Con Evangelion: 3.0 + 1.0 Thrice Upon a Time, si chiude la saga creata da Hideki Anno, ma non solo. Con la fine di Evangelion termina anche la grande cavalcata dei robot giganti che hanno contraddistinto così tanto la cultura giapponese da diventarne praticamente un moderno sinonimo. In Italia, merito degli anime che negli anni '80 hanno dominato i palinsesti televisivi dedicati ai più giovani, soprattutto nelle televisioni private dell'epoca, ne siamo stati rimasti subito particolarmente affascinati.
Al contrario di quanto siamo indotti a credere, questo fondamentale filone risale a molti anni prima: l'amore per gli automi, divenuti poi robot e successivamente mecha, nasce infatti in Giappone addirittura nei primi anni '30, prendendo definitivamente forma nel 1952 con l'arrivo del manga Mighty Atom, da noi conosciuto come Astroboy. Il ragazzo atomico che tutti conoscono o perlomeno ne riconoscono l'iconico volto, rappresenta anche la naturale fascinazione del paese del Sol Levante per la nostra penisola, visto che per la sua trama si ispira nemmeno così velatamente al Pinocchio di Collodi, che i disegnatori giapponesi adattano ufficialmente proprio lo stesso anno di nascita di Astroboy, sempre il 1952, attraverso il libro omonimo di Osamu Tezuka che diventerà anime venti anni dopo e messo in onda anche dalle nostre parti.
Ci è sorta così una domanda spontanea: la fine di Neon Genesis Evangelion segna la fine per i robot giganti?
Dopoguerra computerizzato
Il primo vero robot gigante arriva qualche anno dopo Mighty Atom, nel 1956: è lo splendido Tetsujin-28-Go di uno dei più popolari mangaka del dopoguerra, Mitsuteru Yokoyama. Tetsujin-28 si trasformerà in un'anime di incredibile successo, tracciando un solco dal quale usciranno tutti gli altri, da Mazinger-Z a Goldrake, da Patlabor a Super Dimensional Fortress Macross, da Golion fino all'ultimissimo ed emozionante Evangelion.
Discorso a parte lo merita Gundam, una saga che a cavallo tra i settanta e gli ottanta, diventerà parte integrante della cultura pop orientale. Paradossalmente, Gundam sarà anche l'unico "robottone" a non arriverà in Italia: questo accadde per colpa di una prima messa in onda "pirata" (senza quindi diritti ufficiali) che infastidì così tanto la casa di produzione giapponese Sunrise al punto da privarcene praticamente fino al 2004.
Quella che vede i robot giganti indiscussi protagonisti è una produzione enorme, che ha generato gadget, giocattoli di ogni tipo, feticci da collezionisti, kit da montare dai dettagli pazzeschi ancora vendutissimi, e naturalmente una miriade di videogiochi.
Per noi è stato puro intrattenimento, ma per i giapponesi ha rappresentato la quintessenza della Patria così come volevano fosse in quegli anni: ipertecnologica, unita e vincente. L'unione del popolo giapponese, l'importanza della collaborazione e il fondamentale fattore elettronico è ben visibile soprattutto nei robot che si uniscono tra di loro creandone uno ancora più grande e invincibile, come Gordian, Daltanius, ma anche Jeeg Robot D'acciaio con il peculiare lancio dei componenti.
Gli ultimi Robot
La fine di Evangelion emoziona per la sua toccante trama e, a ben vedere, proprio perché chiude questo straordinario ciclo che ha fatto sognare e giocare diverse generazioni di bambini e adulti. Quanti robot vedete in giro oggigiorno? In Giappone hanno costruito un Gundam gigante, ma di nuove produzioni manga, formato anime, dedicate a questi invincibili eroi meccanici non se ne vedono più.
Qualche anno fa è arrivato il buon Gurren Lagann, molto più recente l'interessante Promare, ma niente in confronto alla quantità del passato, e alcuni avrebbero da ridire anche sulla qualità. Non importa come la pensiate, in ogni caso sono prodotti che non sembrano avere lo stesso richiamo dei loro antenati. Questa situazione si ripercuote anche nei videogiochi, che è l'argomento che in questa sede ci interessa di più. Giochi con robot gigante ne abbiamo? Sempre meno, e a metterci una pezza come al solito sono gli sviluppatori indipendenti.
Protagonisti XXL
Dove sono finiti gli strategici Square come Front Mission? Che fine hanno fatto quelle follie galvanizzanti come l'imperfetto, ma al tempo stesso meraviglioso Remote Control Dandy? Per chi se lo fosse dimenticato, Remote Control Dandy venne pubblicato sulla prima console Sony: il giocatore veniva messo nei panni di un ragazzino che, attraverso il suo pad PlayStation, doveva comandare il suo enorme Vordan guardandolo combattere tra le strade della città. Anche i picchiaduro avevano le loro varianti robotiche, Tech Romancer di Capcom, Virtual On di Sega, quest'ultimo recentemente riapparso nelle sale giochi virtuali degli ultimi Yakuza (pensavamo fossero ingiocabili oggi ma invece Oratorio Tangram è ancora uno spettacolo!).
Nessuno tocchi Hidetaka Miyazaki di From Software, ma Armored Core che fine ha fatto? Non è un po' presuntuoso cancellare il passato della compagnia declinando all'infinito Demon's Souls, e dimenticando una serie che è parte integrante della storia di PlayStation?
Fa male pensare che uno degli ultimi giochi della software giapponese dedicato ai mech sia il meraviglioso Chromehounds per Xbox360, un'esclusiva semplicemente troppo avanti sui tempi per avere successo ma che lasciava intravedere, con la sua compagna online persistente, il futuro del genere, futuro che poi non ha mai davvero preso forma.
Xenomech
Se si parla di giochi di Mech, è praticamente impossibile non parlare del più folle mai realizzato: Steel Battalion di Capcom, altra esclusiva con la quale Xbox ha cercato di compiacere il pubblico orientale senza riuscirci. Era dotato di una periferica obbligatoria costosissima, ma in grado di far girare la testa chiunque ci capitasse a tiro, per un gameplay che definire hardcore sarebbe riduttivo (se morivi e non premevi eject in tempo, si cancellava il salvataggio... come è giusto che sia!).
E i giochi di ruolo? Che meraviglia era Xenogears (evito di parlare di Xenosaga, mi scuserete, perché non li ritengo all'altezza), e che meraviglia è stato Xenoblade X? L'affronto è stato togliere i mech nel più recente Chronicles, scelta che mai riuscirò a capire davvero, ma che nel suo piccolo dimostra come l'appeal di questi marchingegni da battaglia è andato via via spegnendosi.
Non meno cerebrali di Evangelion sono i mech di Hideo Kojima, non quelli comunque spettacolari che sono apparsi in Metal Gear Solid, bensì gli indiscussi protagonisti dei due Zone of the Enders.
Robot occidentali
La parentesi occidentale è stata senza dubbio meno prolifica di quella orientale, come del resto era prevedibile, ma ci ha regalato perle indimenticabili come la serie Mechwarrior, il cui apice è rappresentato dal secondo gioco sviluppato da Activision. La serie è tornata recentemente alla ribalta con un quinto gioco, ma siamo molto lontani dalla perfezione dei primissimi.
Mechwarrior sfrutta il mondo di gioco di Battletech, creato dall'americana Fasa, riproposto da poco anche in formato strategico attraverso lo strategico omonimo. Per chi volesse, sia Mechwarrior 5 che Battletech sono disponibile su GamePass, solo su Pc.
Forse per via del budget inferiore ai classici investimenti Tripla A, ma l'attenzione su questi prodotti rimane comunque bassa, esattamente come lo è stata quella che ha accolto il bellissimo Titanfall 2 di cui tutti chiedono un seguito, ma bastava acquistarlo al momento giusto per non fornire scuse ad Electronic Arts ed evitare le successive preghiere.
Robotica di consumo
Tutto questo è effettivamente strano. La robotica oramai si può anche realizzare in casa, esistono kit da montare che permettono la costruzione di automi estremamente avanzati, nelle scuole giapponesi la robotica è materia comune e i video di Boston Dynamics vengono condivisi da milioni di persone. Eppure non c'è più nessuno disposto a realizzare il nostro sogno di comandare un gigante d'acciaio in grado di riportare la pace nel mondo e nell'universo. Tutti vorremmo essere Peter Ray ed Aran Banjo, ma nessuno è più disposto a realizzare il nostro sogno.
Addio Evangelion, ti sei portato via tutto...