Kachō-on! Una misteriosa parola, pronunciata prima di accendere un NES o Super Nintendo, che per molti giapponesi rimanda a una trasmissione televisiva ormai classica. Anni prima che il retrogaming diventasse un business, nonché che molti adottassero come hobby guardare qualcuno giocare a giochi difficili (e spesso fallire), Shinya Arino portava già tutto questo in TV. Fin dal 2003 su Fuji TV, il retrogaming ha trovato la sua vera "bandiera" in GameCenter CX.
La trasmissione ha al centro un'azienda fittizia, la GameCenter CX, che mette quotidianamente alla prova il proprio impiegato Shinya Arino in varie complesse sfide. Questo deve, in un periodo di tempo limitato (spesso una singola giornata di lavoro), terminare retrogame particolarmente difficili. La sua performance verrà poi usata per decidere se promuoverlo o meno. L'idea delle promozioni è stata abbandonata dopo la quinta stagione, ma l'"Arino's Challenge" rimane centrale alla trasmissione. Nonostante Arino sia chiamato a terminare il gioco in una giornata, spesso le sfide sono andate oltre, durando anche più di quaranta ore.
Una sfida (quasi) in solitaria
La scelta della trasmissione è orientata verso giochi che siano terminabili in poco tempo, anche se non sono mancati RPG come A Link to the Past, Dragon Quest e lunghi platform come Super Mario 64. Fortunatamente, il capo (Kachō) non è da solo nelle difficili sfide. Al fianco del comico Arino, ci sono diversi AD (Assistenti), succeduti nel corso delle diverse stagioni, specie in seguito alla promozione ad AP (produttore). Gli assistenti hanno il compito di terminare il gioco prima dell'episodio, così da poter aiutare Arino e consigliarlo in maniera ottimale.
Il loro aiuto, comunque, rimane limitato a pochi momenti, la responsabilità è in primis di Arino che dovrà terminare il gioco da solo. Ne va dell'orgoglio del vero capo giapponese, d'altronde. Uno dei primi motivi d'interesse per la trasmissione è la selezione dei titoli, spesso proveniente dalla sterminata collezione di titoli Famicom. Gran parte di questi non sono mai arrivati in occidente, quali per esempio Takeshi's Challenge o Doreamon. Le meccaniche dei giochi vengono poi spiegate in dettaglio dalla voce narrante, ottimo per chi vuole saperne di più su come funzionassero i classici titoli NES anni '80.
Arino gira per il Giappone
L'atmosfera nelle sfide è generalmente piuttosto scanzonata, d'altronde Arino è un comico prima che un gamer. Le sue reazioni si alternano regolarmente tra "shimattaaaaa" (maledizione!), "ABUNAI!" (attenzione!) e "mooooooo" (oh no). D'altronde l'idea alla base della sfida è proprio che un "incapace" ometto di mezza età sia messo alla prova con giochi che molti bimbi giapponesi, negli anni '80, non sono riusciti a portare a termine. Alcuni poi raggiungono difficoltà quasi leggendaria, come Adventure Island per NES, il primo titolo nella storia del programma che nemmeno l'AD, dopo 36 ore filate, è riuscito a terminare. Non mancano, però, momenti di grande tensione, come quando Arino si trova a dover finire il gioco con una sola vita o la produzione gli concede solo un continue per l'ultimo boss.
Nonostante il segmento "Arino's challenge" sia la colonna portante della trasmissione, nel corso delle stagioni si sono alternati altri segmenti a spezzare le sessioni di gameplay. Uno dei più classici è quando il comico visita diversi Game Center o negozi di retrogame giapponesi. Nascono spesso buffi siparietti comici con i vecchi proprietari dei negozi, ma è anche un'occasione per gli spettatori di vedere alcune delle vecchie "crane/ufo catcher" e vari prize game giapponesi tra gli anni '70 e '80. Qui la nostalgia la fa più da padrona, ma per noi che quel periodo non l'abbiamo vissuto, è un prezioso sguardo su una cultura ormai lontana diversi decenni, oltre che chilometri.
Cultura videoludica a 360°
Altri segmenti, invece, spingono più sulla comicità. Un classico - riproposto in diverse stagioni - è quando alcuni spettatori scrivono alla redazione per aiutare Arino a terminare alcuni misteriosi RPG. Il Kacho li richiama al telefono in diretta e spesso nascono siparietti abbastanza deliranti, specie quando Arino pone alle ragazze alcune domande poco appropriate. Ma ci sono anche segmenti più interessanti da un punto di vista storico, come nelle prime stagioni in cui Arino ha avuto l'opportunità d'intervistare nomi di grande richiamo, tra cui Hideo Kojima, Yu Suzuki e Koji Igarashi.
GameCenter CX, tra le altre cose, è stata la prima trasmissione a sfatare alcuni miti e leggende metropolitane sui vecchi giochi, anni prima di YouTube. Per esempio, è stata la prima trasmissione a spiegare che Doki Doki Panic è stato convertito in Super Mario Bros 2 in America. Considerando l'epoca in cui è iniziata lo show, vent'anni fa, è facile notare come abbia anticipato molte delle mode successive, tra cui anche il modo in cui nei primi anni di YouTube si parlava di retrogaming. Inoltre, anche trucchi e soluzioni erano, all'epoca, quasi solo reperibili su siti come Gamefaqs.
GameCenter CX sbarca in Occidente?
Allo stesso tempo, GameCenter CX è una finestra di valore inestimabile sul rapporto tra il Giappone e i videogiochi. Basta guardarne un paio di episodi per comprendere come il Famicom (e in misura minore le altre console come PC Engine e Sega Mark III / Master System) sia stato centrale nel fondare l'attuale rapporto tra i quarantenni e il medium videoludico. La trasmissione scherza spesso e volentieri sul fatto che i "gamer" siano una categoria "sfigata", ma si tratta sempre di umorismo bonario e autoreferenziale, che strizza l'occhio a tutti gli spettatori. In generale, la trasmissione si alterna tra nostalgia e l'insegnare ai giovani gamer come funzionassero questi vecchi titoli che hanno allietato l'infanzia di tanti.
GameCenter CX ripercorre, inoltre, in ordine cronologico tutte le uscite per Famicom, nonché quelle di software house classiche come Hudson e Taito. Una vera e propria manna per chiunque abbia un minimo d'interesse verso la storia videoludica. La scrittura degli episodi riesce spesso ad andare oltre la solita nostalgia in stile "i giochi della nostra infanzia erano tutti belli", guardando con occhio critico a quelli che erano considerati veri e propri "kusoge" (letteralmente, giochi di cacca).
Considerando tutto questo, ci si potrebbe chiedere: come mai la trasmissione non è mai arrivata in Occidente? Beh, c'è stato un tentativo di portarla sul territorio americano. Nel 2011, il sito Kotaku annunciò un accordo esclusivo di distribuzione di una selezione dei migliori episodi di GameCenter CX, sottotitolati e con un'aggiunta voce fuoricampo, ma l'esperimento non ebbe grande successo.
GameCenter CX dalla televisione allo schermo del DS
Distribuiti con il titolo "Retro Game Master", gli episodi son stati tagliati e montati nel maldestro tentativo di attirare il pubblico americano, togliendo del tutto ogni segmento che non fosse quello centrale. Oltre all'irritante voce tipicamente americana che ulula "THE KACHO WANTS TO PLAY AGAIN", i tagli su tutta la parte squisitamente giapponese rendono il prodotto davvero poco interessante. Al di là delle opinioni personali, è palese che l'esperimento non sia stato molto gradito, dopo una sola stagione Kotaku ha annunciato che l'accordo era terminato e non sarebbero stati distribuiti ulteriori episodi.
Il format della trasmissione si prestava anche a una trasposizione videoludica? Beh, non particolarmente, ma ciò non ha impedito a GameCenter CX di diventare, per tre volte, un videogioco. Tutti i titoli son basati sulla stessa idea: giocare insieme ad un bimbo ad alcuni finti videogame 8 bit dell'epoca. Ci sarà, ovviamente, una selezione di sfide da completare. Per esempio, sopravvivere fino al quinto livello o arrivare a 50000 punti senza perdere una vita. Le sfide verranno inventate dal temibile demone Arino, mentre l'idea dei due bimbi che giocano è basata sulla sigla d'apertura della trasmissione stessa.
Il primo titolo è quello sicuramente più popolare, essendo l'unico arrivato almeno in America. GameCenter CX: Arino no Chōsenjō uscito in Giappone nel 2007, è stato distribuito da Xseed nel 2009 con il titolo "Retro Game Challenge"e localizzato togliendo tutti i riferimenti alla trasmissione. Nonostante ottimi voti dalla rivista specializzata Famitsu, Retro Game Challenge ha venduto meno di 100.000 copie e il seguito non è stato mai localizzato. GameCenter CX: Arino no Chōsenjō 2 è simile al precedente, ma con giochi più complessi e sfide più difficili. Su 3DS nel 2014 arriverà poi l'ultimo, per ora almeno, gioco della serie.
Gli episodi migliori
In così tanti episodi, fare una selezione è difficile. Sicuramente tra le più memorabili, bisogna forzatamente menzionare le 24 ore di trasmissione in diretta su Lemmings e i primissimi episodi di Super Mario Lost Levels, di una difficoltà allucinante. Ma anche episodi apparentemente meno memorabili risultano comunque divertenti, come il dating sim Tokimeki Memorial dove Arino - sposino novello - elargisce demenziali consigli per fare colpo sulle ragazze. Altre puntate si spostano poi lontano dal classico studio della Fuji TV, per esempio portando Arino in hotel a rilassarsi prima di sfide difficili. Memorabile anche la sequenza in cui Arino va a Cannes per il film festival, parlando in maniera disastrosa in inglese con varie donne francesi.
La serie TV ha iniziato da poco la ventisettesima stagione, avviandosi in fretta verso il traguardo del quattrocentesimo episodio. Nel tempo, ovviamente, la rosa delle console su cui Arino si può cimentare si è allargata, comprendendo anche macchine che, dal 2003 a oggi, sono pienamente entrate nell'universo "retro" quali PlayStation 2 (da poco Arino ha completato ICO) e Nintendo WiiU. Nonostante le possibilità di vedere una versione occidentale di GameCenter CX oggi siano sostanzialmente nulle, gli episodi continuano a essere sottotitolati grazie al gruppo di traduttori di SA-GCCX, senza i quali vedere le puntate sarebbe davvero difficile. Si tratta al momento dell'unica alternativa.
L'eredità
Se c'è una cosa in cui GameCenter CX eccelle è renderti orgoglioso di aver speso la tua intera vita dietro a un hobby spesso considerato "per bambini". Dai commoventi ricordi condivisi dagli spettatori, alla vera e dolorosa fatica di Arino nel terminare giochi retrò, ma difficilissimi, fino agli sforzi dell'intero staff per continuare a proporre in maniera oltremodo seria e professionale la trasmissione. Lo stesso Kacho è cresciuto nel corso delle stagioni, riuscendo ad apprezzare meccaniche e storie che non ha avuto modo di giocare da giovane. Arino è oggi riconosciuto come il primo vero "let's player", anticipando di anni quei tanti video che su YouTube mostrano giochi dall'inizio alla fine.
GameCenter CX rimane, vent'anni dopo il suo debutto su Fuji TV, ancora una delle più belle e sentite celebrazioni del nostro hobby. In qualche modo, è riuscito a ricomprendere tutto: dal retrogaming, alle chiacchiere con gli sviluppatori, eventi e anche gli antenati meccanici del videogioco. Meriterebbe davvero di essere ben più famosa al di fuori del territorio giapponese e celebrata per come è riuscita ad anticipare tante modi moderne. GameCenter CX è sicuramente frutto di una cultura tra noi lontana, ma il linguaggio del videogioco ci unisce ogni giorno di più. Mille di questi episodi, Kacho, continua a combattere per tutti i bambini (specie quelli dentro) che ti guardano da casa.