Non potevamo fare a meno di approfittare della recentissima notizia riguardante Borderlands 3 e l'esclusiva temporale di 6 mesi sull'Epic Games Store per gettare altra benzina su un fuoco che sta già ardendo vivi moltissimi sviluppatori e publisher. Ed è per questo motivo che chi scrive questa notizia si è lanciato in una complessa ma gratificante Pierpolemica che parte da un semplice presupposto: è davvero intelligente per Epic Games investire tutti questi soldi su delle semplici esclusive temporali invece di puntare a soluzioni strutturali e attività di lungo periodo per convincere in modo sano i giocatori a passare dalla loro parte?
Partiamo dalla storia. Epic Games è arrivata sul mercato degli store digitali a gamba tesa con una dichiarazione davvero possente: Steam (e con lei gran parte dei provider digitali) se ne sta approfittando con l'idea del 30%-70% nella suddivisione delle royalties (30% a chi gestisce la piattaforma e 70% a chi produce i contenuti) perché oggi i costi di gestione e mantenimento sono nettamente più bassi che in passato, quando questa politica è stata inaugurata. Epic è invece pronta a dare l'88% agli sviluppatori che pubblicano sul suo neonato store.
Un'idea dirompente che ha costretto la concorrenza ad adeguarsi ma senza poter contare sulla stessa forza e su un cavallo di troia che si chiama Fortnite, che richiede proprio un account sullo store per essere scaricato e giocato su PC.
Le esclusive temporali
Sembrava tutto bellissimo perché la promessa era di vedere, ad esempio, giochi più economici o con scontistiche maggiori solo sull'Epic Games Store proprio grazie al maggiore incasso concesso allo sviluppatore. O magari potevano esserci dei semplici contenuti aggiuntivi in regalo. E invece tutto si è tramutato in un proliferare di esclusive temporali.
Ancora oggi non è molto chiaro se sia necessario distribuire in esclusiva sullo store di Epic Games per avere queste royalties maggiorate, ma diamo per scontato che non sia così perché altrimenti non si spiegherebbero diverse questioni, in primis la conferma che Epic stia pagando un bel po' di soldi per avere queste esclusive. Così tanti che Tim Sweeney, uno dei boss di Epic, ha confermato che probabilmente il 2019 sarà addirittura in perdita nonostante gli ottimi risultati di vendita dei giochi distribuiti sullo store, proprio a causa di questi cospicui investimenti.
E tra l'altro proprio le esclusive sono diventate paradossali visto che, pur di gonfiare il proprio portafogli, publisher e sviluppatori hanno fatto delle figure di palta incredibili. Il caso Metro Exodus con il passaggio di consegne improvviso, il caso Phoenix Point dopo tutta la campagna di crowdfunding e ora arriva anche Borderlands 3 su PC con una esclusiva temporale di 6 mesi. 6 mesi? Ma che senso ha?
E qui torniamo al discorso iniziale: questo lavoro sulle esclusive temporali ha un'utilità di brevissimo periodo. Non è strutturale, serve solo a rompere le scatole ai giocatori obbligandoli a usare un altro client per giocare un titolo che magari hanno preordinato un anno prima. Dovranno accettare forzatamente il cambio di community, di funzionalità, di comodità pur di giocare un singolo gioco. E da qui si capisce benissimo quella rivolta che c'è stata anche se, come al solito, si è pesantemente esagerato con i toni utilizzati.
Ed ecco quindi che arriva la Pierpolemica: ma perché Epic hai deciso di buttare così i tuoi soldi, di muoverti in modo così miope? Persino il mondo console ci ha dimostrato che le esclusive temporali non servono a nulla, non hanno conseguenze di lungo periodo e spesso fanno solo imbestialire chi gioca. Proprio dal mondo console bisognerebbe capire che una Epic dovrebbe investire sulle esclusive assolute: spendere soldi per sviluppare internamente altri Fortnite, perché quelli sì che potrebbero fare la differenza, esattamente come stanno facendo Google con Stadia oppure Oculus con i suoi Studios. Oppure potrebbe spendere soldi per foraggiare team indipendenti a sviluppare titoli esclusivi per il suo store, esattamente come fanno Microsoft, Sony e Nintendo con le cosiddette second parties. O, ancora meglio sarebbe spendere soldi per rendere davvero appetibile il client dello store. Un client che i giocatori devono voler installare per far girare i loro titoli grazie a tutta una serie di feature comode e funzionali: il supporto al cloud, magari una qualche forma di cross platform, un sistema di navigazione sensato della libreria, una gestione degli amici all'avanguardia, le recensioni dei giocatori e i consigli dei content creator. E senza tirare in mezzo un eventuale sistema davvero sensato e funzionale in grado di far scegliere alla community i giochi da supportare e produrre in barba a quei fallimenti di Steam Greenlight e Steam Direct. Su questo campo Epic doveva combattere, approfittando più che mai dell'immobilismo di una Valve che solo oggi, dopo anni e anni, si prepara a effettuare un restyling su un'interfaccia utente che per quanto strapiena di funzionalità, è semplicemente orribile e poco intuitiva.
E voi come la pensate? Trovate comunque corretto e intelligente lavorare in questo modo e con questi soldi sulle esclusive temporali? O avreste preferito che Epic Games spendesse i suoi soldi in altro modo? Come al solito attendiamo con ansia di ascoltare i vostri pareri qui sotto tra i commenti!