Versione testata: PlayStation 3
A circa un mese dall'uscita, torniamo a parlare di Just Cause 2 di Avalanche Studios per Namco Bandai Partners, un titolo che partendo da uno scheletro free roaming alla GTA si porta in dote un buon numero di innovazioni, di fatto rendendo la realmente gigantesca isola di Panau, teatro "continente" delle nostre scorribande, un vero e proprio parco giochi alla mercé della nostra fregola distruttiva. Abbiamo gia parlato diffusamente del gioco nel nostro precedente articolo, questa volta complice un codice prossimo alla chiusura del gioco, è stato possibile, oltre a divertirci con i mille modi possibili di utilizzare il rampino (il vero protagonista del titolo) capire come la funziona la progressione delle peripezie di Rico, in che modo la storyline principale si interseca con con tutto quello che si può fare nel "tempo libero" sull'isola di Panau.
Rico e i suoi padroni
Oltre alla spietata dittatura che regge Panau, sull'isola si trovano tre fazioni in lotta, gli indigeni ambientalisti (ma amanti dell'energia nucleare) Ular, i rivoluzionari maoisti Reaper e i Roach, trafficanti di droga in abito buono. Seminando distruzione presso le strutture governative, palazzi, mezzi, carretti della propaganda, ma anche torri radio o di stoccaggio carburante, è possibile limitare la zona d'influenza della dittatura e aumentando di converso quella dei gruppi in lotta i quali vorranno i nostri servigi per aumentare l'estensione del loro territorio mediante semplici missioni classiche del tipo scorta-distruggi-consegna o conquiste di roccaforte, vero e proprio assalto alla base nemica.
Distruggendo "a caso" seminando il caos (ovvero la nostra reputazione), portando a termine le missioni "comandate" se ne sbloccano di ulteriori. Interessante è il fatto che il sistema traccia i nostri progressi mediante l'avanzamento di alcune barre specifiche per le varie parti in causa, del tutto simile a quelle dell'esperienza degli rpg. Tutto quello che si fa sull'isola aumenta il nostro status di missione, corse in macchina, moto, o aereo comprese, in questo modo l'aspetto sandbox ci invoglia a girare per l'isola, anche perchè l'esplorazione viene premiata visto che si trovano sparsi per Panau oltre a oggetti di particolare interesse per le fazioni, anche pezzi di armi, sorta di prerequisito per sbloccare nuove bocche da fuoco o per migliorare quelle possedute o le parti di corazza, che aumentano la nostra salute. Sembra insomma che Avalanche abbia trovato un buon modo per integrare il girovagare per l'isola senza meta, e l'avanzamento della storia principale. Le prime ore di gioco in quest'ottica, e con solo una piccola parte di Panau a disposizione, sono state piuttosto piene di cose da fare, e benchè le missioni siano state non troppo dissimili le una dalle altre, complice anche la grande varietà di approcci disponibili, tutto è sembrato molto divertente e mai troppo uguale a se stesso.
SpiderRico
Se nelle meccaniche di base Just Cause 2 è tutto sommato simile ai molti giochi che ne condividono l'impianto free roaming, è nell'uso del rampino e nella verticalità degli spazi che Avalanche fa fare un salto di qualità notevole al suo prodotto. Sin dall'inizio il gioco ci spinge ad utilizzare il rampino, non solo come mezzo per raggiungere luoghi posti in alto alla maniera dell'Uomo Ragno, ma anche come arma di offesa vera e propria, scagliando i nemici in terra ( o in aria nel caso di torrette di guardia) o per strapparli da postazioni fisse evitando di avvicinarci troppo. Dall'uso creativo di questo gadget, combinato all'estensiva fisica del gioco ne viene fuori un mix di grande effetto e che funziona alla grande, alla luce di un level design fatto apposta per farci sbizzarrire, nonostante una intelligenza artificiale dei nemici poco più che basilare e di fasi shooter decisamente poco coinvolgenti, che non beneficiano poi di un metodo di controllo azzeccatissimo.
Poco immediato è il premere lo stick destro per passare alla visuale di fuoco, che di fatto impalla lo schermo e imbambola Rico con il braccio teso in avanti, alla stessa maniera la pressione continua dello stick sinistro serve per farci abbassare, cosa questa poco comoda nei momenti più concitati. Possiamo non solo far crollare barili o statue sulla testa dei soldati nemici, ma anche ingegnarci nella distruzione come se ci trovassimo di fronte a piccoli puzzle ambientali. In alcuni frangenti collegando due oggetti col rampino si ottengono effetti quasi esilaranti nel modo in cui sfidano la legge di gravità e la logica. Bello il modo in cui dopo esserci issati sul tetto di una vettura che ci inseguiva si è fatto in modo di legare un'altra macchina all'elicottero che ci ronzava in testa, a quel punto, senza vetture dietro e con l'elicottero rallentato dal peso supplementare la fuga è stata decisamente più facile. Più in generale il rampino è il modo migliore per trarci d'impaccio in ogni situazione caotica. Durante una missione in cui ci è stato richiesto di far saltare un deposito di carburante sotterraneo, per fuggire bisognava fare i conti con una specie di Apache che ci bersagliava dall'alto dato l'elevato livello di allerta scatenato dalle nostre azioni. Muovendoci rapidamente grazie al rampino da una parte all'altra della base abbiamo fatto saltare in aria le due postazioni Sam, a questo punto ci siamo agganciati all'elicottero e fatto precipitare il pilota dopo un piccolo quick time event. Con i missili e le minigun a disposizione, e grazie alla superiorità aerea acquisita abbiamo finito di devastare la base, conquistando numerosi punti Caos e ampliando ovviamente la zona d'influenza del nostro datore di lavoro.
Unico limite il cielo
Più in generale tutto ciò che vediamo nello sterminato orizzonte visivo è raggiungibile mediante la combinazione rampino e paracadute, e quando a bordo di un aereo si avvista, magari abbarbicata sulla cime di una vetta innevata, una base governativa o un semplice insediamento civile basta lanciarsi nel vuoto e raggiungere planando placidamente il punto d'atterraggio. Cosa questa molto utile quando per entrare in una base nemica si cerca un approccio più stealth rispetto alla carica frontale, basta in questo caso manovrare il paracadute e agganciare con il rampino un punto tatticamente vantaggioso lontano dalla vista dei nemici. Tutta questa varietà di gameplay si traduce a livello tecnico in una buona resa visiva che alterna gioco forza luci e ombre. Quello che più colpisce è la vastità, tutta a portata di mano, dell'isola, il panorama che si gode nei punti più alti lascia di sicuro senza fiato, tra giungla, città, ghiacciai, mari e deserti.
Ovviamente tutto ciò fa scendere a compromessi in termini di dettaglio, ma più in generale ci troviamo di fronte ad un impianto tecnico discreto, più che apprezzabile anche grazie a dei notevoli effetti speciali che si innescano durante le coreografiche esplosioni e alla ricchezza di "arredo" delle ambientazioni, mai scarne e vuote. In definitiva questa corposa prova di Just Cause 2 ci lascia buone sensazioni in attesa dell'uscita del gioco. E' ovviamente impossibile dare un giudizio sul bilanciamento e quindi sulla tenuta nel lungo periodo tra missioni principali e missioni secondarie, ma per quanto giocato, grazie alla varietà di approcci garantita dal rampino, sembra che che noia e monotonia possano non far parte del vocabolario del gioco. Alcune perplessità restano, soprattutto a livello di meccaniche shooter e di intelligenza artificiale, per ora però l'agente funambolo Rico ha buone possibilità per elevarsi al di sopra della concorrenza. Sfruttando ovviamente il suo rampino.
CERTEZZE
- L'isola è sterminata
- Il rampino ci fa fare cose incredibili
- Buona fisica appllcata al mondo
- Moltissimi mezzi a disposizione
DUBBI
- Intelligenza artificiale da rivedere
- Fasi shooter poco entusiasmasti
- Alcuni controlli sembrano poco comodi