Cosa vorremmo in... è una rubrica a cadenza mensile dedicata ai giochi più attesi dal pubblico. Ma rispetto alle tradizionali anteprime, essa tratta l'argomento in maniera più diffusa, immaginando come potrebbe essere un titolo, o come si vorrebbe che fosse, piuttosto di come sarà.
Il successo di Persona 5 ha confermato ancora una volta la bontà di una serie di JRPG che senza eccessivi fronzoli o cedere alla tentazione (o alla necessità) di rincorrere chissà quale nuova identità per stare al passo con i tempi, ha saputo mantenere negli anni un'anima e uno stile personale unico, capace di conquistare sempre di più il gradimento di pubblico e di critica. Lo spin-off della popolare saga di Megami Tensei è tra l'altro caratterizzato da sempre da sceneggiature eccellenti e spesso fuori dagli schemi (in tal senso vi invitiamo a leggere questo nostro speciale sulle tematiche affrontate in Persona 5) nonché da una profondità di gioco e da una qualità tecnica che costituiscono ormai un vero e proprio marchio di fabbrica. Marchio che speriamo di ritrovare anche in un eventuale Persona 6.
Doppio percorso
In fondo è ciò che i fan desiderano: uno stile e una struttura in linea con quelle degli altri titoli della saga, magari aggiornati o impreziositi da qualche novità tecnica, facendo però sempre attenzione a non snaturare l'essenza stessa del brand. In una recente intervista, alcuni membri di Atlus hanno dichiarato che il loro obiettivo con il prossimo progetto sarà quello di riuscire a superare Persona 5. Impresa ardua, che però dicono di poter portare a termine visto che sostengono di avere "alcune idee per rendere l'esperienza ancora migliore, fresca e per soddisfare sia i vecchi che i nuovi fan della serie". A noi, in verità, andrebbe bene anche che l'eventuale Persona 6 pareggiasse i giudizi positivi ricevuti da critica e fan, tanto ci è piaciuto. Ad ogni modo, per quanto riguarda la trama, vero e proprio elemento cardine della serie, vorremmo che trattasse di nuovo di qualche argomento adulto, legato ai mali della società moderna e alla condizione dell'individuo al suo interno, non necessariamente limitandosi al suolo giapponese.
In tal senso vorremmo che essa trattasse perfino tematiche attuali come la guerra, le discriminazioni sociali, l'emarginazione, e che scavasse a fondo nell'animo dei suoi protagonisti come e più di quanto abbiamo visto in Persona 5, dove la storia era già ben raccontata e stratificata. A proposito, per quanto riguarda i personaggi principali non sarebbe male averne a disposizione due da giocare: un ragazzo e una ragazza, da usare alternativamente oppure singolarmente in partite diverse. In pratica a inizio gioco l'utente potrebbe selezionare uno dei due, e viverne le vicende fino in fondo con l'escluso che diventerebbe a quel punto personaggio non giocante gestito dall'intelligenza artificiale. Una volta completata l'avventura, in una ipotetica Nuova Partita+ si potrebbe continuare con lo stesso personaggio, oppure ricominciare il tutto nei panni dell'altro/a, vivendo quindi la storia sotto una prospettiva leggermente diversa e con compiti giornalieri, sia a scuola che fuori dalle aule, sensibilmente differenti.
Due protagonisti con età diversa?
Un modo per dare risalto all'introspezione psicologica dei personaggi, al loro modo differente di rapportarsi a quanto avviene nella loro quotidianità e alle vicende più fantasiose, anche in relazione all'età o al loro ruolo all'interno della società. Gli argomenti citati qualche riga sopra e la possibilità di scegliere fra due protagonisti differenti potrebbe infatti aprire le porte a un cast molto più ampio e variegato, oltre che a situazioni interessanti. Soprattutto se Atlus differenziasse classe sociale ed età della coppia di eroi. Magari quello di sesso maschile potrebbe essere il "tradizionale" studente liceale, benestante, impegnato quindi a dividersi tra gli impegni scolastici, le relazioni con i compagni di classe e altri aspetti della storia; viceversa quello di sesso femminile potrebbe essere una giovane ventenne, di umili origini, molto determinata, alle prese con i problemi di tutti i giorni, compresi quelli legati a un ambiente di lavoro che la opprime.
Potrebbe perfino essere una ragazza madre, determinata come non mai a garantire a se stessa e al proprio figlio un futuro migliore. Insomma, le possibilità sarebbero tante per sviluppare personaggi primari, secondari, sottotrame e legami davvero interessanti. Da questo punto di vista vorremmo che Atlus riproponesse il sistema Confidant di Persona 5, ma in una versione meglio rifinita e più completa. Per chi non lo sapesse, i Confidant sono i personaggi con cui il protagonista fa amicizia: frequentandoli nel tempo libero possono svelare dettagli inediti sulle loro vite e sbloccare abilità in combattimento o qualche altro genere di bonus utilissimo.
Ebbene, in queste sessioni di gioco ci piacerebbe poter avere a disposizione un set più numeroso e variegato di azioni e risposte da scegliere durante gli incontri con gli altri personaggi, capaci quindi di cambiare la storia e avere ripercussioni sulla trama principale, con tanto di finali multipli. In questo modo l'importanza dei Confidant aumenterebbe ancora di più, spingendo il videogiocatore a pianificare ancora meglio la gestione del tempo libero e dei rapporti sociali nel gioco. Fatti e momenti di vita che ci piacerebbe si svolgessero all'interno di una città non più divisa in scompartimenti, ma più ampia e libera da esplorare. Un luogo dove perdersi letteralmente tra viuzze, negozietti, locali, e chi più ne ha più ne metta, dove interagire con i passanti oppure entrare nei vari bar e ristoranti, dove non ci si ritroverebbe più dinanzi a una schermata fissa e a un menù, se non nei casi di acquisti e attività secondarie minori. Per quanto riguarda infine il sistema di combattimento, secondo noi va bene così com'è, e dunque quello di Persona 6 dovrebbe mantenersi sul solco della tradizione dei giochi di ruolo giapponesi a turni.