Rimetta-a-posto-la-candela!
E’ indubbio che Castlevania rappresenti un pezzo di storia dei videogiochi e alzi la mano chi non ne conosce la dinamica. Per onore della cronaca, trattasi di un platform con elementi RPG (livello di esperienza crescente, magie, equipaggiamento intercambiabile) infarcito di mostri raccapriccianti (a volte un po’ ridicoli...) ai quali non bisogna saltare sulla testina come avviene nei platform più innocenti, no! Bisogna prenderli a frustate, sulla testina! Il che è senza dubbio più soddisfacente. Anche qui, all’inizio del gioco il protagonista sarà un po’ impedito, ma progredendo acquisterà nuove capacità come il caratteristico doppio salto, la scivolata, il supersalto ecc. L’arma rimane sempre la frusta ma è coadiuvata da armi secondarie simpaticissime come asce, coltelli, croci e acquasanta, la cui durata di utilizzo è come tradizione legata ai soliti incomprensibili cuoricini che si possono raccogliere mazzulando senza pietà le onnipresenti candeline. Un elemento nuovo è rappresentato dalla possibilità di collegare i diversi libri magici reperibili in giro per la magione alle armi secondarie, producendo magie di attacco o difesa devastanti (a tale proposito esistono dei collegamenti “privilegiati” tra ogni libro e ogni arma secondaria... ma questo starà a voi scoprirlo), mentre la frusta stessa è upgradabile tramite vari aggeggini nascosti qua e là e, una volta trovati, attivabili a piacere.
Caratteristica interessante è il secondo castello presente in questo gioco. Sì signori, come scoprirete presto, non abbiamo a che fare con un solo castello... ma con ben due! Sarà necessario infatti completarli entrambi, e raggiungere quota 200% di esplorazione per terminare definitivamente il gioco. Il bello è che i due castelli, pur essendo corrispondenti nella struttura, differiscono parecchio nel design delle locazioni e nei mostri che vi si trovano, non si tratta dunque di un mero “raddoppiamento” del primo (magari rovesciato specularmente, come in Symphony of the Night), ma di un vero e proprio “altro” castello! Dovrete teletrasportarvi da un castello all’altro, e magari risolvere piccoli enigmi grazie ai quali aprirvi la strada e raggiungere sezioni altrimenti inesplorabili. I due manieri sono infatti collegati: se abbattete un muro presente in entrambi, lo avrete abbattuto anche nell’altra “dimensione”. Questo senza dubbio aumenta il lato “enigmistico” del gioco.
Armonia della Dissonanza?
Venendo agli aspetti tecnici, non c’è dubbio che questo titolo sia curatissimo graficamente, forse uno dei più belli e curati di tutta la serie, e comunque una festa da vedere sul GBA. Una cosa gradevole è, a mio avviso, il ritorno ad un personaggio un po’ più cupo e darkeggiante rispetto al belloccio classico tipo il Nathan Graves di Circle of the Moon, a tale proposito merita una standing ovation lo splendido lavoro di caratterizzazione di Ayami Kojima, già illustratrice di Symphony of the Night. Ci sono diversi tocchi di classe come il cielo prospettico e zoomoso del “Corridor in the air”, alcuni particolari curatissimi negli sfondi (ditemi un po’ cosa vedete incastrato tra gli ingranaggi della torre dell’orologio…) e alcuni mostri particolarmente impressionanti, con animazioni effettate e rotazioni di sprites in grande stile. Tuttavia mi sembra che tutto sia un po’ troppo sfarzoso... Non vogliatemene, anch’io imprecavo contro l’eccessiva oscurità grafica dell’episodio precedente, col quale riuscivo a giocare praticamente solo in determinate posizioni con luce ad incidenza perfetta, però quello mi sembrava più in stile Castlevania, ecco. In questo titolo ci si trova davanti, a volte, a dei colori veramente acidi, troppo appariscenti. Per il resto, mi pare anche che le locazioni, oltre che svariati altri elementi (dalla stessa caratterizzazione del protagonista ai menu) richiamino un po’ troppo Symphony of the Night... Non che sia un problema, è chiaro, ma non ci troviamo di fronte ad alcunché di nuovo, purtroppo!
Per quanto riguarda il comparto audio le cose non vanno benissimo... Mentre gli effetti sono nella norma (i soliti ha! hu! del caso tra salti e frustate), le musiche sono piuttosto brutte. Purtroppo da questo punto di vista si nota un passo indietro rispetto al precedente capitolo, e il fatto non è da prendere troppo alla leggera, visto che le musiche hanno sempre fatto da ottima cornice ad ogni buon Castlevania che si rispetti! Avranno preso troppo alla lettera il sottotitolo del gioco?
Il Fascino del Vampiro
Oltre gli sfarzi grafici, il punto di forza del gioco è anche il suo problema maggiore: riproporre una dinamica di gioco bella e divertente come quella di Castlevania ma senza aggiungere nessuna sostanziale modifica. Certo, magari è quello che molti vogliono da questo gioco, ma le somiglianze con SOTN sono davvero troppe. Il caratteristico sistema delle carte magiche in Circle of the Moon l’avevo trovato bellissimo, un’aggiunta in linea con la serie ma che proponeva effettivamente qualcosa di nuovo. In questa edizione, invece, ci si ritrova con un sistema di gestione delle magie abbastanza insulso, i poteri da aggiungere alla frusta sono per lo più inutili (tranne un paio che vi saranno invece indispensabili per proseguire) e i libri magici tendono a poter essere utilizzati anche a casaccio con buoni risultati, rendendo il tutto decisamente poco “tecnico”; personalmente sono andato avanti per metà gioco utilizzando sempre e solo una stessa magia nelle situazioni critiche, e non ho quasi mai usato le armi secondarie...
Altro punto dubbio è sulla difficoltà generale del gioco. Se avete giocato a Circle of the Moon ricorderete che a volte il gioco risultava una vera e propria sfida, certi mostri erano davvero tosti, al limite del frustrante (o sono una pippa io?). In questo invece mi sono ritrovato ad andare avanti tranquillamente attraverso intere sezioni del castello, abbattendo mostri molto meno accaniti di quanto mi sarei aspettato. Resta comunque il fatto che il gioco è vasto e il sistema dei due “castelli paralleli” rende tutto più vivace, non vi troverete certo a finirlo in mezz’ora!
Commento
A partire dalla minipresentazione nella schermata del titolo, si nota che questo gioco trasuda una certa classe caratteristica: la fogliolina che cadendo sull’acqua infrange quello che si rivela essere il riflesso della schermata iniziale, fa capire subito che non ci troviamo davanti all’ennesimo platform senza storia. Ma d’altra parte è anche vero che si tratta di Castlevania, ed è normale aspettarsi un GRAN gioco. Obiettivo centrato? Dipende. Se siete dei fans della serie dovete accaparrarvelo per forza, per tutti gli altri si tratta comunque di un gioco sicuramente sopra la media come livello qualitativo.
Alfine, considerando anche i difetti citati (che potrebbero anche essere delle piccolezze, in fondo) considero comunque questo Harmony of Dissonance un bellissimo gioco a cui manca solo qualcosina per essere un vero hit, quale, secondo me, era Circle of the Moon.
Pro
+ Graficamente bellissimo
+ E’ Castlevania!
Contro
- Musiche pessime
- Nulla di particolarmente innovativo
Juste Belmont.
E’ il suo nome, trattasi dunque di un altro rampollo della numerosa (e secolare) famiglia di cacciatori di vampiri (mi piacerebbe vedere una cena di Natale a casa di questi tizi...). Questo non è in effetti un gioco che ha bisogno di tante presentazioni, e la trama è, come al solito, più un pretesto per giustificare una nuova irruzione in casa Dracula armati fino ai denti, ma tant’è: la storia prende l’avvio cinquanta anni dopo la vittoria di Simon Belmont su Dracula, quando Juste ritrova Maxim, suo grande amico partito per un viaggio di addestramento, ridotto un po’ maluccio. Questo povero ragazzo è infatti coperto di ferite e ha ricordi vaghi e frammentari dell’accaduto, è certo solo di una cosa: Lydie, altra amichetta d’infanzia, è stata rapita (chissà chi è stato)! I due compari giungono nel luogo del misfatto dove dalla nebbiolina innaturale emerge il profilo di un inquietante (e familiare) castello illuminato dalla luna, pronto ad accogliere i nuovi ospiti...
Si inizia sotto una pioggia battente, appena fuori dal ponte levatoio. Il tempo per un veloce scambio di battute e siamo alla guida del nuovo Belmont e, ovviamente, della sua frusta. Fatti pochi passi appena, ci rendiamo subito conto di cosa ci sia di nuovo (poco per la verità): la grafica ha effettivamente subito un certo restyling tenendo forse conto del problema di “eccessiva oscurità” che caratterizzava Circle of the Moon; ora i colori appaiono più vividi e il protagonista è dotato pure di un alone luminoso che lo circonda (manco fosse radioattivo) e di un effetto “scia” (ricordate Symphony of the Night?) che ne marca i movimenti. Sempre all’inizio troviamo pure un mostro davvero enorme, che sembra messo apposta per far vedere subito di cosa è capace questo gioco... a parte la fine pietosa che gli tocca dopo pochi passi...