Quante volte un videogioco dà la possibilità di viaggiare davvero? Non parliamo di spostarsi per le mappe per raggiungere dei punti d'interesse, come avviene nella maggior parte degli open world moderni, ma proprio di vivere l'emozione del muoversi e dello scoprire come fulcro dell'esperienza.
In particolare tra gli MMO è difficile trovare titoli in cui lo spazio da attraversare non sia un semplice riempitivo, ossia non faccia da scenografia a degli spostamenti finalizzati al raggiungimento di un obiettivo. Purtroppo spesso nei videogiochi viaggiare non assume alcun significato all'interno del gameplay, ma è solo un'attività collaterale, quasi fastidiosa, connaturata all'esistenza stessa di una mappa.
Per questo siamo rimasti stupiti quando abbiamo provato Book of Travels e abbiamo scoperto che ci si può appassionare anche solo al camminare a vuoto, giocando di ruolo con personaggi ameni, ma vivi oltre quanto ci aspettassimo.
Primi passi
Partiamo dalle definizioni: sulla carta Book of Travels è un MMO, anzi un TMORPG (tiny multiplayer online) per dirla come gli sviluppatori di Might & Delight, che già dalla fase di creazione del personaggio attacca gli stilemi del genere. Le classi selezionabili sono molte, ma tutte poco comprensibili finché non si è capito come funziona il gioco e non si è respirata la sua atmosfera. Come definire un Goodward o una Mirther in termini accessibili agli appassionati di giochi di ruolo online? La natura dei personaggi non è solo nelle statistiche che li definiscono, ma anche nel potenziale narrativo che incarnano, ossia nelle possibilità di interpretazione che offrono.
Noi ad esempio abbiamo deciso di indossare i panni di un Larker, un personaggio buontempone con una forte affinità con il vento dell'ovest, che non prende niente seriamente. È un tipo che ama la musica, giocare a carte e il vino, non è particolarmente versato nella socializzazione e nel combattimento, ma è un buon osservatore.
Il nostro viaggio è iniziato in un campo coltivato, dove ci siamo risvegliati feriti per una colluttazione. Un contadino ci ha quindi suggerito di raggiungere la città più vicina, dove farci curare nella sala da tè locale. Ci ha dato anche delle indicazioni su dove dirigerci. Sulla mappa di gioco, una piantina che rappresenta l'area in cui ci troviamo, non sono apparsi segnaposto di sorta. "Prendi il sentiero che va verso nord ovest dal punto in cui ci troviamo" è tutto ciò che ci è stato detto. Così abbiamo fatto. La verità è che avremmo potuto dirigerci in qualsiasi altra direzione, ma abbiamo scelto di assecondare il nostro desiderio di avere un personaggio in piena forma, per affrontare le successive sfide con più tranquillità. Abbiamo anche pensato che magari in una città avremmo potuto incontrare qualcuno con cui fare amicizia e viaggiare insieme.
Giocare di ruolo
Book of Travels si gioca come se fosse un'avventura grafica, ossia con un sistema di movimento punta e clicca gestito tramite mouse. Si può quindi camminare o correre (consumando la barra della resistenza) e si può interagire con gli hot spot dello scenario, siano essi oggetti da raccogliere o persone con cui parlare / commerciare / combattere. Il sistema di dialogo con i personaggi non giocanti è molto semplice: tutti dicono le loro frasi senza che si possa intervenire in alcun modo. Nel caso sia visibile anche l'icona del commercio, si può procedere a un vero e proprio baratto, in cui il valore degli oggetti di ambo le parti deve essere corrispondente per rendere effettivo lo scambio. Da notare che gli oggetti non hanno un valore fisso, ma variabile a seconda del personaggio usato e delle sue abilità commerciali.
Vi confessiamo che durante le prime ore di gioco alcuni concetti non sono affatto chiari. Ad esempio i mercanti vendono spesso oggetti che si fatica a inquadrare, visto che sono ameni rispetto a quelli che si trovano di solito negli MMO o nei normali giochi di ruolo, e non si capisce cosa sia sacrificabile e cosa no. Solo giocando si scopre perché una buona ricetta per il tè può essere fondamentale, o perché alcune parti meccaniche siano così importanti.
In realtà un tutorial c'è, sotto forma di messaggi pop-up, ma alcune peculiarità del gameplay si possono apprendere solo con l'esperienza. Per chi se lo stesse chiedendo, durante la nostra prova abbiamo combattuto pochissimo. È possibile farlo, ma non è sicuramente il fulcro del gameplay, anche perché il nostro personaggio era tutto tranne che un guerriero. Quindi abbiamo evitato il più possibile qualsiasi scontro. Come accennavamo, ciò che rende Book of Travels unico è l'incanto del viaggio, anche di quello fine a sé stesso, tanto che a volte sembra di essere degli avventurieri alla deriva che errano per il mondo lasciandosi sorprendere da tutto ciò che incontrano, altri giocatori compresi, non certo i tipici eroi da MMO che grindano a morte per uccidere il prossimo nemico sulla lista.
Le interazioni tra i giocatori ricordano in un certo senso quelle di Journey. Per comunicare con gli altri non c'è una chat scritta o vocale con cui si possa rovinare l'atmosfera scrivendo o dicendo stupidaggini, ma ci si deve affidare a un sistema di icone che esprimono concetti semplici e diretti, come approvazione o desiderio di formare un party. Sinceramente non lo credevamo possibile, ma in questo modo iniziare a viaggiare con uno sconosciuto diventa quasi naturale, come se si stesse condividendo lo stesso fardello e si volesse in qualche modo fare un pezzetto di strada insieme. Va detto che abbiamo provato una versione per la stampa del gioco e che quindi abbiamo incontrato solo personaggi presumibilmente di addetti ai lavori (o di backer della campagna Kickstarter), quindi naturalmente più disponibili a collaborare. Immaginiamo che quando Book of Travels sarà lanciato in Accesso Anticipato, l'11 ottobre 2021, non tutti saranno così ben disposti.
Il fascino della deriva
Come dicevamo, viaggiare e scoprire, giocando al contempo di ruolo, è il vero fulcro di Book of Travels che, per riuscire nel suo incanto, si affida prima di tutto a degli scenari realizzati con un marcatissimo stile pittorico, davvero belli da vedere, tanto che quasi ci si stupisce di scoprire in 3D. Alcune zone sono davvero meravigliose e vagarci trasmette una profonda serenità, tanto da far diventare il camminare un'attività ludica quasi autonoma. Non dobbiamo per forza raggiungere la nostra destinazione, almeno non prima di esserci fatti trascinare dalla meraviglia che ci circonda. In realtà giocando si scopre che ci sono moltissime meccaniche di gioco che puntano allo stesso obiettivo. Prendiamo ad esempio com'è gestita quella che possiamo definire impropriamente la quest principale. Di solito siamo abituati a seguire delle catene di missioni di difficoltà crescente che definiscono la storia. Nel titolo di Might and Delight, invece, siamo più chiamati a partecipare a una serie di eventi casuali che ci fanno viaggiare da una parte all'altra del mondo, mettendoci in contatto con gli avvenimenti di Braided Shore, il continente su cui ci troviamo (attualmente è stata implementata soltanto una delle cinque regioni che comporranno il gioco finito) e dandoci modo di scoprirlo dal punto di vista umano e culturale.
E proprio la scoperta è la prima fonte di punti esperienza. Se si vuole far crescere il personaggio bisogna imparare a riconoscere e osservare le particolarità degli scenari e parlare con più personaggi possibile, oltre a partecipare a delle prove che richiedono la collaborazione di più giocatori per essere completate (si tratta di compiti semplici, legati alle abilità dei personaggi, che fruttano anche dei buoni oggetti).
Da notare anche alcune particolarità di come è stato gestito il tempo di gioco: di base corrisponde a quello del server su cui ci si trova. Quindi se dall'Italia deciderete di accedere al gioco alle 23:00 collegandovi a un server europeo, è probabile che Braided Shore sarà avvolta dalle tenebre (tranquilli, perché non è necessariamente penalizzante). Ricalcare il tempo della realtà nel gioco ha permesso agli sviluppatori di creare degli eventi interessanti e unici, legati proprio allo scorrere del tempo. Ad esempio ci saranno dei personaggi che si potranno incontrare solo determinati giorni della settimana a delle ore prestabilite, che saranno effettivamente quelle dell'orologio del server. Si tratta di una scelta estrema, ma che crea un certo interesse nel seguire l'evoluzione del mondo di gioco.
Purtroppo qualche ora di gioco non è bastata per esaurire tutto ciò che Book of Travels ha da offrire in termini ruolistici e di esperienza complessiva. Si tratta sicuramente di un titolo originale e interessante, che potrebbe piacere anche a quelli che di solito avversano gli MMO, data la sua particolare natura e il suo focus su elementi che di solito vengono snobbati dai titoli online. Fossimo in voi lo terremmo d'occhio, perché potrebbe rivelarsi una grossa sorpresa.
CERTEZZE
- Affascinante e originale
- Si gioca davvero di ruolo
- Viaggiare è bello in sé
DUBBI
- Alcuni momenti sono effettivamente molto lenti
- Per ora i contenuti non sono moltissimi