Condannato all'evoluzione
Purtroppo le cutscene non erano ancora state inserite correttamente nella build provata, per cui ci è impossibile valutare e anticipare dettagli sulla storia, quello che sappiamo è che vestiremo ancora i panni dell'agente Ethan, e la vicenda riprenderà fedelmente la trama interrotta nel primo capitolo. Il nostro protagonista è palesemente cambiato, il suo aspetto ben poco raccomandabile non ha niente da spartire con quello del poliziotto che avevamo conosciuto nel 2005, ma piuttosto sembra confonderlo con la schiera di teppisti e barboni impazziti che continuano a tormentare le sue deambulazioni. Sotto questo aspetto siamo di fronte ad un sequel che più sequel non ci può: Monolith ci crede ancora ed orchestra situazioni molto simili al prequel, ingredienti che d'altronde hanno decretato il suo successo. Ci ritroveremo ancora a vagare lungo ambienti diroccati, bui e fatiscenti, in piena solitudine (o quasi) e con una penuria disarmante di armi e proiettili. Ciò su cui potremo contare nella maggior parte delle occasioni saranno armi ricavate dall'ambiente, e i nostri pugni. Un cliché non certo sconosciuto, ma è nel miglioramento di tutti questi elementi che si intravede un'evoluzione entusiasmante.
Condannato all'evoluzione
La componente picchiaduro presenta una profondità decisamente superiore rispetto al primo Condemned, tanto da richiedere un tutorial rigoroso: un intero stage in cui si fa solo a pugni, per far capire al giocatore che senza padroneggiare il sistema di combattimento, non si avrà vita facile durante il gioco. E' possibile innescare combo devastanti, speciali mosse in quick time event, e addirittura utilizzare elementi del fondale per finire i nostri nemici, queste ultime sono vere e proprie fatality, divertenti quanto incredibilmente violente, in grado di infondere al gameplay una grande varietà di situazioni. Il lavoro effettuato da Monolith in questo senso è encomiabile, tanto da nutrire l'impressione di trovarsi di fronte ad un picchiaduro in soggettiva. Ma Bloodshot si spinge oltre, migliorando praticamente tutti i reparti che hanno caratterizzato questa saga. L'intelligenza artificiale dei nemici è stata ulteriormente affinata, e sfrutta la fisica del motore in maniera esemplare. Abbiamo assistito ad episodi sconcertanti, come il nascondersi dietro ai tavoli, le pareti e ogni elemento del fondale in grado di fornire riparo, ma anche lanciare qualsiasi oggetto contro il giocatore. Ci siamo imbattuti in imboscate contro moltitudini di avversari, che in preda alla consueta pazzia si colpivano addirittura tra loro! Durante la preview abbiamo assistito a situazioni molto variegate ed impegnative, Bloodshot è un gioco difficile, che richiede massimo impegno nello sfruttamento di ogni risorsa disponibile, anche il solo lanciare armi scariche in testa agli avversari, spesso coriacei e sempre pericolosi.
Io gioco con la luce accesa
Il gioco alterna ancora a questi furiosi combattimenti delle sezioni investigative atte a dilatare la tensione. E' forse questo l'aspetto più deficitario del primo Condemned, e quello dove Monolith ha lavorato più alacremente per il seguito. Adesso vengono rese disponibili svariate possibilità, sempre grazie ad una tecnologica attrezzatura in grado di scansionare e fotografare gli indizi, e molto altro. Si dovranno appuntare elementi da inviare alla centrale di polizia, da scegliere attraverso una rinnovata ed intuitiva interfaccia on screen. Giusto per fare un esempio: se ci troviamo di fronte ad una macchia di sangue, dovremo stabilire la modalità che ha generato il suo spargimento. E' una macchia con movimento casuale o dinamico? E' provocata da una caduta o da un proiettile? Il giocatore dovrà esaminare particolari circostanti e contestuali in modo da trovare la risposta più consona all'indagine. L'assistente di Ethan, in perenne contatto radiofonico, è sempre pronta a stimolare curiosità ed attitudine all'esplorazione, e siamo certi che nelle fasi avanzate non mancheranno implementazioni complesse.
Io gioco con la luce accesa
Un fattore innovativo, almeno per la saga, è rappresentato dalla presenza occasionale di alleati in grado di aiutarci per brevi sezioni, senz'altro un'aggiunta in grado di esorcizzare l'opprimente senso di solitudine che alberga lungo il gioco. In queste occasioni Bloodshot sembra quasi assumere delle sfumature da fps bellico, ma sono brevi respiri in un'ossatura completamente votata all'alienazione. Il gioco tiene fede ai presupposti del prequel, alimentando tensione ad ogni (buio) angolo. Si dimostra anche più radicale nell'orchestrare sequenze raccapriccianti, e colpi di scena da salti sulla sedia, ancora una volta si tratta di un'esperienza poco raccomandabile agli impressionabili. Tecnicamente il motore di Condemned 2 dimostra un acquisita maturità nei confronti delle piattforme nextgen, tra un sistema d'illuminazione dinamico, texture fotorealistiche e una fludiità sensibilmente migliorata, abbiamo un comparto grafico in grado di valorizzare al meglio l'impalcatura ludica. Eccezionale l'utilizzo dell'audio, con uno sfruttamento efficace e realistico di sonorità disturbanti, che spaziano dalla cupa musica d'ambiente ai terrificanti boati delle armi. Anche un semplice cazzotto è in grado di generare suoni e rumori da brivido, donando la sensazione del dolore come pochi altri titoli. Presente la localizzazione testuale in italiano, un plus sicuramente gradito considerando la tipologia del prodotto. La build finale dovrebbe contenere anche il supporto al multiplayer online, ma per questo vi rimandiamo alla recensione definitiva, restate sintonizzati!