Che si tratti di mostri giganteschi, di donne-ragno o di manine sornione che spuntano dalla toilette, il folclore giapponese è una vera e propria miniera, una inesauribile fonte di ispirazione per romanzi, film, e sì, anche videogiochi. Fin dagli albori del medium videoludico, miti e leggende del Paese del Sol Levante sono stati capaci di stimolare l'estro e la creatività degli sviluppatori, spesso capaci di reinterpretare in maniera creativa, acuta e perché no, anche ironica gli esponenti di spicco dei racconti popolari nipponici.
Da Super Mario a Ōkami, passando per le serie Pokémon e Yo-kai Watch, parleremo di personaggi, animali, fantasmi che hanno storie molto affascinanti da raccontare. Se a volte la loro comparsa nel mondo videoludico è poco più di una simpatica macchietta, spesso dietro quei pixel si nascondono racconti epici e drammatici, o leggende metropolitane dai risvolti comici. In ogni caso, spesso si rivelano capaci di sorprenderci e di farci comprendere qualcosa in più sulla cultura, l'arte e la storia di uno dei Paesi più incantevoli al mondo.
Vi raccontiamo le storie di mostri, fantasmi ed eroi del Sol Levante nel nostro speciale, concentrandoci su 7 personaggi videoludici ispirati al folclore giapponese.
Jorōgumo – Ōkami
I buoni game designer lo sanno: il primo boss di un videogioco deve essere indimenticabile per imprimersi a fuoco nella mente dei giocatori, spingendoli a proseguire nell'avventura e costruendo un ricordo durevole, di cui vorranno a tutti i costi parlare con i loro amici. L'operazione può dirsi riuscita appieno del caso di Ōkami, forse l'opera più brillante tra quelle prodotte dal compianto Clover Studio. Ispirata ai demoni Jorōgumo, la Spider Queen affrontata da Amaterasu ha un volto vagamente femminile, contornato da lunghi capelli neri; i suoi occhi non sono sul suo viso, ma sull'addome, che deve essere esposto per poter danneggiare il gigantesco mostro.
Jorōgumo è rappresentato come un essere forte e delicato insieme da Toriyama Sekien nel suo Gazu Hyakki Yagyō (traducibile in italiano come "Parata Notturna Illustrata dei Cento Demoni"), bestiario illustrato pubblicato nel 1776, cui faremo riferimento più volte in questo articolo: le immagini di Sekien sono tutt'oggi spesso insuperate per qualità artistica e per la loro fedeltà alle fonti d'ispirazione mitiche e leggendarie sugli Yōkai, i mostri della tradizione popolare nipponica. Nella stampa di Sekien - come nello Jorōgumo di Ōkami - sono riconoscibili i lunghi capelli neri, tesoro delle donne giapponesi dei secoli passati, accostati al dettaglio inquietante delle zampe sottili e pelose tipiche del ragno. Jorōgumo è solo una delle manifestazioni mostruose connesse al femminino nella tradizione nipponica: abbiamo poi Rokurokubi, una splendida donna il cui collo si allunga a dismisura nel corso della notte; Nure Onna, creatura simile a un serpente dalle dimensioni gigantesche con una testa umana femminile; e poi Yuki Onna, femme fatale delle nevi che appare agli uomini rimasti intrappolati nelle tempeste tipiche delle regioni montane del Paese. Tutte donne con cui è meglio non avere a che fare, e che simboleggiano la natura tentatrice spesso riconosciuta da molte culture alla sfera femminile, da sempre in bilico tra l'immagine della santa e quella della seduttrice.
Kapp’n – Animal Crossing
Un musetto da ranocchio, il guscio di una tartaruga, la chierica da monaco: sono questi tre elementi a rendere immediatamente riconoscibile ai fan il marinaio più famoso della serie Animal Crossing. È un personaggio interessante fin dal nome. Chiamato Kappei in giapponese, in inglese è tradotto come Kapp'n, un simpatico gioco di parole tra "kappa" - lo yōkai a cui è ispirato - e "captain", in riferimento alla sua carriera marittima. Il suo nome italiano, Remo, è centratissimo per esprimere il legame tra questo bizzarro mostriciattolo e il mare, ma purtroppo non riesce a mantenere il riferimento al kappa, il mostro del folclore nipponico cui Nintendo fa richiamo, non soltanto a livello estetico, ma anche con continui commenti... sul suo amore per i cetrioli!
In Giappone, le storie legate al kappa, creature profondamente connessa con il fondo acquatico, sono indirizzate verso un unico obiettivo: scoraggiare i bambini dall'avvicinarsi a fiumi e acquitrini, potenzialmente pericolosi per chi vi si avventura impreparato. Ecco, quindi, la creazione della figura del kappa, un essere mostruoso un po' rana, un po' tartaruga e un po' scimmia, affamato di carne e umana e cercatore, in particolare, delle "shirikodama", palline in cui la tradizione giapponese ritiene che abbia sede l'anima umana, estraibili dall'intestino del malcapitato. Il kappa è probabilmente lo yōkai più famoso del folclore del Sol Levante, ed è presente in racconti e opere d'arte da centinaia di anni. Anche la lingua giapponese è stata influenzata da questa figura inquietante e comica al tempo stesso, e non mancano proverbi dedicati al kappa: "kappa no kawanagare" vuol dire che "anche un kappa può annegare" e quindi tutti noi possiamo sbagliare, mentre essere "riku ni agatta kappa", "come un kappa sulla terraferma" indica il sentirsi fuori posto. Pare che i kappa siano molto appassionati di sumo e siano straordinariamente beneducati: l'inchino preliminare all'incontro li porterà a far cadere l'acqua che si trova in cima alla loro testa, stordendoli e permettendo al malcapitato di fuggire. Un altro metodo che sembra essere efficace per liberarsi di un kappa è incidere il proprio nome su un cetriolo e gettarlo al mostro, che mangerà l'ortaggio e si dimenticherà in fretta di noi.
Gashadokuro – Yo-kai Watch
La serie Yo-Kai Watch è una vera e propria miniera d'oro per gli appassionati di folclore nipponico: forse non è un caso se questi videogiochi hanno avuto più successo in Giappone che in Occidente. Comparso con regolarità a partire da Yo-kai Watch 2, prima come nemico, poi come mostro con cui il protagonista può fare amicizia, Gashadokuro è uno scheletro gigantesco che trae godimento nel vedere poveri esseri umani sopraffatti dalla frustrazione quando le sue macchinette gashapon non regalano i risultati sperati. Alto quanto un edificio a più piani, minaccioso e spaventoso, è tratto direttamente da una delle stampe più celebri della tradizione artistica giapponese, a sua volta ispirata a una leggenda ben nota nel Paese del Sol Levante.
Stiamo parlando del trittico "La principessa Takiyasha risveglia uno scheletro mostruoso al palazzo di Sōma", stampa ukiyo-e eseguita intorno al 1844 da Utagawa Kuniyoshi, uno dei maestri più conosciuti dell'arte del mondo fluttuante. Protagonista del trittico non è la principessa Takiyasha, figlia del signore Taira no Masakado, oppositore del governo centrale di Heian-kyō (la moderna Kyoto) nella ribellione soppressa nel 939 d.C., ma lo scheletro fantasma che, secondo la leggenda, la strega invocò per terrorizzare i suoi nemici. Gashadokuro è formato dal rancore di uomini morti di stenti e di fatica, ma anche di morte violenta in battaglia; si tratta dell'espressione del dolore e del rimorso di persone la cui vita è stata portata via troppo presto. La rappresentazione fatta da Kuniyoshi è rimasta iconica, capace com'è di rendere mostruoso l'essere umano stesso, ridotto ai minimi termini e visto nella forma che è comune a tutti noi, con poche differenze: quella scheletrica. Il mostro di Kuniyoshi si differenzia da molti altri yōkai, più estrosi e caratterizzati, per essere una manifestazione semplicemente perfetta della crudeltà dell'uomo sui propri simili.
Womp – Super Mario 64
Pochi videogiochi al mondo possono vantare di avere un impatto sul medium pari a quello generato da Super Mario 64 nel 1996. Nel variegato cast di pestiferi nemici dell'idraulico più famoso del mondo comparivano i Womp, rettangoli di pietra capaci di spostarsi per bloccare la strada a Mario, ma anche di abbattersi sulla sua testa. Apparentemente invincibili, si può però scoprire che hanno un punto debole: una piccola crepa sulla schiena, che risulta esposta quando i Womp si gettano a terra per cercare di acchiappare il nostro Mario. Un salto et voilà, il mostro è eliminato!
Peccato che le cose non siano così semplici con Nurikabe, lo yōkai che ha ispirato Shigeru Miyamoto nella creazione dei Womp. Nessuno ha descritto con precisione un incontro con un Nurikabe come ha fatto Shigeru Mizuki, uno dei più celebri fumettisti giapponesi, e di certo il più tenace: mancino, perse il braccio sinistro durante un attacco aereo degli Alleati mentre serviva per l'esercito giapponese in Papua Nuova Guinea nel corso della Seconda Guerra Mondiale; tornato in patria, imparò da capo a scrivere e disegnare con la mano destra. Mizuki racconta di essersi ritrovato da solo, isolato dai commilitoni, dopo un attacco nemico. Preso dallo sconforto, si addentrò nella giungla per ricongiungersi al resto della truppa, quand'ecco che, all'improvviso, si vide bloccata la strada da un enorme oggetto. Nel buio pesto, assalito dai morsi della fame, intuiva soltanto che quella cosa era coperta da una sostanza viscosa, come catrame; ogni tentativo di spostarla si rivelò inutile. Più il giovane Mizuki si divincolava, più l'oggetto rimaneva lì, inamovibile, a bloccargli il passaggio. Esausto, si gettò a terra, poi tentò nuovamente di avanzare: come per miracolo, stavolta non c'era niente a interrompere i suoi passi. Mizuki conclude il racconto ricordando che, secondo il folclore nipponico, il Nurikabe appare a ostacolare gli esseri umani proprio nei loro momenti di maggiore panico e sconforto, magari in un bosco impenetrabile, mentre si trovano totalmente isolati. I Womp di Super Mario sono certamente meno inquietanti dei Nurikabe tradizionali, potente simbolo di angoscia e smarrimento.
Namahage – Nioh
I due Nioh presentano un'elevatissima densità di yōkai, affrontati come nemici in entrambi i capitoli dell'apprezzata serie firmata da Team Ninja. Tra questi troviamo i Namahage, grossi umanoidi con le spalle ricoperte di paglia. Dotati di inaudita ferocia, visitano le case con in mano un coltellaccio e un'accetta, alla ricerca di contadini pigri e indolenti che non vogliono fare il loro lavoro. Sono muniti di vistose corna, punto debole cui mirare per svuotare il loro Ki e farli crollare a terra, creando una finestra per sferrare il colpo finale.
L'origine del termine Namahage è avvolta nel mistero; quel che è certo è che si tratta di una figura profondamente connessa al mondo rurale e alla vita nei campi. Nella prefettura di Akita, la notte del 15 gennaio uomini e ragazzi indossano maschere spaventose e si aggirano casa per casa, urlando e sbraitando, con indosso impermeabili di paglia (i "kerami") e portando con sé dei grossi coltelli di legno. Si tratta di un travestimento che riproduce le fattezze di Namahage: coloro che assumono l'aspetto del mostro vengono accolti nelle case con il massimo rispetto e con un'offerta di sake e pesce. Namahage è un mostro che invita i contadini a non battere la fiacca, e che - come il kappa - ha una valenza educativa verso i più giovani: "namakemono" è un termine traducibile come "pigrone" e Namahage va proprio a caccia di pigroni. Scovato chi batte la fiacca (riconoscibile grazie alle bollicine che si formano sotto i piedi di chi resta seduto troppo tempo davanti al focolare), Namahage prende il suo coltellaccio e spella vivo il malcapitato, mangiandone poi la pelle. Gnam!
Exeggutor – Pokémon
Non è un mistero che molti Pokémon - specialmente nella prima generazione - sono ispirati a storie e leggende del Sol Levante. Exeggutor è uno di questi, e la sua natura è molto più macabra di quel che si potrebbe pensare guardando i suoi faccioni e ascoltando i suoi versi chiassosi. Le sue teste a forma di noce di cocco non fanno altro che sogghignare, e il mostro è stato dotato da Game Freak, non a caso, di poteri psichici molto accentuati. La sua risata è così forte da spaccare i timpani e, in effetti, fin dalla sua primissima apparizione questo Pokémon è stato caratterizzato da un verso molto rumoroso.
Toriyama Sekien rappresenta nel suo Gazu Hyakki Yagyō uno strano albero: dai suoi rami pendono non soltanto normali foglie, ma anche teste umane. Lo descrive così: "Nelle valli tra i monti, i suoi fiori sono in tutto e per tutto simili a teste umane, ma non dicono una parola e si limitano a ridere, finché cadono come petali". Sta parlando di Jinmenju, letteralmente "albero delle facce umane". In altre versioni della leggenda che lo riguarda, Jinmenju è dotato di teste talmente ridanciane da cadere a terra per le troppe risate. Aveva tratti umani - in particolare la capacità di sanguinare - un grosso albero nella regione di Aomori, chiamato Hotokekatsura: dai suoi rami recisi sgorgava sangue rosso chiaro, tanto da suscitare il sospetto che al suo interno albergasse lo spirito di un uomo. Per placarlo, i tagliaboschi intagliarono nel suo tronco una statua di Buddha. Secondo alcuni, sorgerebbe un esemplare di Jinmenju ovunque si sia verificato uno spargimento di sangue: gli spiriti delle vittime verrebbero convogliati all'interno di questo albero, sorto dal loro dolore.
??? – The Legend of Zelda: Majora’s Mask
Nessun errore nel titolo: ??? si chiama proprio così. Non conosciamo l'identità della manona che, nell'inquietante The Legend of Zelda: Majora's Mask, spunta a mezzanotte dalla toilette del primo piano della taverna collocata nella parte Est di Termina. Parlando con lei, Link scopre che l'essere cerca della carta igienica: peccato che nel mondo distorto dipinto da Nintendo la carta igienica sia introvabile, e il protagonista può soddisfare la richiesta soltanto con alcuni documenti davvero molto importanti (tra cui la lettera di Anju all'amato Kafei). Una volta accontentato, ??? si ritira nella toilette, dichiarandosi "sollevata" e poi ricompensando Link con un frammento di cuore che era sprofondato nel pertugio da cui ??? proviene.
Nel folclore giapponese sono numerosi i mostri collegati al bagno, luogo di intimità che, nella cultura nipponica, deve essere sempre contraddistinto dalla massima pulizia e tranquillità. Ecco allora che il disgustoso yōkai Akaname, dedito a leccare la sporcizia accumulata nella vasca da bagno, ammonisce i padroni di casa sulla necessità di dedicarsi con maggiore costanza alle faccende domestiche. Esattamente come ???, Akaname appare esclusivamente di notte; nel Giappone rurale le vasche erano fatte di legno e collocate in un posto buio della casa, e spesso si riempivano di lumache e rospi, veri e propri "mostri" agli occhi di chi si trovava a incontrarli in maniera ravvicinata in un momento che avrebbe dovuto essere di relax. Shigeru Miyamoto ha confermato che ??? è ispirato alle storie popolari in cui una mano emerge dalla toilette per sculacciare il malcapitato: si tratta di Kurote (letteralmente "mano nera"), altro fastidioso abitante dei bagni nel folclore del Sol Levante. Più recenti sono le leggende metropolitane relative ad Aka Manto ("mantello rosso"), uno spirito maligno che infesta i bagni pubblici e che spaventa i fruitori chiedendo loro se desiderano carta igienica rossa o blu.
La lista potrebbe continuare all'infinito: i mostri giapponesi sono una fonte sempre vivace di ispirazione per il mondo videoludico. Quali sono i vostri preferiti, e perché? Quali sono le loro storie? Vi aspettiamo per discuterne nei commenti!