Notte silente, notte di morte.
Entro nella base, richiudendo silenziosamente la porta alle mie spalle; riprendo la mappa per controllare il percorso che mi indica come target finale, nel terzo piano dello stabile, la zona degli esperimenti segreti. Impugno la pistola con silenziatore annesso e salgo al secondo piano. Nessuna guardia. Arrivo al terzo e di fronte alla tromba delle scale il corridoio che porta al settore B. Mi appare una guardia fra i piedi, che spunta all'improvviso da dietro ad un angolo.
Un colpo secco, silenzioso e mortale nell'occhio destro lo manda al tappeto, provocando soltanto un lieve tonfo sordo attutito dalla mochette. Trascino il corpo esanime dietro alla scrivania della segretaria (che a quell'ora della notte era al calduccio di casa sua). L'indomani avrebbe trovato una bella sorpresa sotto i suoi delicati piedini, al posto del solito poggia-piedi.
Accendo il suo computer e digito la password scritta sotto la tastiera per entrare nel sistema. Immetto il mio programmino-virus che avrebbe congelato per tre minuti l'intero sistema di telecamere, loopando l'ultimo fotogramma ripreso dagli occhi elettronici. Entro nel laboratorio, dopo aver smanettato un pochino sulla serratura con il chiavistello universale. Accendo la torcia, dirigendomi verso l'archivio 12A. Apro il terzo cassetto, prendo il fascicolo "top secret" e lo infilo nello zaino, che riporto subito in spalla. Richiudo la porta del laboratorio e ridiscendo le scale, sino al piano terra, correndo di fronte alla porta di uscita; ma il cane alla cancellata esterna capita proprio in quell'istante ed incomincia da abbaiare, sentendo la porta aprirsi.
La guardia si gira verso di me e l'ultimo attimo della sua vita che ha vissuto è dato dal glaciale contatto della lama da quattro pollici del coltello infilatagli con freddezza nelle costole. Il cane, con un balzo, punta direttamente alla mia gola, ma viene stordito prontamente da un paio di colpi secchi apportati dal calcio del pugnale. Fuori continua a piovere. Dando un ultima occhiata ai lati, mi reimmergo nel buio, sgattaiolando verso l'elicottero appostato ad un paio di chilometri di distanza. Missione compiuta.
Notte silente, notte di morte.
Per oggi è tutto: domani parleremo approfonditamente degli aspetti tecnici del titolo, evidenziandone i lati positivi e quelli negativi.
Quest'oggi iniziamo un piccolo coverage di tre giorni che ha come protagonista Project Igi 2, sequel di uno dei più interessanti ed originali Fps degli ultimi anni: il nostro primo appuntamento è un piccolo racconto che ha l'onore di introdurre lo spirito generale che farà da sfondo all'avventura. Sperando di potervi tenere compagnia per i prossimi giorni, il nostro consiglio è quello di mettervi comodi e iniziare a leggere.
Notte fonda, con un quarto di luna nascosta dalle fitte nubi. La pioggia cade ininterrotta da ore. Un colore plumbeo permea tutto quello che mi circonda. Sono fermo. Immobile. Le gocce d'acqua scorrono dal caschetto, continuando il loro percorso sul dorso del binocolo ed infine sugli steli d'erba sotto il mio mento. Prono, dietro un grosso macigno, ho allestito un riparo naturale dagli occhi delle sentinelle che continuano a far scorrere il loro sguardo sulla tetra zona che li circonda.
Parecchi sono gli uomini e le telecamere, supportati da un paio di cani lupo accompagnati dai loro assonnati padroni, che continuano a girare attorno alla base, terminando il loro percorso, con ciclica monotonia, di fronte al cancello principale di ingresso, in circa cinque minuti. Aspetto la fine del turno di quell'ultima ronda ed approfitto del cambio delle guardie per alzarmi, riponendo il binocolo nello zaino e correndo di filato verso il recinto ovest della base terrorista. Nella corsa gli scarponi creano grossi sguazzi di fango, affondando nel terreno intriso d'acqua.
Non un rumore, a parte il fitto e costante brusio della pioggia, che era aumentata nelle ultime ore. In trentasette secondi arrivo di fronte alla cancellata incustodita. Meno di due minuti all'arrivo della prossima ronda. Impiego soltanto una manciata di secondi per disattivare il lucchetto elettronico, tenendo bene d'occhio la telecamerina che stava girando lentamente nella mia direzione.