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Armored Core, la storia della serie in attesa di Armored Core 6

Armored Core è pronto a tornare con Fires of Rubicon. Ecco tutte le informazioni necessarie per chi non conosce la saga di FromSoftware.

SPECIALE di Lorenzo Kobe Fazio   —   17/12/2022
Armored Core, la storia della serie in attesa di Armored Core 6
Armored Core VI Fires of Rubicon
Armored Core VI Fires of Rubicon
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Nella storia di FromSoftware c'è un prima e un dopo, un netto punto di separazione tra Dark Souls, che più di Demon's Souls valse al team nipponico la fama mondiale, e tutto ciò che ci fu prima, una sorta di Avanti Cristo noto a pochissimi e avvolto in un misterioso nugolo di produzioni rivolte ad un ristrettissimo pubblico per lo più locale. La verità, in questo senso, non è effettivamente troppo distante dal sentire comune, tant'è vero che la sensazione che Miyazaki e compagnia bella siano spuntati quasi dal nulla è condivisa anche da una nutrita popolazione di videogiocatori più smaliziati della media.

Non sorprende più del dovuto, conquistata una posizione di rilievo nel panorama mondiale dell'industria, che FromSoftware, archiviato il grosso del lavoro compiuto con Elden Ring, abbia ben deciso di guardare al proprio passato e di proporre, finalmente ad un pubblico inevitabilmente più ampio, la loro interpretazione di guerra ai comandi di giganteschi ed avveniristici mech da combattimento.

Armored Core, per farla molto breve, è proprio questo, una sorta di simulatore di Gundam, dalle tinte ancora più oscure, incastonato in una distopia ancor più irreversibile. In pieno stile FromSoftware verrebbe da aggiungere.

Con la presentazione di Armored Core VI: Fires of Rubicon durante l'evento dei Game Awards 2022, gioco atteso su PlayStation 4, PlayStation 5, Xbox e PC entro la fine del 2023, proprio perché non è detto che tutti conoscano il passato di FromSoftware, e anche perché l'ultimo capitolo della serie è datato 2013, è forse il caso di fare un piccolo riassunto per spiegare più approfonditamente cosa racconti e che tipo di gameplay propone il brand sin dal lontano 1997, anno in cui debuttò il primo capitolo su PlayStation.

Curiosi? Vi raccontiamo tutto nel dettaglio.

Vecchie guerre, tra vecchi robot

Armored Core 6
Armored Core 6

L'Armored Core originario, sparatutto in terza persona con telecamera posizionata alle spalle dell'avatar, poneva il videogiocatore nei panni di Raven, un mercenario che, coerente coi principi della sua professione, promette la sua fedeltà esclusivamente al miglior offerente. Del resto, in un mondo del futuro allo sfascio, devastato ed irreparabilmente ferito da una guerra nucleare di inconcepibile violenza, fare il lavoro sporco, al soldo di una delle due grandi corporazioni che gestiscono e governano i bunker nei quali l'umanità si è arroccata per non soccombere all'eterno inverno radioattivo che avvolge il pianeta, è certamente una buona strategia per restare a galla e, magari, concedersi anche qualche piccolo lusso.

Queste, a grandi linee, sono le coordinate spaziali e temporali, ovviamente decadenti e distopiche, all'interno del quale la saga è stata concepita. Un mondo distrutto dalla guerra, tenuto flebilmente in vita da altra guerra. Come anticipato, Raven non tenterà di farsi un nome sul campo di battaglia in qualità di fante, ma come pilota di un mech modulare, un Armored Core per l'appunto, che, missione dopo missione, può essere progressivamente potenziato e riconfigurato in base agli obiettivi e gli ostacoli che la battaglia presenta.

Sin dal primissimo Armored Core era possibile modificare le singole parti mobili del mech: braccia, gambe, torso, erano già molti i 'pezzi' sbloccabili
Sin dal primissimo Armored Core era possibile modificare le singole parti mobili del mech: braccia, gambe, torso, erano già molti i "pezzi" sbloccabili

Fu proprio questa caratteristica a conquistare i videogiocatori che diedero una chance ad Armored Core, esaltati dalla possibilità di personalizzare il proprio robot anche in base alle proprie preferenze e stile. Il rateo di fuoco soverchiante della mitragliatrice poteva rivelarsi più efficace di una potente, ma lenta scarica di missili. Allo stesso modo, poter sfruttare la mobilità garantita dai un paio di cingoli poteva rivelarsi fondamentale, se il campo di battaglia era caratterizzato da ampie praterie attraversate da piccoli corsi d'acqua.

Anche la cura riposta nell'HUD, zeppa di informazioni sullo stato del mech e dei nemici, impressionò chi cercava una simulazione di un certo tipo, identica tipologia di utenti che trovarono adeguato ed affascinante anche il sistema di controllo, per certi versi macchinoso, certo, ma al tempo stesso affine, idealmente, a quello che avrebbe permesso di muovere un reale mech da combattimento.

Armored Core 2 era ambientato sulla superficie di Marte, 67 anni dopo Master of Arena, capitolo per la prima PlayStation che idealmente chiude la prima trilogia della saga
Armored Core 2 era ambientato sulla superficie di Marte, 67 anni dopo Master of Arena, capitolo per la prima PlayStation che idealmente chiude la prima trilogia della saga

Fino al 2002, anno di Armored Core 2: Another Age per PlayStation 2, la saga seguì una linea narrativa ben specifica, nonostante i salti temporali e il cambio di setting, il secondo capitolo ufficiale, per esempio, è ambientato su Marte. Il gameplay, fino a questo momento, restò a grandi linee fedele ai precetti dettati dal capostipite. Progressivamente venne introdotto il multiplayer in locale e la personalizzazione estetica del mech grazie all'editor che permetteva di creare, pixel per pixel, delle decalcomanie applicabili a varie parti della corazza.

Con Armored Core 3, sempre per PlayStation 2, la saga va incontro ad un reboot narrativo. Si ritorna nei bunker sotterranei di un pianeta Terra completamente distrutto in superficie, torna Raven e tornano le corporazioni in lotta tra loro per il dominio. La novità, da questo punto di vista, è rappresentata da un'I.A., The Controller, a cui nominalmente è affidata la gestione sociale, economica e politica degli ultimi insediamenti umani, un ulteriore incognita di quest'equazione che, ovviamente, influenzerà e non poco il proseguo della trama del gioco. Sul fronte del gameplay, invece, resta tutto pressoché invariato, con un'attenzione ancor maggiore sulla personalizzazione estetica del mech e un multiplayer, sempre in locale, allargato a quattro giocatori.

Tra sequel diretti e spin-off successivi, la saga acquisisce anche i benefici della prima persona come visuale alternativa, prima di incappare nell'ennesimo reboot con Armored Core 4, del 2006, pubblicato sia su PlayStation 3, che su Xbox 360. Sebbene si riparta da zero, per non cambiare comunque nulla, perché anche questa volta c'è l'inverno nucleare e ci sono delle corporazioni in lotta tra loro, si tratta di un capitolo comunque particolarmente significativo nell'economia del brand.

Armored Core 4 segna il debutto ufficiale di Miyazaki in cabina di regia, dopo aver ricoperto il ruolo di planner nella realizzazione di Armored Core: Last Raven
Armored Core 4 segna il debutto ufficiale di Miyazaki in cabina di regia, dopo aver ricoperto il ruolo di planner nella realizzazione di Armored Core: Last Raven

Tanto per cominciare segna il debutto di Hidetaka Miyazaki in qualità di direttore. La trama, a modo suo, è particolarmente curata. La personalizzazione del mech viene quanto mai approfondita, grazie anche alla rinnovata potenza degli hardware di nuova generazione. Si inaugura il multiplayer online fino a sette giocatori.

Per una rivoluzione più sostanziosa e sensibile, bisognerà aspettare Armored Core V del 2012, sempre per PlayStation 3 e Xbox 360. Siamo in pieno post-Demon's e Dark Souls e il rinnovato approccio ludico della software house nipponica influenza l'evoluzione di questo brand. Il quinto capitolo regolare, difatti, spicca sugli altri per l'approccio tattico, per i ritmi più compassati, per l'azione più diluita. Si palesa ancor di più, per così dire, l'ambizione simulativa del brand, al punto che leggenda vuole che il modo ideale per giocare questo capitolo preveda il capovolgimento del pad, operazione necessaria per rendere ancor più immersivo il gioco e rendere davvero totale l'immedesimazione con il pilota dell'Armored Core di turno.

E adesso?

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Armored Core VI: Fires of Rubicon sarà l'ennesimo reboot della saga in termini narrativi. L'azzeramento della trama potrà ormai apparire stucchevole, ma ha perfettamente senso per un brand che non si faceva vivo da dieci anni, che potenzialmente si rivolgerà ad un pubblico enormemente più ampio di quanto non lo sia stato in passato, proprio a fronte del successo mondiale a cui nel mentre è andata incontro FromSoftware.

In generale le informazioni sul gioco sono ancora scarsissime, ma per quanto riguarda la storia sappiamo che il gioco sarà ambientato su Rubicon 3, un pianeta molto distante dalla Terra. Qui l'umanità si è imbattuta in una nuova fonte d'energia il cui sfruttamento, sorpresa, ha tuttavia innescato una vera e propria apocalisse sul pianeta alieno. Cento anni dopo l'accaduto, l'umanità è tornata sulla superficie di questo mondo, pronta a riaffermare nuovamente il dominio su questa preziosa, ma pericolosa materia prima. Nei panni, sorpresa anche qui, di un mercenario ai comandi di un Armored Code, dovrete completare numerose missioni per conto di mega-corporazioni interstellari, decise a contendersi il controllo di Rubicon 3. La trama, insomma, è assolutamente rispettosa del solito canovaccio, ma non è affatto da escludere uno sviluppo intrigante e ricco di colpi di scena.

Nonostante le premesse ed il recente curriculum di FromSoftware, non verrà adottato un approccio open-world, né verranno riproposti i canoni ludici propri dei Soulslike. Anche da questo punto di vista, i capisaldi della saga saranno ampiamente rispettati, dal momento che l'avventura single player sarà nuovamente divisa in missioni, per quanto ambientate in ampissime zone liberamente esplorabili, e avremo a che fare con uno sparatutto in terza persona sì impegnativo, ma comunque votato all'azione.

Armored Core VI: Fires of Rubicon proporrà come da tradizione un'ambientazione distopica e un'atmosfera generalmente cupa
Armored Core VI: Fires of Rubicon proporrà come da tradizione un'ambientazione distopica e un'atmosfera generalmente cupa

Masaru Yamamura, director del gioco che ha preso il posto di Hidetaka Miyazaki, che comunque ricoprirà un ruolo rilevante nello sviluppo, ha inoltre confermato una modalità multiplayer competitiva, anch'essa sulla falsariga delle Arene viste e apprezzate in tanti capitoli passati della saga.

Armored Core VI: Fires of Rubicon, insomma, sembra non voglia affatto rivoluzionare la saga, quanto, al contrario, (ri)proporre quella filosofia, quel mood, quel feeling che in relativamente pochi hanno avuto il piacere di scoprire. Certamente, qui e lì, noteremo qualche marchio di fabbrica acquisito nel periodo post-Dark Souls, ma quello che ci attende è un viaggio in un genere ed in un modo di interpretare il gameplay che FromSoftware non sperimentava e proponeva da tanto, troppo tempo.