Da qualche giorno, per celebrare le Olimpiadi di Tokyo 2020 - come saprete, l'anno è rimasto quello previsto originariamente - Google ha creato un doodle che conduce a un videogioco: Doodle Champion Island Games. Si tratta di un'opera che omaggia, o che vorrebbe omaggiare, la terra nipponica e i giochi olimpici.
La scelta di creare un videogame non è certamente casuale. Se l'Italia avesse portato avanti la candidatura di Roma 2020, e avesse ottenuto l'organizzazione dell'evento, difficilmente Google avrebbe celebrato l'occasione attraverso un videogioco. È stato scelto perché ritenuto un elemento identificativo della cultura nipponica, e questo dovrebbe rendere felice qualsiasi appassionato. L'orgoglio con cui il Giappone ha sfoggiato il proprio legame coi videogiochi è semplicemente storico. In Italia una porzione di adulti, tendenzialmente nati prima degli anni '70 (parliamo di percezione, non abbiano dati da condividere), considerano i videogiochi una perdita di tempo, un passatempo per ignoranti, un'attività non edificante.
Bene, in Giappone non è così: e certamente non è un paese con poca storia alle spalle. Durante la cerimonia di apertura, come avrete ascoltato, sono stati utilizzati molti pezzi tratti da colonne sonore di videogiochi, come Dragon Quest, Monster Hunter, Final Fantasy, Chrono Trigger. E molti di più sarebbero dovuti essere, stando ai rumor, se alcuni aziende (Nintendo, tra le altre) non avessero preferito slegare il proprio nome da questo evento che, lo ricordiamo, in Giappone è sgradito - causa pandemia e restrizioni - a gran parte della popolazione. La manifestazione era stata annunciata da Shinzo Abe, allora premier, vestito col cappello di Super Mario; era arrivato a Rio, direttamente da Tokyo, proprio attraverso uno dei tubi conduttori dell'idraulico - e chissà quanto si va veloci, là dentro.
Due anni fa Shigeru Miyamoto, primo tra i creatori di videogiochi, ha ricevuto dal governo giapponese l'onorificenza di "person of cultural merit". Non è un'attestazione da poco. Significa che lo stato riconosce e supporta quest'attività, attribuendole dignità creativa e culturale. E il tutto si è visto, ancora di più, durante la cerimonia inaugurale delle Olimpiadi.
Insomma, tutta questa premessa per tentare di comprendere come mai Google abbia scelto proprio un videogioco per celebrare le Olimpiadi, e del perché - da appassionati - dovremmo essere contenti di questa associazione. Più che la qualità dell'opera in sé, insomma, è ben più rilevante la sua stessa esistenza. Voleste comunque saperne di più, ecco qualche dettaglio nel nostro speciale su Doodle Champion Island Games.
Gli sport
Come dicevamo, il gioco è una celebrazione del Giappone e, allo stesso tempo, dei giochi olimpici. Il protagonista è Lucky, un gatto ninja, che già nel nome rimanda al "gatto della fortuna" (Lucky Cat), una benauguarante statuetta nipponica. Si tratta di un gatto calico, ovvero un felino dal manto tricolore che, non lo sapeste, è quasi sempre femmina.
L'avventura è inquadrata dall'alto, e sia come impostazione, sia a livello grafico, omaggia i giochi a 16-bit. L'introduzione, e ogni evento principale dell'opera, è narrato attraverso dei filmati realizzati da Studio 4°C, uno studio di animazione giapponese esistente dal 1986 (che in passato ha realizzato, tra le altre cose, tre lungometraggi su Berserk).
Una volta raggiunta l'isola dei campioni, ambientazione unica dell'avventura, Lucky ha l'obbiettivo di sconfiggere, affrontando ognuno degli sport presenti, i sette campioni leggendari. I comandi sono molto semplici: ci si muove con le frecce, e con la barra spaziatrice si effettua l'azione principale del momento. Quest'ultima varia in base alla situazione: nel tennistavolo, ad esempio, serve a colpire la pallina.
Gli sport presenti sono sette: maratona, nuoto sincronizzato, tiro con l'arco, rugby, scalata, skateboard e il già citato tennistavolo. Gli eventi sono piuttosto brevi e semplici, adatti anche ai giocatori occasionali. Questo non significa che non siano ben fatti: il rugby è molto carino, e ci ha fatto immaginare un potenziale Mario Rugby che possa approfondire e deformare, a livello ludico, le meccaniche di questa disciplina. La stessa scalata è piacevole, con appigli mobili e roteanti.
Lucky può unirsi a una delle quattro squadre presenti (rossa, blu, verde o gialla). All'interno dell'isola ci sono dei pannelli dai quali controllare la classifica generale: ogni utente aiuta la propria compagine ad accumulare punti. Una volta terminato il gioco, che comprende anche delle brevi missioni secondarie, si possono ripetere le attività a piacimento, così da migliorare il proprio record.
Riferimenti al Giappone
L'isola dei campioni, sia come vegetazione che come conformazione, ricorda - naturalmente - il Giappone. I riferimenti alla terra nipponica tuttavia non si esauriscono qui. Ognuno dei sette campioni, ad esempio, ha un legame con le tradizioni (o la storia) di questa terra.
Nella maratona, ambientata in una spiaggia, bisogna sconfiggere un kijimuna (uno spirito mitologico di Okinawa). Il campione di tennistavolo è un tengu, una creatura leggendaria, spesso rappresentata con un lungo naso, la carnagione rossa e dei tratti anatomici di un volatile: la sua palestra è in una foresta di bambù. Nel nuoto sincronizzato bisogna sfidare - sott'acqua - Otohime, la principessa di un regno marino (descritto nel racconto Urashima Taro). Nel tiro con l'arco si affronta Naso no Yoichi, un celebre samurai del XII secolo, in uno stagno coi fiori di loto. Nel rugby, in prossimità di un vulcano, si sfidano gli Oni, dei demoni orcheschi; nella squadra di Lucky c'è anche Momotaro, eroe del folklore nipponico. La scalata presenta Fukuro, una divinità a forma di gufo gigante (Cikap-kamuy), che veglia sugli esseri umani dalla sommità di un montagna innevata. Nello skateboard bisogna superare un tanuki, famigerato cane procione mutaforma (ben noto agli appassionati di Super Mario).
Insomma, ogni sport è legato a un'ambientazione caratteristica del Giappone, ed è presieduto da un campione legato alla tradizione, alla cultura o alla storia nipponica. Doodle Champion Island Games non è certamente un capolavoro, ma rappresenta un'iniziativa gradevole, adatta a tutti, che omaggia dignitosamente il paese che ospita le Olimpiadi. Soprattutto, come abbiamo scritto all'inizio, certifica il legame tra videogiochi e Giappone: un legame visto come un onore, non come un qualcosa di cui vergognarsi.