusiva minuscola, bisogna eliminare un certo numero di boss per prendergli l'anima, in dei livelli run & gun o shoot'em up (questi ultimi più rari). Ci sono anche delle varianti, utili per potenziarsi, come delle sequenze platform o dei minigiochi, ma il concept fondamentale dell'esperienza rimane legato all'eliminazione di potenti nemici capaci di farci sudare le proverbiali sette camice, perché tutti diversi e dotati di schemi d'attacco unici, che vanno studiati quasi a memoria per vincere; schemi di attacco che, per dire, variano anche all'interno dei singoli scontri. Le meccaniche di gioco sono altrettanto semplici: i fratelli tazza possono saltare, sparare in otto direzioni, scattare e saltare su degli oggetti rosa, che producono vari effetti.
Ad esempio, giocando in cooperativa, balzare sull'anima del compagno appena morto lo fa resuscitare, mentre in alcuni livelli si può saltare su dei proiettili per crearsi delle vie di fuga. In totale i nostri improbabili eroi hanno sei poteri, uno dei quali disponibile sin dall'inizio, con gli altri cinque che vanno sbloccati giocando. Alcuni hanno una natura più offensiva, mentre altri consentono di rimanere sulla difensiva, esponendosi di meno ma facendo meno danni. Quali utilizzare dipende molto dal giocatore e, soprattutto dal boss. Comunque, la semplicità strutturale non inganni, perché Cuphead è un titolo difficilissimo, associato da alcuni, evidentemente a caccia di riferimenti facili da comprendere, ai Souls di From Software. L'avvicinamento di titoli così diversi tra loro è ovviamente improprio, ma non completamente errato, perché il titolo di StudioMDHR si pone sulla scia di tutti quei videogiochi che negli ultimi anni hanno voluto rimettere la sfida al centro dell'esperienza ludica, negando di fatto uno dei cardini del design commerciale, che caratterizzava e caratterizza ancora oggi la maggior parte delle produzioni più grosse.
Insomma, Cuphead si è fatto aspettare tanto, molti lo avevano dato addirittura per morto, ma quando è uscito ha convinto davvero tutti, diventando uno dei titoli di punta del mondo dei videogiochi del 2017. Fortunatamente tanta qualità è stata premiata anche da ottime vendite, che hanno alimentato la speranza di vedere prima o poi un seguito delle avventure dei due uomini tazza.