Sappiamo bene come tornare a parlare di Fallout 76 significhi riaprire una grossa ferita nel cuore di molti. Le speculazioni e la caccia alle streghe effettuate contro il titolo già ben prima della sua uscita, si sono tramutate in una vera e propria distruzione di massa al suo arrivo sul mercato. Ad aggiungere benzina sul fuoco c'hanno pensato un paio di situazioni al limite dell'imbarazzante, come l'annosa questione delle collector's edition con la busta di plastica, e la difficile gestazione dei contenuti aggiuntivi e delle patch correttive. Proprio in questi giorni è stata aggiunta la modalità "sopravvivenza", che altro non è che la riproposizione dello stesso gioco, con una sorta di PVP abilitato, che permette anche di guadagnare una percentuale maggiore di esperienza. Abbiamo deciso di farci un'idea dello stato del gioco, per capire se esistono anche i presupposti per far cambiare idea ad alcuni, fermo restando le dichiarazioni di Todd Howard di questi giorni, che esprimono la sua soddisfazione per un gioco ancora popolato da milioni di appassionati.
Sempre sulla mia strada
Il più grande pregio e allo stesso tempo il peggior difetto di Fallout 76, derivano dalla volontà di Bethesda di mantenere salde le basi dalle quali il gioco è partito. Questo dettaglio, che denota una grande fiducia in se stessi e nel proprio prodotto, non nasconde una certa ostilità nel confronti di una fetta di utenza che si è sentita tradita, sia nell'idea che nella realizzazione. Quando ci siamo trovati a dover giudicare Fallout 76, abbiamo fatto ciò che ci sembrava più giusto, al netto delle critiche ricevute: scordarci il passato e giudicarlo per ciò che è, un titolo "massivo" online nel quale l'esperienza vissuta si plasma sugli incontri tra i giocatori e nell'esplorazione di un mondo vasto e ottimamente caratterizzato. Al netto di queste consapevolezze, siamo tornati sul titolo per capire cosa effettivamente è stato fatto in questi mesi e se il tempo dedicato al supporto del titolo, è stato sufficiente per impreziosirlo a dovere. La risposta è più difficile di quanto ci potessimo aspettare. Questo perché, se da una parte alcune scelte si sono rivelate intelligenti, non si può comunque parlare di vere proprie aggiunte corpose. Se è vero che Bethesda ha rilasciato una road map per il 2019 piuttosto chiara e contenutisticamente generosa, ad oggi il titolo si presenta simile, se non identico, a ciò che era lo scorso novembre.
A dover essere proprio precisi, si può notare qualche miglioramento nell'ottimizzazione e nella stabilità dei server, così come le aggiunte in termini di piccole attività randomiche ed eventi pubblici. L'espansione Wild Appalachia, che contiene al suo interno una serie di aggiunte, come la già citata modalità sopravvivenza e il mercante leggendario, rappresentano quasi delle piccolezze in vista di ciò che invece arriverà con Nuclear Winter (che a dispetto del titolo verrà rilasciata in estate) e Wastelanders (che chiuderà il primo anno di Fallout 76). Mentre la prima sembrerebbe aggiungere un'ulteriore modalità di gioco (non ben specificata) e le tante attese incursioni in due nuovi vault, la seconda implementerà tutta una nuova quest principale, con nuove fazioni, nuove attività e nuovi eventi specifici. Di carne al fuoco sembra quindi non mancarne. Ciò che però lascia ancora interdetti è l'incapacità di Bethesda di risolvere alcune problematiche nel sistema di gioco, promesse già da tempo e mai realizzate. Non è un caso che si sia arrivati a non anticipare più nulla nei dettagli delle patch note, prima di essere certi di riuscire a risolvere i problemi promessi.
La modalità sopravvivenza
Parliamo, per concludere, di quella che è l'unica grande aggiunta di questo periodo: la modalità sopravvivenza che, come già detto precedentemente, non nasconde al suo interno attività particolari o aggiunte di contenuti specifici. Al contrario rappresenta in tutto e per tutto una scelta che si effettua dal menù principale ad ogni nuova partita. Se precedentemente si veniva lanciati automaticamente in uno dei server con il proprio personaggio, ora è possibile scegliere tra questa nuova modalità e la classica avventura. Il mondo di gioco viene semplicemente replicato, nella sua interezza, senza differenze di sorta. Ciò che però muta nell'esperienza del giocatore, è la possibilità di guadagnare una percentuale più alta di punti esperienza, esponendosi al pericolo costante dell'incontro con altri giocatori. Tra le caratteristiche meno amate del titolo alla sua uscita, c'era proprio quella della quasi totale inutilità dello scontro tra giocatori: la necessità di accettare il PVP, pena l'impossibilità di arrecare o ricevere ingenti danni, annullava totalmente l'appeal del confronto. Ascoltando il feedback dell'utenza, Bethesda ha visto bene di eliminare questa caratteristica, trasformando la modalità sopravvivenza in una vera e propria guerra nelle wasteland, con lo scopo di mantenere alta l'attenzione anche nei confronti degli altri giocatori. L'interesse nei confronti di questa nuova feature, sta proprio nella possibilità di sfruttare il proprio personaggio indipendentemente dalla modalità scelta, portando con sé il proprio arsenale sia che si abbia voglia di una passeggiata rilassata, sia che si vada a caccia di altri superstiti dell'Appalachia. A fare da contraltare alle caratteristiche positive della modalità, ci pensa proprio la sua stessa natura. Il rischio di dividere l'utenza e portare a server ancor più vuoti in una o nell'altra realtà, è un limite che un titolo come Fallout 76 non potrebbe permettersi ad oggi, ma capiamo bene come questa fosse l'unica opportunità per inserire una modalità di questo genere, accontentando chi si lamentava ed evitando di infastidire i veterani. Il futuro di Fallout 76 è tutto fuorché definito, la speranza è che questo primo anno possa generare entusiasmo nei nuovi giocatori, in grado di richiamare all'ovile anche chi da tempo ha abbandonato ogni speranza.