Diario del capitano
Pare che domani sia un gran giorno per il popolo dei videogiocatori italiani: parte il Quit 2YK a Bologna, che insieme allo scorso Italian Party, si piazza come dimensione nella top ten della classifica mondiale dei lan party. E' incredibile come l'Italia, pur arrivando tardi in ambito tecnologico, riesca nell'arco di poco tempo a recuperare le distanze. Emblematico il caso di internet, dei cellulari e, in questo caso, dei lan party.
In effetti il lan party va inteso più come un'espressione culturale che come un evento: una generazione di videogiocatori che sta cercando con tutte le forze di far uscire il videogioco dalle mura domestiche per farlo diventare fenomeno di massa. Il lan party è il momento dello scambio di idee, della competizione e dell'incontro. Il computer, in questa occasione, non è più un mezzo di isolamento (come viene additato da moltissimi psicologi) ma un mezzo di socializzazione. I videogiocatori attribuiscono un volto ai nomi letti per tante notti sul monitor, parlano e fanno nuove amicizie.
Per questi motivi è giusto parlare di fenomeno culturale, oltre che di evento.