Dopo essere risaliti alle origini del mito con lo speciale dedicato a Thor, torniamo a parlare di mitologia norrena, le cui basi danno forma alla leggendaria avventura di Kratos e Atreus nella nuova linea narrativa creata per la saga di God of War.
Il protagonista di questo appuntamento è Mímir, personificazione della saggezza la cui testa tornerà a penzolare dalla cintola del fantasma di Sparta in God of War e nel suo seguito, God of War Ragnarok.
L’origine mitologica
A differenza di Thor, le cui origini evemeristiche lo identificano come uno dei figli del re Priamo di Troia, Mímir è un personaggio "nato e cresciuto" nel panorama mitologico dei popoli germanici. Troviamo testimonianze delle sue gesta sia nell'Edda poetica che nell'Edda in prosa, nonché nella Saga degli Ynglingar, prima parte dell'Heimskringla, fonti scritte tutte firmate (o, almeno, così si pensa) da Snorri Sturluson.
Di Mímir sappiamo che è un gigante (jötunn), guardiano della fonte della saggezza che prende il suo nome (Mímisbrunnr). Quest'ultima è posizionata sotto la seconda radice di Yggdrasil, l'albero del mondo. Il suo nome potrebbe derivare dal verbo proto-indoeuropeo che sta a indicare l'atto di pensare o ricordare (una radice riscontrabile in molte altre lingue, che spaziano dal sanscrito, al greco antico, fino al gotico). Non solo. È quasi certo che proprio dal suo nome provenga la parola inglese "memory", legata alle capacità mnemoniche del gigante.
Esistono dei dibattiti riguardo l'effettiva origine di Mímir. Infatti, c'è chi afferma che sia il fratello di Bestla, la madre di Odino, e che quindi egli sia suo zio materno, ma gli indizi in tal caso sono troppo pochi e frastagliati per poterne confermare con certezza la parentela.
Per gran parte della sua esistenza si trova a sorvegliare la fonte della saggezza ai piedi dell'albero della vita, dalla quale può liberamente attingere (è così che acquisisce sapere) attraverso il leggendario Gjallarhorn, con molta probabilità lo stesso corno che Heimdallr usa per avvertire gli dei dell'inizio del Ragnarök, dato che quest'ultimo beve dalla fonte del gigante proprio attraverso tale oggetto.
La storia di Mímir
Mímir viene nominato spesso negli scritti di Snorri. Tuttavia, le sue "avventure" sono limitate; è quello che oggi chiameremmo un personaggio di contorno. Le vicende più rilevanti che lo vedono coinvolto sono due: la perdita dell'occhio sinistro di Odino e la tregua durante la guerra tra Æsir e Vanir.
Nel primo caso, Odino si inoltra nello Jotunheim con l'intento di bere dalla fonte di Mímir. Tuttavia, per fare ciò, si ritrova costretto a sacrificare il proprio occhio sinistro. Nel secondo caso, Mímir fa parte di uno scambio di ostaggi durante la tregua tra Æsir e Vanir (protagonisti di una feroce guerra conclusasi con l'unificazione dei due pantheon). Convinti di essere stati ingannati, i Vanir decapitano il saggio Mímir e mandano la sua testa ad Asgard. Qui, Odino utilizza un misto di erbe per conservare i resti dell'amico e, grazie a degli incantesimi, è in grado di rianimarlo. Così, Mímir diventa ufficialmente (un po' per dovere, un po' per necessità, dato che la mancanza del corpo non gli dà molta scelta) il consigliere personale di Odino.
Mímir in God of War
In God of War abbiamo imparato a conoscere Mímir come la testa parlante costantemente "a favore di camera", dato che rimane per gran parte dell'avventura attaccato alla cintola di Kratos, il quale se lo porta in giro come se fosse un'autoradio che accompagna il duo padre/figlio durante le loro imprese tra i nove regni.
Nel gioco di Santa Monica Studio il rapporto tra Odino e la saggia testa parlante è stato parecchio inasprito, proprio per creare un pantheon di dei crudeli e adatti a diventare antagonisti. Qui, inoltre, è Kratos a tagliare la testa del "gigante", imprigionato dal padre degli dei, ed è Freya a infonderla nuovamente di vita. Tutta la questione del ricordo e della conoscenza è stata gestita in modo abbastanza funzionale, dato che è proprio Mímir a raccontare la storia dei luoghi che il giocatore si trova a esplorare durante la partita. In God of War diventa, sostanzialmente, una sorta di guida turistica, sempre a portata di mano. Per quanto abbiamo potuto vedere, in Ragnarok al personaggio verrà dato sostanzialmente lo stesso spazio, con quello spiccato atteggiamento ironico e sarcastico che riesce a strappare una risata tra le varie battaglie, ma anche a emozionare con i racconti di ere lontane e ancestrali.