Lament of Innocence, come già detto poco sopra, è completamente in 3D, anche se la telecamera non è gestibile manualmente ma segue le gesta di Leon in maniera automatica, salvo poter essere centrata mediante il movimento dello stick analogico R3. Questa scelta va condivisa in quanto il giocatore può concentrarsi sull’azione di gioco invece che sulla regolazione manuale della visuale, e la telecamera sembra avere ben poche incertezze e seguire l’azione del protagonista principale senza problemi di sorta. L’unico livello disponibile era composto da diverse stanze nelle quali bisognava affrontare le creature nemiche oppure risolvere semplici puzzle, come la distruzione di statue mediante caduta di massi. L’uso della frusta è demandato ai tasti quadrato e triangolo, rispettivamente per l’attacco più veloce e quello più potente, che termina con una devastante combo. Mediante la pressione dello stick R3 è possibile aprire l’inventario per usare oggetti quali, ad esempio, pozioni curative, oppure cambiare l’equipaggiamento o, ancora, utilizzare le 'sfere magiche' in possesso del nostro protagonista, che serviranno per sferrare magie consumando progressivamente una barra di energia mentale.
I movimenti di Leon appaiono molto naturali, e pur non essendo presente nessun sistema di lock-on dei nemici, non abbiamo riscontrato nessun problema di sorta nell’attaccare in diverse direzioni, riuscendo sempre a colpire l'obbiettivo prefissato. La frusta si comporta egregiamente e il gioco sembra riproporre la stessa atmosfera e punti di forza dei precedenti capitoli, anche dopo il passaggio in tre dimensioni. Dal punto di vista puramente tecnico, il titolo può vantare una raffinata scelta delle texture, realizzate discretamente e molto ispirate dal punto di vista stilistico. Lo stesso discorso vale per i nemici, che offrono un chara design in piena sintonia con lo spirito della serie. Il polygon count invece non fa gridare al miracolo ed è presente qualche problema di flickering, ma l’impatto grafico resta comunque buono. In chiusura possiamo affermare che i dubbi sulla componente 3D del gioco sono definitivamente fugati, e Castelvania: Lament of Innocence ha tutte le carte in regola per rivelarsi all’altezza del nome che porta e tenere alto l'onore di una serie storica.
Il nuovo Castlevania era sicuramente uno dei giochi più attesi della fiera, soprattutto per le enormi aspettative che si porta dietro. Moltissimi sono gli episodi della saga, non tutti sempre riusciti, ma comunque in grado di creare una folta schiera di fan pronti a seguire le gesta del clan Belmont in tutte le sue diverse incarnazioni. Di una sola cosa la maggior parte degli utenti affezionati era convinta: Castlevania è un titolo che si presta maggiormente ad uno schema di gioco 2D, struttura in grado di sfruttare al massimo le caratteristiche della serie. Konami per tutta risposta ha deciso di puntare su un gioco in 3D, incurante dei risultati contraddittori su Nintendo 64, ma convinta che adesso i tempi siano maturi per far fare il grande salto a questo nuovo episodio, tanto più se sviluppato da Koji Igarashi e il suo team, da sempre garanzia di qualità.
Nella prima incarnazione su PS2 vestiremo i panni di Leon Belmont, antenato del leggendario Belmont clan e primo della lunga stirpe di cacciatori di vampiri, nata per la precisione dieci secoli prima.
Alla fiera era presente una demo giocabile che metteva a disposizione un brevissimo livello di prova, e abbiamo potuto così toccare con mano cosa ci offrirà il nuovo Castlevania.