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Dead Cells, un piccolo capolavoro indie

Dead Cells è una delle sorprese del 2018 da amare, ricordare e giocare anche nel 2019. Cerchiamo di capire perché.

SPECIALE di Simone Tagliaferri   —   10/12/2018
Dead Cells
Dead Cells
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Dead Cells è una via di fuga dalla mediocrità imperante, un bicchiere di buon vino dopo aver bevuto litri di Coca-Cola. È ottimo sia a piccoli sorsi che bevuto a garganella. È quel gioco che ogni tanto riavvii, anche dopo averlo finito, per ricordarti l'effetto che fa e perché in fondo sai che in giro non c'è molto di meglio. Si tratta di un metroidvania ibridato con un roguelite che sulla carta non avrebbe mai potuto funzionare, ma che in realtà si è rivelato non solo eccellente, ma anche migliore di moltissimi titoli dal design più compatto e controllato.

Dead Cells Artwork

Il motivo risiede nel complesso e oculato controllo degli elementi casuali, che pur essendo tali non danno mai l'idea di esserlo davvero. Sostanzialmente ogni partita di Dead Cells appare nuova e diversa dalla precedente, pur presentando una struttura identica e dei livelli che, nonostante la casualità, rimangono riconoscibili nei loro elementi caratterizzanti. Insomma, ci troviamo di fronte a un'evoluzione netta della formula di Rogue Legacy e affini, molto più vicina a un The Binding of Isaac che a un Dungeons of Dredmor.

Gameplay

Dead Cells racconta la storia di un guerriero senza nome che si risveglia in un cella umida sotto forma di un ammasso di cellule. Non ricorda nulla del suo passato, non sa dove si trova e non ha la minima idea di chi l'abbia ucciso. La sua unica certezza è che continua a reincarnarsi ogni volta che muore e che la popolazione del castello in cui si trova è stata sterminata da qualche oscuro evento. Il suo obiettivo è quindi arrivare in cima al castello per scoprire qualcosa su ciò che gli è accaduto, raccogliendo sulla strada potenziamenti e nuove armi per affrontare i nemici sempre più potenti e agguerriti che popolano i livelli.

Il gioco in sé è fondamentalmente un platform con un focus particolare sui combattimenti. L'eroe senza nome sa utilizzare armi da mischia come spade, coltelli e mazze chiodate, armi a lunga gittata come archi e balestre, incantesimi e scudi. Dispone anche di strumenti supplementari come torrette, bombe, trappole e quant'altro. Comunque sia, tutti gli oggetti raccolti sono più o meno efficaci a seconda di come si sono fatte crescere le sue tre caratteristiche fondamentali, potenziabili raccogliendo delle pergamene o acquistando dei tratti da un mercante che si trova nelle aree di raccordo poste tra i livelli. Prima di poterli utilizzare vanno sbloccati, ossia bisogna trovarne i progetti e spendere un certo numero delle anime dei nemici per realizzarli. Una volta sbloccata un'arma, questa entra per sempre nell'arsenale, ossia rimane trovabile anche dopo che si è morti e si è ricominciato da zero.

Fin qui Dead Cells sembra un platform tradizionale come tanti altri, ma non lasciatevi ingannare dagli elementi condivisi con i suoi colleghi, perché è molto di più. Come già detto, la sua grandezza non risiede solo nella bellezza dei suoi livelli generati casualmente, nel vario e pittoresco arsenale che si raccoglie lungo la strada verso lo scontro finale o nell'alto numero di nemici da abbattere. Volessimo essere particolarmente retorici vi diremmo che a fare la differenza è la perfetta alchimia tra tutti questi elementi, ma sarebbe comunque riduttivo.

Dead Cells 02

Dead Cells riesce a essere epico e scanzonato allo stesso tempo. È difficile ma giusto, ha dei momenti da Dark Souls, ma non dà mai l'idea che la difficoltà sia fine a se stessa o usata solo per scimmiottare la moda del momento; graficamente è basilare, ma contemporaneamente splendido nella sua pixel art disegnata con grandissimo gusto, che crea degli scenari affascinanti ed evocativi, pur nella loro semplicità. Per dire, quando si attraversano le fogne si riesce quasi a sentire quasi la puzza emessa dai miasmi del luogo, mentre quando si scala il castello, in un livello costruito verticale particolarmente riuscito, si percepisce il gusto per il gotico impiegato per caratterizzarlo. Ovviamente il tutto è accompagnato da un gameplay fuori parametro, caratterizzato da un azione velocissima, ma mai illeggibile, e da una grande varietà di stili di combattimento, che vengono sostanzialmente imposti dalla costruzione casuale non solo delle mappe, ma della progressione stessa. Insomma, come sottolineato nella nostra recensione di Dead Cells, l'intera architettura di gioco finisce per magnificare le sue caratteristiche più rilevanti, arginando i difetti, pur presenti, che finiscono per non pesare più di tanto sull'esperienza di gioco nel suo complesso.

Dead Cells 03

La sostanza del discorso è che Dead Cells è una delle cose migliori prodotte dalla scena indipendente e dall'industria videoludica tutta nel 2018, nonché uno di quei titoli capaci di far fare un passettino in avanti a un intero genere. Diciamo che da ora in avanti chiunque voglia provare a realizzare un roguevania dovrà guardare a quanto fatto dai francesi Motion Twins, se non vorrà apparire vecchio e sorpassato prima ancora di arrivare sul mercato.