In seguito alla conclusione dell'E3 2011, nei forum di un po' tutto il mondo si è dibattuto su un argomento piuttosto spinoso che ha visto scontrarsi una moltitudine di opinioni. Uno dei generi più amati, almeno fino a qualche anno fa, sembra essere letteralmente in via di estinzione. Pensate alla diffusione dei JRPG tra il 1995 e il 2005: in dieci anni abbiamo visto una vera e propria proliferazione di giochi di ruolo giapponesi, molti dei quali sono stati tradotti quantomeno in inglese, alcuni perfino in italiano, e distribuiti a livello internazionale.
Le generazioni di PlayStation e PlayStation 2 sono state indubbiamente quelle più prolifiche e i JRPG hanno conosciuto in quella vera e propria epoca d'oro una diffusione senza precedenti. Poi, tutto d'un tratto, il JRPG ha cominciato una fase di lento e inesorabile declino, sparendo lentamente dal palcoscenico per lasciare posto a altri generi attualmente più inflazionati. Se una volta i JRPG inondavano le ludoteche di ogni console in quantità industriale, adesso si contano sulle dita di una mano. A parte qualche franchise immortale, molti altri sembrano essere stati dimenticati dalle software house alle quali hanno regalato anni di successi, finendo nel dimenticatoio. Ma i fan non hanno scordato le ore trascorse a combattere nemici, aumentare di livello e scoprire zone segrete tra i colpi di scena di trame al limite dell'incredibile. Quindi, cos'è successo al JRPG?
Un po' di storia
JRPG, ovvero Japanese Role Playing Game. A scanso di equivoci, non si tratta semplicemente di un gioco di ruolo prodotto in Giappone o in lingua giapponese ma di un genere caratterizzato da precisi tratti distintivi che, solo in parte, possono essere considerati "orientali". Il primo JRPG in assoluto è indubbiamente Dragon Quest che nel 1985 propose quel mix di caratteristiche che sarebbe poi diventato paradigmatico negli anni a seguire.
Yuji Horii e i suoi sviluppatori di Chunsoft combinarono la visuale in prima persona dell'occidentale Wizardry, l'esplorazione con visuale dall'alto di Ultima e il modello narrativo di una visual novel prodotta da Horii stesso nel 1983, Portopia Serial Murder Case, per realizzare un nuovo tipo di RPG che potesse interessare un pubblico molto più ampio rispetto ai complicati RPG occidentali basati sul modello di Dungeons & Dragons. Inoltre, Dragon Quest doveva proporre una trama più emozionante con personaggi ben caratterizzati che potesse fare colpo sopratutto sui teenager: Horii si ispirò ai fumetti e ai cartoni animati giapponesi, scegliendo come character designer un artista che in quegli anni godeva di un successo clamoroso in Giappone, Akira Toriyama, autore dell'arcinoto Dragon Ball, e un compositore, Koichi Sugiyama, che negli anni 80 faceva scalpore per la sua versatilità. Il dado era tratto e in sostanza Dragon Quest fu l'apripista di un genere che divenne immediatamente popolarissimo in Giappone, attirando l'interesse di molteplici sviluppatori che nel giro di un paio di anni proposero la loro idea di RPG "alla giapponese" modificando gli elementi fondamentali di Dragon Quest senza alterarne in modo significativo la struttura. Da allora, l'evoluzione di questo genere è sempre stata lenta ma graduale in una reciproca e continua contaminazione. Nel 1987 in un certo senso si svolse la principale crescita dei JRPG: Dragon Quest II introduceva il concetto di "party", Digital Devil Saga: Megami Tensei di Atlus provava a sostituire l'ambientazione fantasy con quella contemporanea, Phantasy Star di SEGA proponeva una trama solida e innovativa ambientata in un contesto fantascientifico, Final Fantasy di Squaresoft concepiva i combattimenti visualizzati lateralmente e la possibilità di personalizzare i personaggi, elaborando per la prima volta il concetto di cambio di classe che sarebbe diventato cruciale negli anni a venire. Ogni nuovo franchise sembrava dunque ereditare, nel giro di pochi mesi, le caratteristiche dei giochi che l'avevano preceduto, aggiungendo al minestrone qualcosa di proprio.
Sì andò avanti così fino ai primi anni 90, con la nascita di vari sub-generi e lo sdoganamento del Japanese RPG che fece proseliti in occidente proponendo un punto di vista tutto nuovo: mentre negli RPG per computer i personaggi erano privi di personalità e meri alter-ego del giocatore, nei RPG giapponesi per console l'enfasi veniva riposta tutta su personaggi caratterizzati profondamente e intricati rapporti di amore, odio e amicizia. Il successo del genere fu tale che il gioco di ruolo per console, ormai sinonimo di JRPG, oscurò per anni la sua versione per home computer. Nonostante la crescente complessità narrativa e strutturale del genere, il passo evolutivo successivo si verificò verso la fine degli anni 90 con le console di quinta generazione, la grafica tridimensionale e, sopratutto, i supporti ottici. Le possibilità di stoccaggio dati dei CD offrirono alle software house nuovi modi di concepire i giochi e Squaresoft ne approfittò abbondantemente per realizzare uno dei giochi più influenti di tutti i tempi, Final Fantasy VII: le innovazioni proposte, dalla telecamera mobile durante i combattimenti alla mappa completamente 3D, per non parlare dei filmati in cg che offrivano un modo tutto nuovo di esaltare la narrazione in giochi fondamentalmente story-driven, furono illuminanti e decisive nell'evoluzione del genere.
L'età d'oro dei JRPG fu senza dubbio quella, quando proliferarono dozzine e dozzine di JRPG che avevano tutti qualcosa da dire, dalle trame filosofiche e rivoluzionarie (Xenogears) al collezionamento di mostri come membri del party (Pokémon), dall'innesto di simulatori d'appuntamento nella struttura del gioco (Sakura Wars) alla contaminazione di elementi strategici (Fire Emblem), dall'abbandono del sistema di combattimento a turni (Tales of) ai finali multipli (Chrono Trigger). Ripensandoci adesso, quelli erano veramente altri tempi, in cui ogni cartuccia, ogni CD proponeva un qualcosa di nuovo, un imprevedibile filmato spaccamascella o un colpo di scena, di gameplay o trama, che incollava alla sedia per un altro combattimento casuale ancora.
La situazione attuale
Il vero e proprio boom artistico dei JRPG si verificò con le console di sesta generazione e PlayStation 2 fu indubbiamente la principale protagonista di questo trend. Il franchise di Squaresoft, che in un certo senso aveva consacrato il successo di PlayStation con Final Fantasy VII spingendone in maniera determinante le vendite a livello mondiale, si era accoccolato in casa Sony dopo aver abbandonato Nintendo e SNES, e lì ci rimase per altri quattro episodi. Qualche sporadico JRPG fece capolino anche su Dreamcast e Gamecube (tra cui Skies of Arcadia e Baten Kaitos) ma fu sopratutto la console Sony a dominare il mercato dei JRPG con i sequel di franchise nati principalmente durante le due generazioni precedenti. Grazie alla diffusione del sistema a livello internazionale, la maggior parte di questi JRPG venne tradotta in lingua inglese e talvolta anche in italiano, ma numerosi prodotti restavano confinati in Giappone, specialmente quelli realizzati da software house minori che non potevano permettersi il rischio economico di una localizzazione.
Perché nel magico mondo fatato dei JRPG, quando il gioco si fece duro e si cominciò a parlare di full motion video, grafica 3D, colonne sonore orchestrali e sceneggiature cinematografiche, ci misero lo zampino i soldi. Per farla breve, il genere divenne sempre più costoso. Nel 1995 potevi mettere insieme quattro pixel e inventarti uno sfarzoso castello, ma nel 2000 le aspettative erano leggermente più alte e se non sceglievi le ambientazioni full-3D dovevi magari proporre qualcosa di prerenderizzato e, oh, non scordiamoci i personaggi poligonali che il pubblico sennò ci restava male perché il 2D era passato di moda. Numerosi JRPG di valore ebbero scarso successo per via di una grafica modesta e alcune società decisero di neanche provare la via della localizzazione quando le loro ottime produzioni rischiavano di non incontrare il gusto di un pubblico sempre più raffinato ed esigente. Con il passare degli anni il problema si è accentuato man mano che le software house conducevano una guerra a colpi di spettacolarità e nomi importanti, attirando l'attenzione con colossali campagne di marketing, mentre le idee migliori e i prodotti più interessanti restavano confinati magari alla generazione di console precedente, in un buio angolino visitato soltanto da una nicchia di fan. La dimostrazione più clamorosa è quella degli ultimi anni di PlayStation 2, caratterizzati da splendidi JRPG (Persona 3 e Persona 4, Tales of the Abyss, XenoSaga, Suikoden V, Dragon Quest VIII, eccetera). E mentre la console dei JRPG per eccellenza si spegneva, cosa proponevano le console "next-gen"? Niente. Qualche anno dopo i primi JRPG fecero capolino con una spettacolare grafica che nascondeva la pochezza dei contenuti. O meglio, di novità.
Nel precedente paragrafo abbiamo infatti sottolineato l'importanza del boom del genere, il quale determinò un'influenza costante da un franchise all'altro. Sulle console di nuova generazione si sta invece verificando l'opposto: i pochi JRPG sembrano infatti ignorarsi a vicenda e le software house appaiono confuse e incerte. Risaltano qui e lì i JRPG dall'impostazione più classica e la realizzazione meno incisiva, col risultato che non vendono abbastanza. Esempio lampante, Tales of Vesperia, Xbox 360, JRPG strepitoso che ha venduto talmente poco che Namco Bandai, già famosa per le sue demenziali scelte di marketing, non ha portato in occidente l'ottima conversione per PlayStation 3. Final Fantasy XIII, attesissimo primo capitolo next-gen di un franchise che è diventato sinonimo di JRPG, è arrivato nei negozi con un approccio del tutto nuovo che ha scontentato molti, sopratutto i fan della serie che desideravano ardentemente un nuovo Final Fantasy e non una specie di film interattivo diviso in corridoi. Mentre la situazione dei JRPG per console casalinga diventa sempre più imbarazzante, il genere sembra invece trovarsi a suo agio su console portatile.
Non le abbiamo menzionate finora ma, in effetti, già con il Game Boy Advance abbiamo avuto il piacere di giocare numerosissimi giochi di ruolo giapponesi di altissima qualità, ancorati per forza di cose a una generazione tecnologica vetusta. Con le innovazioni apportate al gameplay dal Nintendo DS (doppio schermo e touch-screen) c'è stata una vera escalation qualitativa e ricordiamo con piacere alcuni dei migliori JRPG degli ultimi anni, tra i quali spiccano senza dubbio The World Ends With You e Dragon Quest IX di Square Enix e Radiant Historia di Atlus. Per il resto, però, su console portatile il trend è quello dei porting e dei remake, ottimi senza dubbio e spesso di giochi che hanno fatto la storia (Final Fantasy IV, Lunar) ma pur sempre porting. Insomma, cos'ha che non va il mercato dei JRPG? In generale, il problema è il pubblico, o meglio, il nuovo target delle software house. Abbiamo detto che i costi sono aumentati e con essi anche i tempi di lavorazione, in certi casi a dir poco pachidermici: le società non possono rischiare di investire talmente tanto tempo e denaro su giochi che potrebbero non incontrare le aspettative dei giocatori. Ma cosa cercano i giocatori, oggigiorno? FPS? Action-game in terza persona? Picchiaduro?
Giochi casual in cui bisogna ballare o tagliare carote virtuali? Sembrano questi i generi che attirano di più l'attenzione. Poi, la longevità. Un JRPG, non c'è niente da fare, deve durare, e durare parecchio. E' più facile realizzare un prodotto di una dozzina di ore, immetterlo sul mercato e passare al prossimo. E i giocatori di adesso tendono a preferire esperienze più o meno fugaci, magari caratterizzate da extra e rigiocabilità. Voi oggigiorno lo rigiochereste da capo un JRPG di 70 ore? Siamo seri. Infine, la beneamata modalità multigiocatore. Al giorno d'oggi, se non sei un gioco con il multiplayer, non fai tendenza. Le console di nuova generazione supportano tutte il collegamento a Internet, le liste di amici, e giocare con gli amici è indubbiamente più divertente che giocare da soli, ma cosa ci fai in un JRPG story-driven con gli amici? Dragon Quest IX per Nintendo DS ha fatto qualche esperimento ma, onestamente, perfino i giapponesi che con il Nintendo DS sono in simbiosi nei treni e nei bar la modalità multigiocatore di Dragon Quest IX se la sono filata poco. Il JRPG non è sicuramente un genere adatto a un approccio multigiocatore e questo lo taglia fuori da una consistente fetta di mercato per ragioni di marketing. Dunque... ricapitoliamo. Costi, contenuti, approccio, multiplayer: sono questi gli elementi che sembrano rendere il JRPG un pesce fuor d'acqua nel mercato del nuovo decennio. E la struttura del genere JRPG è talmente paradigmatica che cambiando qualcosa di troppo si rischia di sforare e allontanarsi dal sentiero tracciato per tutti questi anni, come è accaduto proprio con Final Fantasy XIII. Facciamoci una domanda però: sono i producer ad aver perso di vista il genere o siamo noi, i giocatori del 2000, a essere profondamente cambiati?
Che fine ha fatto...
Ecco una breve disamina della situazione di alcuni tra i franchise più famosi nell'ambiente JRPG che ultimamente godono di un futuro quantomeno incerto.
Arc the Lad: il secondo episodio (PlayStation) è considerato uno dei migliori JRPG di sempre ma, dopo l'insoddisfacente performance per PlayStation 2, Sony sembra aver dimenticato quella che un tempo era il suo franchise JRPG di punta. Forse trasformarlo in una specie di picchiaduro online non fu una grande idea, eh?
Breath of Fire: un tempo era una saga imprescindibile che ha toccato vette di eccellenza con il secondo e il terzo episodio, diventando poi una specie di tremendo dungeon-crawler in terza persona con il quinto episodio per PlayStation 2. Nel 2008 Keiji Inafune di Capcom ha dichiarato la serie ufficialmente sospesa. E tante grazie.
Chrono Trigger: ma davvero sperate ancora in un nuovo episodio? Tutto lo staff originale vorrebbe tornare sul franchise (a parte Yuji Horii, per la verità) ma non ci sono progetti da parte di Square Enix e nel 2003 è scaduto anche il trademark Chrono Break, originariamente registrato nel 2001, che aveva alimentato tante speranze. Fatevene una ragione.
Dragon Quest: la serie è tornata in auge grazie ai remake per Nintendo DS e Dragon Quest IX è un piccolo capolavoro che ha meritato un ottimo successo internazionale. Dragon Quest X è in fase di sviluppo da qualche anno ma il futuro del franchise sicuramente non sarà più Nintendo Wii e tutti gli indizi sembrano puntare a Nintendo 3DS o addirittura PS Vita. Ne sapremo di più al Tokyo Game Show.
Final Fantasy: praticamente il JRPG commerciale per eccellenza, il franchise di Square Enix è immortale. Tuttavia negli ultimi anni ha perso decisamente il suo smalto: il XIV giocabile online è tipo uno dei giochi più imbarazzanti di sempre e il XIII ha sollevato enormi polemiche (a noi è piaciuto, eh, ma di Final Fantasy ha ben poco). Adesso non si capisce più niente tra Versus, Type-0, Crystal Chronicles, Tactics... Square Enix sembra sempre più confusa.
Grandia: un tempo amatissima sopratutto grazie a un indimenticabile primo episodio e un ottimo sequel per Dreamcast e PlayStation 2, la serie ha perso tutta la sua dignità diventando una specie di MMORPG free-to-play a cui non gioca più nessuno neanche in Giappone. Le possibilità di vedere un sequel sono decisamente inesistenti.
Kingdom Hearts: non è esattamente considerabile un JRPG ma siamo sicuri che molti si arrabbierebbero a non vederlo in lista. Beh, Kingdom Hearts gode di ottima salute finché Tetsuya Nomura avrà la forza di portare avanti una trama sempre più convulsa e sempre meno legata all'universo Disney. Il prossimo capitolo, Dream Drop Distance per Nintendo 3DS, dovrebbe essere presentato al Tokyo Game Show e pare che il team sia già a lavoro su Kingdom Hearts 3.
The Legend of Dragoon: è un po' eccessivo chiamarlo franchise visto che uscì soltanto un singolo, originalissimo episodio per PlayStation, ma da allora i fan hanno richiesto a gran voce un seguito arrivando a creare vere e proprie petizioni per un remake, un seguito o un prequel. La risposta di Sony è stata più o meno evasiva. Insomma, non si farà.
Lunar: accontentatevi dell'ottimo remake per PSP perché probabilmente non vedrete altri Lunar per molto tempo, forse nemmeno il remake di Lunar 2: Eternal Blue. Nel 1998 il presidente di Working Designs, Victor Ireland, disse che Lunar 3 era in fase di sviluppo. Voi l'avete visto? Noi no, in compenso abbiamo visto Lunar Legend per Nintendo DS, purtroppo. Forse è meglio così: almeno ci resterà un ricordo incontaminato di una delle saghe più belle di sempre.
Persona: è una delle saghe più originali in assoluto e il terzo e quarto episodio per PlayStation 2 hanno fatto a dir poco faville. I primi due episodi sono stati riproposti recentemente su PSP e un nuovo episodio è stato realizzato per Nintendo DS. Nel 2009 si vociferò che Atlus era a lavoro su Persona 5 per PlayStation 3 ma i rumor più recenti indicano che il progetto sia stato spostato su console portatile. Ci sono buone speranze, insomma.
Phantasy Star: la serie di SEGA continua a sopravvivere in forma di action-RPG online un po' dungeon crawler e nonostante il rivoluzionario successo riscontrato ai tempi del Dreamcast è quasi certo che la serie ufficiale di JRPG classici si è conclusa con il leggendario e imprescindibile Phantasy Star IV, Megadrive.
SaGa: è uno dei franchise più bizzarri di Square Enix, ma anche uno dei più contraddittori. Unlimited SaGa per PlayStation 2 è considerato uno dei peggiori JRPG per la console Sony e forse è un bene che non siano previste altre iterazioni di una serie che neanche Square ha mai saputo gestire a dovere.
Seiken Densetsu: ovvero Secret of Mana, Legend of Mana e qualunque altro gioco Square Enix finisca con Mana. Dopo un mediocre action-adventure per PlayStation 2, Square Enix l'ha dirottata su Nintendo DS (in versione strategica, sigh) e da allora non si è saputo più niente. E' rimasta nel cuore dei fan e ogni tanto ci fanno credere che qualcosa bolla in pentola, ma Final Fantasy ha sempre la priorità.
Shadow Hearts: la serie iniziata con Koudelka su PlayStation è stata abbandonata, nonostante le ottime idee di base e l'ambientazione originalissima, con il terzo capitolo ufficiale proposto su PlayStation 2 col sottotitolo From the New World. Ragioni ignote: peccato, era una gran bella serie dalle peculiari atmosfere lovecraftiane.
Star Ocean: dopo l'acquisizione di Enix da parte di Squaresoft il JRPG fantascientifico per eccellenza si è fatto vivo con un episodio per PlayStation 2, uno per PlayStation 3 e Xbox 360 e un paio di remake/porting per PSP. Purtroppo nessuno di questi titoli è stato accolto con grande entusiasmo per via di vari problemi e Star Ocean: The Last Hope sembra proprio la conclusione del franchise: non è previsto infatti alcun nuovo episodio, ora come ora.
Suikoden: ah, qui si mette il dito nella piaga. E' uno dei franchise più amati in assoluto, con un episodio, il secondo, assolutamente indimenticabile e quasi tutti ottimi giochi. Dopo il reboot proposto su Nintendo DS (Suikoden Tierkreis) non se n'è saputo più niente e abbiamo sperato per anni in un sesto capitolo next-gen. Qualche giorno fa, la magra notizia: il team di Suikoden è stato chiuso e il personale, compreso il direttore, assegnato a nuovi progetti. E tanti saluti.
Tales of: amatissimo franchise in Giappone, dove gode da sempre di un ottimo successo, e amatissimo anche in occidente, dove da decenni i fan si strappano i capelli perché Namco è talmente idiota da localizzarne uno sì e tre no, Tales sembra godere di una nuova giovinezza visto che Tales of Graces F (PlayStation 3) arriverà in occidente e Tales of the Abyss 3D (Nintendo 3DS) è previsto per l'autunno anche in Europa. La localizzazione di Tales of Vesperia per PlayStation 3 resta tuttora un mistero (del resto è soltanto uno dei migliori esponenti del genere, perché disturbarsi) e se volete Tales of Xillia quantomeno in inglese dovrete dimostrare tutto il vostro affetto, dice Namco Bandai. Qualunque cosa significhi.
Valkyrie Profile: diciamocelo, Square Enix ci ha provato a portare avanti questo franchise, ma non si è davvero impegnata. L'ultimo installment, Covenant of the Plume (Nintendo DS), ha riscosso un discreto successo ma forse non abbastanza da condurre alla decisione di sviluppare un nuovo episodio. Tuttora non ci sono altri progetti.
Wild ARMs: tra alti e bassi, la serie western di Sony si è conquistata uno zoccolo duro di fan che ancora oggi attende un annuncio ufficiale per il capitolo versione PlayStation 3 che sarebbe dovuto essere annunciato durante il Tokyo Game Show del 2009. Considerando le performance degli ultimi episodi, suggeriamo di non trattenere il respiro.
Xeno: non parliamo di Xenoblade, in uscita a settembre per Wii, ma della serie che ha consacrato Monolith Soft e ha rivoluzionato il concetto di "trama" da JRPG con i suoi elementi filosofici e spirituali e un intreccio che ha portato i giocatori a chiedersi che tipo di erba fuma Tetsuya Takahashi. Xenogears si chiudeva su PlayStation con "Episode V - End" e nessuno ha mai visto i primi quattro, poi il reboot per PlayStation 2, Xenosaga, doveva essere un'esalogia ed è passato a trilogia. E' ufficiale che non si farà più niente con l'universo di Xenogears o Xenosaga, ma fortunatamente Takahashi e il suo team restano dietro l'angolo a offrirci storie di alta qualità, almeno una volta ogni dieci anni.