Digital contro retail. Argomento accarezzato svariate volte in questa rubrica, era inevitabile che prima o poi ci saremmo trovati a discuterne. Ciò che fa sempre specie quando si parla di acquisti fisici e digitali è la convinzione di molti giocatori sulla presunta supremazia di una o l'altra parte; in realtà, dal punto di vista di chi scrive, all'interno del mercato entrambi i formati hanno un importante e complementare ruolo.
Perchè comprare digital?
Il primo motivo che rende l'acquisto digitale rilevante all'interno del mercato risiede nell'atto stesso di acquistare in digitale.
È probabile vi sia capitato di sentire da amici conoscenti, o magari l'avete esclamato voi stessi: "Io compro in negozio", motivando la scelta attribuendogli una maggiore facilità rispetto all'utilizzo di un store digitale, dov'è necessaria una sottoscrizione al servizio, la registrazione di una carta di credito, una connessione ad Internet stabile per il download e così via. Il fatto quindi che il digital prenda sempre più piede è sintomatico di una crescente alfabetizzazione digitale del pubblico: parliamo di persone che hanno imparato a fare acquisti digitali, che si fidano dello strumento digitale nonostante l'abitudine ad estrarre la banconota dal portafoglio e che hanno accesso ad Internet più facilmente e con una qualità migliore. Nonostante chi scrive sia una forte promotrice della digitalizzazione dei servizi, che anzi dovrebbe estendersi in modo capillare anche oltre il concetto di acquisto, è altrettanto forte la convinzione che una massiccia preferenza del digital non cancellerà l'esperienza del negozio, legato comunque a una serie di beni collaterali al videogioco, dagli accessori passando per il merchandise, che implica la visita di persona del cliente... specialmente oggi che la voglia di tornare a frequentare i negozi è tanta.
Digital è green
Il secondo motivo per l'acquisto digital è preferibile al retail è per il suo impatto ecologico. Sorvolando sull'ilarità generale che l'argomento suscita in alcuni, l'impatto che l'industria tech, in generale, ha sull'ambiente è davvero impressionante (dalle miniere di minerali e silicati per produrre hardware allo smaltimento dello stesso) quindi si, anche i videogiochi hanno un peso sull'ecosistema globale e in una certa misura inquinano: per quale motivo portarsi a casa un disco e una custodia di plastica quando si può usufruire dello stesso contenuto senza supporto fisico? Tralasciando il fatto che praticamente tutti i giochi acquistati al day one necessitano di download di patch, procedura a cui non si sfugge nemmeno con il supporto fisico, non va tralasciato tutta quella parte di spesa di risorse energetiche necessari a mantenere online i servizi on-line; parliamo di giganteschi complessi pieni di server che hanno bisogno di energia elettrica per funzionare e visto che di quello non possiamo fare a meno, almeno possiamo rinunciare al pezzo di plastica, senza dimenticare che ad oggi il valore di una custodia, a meno che non sia un'edizione speciale, non è paragonabile a quelle del passato, curate nei minimi dettagli e munite spesso di libretti delle istruzioni bellissimi.
Usato e digital
L'ultimo motivo che dovrebbe incentivare l'acquisto digital è legato al mercato dell'usato, o meglio, agli ipotetici benefici che si trarrebbero se quest'ultimo venisse eliminato dall'equazione economica. Qui però è necessario approcciarsi al ragionamento con l'opportuna dose di condizionale perché non è detto che ad una determinata azione corrisponda una precisa reazione; inoltre, va aggiunto, quando ci riferiamo al mercato dell'usato non parliamo di usato tra privati, ma di business dell'usato. Quando acquistiamo un gioco retail al dayone, la somma pagata viene ripartita tra tutti gli attori del mercato: rivenditore, publisher, sviluppatore e così via. Se quel gioco viene riportato al negozio, al cliente verrà corrisposta una minuscola quota mentre il gioco tornerà sugli scaffali a prezzo scontato, seppur sostenuto, poiché usato. La seconda volta che quel gioco verrà venduto però il guadagno generato non sarà di nuovo ripartito ma rimarrà tutto nelle tasche del venditore. Il che non sarebbe nemmeno un problema perché tutto il mercato dell'usato funziona così, se non fosse che il videogioco è uno di quei beni che si svaluta con una velocità incredibile. Questo meccanismo, paradossalmente, può attivarsi dopo quattro o cinque giorni dall'uscita del gioco, creando un danno a chi ha investito nella creazione e pubblicazione del gioco. In quest'ottica il digitale diventa il perfetto strumento per eliminare progressivamente il fenomeno e la diminuzione del prezzo digital sarebbe un forte incentivo. Quando parlavamo di azioni e reazioni però intendevo proprio questo: non è detto che una progressiva eliminazione dell'usato porti ad un abbassamento di prezzo del digital e a quanto pare, visti i prezzi identici tra retail e digital al dayone, non c'è nemmeno l'interesse da parte dei big del settore a gambizzare l'usato (perché non incide più così tanto nelle perdite? Perché è un male necessario? Ai posteri, la sentenza).
Uno backup dell'altro
All'inizio del pezzo parlavamo di rapporto complementare tra digital e retail, due formule necessarie perché una a supporto dell'altra, come dimostrato dall'imminente chiusura degli store PlayStation 3, PSP, e PS Vita. Cosa succederebbe nel drammatico caso in cui questi store chiudessero ma i giochi presenti nel catalogo non venissero più venduti in nessun'altra vetrina? La risposta è che probabilmente andrebbero persi e l'unico modo per giocarli sarebbe utilizzare le copie fisiche. Se il problema del singolo utente impossibilitato a recuperare i suoi acquisti pare sia stato risolto da Sony, la riflessione si sposta più su una questione di preservazione della memoria storica... e l'avrete capito, ci stiamo muovendo verso un terreno estremamente scivoloso: quando si parla di preservazione storica in ambito videoludico è inevitabile finire a parlare di emulazione, una questione parecchio spinosa specialmente sul piano legale. Una cosa però è certa: sapere che ci sono delle copie fisiche di giochi che un giorno potrebbero andare perduti per i motivi più disparati (il publisher decide di toglierli dallo store, il publisher decide di chiudere lo store, bruciano i server del publisher), ma che possono essere tramandate e, alla peggio, digitalizzate per una conservazione storica, con lo stesso spirito con cui teniamo quadri e opere d'arte nei musei, è sicuramente un'idea che dovrebbe tranquillizzarci e soprattutto evidenziare come il retail ha ancora un suo ruolo molto importante.