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Armed and Dangerous

Dopo aver debuttato con Giants: Citizen Kabuto, i Planet Moon Studio cercano nuovamente di imporsi con Armed and Dangerous, puntando sullo stile e sulla comicità. Noi di Multiplayer.it vi sveliamo le prime impressioni su questo promettente titolo.

ANTEPRIMA di Andrea Rubbini   —   12/01/2004
Armed & Dangerous
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Meglio soli che male accompagnati

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Sparagli un colpo Roman, poi sparagli ancora

Dopo un po’ di timidezza iniziale ci rendiamo conto che Armed and Dangerous è semplice sia nei controlli sia nel sistema di gioco. Si tratta di uno sparatutto in terza persona piuttosto classico, dove la prima (e unica) preoccupazione è quella di spazzare via ogni fuscello d’erba sospetto, fino a che non rimarrete solo voi sullo schermo. Il primo dubbio sorge osservando il comportamento da microcefalo dei nostri baldi compagni: entrambi rispondono ai due comandi “Defend Area” e “Defend Me” nello stesso modo, ovvero con noncurante eroismo, finendo per farsi uccidere puntualmente. Ad ogni modo i loro esilaranti commenti valgono il prezzo di dover completare da soli le sezioni di gioco, un compito che si dimostra immediatamente impegnativo. Se da un lato infatti salvare dei prigionieri o recuperare informazioni non costituisce un grosso diversivo all’azione principale, Armed and Dangerous si rivela dannatamente divertente proprio per la sua difficoltà. Il segreto risiede nella componente strategica indispensabile per rimanere vivi mentre attorno a voi si sviluppa un vero inferno, con orde di nemici, navi volanti e torrette che vi costringeranno a pianificare ogni mossa. Gettarsi nella mischia sparando come indemoniati (una strategia spesso vincente), in questo caso non produrrà buoni risultati, facendovi morire addirittura prima dei vostri letargici alleati. Precisiamo subito che la difficoltà risiede nella quantità di nemici da gestire piuttosto che nel loro comportamento, che pecca di una notevole semplicità, trasformandoli in carne su cui testare le armi in dotazione per ogni livello. Riguardo all’arsenale, che comprende un vasto campionario di strumenti per scatenare il panico attorno a voi, una cosa la possiamo sicuramente dire: non se n’erano mai viste di così demenziali. Accanto alle armi più canoniche appaiono assurdità come una “spara squali”, in grado di liberare giganteschi squali bianchi che sbucano all’improvviso divorando i nemici, anche se non sempre l’efficacia è paragonabile a quella di una sana mitragliatrice. Il rischio è quello di ritrovarsi a fare affidamento quasi sempre sull’arma in dotazione standard, piuttosto che sulle due aggiuntive per ogni livello, sebbene non manchino anche armi secondarie di relativa potenza.

Una veduta troppo tetra

Tra una carneficina e l’altra abbiamo trovato il tempo di ammirare il paesaggio e non tutto ci ha soddisfatto pienamente. Sicuramente si tratta di un gioco tecnicamente solido, con modelli convincenti e un aspetto nel complesso discreto, ma i colori un po’ appiattiti su tonalità opache e una definizione generale non sempre all’altezza, tolgono quel brio che invece dovrebbe avere in relazione soprattutto alla comicità delle situazioni. Sono proprio i filmati, nei quali i dialoghi raggiungono la punta massima, ad avere il minor impatto visivo a causa dell’eccessiva compressione con cui sono stati realizzati. Al contrario il doppiaggio che noi abbiamo ascoltato in inglese si è rivelato eccellente, con una miscela di accenti e tonalità che calzavano alla perfezione con ogni personaggio. Anche gli effetti sonori sono una piccola lezione per tutti i giochi che li trascurano, con riproduzioni fedeli di esplosioni e colpi di fucile. Non ci resta che sperare in un doppiaggio italiano all’altezza di quello originale.

Conclusioni

Al di là di una storia bizzarra colma di humor vero e piena di personaggi ben delineati, rimane l’impressione che sotto ci sia un prodotto valido ma forse un po’ ripetitivo. La promessa di una storia piena di sviluppi potrebbe mantenere alto l’interesse del giocatore, ma senza qualche vera innovazione Armed and Dangerous potrebbe mancare l’olimpo videoludico a cui aspira. In definitiva comunque, il carattere ed il talento del team di sviluppo si confermano, dimostrando che Giants: Citizen Kabuto non era un colpo fortunato.

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Meglio soli che male accompagnati

Se doveste decidere di sfidare il più grosso malvagio del pianeta per sottrargli un potentissimo artefatto, scegliereste con cura i vostri compagni vero? E' per questo che Roman, il ladro anarchico che andremo ad impersonare, ha scelto una talpa scozzese di nome Jersey e un robot inglese dipendente dalla teina, conosciuto come Q. L’improbabile trio è accompagnato da un piccolo asceta dai poteri mistici, un incrocio tra Gollum e Yoda, anche se per ora non abbiamo avuto modo di vedere se influirà o no sul gameplay. Viste le premesse, la dicitura “Based on a True Story” comunica subito l'animo di un titolo che non risparmia la sua ironia tra il sottile e il grottesco, improntando ogni commento o situazione di gioco sul disimpegno intellettuale, favorendo un umorismo che ci ha strappato più di una risata.