Affettare in compagnia
Come ogni hack'n'slash Crystal Chronicles dava il massimo in multiplayer, e proprio per questo tanti non gradirono l'obbligo di utilizzare il Game Boy Advance come pad, condizione evidentemente limitante. Questa scelta venne compiuta probabilmente per questioni commerciali, e non portò, al contrario che in Zelda Four Swords, a dei grandi vantaggi in termini di gameplay. Altra caratteristica emblematica del gioco era la necessità, per ogni componente del team, di restare entro i limiti di una magia a forma circolare emanata da una sfera: una pretestuosa invenzione per non ricorrere allo split-screen, che valorizzava l'estetica ma penalizzava enormemente la libertà di movimento. Minavano l'esperienza anche alcune scelte alquanto discutibili: il gioco in singolo era una semplice riduzione della modalità multiplayer, e non fu inserito né un vero protagonista né una vera storia. Le azioni a disposizione dei singoli personaggi erano poche, e questo portava al reiterarsi di situazioni ed enigmi che naturalmente sfociavano in una piattezza ludica e narrativa. Questo elenco non per riesumare, scalfire e nuovamente sotterrare un Final Fantasy che non ha lasciato il segno come avrebbe potuto, ma per capire quante e quali fossero le mancanze dell'originario gioco per GameCube: queste lacune sono state comprese da Square, che sembra percorrere la direzione giusta con Ring of Fates. La piattaforma, ovvero il DS, ha sicuramente agevolato il compito della software house giapponese, risolvendo immediatamente alcuni ostacoli che insorsero nello sviluppo del primo episodio. Innanzitutto ogni giocatore ha uno schermo sul quale agire, cosa che ha permesso di eliminare la fastidiosa, limitante e ristretta area imposta dalla sfera Mana – che, oltretutto, doveva essere trasportata da un membro della squadra. I due schermi del DS hanno consentito di mantenere e cristallizzare i leggeri vantaggi apportati dal GBA all'originale Crystal Chronicles, ovvero menù e quest consultabili e personalizzabili senza rallentare eccessivamente l'azione. A rendere più accessibile il multiplayer, infine, ci sono le potenzialità Wi-Fi del portatile Nintendo – nonostante sia stato scartato, purtroppo, il gioco in rete.
Il primo episodio di Crystal Chronicles ha segnato, ormai nel 2003, lo storico ritorno di Square su console Nintendo (casalinghe). L’importanza dell’avvenimento però non fu accompagnata da un'altrettanto elevata qualità ludica: lo sviluppo fu difficile sia a causa del genere scelto, l’hack’n’slash, certamente non il preferito in casa Square, sia per il sistema di controllo usato, che richiedeva l’utilizzo, in multiplayer, di un Game Boy Advance per giocatore. Una volta superato lo scoglio dei portatili, Crystal Chronicles, sebbene non raggiungesse l'eccellenza, era comunque capace di divertire, anche in virtù di una grafica estremamente curata e affascinante. Non c'è stato alcun seguito su Gamecube, mentre al momento ne sono in lavorazione tre: uno su Wii, sottotitolato The Crystal Bearers, uno su Wiiware, The Young King and the Promised Country, e uno su DS, del quale ci occuperemo in questo articolo: Final Fantasy Crystal Chronicles: Ring of Fates.
Yuri e Chelinka
Non è solo merito del DS però se Ring of Fates sembra destinato a una maggiore gloria rispetto al suo predecessore: la grafica è ancora una volta splendida, una delle migliori viste sul portatile Nintendo, e la modalità single player pare creata con cura, con dei personaggi dal background elaborato e un contesto narrativo più complesso che nel primo Crystal Chronicles. Se in multiplayer è sempre possibile scegliere la razza e la classe (ne sono disponibili cinque: guerriero, arciere, mago bianco, mago nero e un membro di supporto) del proprio alter ego, nell'avventura solitaria è stata invece privilegiata, fortunatamente, la specificità individuale dei protagonisti. Una maggiore libertà d'azione sembra garantita dalle modifiche imposte al gameplay: i personaggi sono ora capaci di saltare, di raccogliere e portare sulla testa oggetti, compagni e nemici. Queste mosse, notevoli se valutate singolarmente, sono ancor più interessanti perché potenzialmente capaci di intersecarsi tra loro e generare ulteriori nuove azioni, che, unite alle capacità specifiche di ogni classe, potrebbero originare enigmi decisamente variegati, dissipando così uno dei problemi più gravi del gioco per GameCube. Ring of Fates è uscito in Giappone qualche mese fa, e si è guadagnato un 25/30 su Famitsu, mente in Europa dovrebbe arrivare entro la fine di marzo: lo aspettiamo fiduciosi.