Buongiorno, sono un coboldo di livello 10, mi stamperebbe gentilmente il mio estratto conto?
Esattamente come nel predecessore, Return to Arms inizia con la classica schermata per selezionare il tipo d’avventuriero che si preferisce. Le prime sorprese si hanno proprio da questo menù, che propone qualche aggiunta efficace alle classi selezionabili. Ai ‘veterani’ visti in Champions of Norrath: Realms of Everquest si aggregano difatti due nuove tipologie di campione selezionabili: uno shaman Iksar ed un berserker Vah Shir, che per chi non mastica molto l’enciclopedia del fantasy sono un uomo-lucertola dai poteri mistici ed un uomo-gatto dall’ascia facile.
Altra piacevole, se pur doverosa, aggiunta è data dalla possibilità d’importare tramite memory card un personaggio sviluppato nel precedente episodio, così da poter continuare nella sua creazione attraverso un livello di difficoltà calibrato con quello dell’eroe. Peccato giusto per l’assenza di nuove possibilità per personalizzare l’estetica dei vari personaggi, riciclata in toto dal prequel ed assolutamente identica ad esso, manco fosse una preziosa reliquia relegata all’interno di una cupola di vetro per non essere toccata. Finiti quindi con i settaggi del caso arriva il fatidico momento di vedere il proprio campione proiettato su di un’ambientazione fantasy, che nel caso di Return to Arms si materializza sulle prime in un isolotto fluttuante nell’aria. Con pochi fronzoli veniamo quindi introdotti al gioco dalla bella Firiona, una donna elfo le cui curve prorompenti faranno tornare alla mente ben più di un ricordo agli affezionati di Everquest. La minuscola isola, così come la bionda e sexy donna elfo, diventerà ben presto come una seconda casa, in quanto posto sicuro in cui recuperare le forze e mercanteggiare item ed equipaggiamenti d’ogni genere. Gradita, per non dire benedetta dagli astri, sarebbe stata in tal senso l’aggiunta di una finestra per confrontare gli equip indossati con quelli presenti nello store. Già colpevolmente mancante nel primo Champions of Norrath, una così semplice e al contempo vitale possibilità salta a piè pari anche questa seconda incarnazione fantasy targata Snowblind Studios, col risultato di dover macchinosamente entrare ed uscire da un menù all’altro per poter prendere atto delle statistiche d’ogni singolo oggetto. Oltre che da zona franca e negozio d’oggetti, il punto da cui inizia l’epopea del nostro campione funge anche da portale per le varie quest del gioco, apparentemente slegate l’una dall’altra in termini di storyline.
Ai ‘veterani’ visti in Champions of Norrath: Realms of Everquest si aggregano difatti due nuove tipologie di campione selezionabili: uno shaman Iksar ed un berserker Vah Shir, che per chi non mastica molto l’enciclopedia del fantasy sono un uomo-lucertola dai poteri mistici ed un uomo-gatto dall’ascia facile.
Buongiorno signor coboldo di livello 10, ecco a lei l’estratto conto. Arrivederci…
Una volta raggiunto il campo di battaglia tutto diventa ancor più familiare. Il sistema di controlli è perfetto esattamente come lo era nel prequel: un mix bilanciato di richiami fissi e variabili con cui dar spazio ad ogni tasto del pad, senza dover per questo impazzire nel tentativo di ricordare ogni funzione. Servirà qualche manciata di minuti ai ‘nuovi arrivati’ per diventare padroni del pad e del proprio personaggio, mentre non riserverà alcuna sorpresa ai giocatori già svezzati.
Il sistema di controlli è perfetto esattamente come lo era nel prequel: un mix bilanciato di richiami fissi e variabili con cui dar spazio ad ogni tasto del pad, senza dover per questo impazzire nel tentativo di ricordare ogni funzione.
Buongiorno signor coboldo di livello 10, ecco a lei l’estratto conto. Arrivederci…
Ed è proprio qui che iniziano le note realmente stonate per il titolo Snowblind Studios, in quanto nulla sembra essere stato fatto per dare un po’ di freschezza a questo hack & slash. Sembra tutto così immutato rispetto al prequel: dal sistema di combattimento alle abilità dei personaggi, passando anche per il level design ed i pattern d’attacco nemici. Resta la consolazione che anche ciò che funzionava veramente bene non è stato toccato, come il sistema d’acquisizione delle abilità ramificato. Alla modalità principale s’aggrega la possibilità di affrontare nemici umani o NPC in una sorta d’arena in cui scontrarsi, così come l’allettante possibilità di giocare in rete. Sempre da menzionare e sempre con menzione d’onore ciò che concerne il multiplayer, sia esso online od offline è sempre l'ambito in cui si percepisce la vera essenza di un hack & slash. Tecnicamente il gioco della softco statunitense si discosta davvero di poco dalle buone prestazioni fatte registrare l’anno scorso dal primo Champions of Norrath. Sostanzialmente gemello del prequel per texture e modelli poligonali, Return to Arms lascia ancora qualche frame di troppo per strada, anche se, è sempre doveroso ribadirlo, la versione in nostro possesso non è completa al 100%. Sempre belli gli effetti di luce, così come la realizzazione delle masse liquide, da sempre punto di forza dei coder Snowblind. Un pizzico di delusione per le tracce sonore di sottofondo, che se nel predecessore erano evocative e sempre attinenti, in questo seguito sembrano aver perso smalto lungo la strada.
Le ore di gioco in compagnia di Champions: Return to Arms sono state piacevoli, non ne possiamo fare mistero, ma non sono cambiate di una virgola dalle ore che solo un anno fa passammo con il suo fratellone. Le poche cose nuove inserite vengono schiacciate da quelle che dovevano essere aggiunte, o perlomeno modificate. Attenzione però a non fraintendere, questo di Snowblind Studios è un bel gioco, soprattutto se giocato online o in multiplayer, che farà la felicità di tutti i possessori dell’episodio precedente (a patto che non abbiano cancellato il salvataggio), senza contare chi è nuovo nei reami di Norrath. Basta non aspettarsi innovazione o grandi cambiamenti, solo qualche infiltrazione a giustificare un seguito che odora tanto di espansione.
Fra il clamore della folla, tornano i campioni più inneggiati. Non scomodatevi in ricerche tra almanacchi di calcio ed album delle figurine, non stiamo parlando di calcio e di sport in generale. I campioni di cui si parla sono eroi votati alle avventure estreme, che in mondi ostili ed al contempo affascinanti prendono piede diventando a tratti epiche, di quelle, per intenderci, da raccontare ai nipoti. Champions of Norrath: Realms of Everquest è stato, oltre che il secondo gioco sviluppato da Snowblind Studios in questa generazione (il primo fu Baldur’s Gate: Dark Alliance), uno di quei titoli a lasciare un tangibile segno nella ludoteca di Ps2. Un anno è passato veloce e siamo già sullo zerbino delle porte del seguito, chiamato per l’occasione Return to Arms, che forte del successo del fratello maggiore tenta d’insidiarsi ancora una volta fra i più alti gradimenti dei giocatori. Le perplessità che avvolgono questo nuovo progetto puntano essenzialmente il dito contro la breve distanza temporale a dividerlo con il suo predecessore, un anno appunto. A poche settimane dal lancio europeo siamo riusciti a provare una versione piuttosto avanzata di Champions: Return to Arms, potendo così trovare conferme a quanto il nostro fiuto ci suggeriva…