Come saprete, nel corso della Gamescom di Colonia si è svolto il primo torneo ufficiale di Dota 2 organizzato da Valve, con un montepremi pari a ben un milione di dollari. È stata altresì la prima occasione per tanti appassionati di vedere l'atteso sequel in azione, pur senza poterlo provare: quello è stato un privilegio riservato ai campioni che si sono affrontati a suon di magie e fendenti per determinare il migliore fra loro.
Chi non conosce Dota potrebbe, giustamente, chiedersi il motivo di tanto entusiasmo. In realtà la mod creata nel 2003 dal game designer Steve Feak gode tuttora di un enorme seguito, milioni di persone che nel corso degli anni hanno imparato ad apprezzarne le mille sfaccettature, anche e soprattutto grazie alle modifiche apportate da IceFrog, lo pseudonimo dietro cui si cela lo sviluppatore che dal 2005 ha preso in mano il progetto; e che di recente ha accettato di collaborare con Gabe Newell e soci per la realizzazione di un episodio ufficiale, che potrà godere dell'infrastruttura offerta da Steam per la gestione delle partite online, nonché di tante nuove feature che verranno svelate da qui all'uscita. Dota, acronimo di "Defense of the Ancients", è di fatto una mod di Warcraft III: Reign of Chaos, realizzata utilizzando il World Editor del titolo Blizzard e la mappa "Aeon of Strife" di Starcraft. Il gameplay del gioco, però, differisce dalla formula RTS classica e tende maggiormente verso l'azione. Nessuna fase di costruzione e nessun esercito, piccolo o grande che sia, da lanciare contro i propri avversari: un solo personaggio controllato, con un sistema di potenziamento in stile RPG, in un contesto PvP pieno di variabili relative al bilanciamento, in cui ogni squadra deve agire con la massima coordinazione, dalla scelta dei guerrieri che si affronteranno sul campo all'azione vera e propria.
La miglior difesa è l'attacco
L'obiettivo di ogni team è quello di distruggere gli "Ancient" della squadra avversaria, ovvero una serie di strutture che si trovano nei due punti di respawn, uno posto in basso a sinistra e l'altro in alto a destra della mappa. I combattimenti iniziano a svolgersi dunque a metà strada, in una lotta per la conquista del territorio che non esclude alcun tipo di tattica o approccio, e che può essere vinta soltanto grazie all'organizzazione e all'esperienza.
Quest'ultima rappresenta un fattore ben noto per chi ha provato a cimentarsi con Dota e si è dovuto arrendere all'evidenza di un bilanciamento che purtroppo fornisce ben poche possibilità agli esordienti, che si ritrovano a fare da "carne da cannone", alla mercé di giocatori più smaliziati. Un'esperienza che, a quanto pare, Robin Walker (capo del team responsabile di Team Fortress 2), Adrian Finol (Half-Life 2) e il project manager Erik Johnson hanno sperimentato sulla propria pelle, come rivelato da Gabe Newell durante la Gamescom. I ragazzi di Valve si sono interessati al progetto di Dota 2 in primo luogo perché sono fan del gioco, insomma: un motivo che va al di là delle previsioni di successo del prodotto, cosa quantomai rara di questi tempi. Hanno dunque avvicinato IceFrog per proporgli la loro idea: l'operazione si è svolta in modo molto graduale, con il gioco che è stato portato sul motore Source per capire innanzitutto se potesse funzionare senza problemi. Terminate queste prove "pratiche" con esito positivo, si è quindi proceduto allo sviluppo di personaggi, mappe e modalità, fissando la data di uscita al 2012 per poter lavorare con tranquillità ai numerosi aspetti che andranno a caratterizzare questo secondo episodio, e che verranno minuziosamente testati da IceFrog e dai suoi collaboratori storici. Un primo assaggio di ciò che vedremo il prossimo anno è stato appunto mostrato sui maxischermi del torneo tenutosi a Colonia, con tantissime persone che non vedevano l'ora di poter provare il sequel di Defense of the Ancients.
Cosa cambierà?
Con Dota 2, Valve ha intenzione di riproporre il gameplay di Defense of the Ancients in modo piuttosto fedele, rendendo però l'esperienza più immediata e meno frustrante per chi si avvicina per la prima volta al genere degli action RTS.
Secondo Newell, questo obiettivo può essere raggiunto in primo luogo grazie a un sistema di matchmaking che sia in grado di bilanciare al meglio le partite, mettendo dunque a confronto giocatori con abilità simili anziché creare situazioni in cui i novellini vengono puntualmente massacrati da team di esperti; in secondo luogo tramite l'inserimento di un corposo tutorial, che non fornisca solo le regole di base ma che bensì ci accompagni nella comprensione delle meccaniche di gioco, delle strategie e quant'altro. Verrà inoltre introdotta la possibilità, per chi vorrà farlo, di fornire suggerimenti ai neofiti perché comprendano quali siano le azioni da effettuare in determinate situazioni. Provvedimenti sensati ma soprattutto necessari, questi, visto che fin dall'uscita di Dota 2 ci sarà una base di utenza che si è fatta le ossa con il primo episodio e che dunque partirà inevitabilmente avvantaggiata rispetto a chi, invece, scoprirà il fascino di questo titolo per la prima volta. E a proposito di fascino, quanto mostrato nel corso della Gamescom ha generato sentimenti contrastanti fra gli appassionati: se da un lato il gioco ha in tutto e per tutto l'aspetto di una produzione Blizzard, dall'altro si sente appunto la mancanza dello stile Valve, che dovrà per forza di cose emergere per dare un chiaro segnale che qualcosa è cambiato, e che il franchise avrà fondamenta forti su cui basare il proprio futuro, abbandonando la propria connotazione "underground" in favore di un approccio che punta alle masse pur senza rinunciare allo spessore e ai risvolti hardcore dell'esperienza.
CERTEZZE
- Gameplay fondamentalmente invariato
- Matchmaking ben bilanciato
- Curva d'apprendimento meno ripida...
DUBBI
- ...ma si tratta di elementi da verificare
- Comparto tecnico molto "tradizionale", per il momento