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A Clickolding bastano un’ora e diecimila click per metterti a disagio

Clickolding è un gioco disturbante che è anche una bella riflessione sul voyeurismo digitale.

SPECIALE di Fabio Di Felice   —   31/07/2024
Lo spaventoso guardone di Clickolding

In un vecchio racconto di Richard Matheson dal titolo Button, button, una famiglia americana riceve una proposta estremamente intrigante da una sconosciuta organizzazione: una scatola, con un bottone rosso al centro. Nel caso in cui decidessero di premerlo, qualcuno, da qualche parte nel mondo, morirà e loro guadagneranno cinquantamila dollari. Potrebbe essere chiunque: una donna africana, un bambino in Cina, un anziano in Francia, o magari qualcuno che abita a pochi chilometri da loro. Potrebbe essere una personalità famosa, un capo di stato, o un totale sconosciuto. Non c'è alcun criterio di scelta. L'unica scelta è la loro: premere o non premere quel pulsante.

Perché è solo quel click che li separa da cinquantamila dollari. E dall'essere degli assassini. Sebbene infatti i dubbi ruotino attorno alla possibilità di lavarsi la coscienza, al pensiero che premere quel pulsante non sia davvero come uccidere una persona, è il peso morale che li schiaccia, al punto da domandarsi se quei cinquantamila dollari valgano o meno una vita umana. Quel click è la loro intenzione di agire. Agire per il loro bene. Agire per il male del mondo

Clickolding non è proprio così estremo, ma parte da una premessa narrativa molto simile: siamo chiusi in una stanza con un uomo che indossa una strana maschera e una camicia sporca di quello che sembra sangue. Abbiamo in mano un contatore, un clicker, con un tasto da spingere. Premendolo diecimila volte, al punto da farlo resettare, l'uomo ci pagherà quattordicimila dollari. Ed è tutto qui. Diecimila click per quattordicimila dollari.

Diecimila click per quattordicimila dollari

Il patto è chiaro e semplice: dobbiamo solo cliccare mentre lui ci guarda, con quegli occhietti tondi che sbucano dalla maschera. L'uomo indossa un passamontagna in testa e sembra un alce, o un cervo. Questo è un altro richiamo - dopo il titolo del gioco - al cuckolding, ovvero alla pratica sessuale in cui una persona guarda volontariamente il proprio partner fare sesso con qualcun altro.

Il patto è molto chiaro: diecimila click per quattordicimila dollari. In contanti
Il patto è molto chiaro: diecimila click per quattordicimila dollari. In contanti

Il cervo, per le sue corna, è uno degli animali simbolo di questo kink. Nel caso in cui non volessimo assecondare la sua perversa fantasia, chiaramente di stampo sessuale, potremmo girarci e andarcene uscendo dalla porta della stanza. Questa è la scelta a cui ci mette davanti Clickolding: premere diecimila volte un tasto per ottenere un mucchio di soldi in relativamente poca fatica, o andare via.

Spingere quel tasto però significa soprattutto passare la prossima ora in compagnia di quell'uomo e dei suoi inquietanti occhietti che ti divorano centimetro dopo centimetro. Senza mai battere ciglio. Senza mezzi termini, Clickolding è una delle esperienze più strane e capaci di metterti a disagio che abbiamo provato negli ultimi tempi. La scelta di stare al gioco inizia ben prima di premere per la prima volta il tasto su quell'aggeggio. Inizia dal momento del primo click che fa partire il gioco, o magari da quello che ve lo fa comprare. A dirla tutta, forse, è stato già il click che vi ha portati qui, in questo articolo. Tutto, in ogni caso, è partito con un click.

Come fai a resistere alla tentazione di girarti?
Come fai a resistere alla tentazione di girarti?

Il contatore inizialmente sale in fretta, non vi sembrerà una lunga galoppata quella fino ai diecimila. Non prima che l'uomo cominci a fare le sue strane richieste: vai vicino alla finestra, cambia la temperatura della stanza, accendi la televisione. Mi piace il rumore bianco della TV, sembra quasi che dio non possa sentirti pensare. Adesso vai in bagno e clicca più forte. Voglio sentirti. Ora più piano. Pianissimo. E non guardarmi.

Una riflessione sul voyeurismo digitale

Sarete costretti ad assecondare quest'uomo, ogni richiesta, ogni stranezza, mentre lui assiste sistemandosi sulla poltrona, muovendo le mani, seguendovi con lo sguardo. Sbottando in esplosioni di rabbia, urla e improperi per poi scivolare in confessioni intime sulla sua vita, sulla solitudine, sulla nostalgia di quel momento in cui era lui a cliccare.

È nei suoi vuoti che Clickolding funziona al meglio, nei momenti in cui a cervello spento continuate a cliccare mentre l'uomo vi guarda, in silenzio. I suoi occhi puntati nei vostri, puntati nei suoi. È una riflessione sul voyeurismo digitale, e questo è certo, con le sue allusioni sessuali a un livello superficiale racconta del mondo della pornografia e delle nuove frontiere del sex working come Onlyfans, con l'uomo che recita i mantra da sigma male mentre chiede alla sua nuova musa in che posizione mettersi e quali foto mandargli. Ma è anche un ragionamento più ampio sull'osservazione del mondo attraverso la rete, sulla passività con la quale spesso si sceglie di guardare piuttosto che agire.

In Clickolding, la stanza è scarna, potrebbe venirvi voglia di accendere la TV ma tutto diventa ancora più inquietante
In Clickolding, la stanza è scarna, potrebbe venirvi voglia di accendere la TV ma tutto diventa ancora più inquietante

Il click, inteso come meccanismo di interazione, è il modo in cui la maggior parte dei videogiochi legge l'input del giocatore, è la nostra intenzione di avere a che fare con il videogioco. L'uomo ci dice che un tempo anche lui cliccava, ma ha smesso, e in ogni caso non è mai stato bravo come lo siamo noi. Clickolding, il voyeur del click, a volte sembra l'allegoria di un pubblico che preferisce guardare gli altri giocare sgravandosi dalla responsabilità del fallimento.

La guarigione di Tobia

È la vista il senso su cui si gioca l'interminabile ma breve esperienza di Clickolding. Interminabile perché man mano che il tempo trascorre, quella stanza d'albergo diventa sempre più intima, e la connessione mentale con quell'uomo sempre più pericolosa. Più tossica. Brevissima perché parliamo di circa un'ora per portarlo a termine.

In Clickolding bisogna attenersi alle indicazioni che l'uomo ci dà nel percorso fino ai diecimila click
In Clickolding bisogna attenersi alle indicazioni che l'uomo ci dà nel percorso fino ai diecimila click

Certo, dipende dalla velocità con cui si preme il pulsante, ma a un certo punto non vedrete l'ora di andarvene di lì con i vostri soldi, senza ascoltare più le sue confessioni. Sentirete ancora i suoi occhi addosso, le sue parole ambigue. Come quando vi ha raccontato di quel suo sogno in cui era lui a essere osservato da un uomo. Quando vi ha chiesto di guardare il quadro dietro la testiera del letto: "La guarigione di Tobia" di Bernardo Strozzi, che riprende la scena biblica dell'anziano Tobia che viene guarito dalla cecità. Ancora la vista, persa e riacquisita. Di quando vi ha chiesto di non guardarlo più e vi ha detto di voltarvi e continuare a cliccare. Mentre non sapevate cosa succedeva alle vostre spalle.

L'unico scorcio di mondo che vi sarà concesso vedere in Clickolding
L'unico scorcio di mondo che vi sarà concesso vedere in Clickolding

È un click quello che separa la vita dalla morte. Come succede nel racconto di Matheson e, in fin dei conti, in quasi ogni videogioco. Un solo click è in grado di decidere il nostro destino. Diecimila sono capaci di cambiarlo diecimila volte. Clickolding è un titolo breve, che costa circa 3 euro, ma che vi resterà in testa per parecchio tempo. Un'idea forte, ben realizzata, che è capace di spaventarvi e farvi pensare, di inquietarvi. Allo stesso tempo è un'allegoria divertente e ben centrata, sa prendersi poco sul serio, infrangere la quarta parete. Sa scivolare in maniera ambigua tra i registri, ora spaventosa, ora disturbante, ora triste, ora divertente. Sempre imprevedibile nella sua corsa a perdifiato verso l'ultimo numero che sale. Sa far male, un click alla volta.