Se c'è qualcosa che distingue Dragon Quest da altri storici nomi nel genere dei JRPG è il modo in cui la saga di Square Enix sia rimasta sempre coerente nel corso della sua trentennale storia. Laddove Final Fantasy sperimenta con le ambientazioni e stravolge le meccaniche, con Dragon Quest è possibile tracciare un percorso che parte dal primo capitolo per Famicom e segue tutto il filone principale fino ad arrivare agli episodi più recenti. Nonostante il testimone sia passato dalle mani di diversi team di sviluppo come Chunsoft, Artepiazza e Level-5, Dragon Quest è sempre rimasto familiare, e il merito è in buona parte di tre pilastri che da trent'anni danno il loro contributo creativo al franchise: la scrittura di Yuji Horii, la matita di Akira Toriyama e le musiche di Koichi Sugiyama. Dal design dei personaggi agli accompagnamenti musicali, dallo stile della narrativa alle meccaniche di gioco, tutto è rimasto assai riconoscibile, anche quando la serie ha cominciato a collaudare elementi cooperativi in Dragon Quest IX e preso una deriva multigiocatore con il decimo capitolo, un MMORPG che non ha mai sconfinato il mercato nipponico. Pubblicato lo scorso anno in Giappone e sempre più vicino all'uscita europea (il gioco arriverà in Italia il 4 settembre), Dragon Quest XI: Echi di un'era perduta si lascia tuttavia alle spalle l'inclinazione al multiplayer degli ultimi due episodi, per tornare a proporre un'avventura in solitaria classica, fortemente narrativa e che ruota attorno a personaggi ben caratterizzati. Per scoprire cosa bolle in pentola per l'edizione occidentale di Dragon Quest XI, abbiamo fatto visita agli uffici di Square Enix nel quartiere di Shinjuku, a Tokyo.
ritorno al futuro
Realizzato per il trentesimo anniversario del franchise, Dragon Quest XI vuole essere un capitolo celebrativo pieno di rimandi e omaggi alla sua storia. Dal design del logo, che strizza l'occhio a quello del Dragon Quest originale, alla trama che ricorda il viaggio di Dragon Quest III, passando per effetti sonori e anche piccoli cameo. Per tipologia di gioco, tuttavia, il suo parente più stretto è senza dubbio Dragon Quest VIII, il primo episodio della serie ad arrivare in Europa e quello che ha avvicinato alla saga tanti nuovi appassionati. Soltanto che quest'undicesimo capitolo è infinitamente più ampio dell'avventura nata su PlayStation 2 (e riproposta più di recente su Nintendo 3DS e dispositivi mobile). Pur non diventando un open world liberamente esplorabile, la regione di Heliodor è talmente vasta per gli standard della serie, che fin dall'inizio l'eroe avrà bisogno di una cavalcatura. Per ridurre ulteriormente i tempi di spostamento da un villaggio all'altro, sarà possibile galoppare ad alta velocità, scaraventando per aria tutti i nemici più deboli che avranno la sfortuna di trovarsi lungo la strada. Vederlo in azione è una goduria, soprattutto perché il mondo di Dragon Quest non è mai sembrato così vivo e abitato.
Se nei precedenti capitoli i mostri erano posizionati nello scenario al semplice scopo di ostacolare il giocatore, in Dragon Quest XI le creature sembrano finalmente far parte di quell'ambientazione. Capita di vedere un paio di Satyr che passano il tempo suonando accanto a un ruscello, un Vampistrello che dondola su un albero, un Rigatto che sta dormendo al sole. Oppure è possibile incontrare nemici in sella a dei mostri, disarcionarli in combattimento e rubare la loro cavalcatura. Cavalcare mostri che possono volare o arrampicarsi sulle pareti non è solo divertente, ma permette di raggiungere posti inaccessibili, come un isolotto nel mezzo di un lago o una grotta nascosta lungo una parete rocciosa. Certo, siamo lontani da quanto visto in Monster Hunter: World, ma in nessun altro capitolo principale di Dragon Quest si era vista così tanta coerenza tra il mondo di gioco e le creature che lo abitano.
Anche le città e i villaggi sono più ampi e articolati, espandendosi stavolta anche in verticale. La capitale di Heliodor è una miniera di quest secondarie da risolvere esplorando i suoi vicoletti o arrampicandosi sui tetti delle case grazie alla possibilità di saltare su casse e piattaforme. Proprio le missioni secondarie sono ora più facili da individuare, visto che i personaggi con informazioni importanti o legati a particolari quest vengono indicati con un punto esclamativo sopra la testa (finalmente!). In questo modo non capiterà più, come in Dragon Quest VIII, di perdersi e non sapere dove andare o con chi parlare, sebbene la scrittura del gioco stimoli a dialogare con tutti gli abitanti allo scopo di approfondire la trama e i retroscena di ogni villaggio. Non è l'unica accortezza con cui Dragon Quest XI prova a semplificare la vita di chi gioca: ogni volta che si carica il salvataggio, una schermata rinfresca la memoria sugli ultimi avvenimenti della storia, mentre all'interno del mondo di gioco sono sparsi piccoli falò dove accamparsi. Questi hanno una funzione simile a quella delle chiese che si trovano nelle città, permettendo di salvare la partita e curare il proprio party senza dover necessariamente recarsi al villaggio più vicino.
Le piattaforme
Dragon Quest XI arriverà in Europa in versione PlayStation 4 e PC il 4 settembre, mentre l'edizione per Nintendo 3DS non sarà localizzata e distribuita in occidente. Poiché questo nuovo capitolo è sviluppato utilizzando Unreal Engine, e considerando l'interesse sempre più ampio di Square Enix al mercato PC, l'arrivo su Steam non sorprende poi troppo, mentre l'assenza di localizzazione per la versione 3DS dipenderebbe dal poco appeal che la versione "minore" rischia di avere sul pubblico occidentale. Per poter giocare Dragon Quest XI in mobilità bisognerà quindi attendere la pubblicazione su Switch, che tuttavia non ha ancora una data precisa.
Occidentali's Karma
Seguendo lo stesso iter che Square Enix riservò all'ottavo capitolo, Dragon Quest XI arriverà in occidente in una versione per molti versi migliorata e arricchita rispetto all'originale che debuttò in Giappone lo scorso anno. Non solo il gioco sarà localizzato nei testi e nei menù, ma in Europa e negli Stati Uniti i personaggi verranno anche doppiati in inglese. "Per questioni di tempo, l'edizione originale venne pubblicata senza doppiaggio", ci ha spiegato il producer, Hokuto Okamoto. "I fan giapponesi sono abituati a giocare la serie senza doppiaggio, ma per il pubblico occidentale pensiamo sia molto importante ascoltare le voci dei personaggi per sentirsi immersi nell'avventura". Per questo motivo, le scene d'intermezzo e i dialoghi più importanti saranno doppiati con tanto di sincronia del labiale, nonostante l'eroe protagonista resterà muto come da tradizione, limitandosi giusto a qualche verso e gridolino durante i combattimenti. L'introduzione delle voci non sarà però l'unico cambiamento alla versione occidentale. Alcuni effetti sonori, che nell'originale erano quasi comici o erano ripresi dai primissimi Dragon Quest, verranno sostituiti con alcuni meno caricaturali, nel tentativo di incontrare i gusti e le aspettative di un pubblico che probabilmente non avrebbe colto i riferimenti al passato del franchise.
Ci sono inoltre novità più o meno importanti legate al gameplay del gioco, tra cui spicca la possibilità di correre anche quando si è a piedi, un'aggiunta assente nell'originale e che permetterà di spostarsi più rapidamente quando si è all'interno dei villaggi e dei dungeon. Un po' come in Dragon Quest VIII, sarà poi possibile fermarsi in qualsiasi momento e passare a una telecamera in prima persona, con cui guardarsi attorno o magari scattare delle immagini più dettagliate di ambienti e personaggi. Sebbene sia soprattutto una novità estetica, potrebbe tornare utile anche per la risoluzione di alcune quest in cui bisogna trovare oggetti o animali nascosti nell'ambiente. I menù, nonostante siano ancora troppo affollati e intricati, saranno resi graficamente più gradevoli, abbandonando i blocchi neri degli episodi passati per assomigliare più a delle pergamene.
Infine, per il lancio occidentale di Dragon Quest XI, Square Enix sta rimettendo mano al bilanciamento della difficoltà e alla distribuzione dei punti esperienza. La versione giapponese è caratterizzata da battaglie molto ostiche e dalla necessità (tipica in realtà di diversi episodi della serie) di dedicarsi a sessioni di grinding per potenziare il proprio party, caratteristiche gradite all'utenza nipponica ma che rischierebbero di spazientire il pubblico occidentale. "L'obiettivo non è far diventare Dragon Quest XI un gioco troppo facile", continua Okamoto, "ma vogliamo renderlo accessibile anche a chi vuole godersi la storia principale senza passare ore e ore a potenziare i propri personaggi tra un dungeon e l'altro". Chi preferisce comunque un'esperienza impegnativa potrà selezionare una modalità più difficile, senza contare che si potrà ulteriormente personalizzare il livello di sfida attivando alcuni handicap, come l'impossibilità di acquistare oggetti ai negozi o di guadagnare punti esperienza dai nemici più deboli. L'handicap più curioso è però chiamato Shypox, ed è una modalità che rende i personaggi del gioco più imbarazzati e insicuri, al punto che potrebbero scappare via anziché darvi una quest oppure di tanto in tanto potrebbero decidere di non curarvi e non attaccare in battaglia.
A giudicare dall'accoglienza in Giappone, Dragon Quest XI si preannuncia già come uno dei migliori capitoli nella trentennale serie di Square Enix. Dal cast di personaggi ricco e diversificato a un'ambientazione che appare più vasta e coerente, passando per un'esperienza di gioco smussata da meccaniche obsolete grazie a piccole novità e tante migliorie. Certo, la poca volontà a stravolgere le carte e l'intenzione di proporre un'esperienza così tradizionale potrebbero impedire alla serie di accogliere un nuovo pubblico, ma l'attesa dei fan di vecchio corso potrebbe essere ripagata con uno dei migliori JRPG dell'anno.
CERTEZZE
- In occidente il gioco sarà doppiato
- Tante piccole novità e migliorie rispetto alla versione giapponese
- La versione per Switch è ancora in cantiere...
DUBBI
- ...ma c'è un bel po' da aspettare
- Menù di gioco ancora zeppi e confusi