A circa un anno di distanza dal primo annuncio, Cult of the Lamb è quasi pronto per l'arrivo sul mercato, con uscita prevista per l'11 agosto 2022. È uno dei titoli di punta di questa estate per Devolver Digital, etichetta che ci ha abituato a giochi originali e di qualità. La recente iniziativa Steam Next Fest ci ha dato modo di provare una demo breve ma significativa di Cult of the Lamb, consentendoci di avere un'idea un po' più precisa di questo strano action RPG roguelike con elementi "gestionali".
Abbiamo visto, in questi anni, come la sperimentazione in ambito indie punti soprattutto alla commistione di generi e caratteristiche apparentemente lontane in un nuove amalgame di gameplay che risultano spesso inedite. Anche questo titolo di Massive Monster rientra precisamente in questa tendenza, e più nello specifico prende le basi degli action RPG roguelike e aggiunge degli elementi discordanti, per creare qualcosa di nuovo.
È un concetto diventato quasi uno standard nella produzione di giochi indipendenti, ma c'è da dire che qui viene realizzato in maniera molto peculiare grazie a uno stile unico e a un accostamento tra il roguelike e il gestionale, visto che ci si trova da una parte a macellare nemici e dall'altra a costruire e mantenere un vero e proprio culto, tenendo in considerazione vari aspetti della gestione di un gruppo di creature.
Condanna e redenzione
La storia parte subito forte, mettendo in scena i drammatici attimi della condanna a morte dell'agnello protagonista, evento necessario per impedire che una misteriosa profezia si avveri, sovvertendo l'ordine costituito. Ci troviamo di fronte al patibolo, al cospetto di strane creature che sembrano sacerdoti di alto livello e con cui avremo a che fare più avanti, visto che costituiscono i principali boss da affrontare. Proprio sul punto di morire, però, il protagonista viene evocato da "Colui che attende", ovvero quello che sembra essere un possente agnello/demone incatenato, il quale dona al piccolo eroe una corona dai poteri mistici, affidandogli la missione di avviare un nuovo culto e fare piazza pulita delle "eresie" che proliferano nel mondo. L'agnellino torna allora in vita, armato e dotato di potenza micidiale, per fare strage di nemici ed eseguire gli ordini della misteriosa creatura che l'ha salvato dalla morte. È lecito aspettarsi qualche colpo di scena sulla vera natura del culto che, di lì in avanti, ci troviamo a dover costruire e far prosperare.
D'altra parte, Cult of the Lamb non fa assolutamente nulla per nascondere la natura ambigua dei poteri del protagonista e la sua morale decisamente discutibile. La feroce cattiveria è un elemento fondamentale di tutto il gioco, in netto contrasto con l'apparente marineria del protagonista e di altri personaggi, cosa che costituisce buona parte del suo dissacrante umorismo. Ci troviamo così ad esplorare varie ambientazioni e cercare di eliminare i nemici del nostro nuovo Signore, al contempo facendo nascere e prosperare il culto dell'agnello, in un bizzarro misto tra action in stile hack and slash con elemento roguelike e gestionale, data la necessità di costruire e controllare il nostro gregge di fedeli.
Action hack and slash e roguelike
Il contrasto tra elementi antitetici sembra essere il filo conduttore di Cult of the Lamb, visto che oltre all'estetica costruita su satanismo e carineria anche il gameplay si fonda su caratteristiche contrastanti. L'azione di base si svolge all'interno dei vari regni da esplorare, nei quali ci muoviamo tra schermate alla ricerca del boss, secondo percorsi a tappe differenti che possono essere scelti dal giocatore ed eliminando tutti i nemici che si incontrano sullo schermo. La meccanica di gioco ricorda un po' The Binding of Isaac e un po' Hades, cercando una sorta di mediazione tra gli elementi di successo emersi in questo genere: abbiamo a disposizione un attacco standard, abilità speciali e una schivata, con la necessità di completare la partita in un'unica vita e con pochi cuori a disposizione: il livello di sfida è notevole, per quanto abbiamo potuto provare (la demo comprende solo il regno iniziale).
Anche qui, come in altri titoli di questo tipo, possiamo incontrare mercanti e personaggi amichevoli che ci possono fornire potenziamenti e nuove armi, con la possibilità di scegliere tra varie opzioni che comportano bonus e malus in base al proprio stile di gioco e alle preferenze.
Nella sezione iniziale abbiamo potuto incontrare una sorta di cartomante che ci fa dono di una carta a scelta in base ad alcuni tarocchi in grado di modificare le statistiche del protagonista, oltre a venditori che consentono di cambiare l'arma principale con altre dotate di caratteristiche differenti. Il sistema di combattimento è veloce e dinamico, con una quantità di colpi incassabili piuttosto bassa che mantiene la tensione sempre in alto, ma la relativa semplicità e intuitività che lo caratterizza ci fa calare immediatamente nelle meccaniche di base del gioco, incastrandoci facilmente nel suo loop.
Gestionale di culto
L'altra meccanica che caratterizza il gameplay di Cult of the Lamb, al di fuori dei combattimenti, è la costruzione e gestione del culto, in una sezione di gioco che si presenta alquanto staccata dal loop standard dell'hack and slash ma con rimandi continui tra una realtà e l'altra. Alla fine del livello introduttivo, il misterioso aiutante che ci assiste dalle prime fasi del nostro nuovo ruolo di araldo di Colui che Attende ci conduce, attraverso un portale, in una zona relativamente tranquilla, dove possiamo costruire la base per il culto: si tratta di un'area di gioco delimitata ma piuttosto ampia, che progressivamente si riempie di strutture e azioni da portare avanti, anche se nella demo era possibile vederne solo una minima parte. Durante l'esplorazione dei "dungeon" è possibile incontrare alcuni NPC, vittime sacrificali designate dagli "eretici" o altri tapini in difficoltà, che sta a noi liberare ma solo per soggiogarli a nostra volta all'interno del culto, ovvero nella suddetta zona riservata in cui vengono spediti seduta stante.
All'interno dell'area adibita al culto possiamo assegnare agli adepti vari compiti che hanno a che fare con la raccolta risorse: la congrega ha bisogno di pietre e legna per iniziare, e possiamo dedicare i sottoposti a questo compito oppure occuparcene in prima persona, visto che il sostentamento rimane un elemento costante del gioco. Lo scopo è incrementare sempre più il gruppo di adepti e costruire nuove strutture per rendere il culto sempre più ricco e prosperoso, con la necessità però di mantenere in salute i sottoposti procurando cibo attraverso la raccolta di ingredienti e la cucina. In questo modo, elementi survival si mischiano alla gestione del gruppo e alle fasi più action, creando un misto veramente ricco e interessante.
Demoni e animaletti
Lo stile grafico è sicuramente uno degli elementi di forza di Cult of the Lamb, con il quale il contrasto tra il lugubre e il faceto raggiunge il culmine: teneri animaletti diventano allora protagonisti di efferatezze sconvolgenti, in un tripudio di sangue e carineria che resta sicuramente impresso. Il particolare misto di elementi 3D e 2D è gestito con notevole maestria da Massive Monster, riuscendo a dare al tutto un aspetto estremamente curato pur senza dover gestire una mole grafica impressionante. La caratterizzazione riesce in questo modo a donare una notevole identità al gioco, mettendo insieme il tratto inquietante degli elementi "demoniaci" ed esoterici come tarocchi e demoni vari con i personaggi fumettosi con cui abbiamo a che fare costantemente. Attendiamo di vedere la potenziale varietà delle ambientazioni, visto che le prime fasi viste nella demo si incentravano soprattutto su un singolo tema come scenari e scelte cromatiche, così come un po' ripetitivo appare anche l'accompagnamento musicale, almeno per il momento.
Non c'è dubbio che Cult of the Lamb si ponga tra gli indie più interessanti nell'immediato futuro: lo strano gameplay, pur costruito su elementi che singolarmente non rappresentano particolari novità, promette di mantenere alta l'attenzione tra fasi action e gestionali, mentre la caratterizzazione generale rappresenta sicuramente un elemento fortemente identitario per questo titolo, di notevole impatto. Resta da capire quanto profondi siano i diversi aspetti del gioco, tra sistema di combattimento e costruzione/gestione del culto: sono tutte meccaniche piuttosto derivative, ma messe insieme così riescono comunque a risaltare, grazie anche a una caratterizzazione generale davvero sopra le righe.
CERTEZZE
- Un misto di meccaniche bizzarro e interessante
- Ottima estetica tra carineria e orrore
DUBBI
- Di roguelike ce ne sono veramente tantissimi ormai
- Fin dove si spingono la gestione del culto e il sistema di combattimento?