Rockstar Games è una delle pochissime etichette in grado di far uscire pochi giochi per ogni generazione di console e riuscire comunque a vendere in maniera costante, mantenendo una trazione impressionante sul mercato anche a distanza di anni da ogni singola uscita. Grand Theft Auto V e Red Dead Redemption 2 sono tra i giochi più venduti nella storia, e questo fa capire bene perché il team si sia concentrato soprattutto su questi franchise negli ultimi anni - pur lanciando effettivamente pochissimi titoli, al di là di rimaneggiamenti tecnici per le console più recenti - ma nel portfolio della compagnia figurano ancora diverse proprietà intellettuali che potrebbero tornare sulle scene, magari con nuovi capitoli in grado di rilanciarne l'interesse.
È anche vero che non ci dispiacerebbe affatto vedere qualche nuovo titolo inedito provenire dalla software house in questione: considerando la maestria tecnica e i grandi budget su cui questa può contare, qualsiasi progetto diventerebbe automaticamente un sorvegliato speciale, così come GTA 6 rappresenta attualmente il titolo più atteso in assoluto dal pubblico videoludico in generale. Tuttavia, se vogliamo stringere il cerchio intorno ai giochi che abbiamo già visto in passato, possiamo fare una panoramica sulle serie Rockstar Games che meriterebbero un seguito, visto che le scelte non mancano e si estendono anche su una notevole varietà di esperienze di gioco, atmosfere e caratterizzazioni. Alcuni progetti risultano ormai datati anche in termini concettuali, figli di un'epoca alquanto diversa per l'industria videoludica, ma se c'è un team in grado di riattualizzare qualunque esperienza, questo è proprio Rockstar.
Bully
Uno dei titoli più apprezzati del catalogo Rockstar Games resta Bully, nonostante la sua uscita risalga ormai al lontano 2006 e non sia mai stato ripreso in mano dagli sviluppatori nemmeno per un aggiornamento dedicato alle generazioni successive. Anche per questo motivo, si piazza in alto fra i titoli più desiderati per un ritorno sulle scene, al quale si presterebbe anche piuttosto bene vista l'ottima costruzione del mondo di gioco e l'identità particolare fornita dalla caratterizzazione dei personaggi e della storia.
Figlio dell'epoca d'oro degli open world classici, Bully costruisce il proprio sandbox in un'ambientazione molto particolare: la selettiva scuola Bullworth Academy, dove il giovane ribelle Jimmy Hopkins deve trovare il modo di sopravvivere al meglio fra bullismo e gerarchie sociali di un vero e proprio micro-cosmo che riflette diversi aspetti del macro-cosmo illustrato anche in GTA. Si tratta di un titolo che si sostiene tranquillamente come storia autoconclusiva, ma non disdegneremmo assolutamente un bel remake, visto che la base è ottima e anche una semplice ricostruzione tecnica per riportare il gioco al passo coi tempi potrebbe risultare un'operazione vincente.
Max Payne
La situazione di Max Payne è particolare: la serie è stata ideata da Remedy Entertainment, ma la proprietà intellettuale ora è in possesso di Rockstar Games. I rapporti tra le due compagnie sono ora molto aperti e costruttivi, come dimostra il recente progetto Max Payne 1 & 2 Remake da parte del team finlandese, dunque è difficile dire se un eventuale Max Payne 4 possa essere sviluppato da Remedy o da Rockstar, ma è comunque un titolo che ci piacerebbe vedere. Visto quanto fatto già con Max Payne 3, tuttavia, è probabile che un quarto capitolo possa essere effettivamente una produzione pienamente affidata alla compagnia di GTA e per questo possiamo inserirlo nella lista.
L'idea di un nuovo sparatutto in terza persona dotato di una componente narrativa forte come quella vista nei titoli precedenti è allettante, peraltro il cambiamento dai primi due al terzo è stato piuttosto evidente in questo senso, con una maggiore attenzione alla storia e alla costruzione della messa in scena su taglio fortemente cinematografico. D'altra parte, gli originali appartengono a un periodo storico piuttosto diverso, e sono forse più improntati sulla volontà di offrire una nuova variante dello sparatutto che non un'esperienza con elementi narrativi preponderanti, ma è probabile che un Max Payne 4 possa proseguire direttamente nel solco impostato dal predecessore diretto.
Manhunt
Gli "scandali" di Rockstar non si limitano al mondo di GTA: Manhunt è stato forse protagonista di una situazione ancora più pesante, sebbene di minore richiamo a causa del diverso peso specifico della serie. La violenza estrema messa in scena ha portato a una notevole controversia, in particolare all'epoca dell'uscita del secondo capitolo, quando venne additato come una delle cause scatenanti di un violento omicidio nel Regno Unito, alimentando il sempreverde dibattito sugli influssi negativi dei videogiochi sulle giovani menti. Il caso divenne presto politico, riflettendosi nella mancata classificazione di Manhunt 2 in UK e nella limitazione a un pubblico di soli adulti in USA, cosa che in qualche modo ha reso ancora più popolare il gioco in questione.
In verità, il primo Manhunt resta probabilmente il migliore: la sua struttura da stealth con elementi action risultava piuttosto originale all'epoca e l'ambientazione estremamente oscura e inquietante era ben costruita, mentre il secondo si limitava a seguire la linea in maniera meno originale e anche più grossolana. Siamo però certi che, con le nuove tecnologie e i progressi fatti dall'industria videoludica in termini di costruzione dei mondi di gioco, del gameplay e della narrazione, un Manhunt 3 potrebbe risultare davvero molto interessante, nonché ulteriormente propenso a nuove polemiche, nel caso in cui dovesse mantenere il tono estremo del secondo capitolo. Con i giusti avvisi e premesse in modo da chiarire subito a chi sia rivolto, potrebbe però rappresentare un nuovo punto di riferimento nella tradizione dei giochi "slasher".
Midnight Club
Dopo Grand Theft Auto, la serie più ricca di giochi da parte dello studio è probabilmente Midnight Club, che ha iniziato la sua corsa nel 2000 ed è continuata fino al 2008 sfornando ben 4 capitoli principali e qualche riedizione aggiornata. Il know-how nella gestione dei veicoli è una sorta di pilastro per il team, che ha sempre avuto una passione evidente per la guida e le corse, come dimostra anche un'altra serie che trattiamo qui sotto, ovvero Smuggler's Run: in Midnight Club, questa passione si sfoga nella costruzione di un vero e proprio racing in piena regola, che si porta però dietro un altro elemento che si potrebbe definire distintivo per lo studio, ovvero l'open world.
I vari capitoli della serie mettono in scena corse clandestine all'interno di varie città (Londra, New York, Los Angeles e altre), all'interno di una storia che porta il giocatore a scalare progressivamente i ranghi del panorama underground del Midnight Club, un'organizzazione che gestisce le sfide sulle strade cittadine. Queste sono passate dall'essere riprodotte in maniera piuttosto grezza nei primi capitoli a scenari piuttosto dettagliati in Midnight Club: Los Angeles, ma in generale la serie si è distinta per l'ambizione di presentare un'ambientazione open world da correre con una certa libertà, ben prima che emergessero esempi più sofisticati e avanzati del medesimo concetto, come i Forza Horizon. Proprio guardando quanto fatto da questi, per esempio, viene da pensare che un nuovo capitolo potrebbe essere davvero spettacolare, oggi.
L.A. Noire
Il destino di Team Bondi e del suo L.A. Noire resta un enorme rimpianto, perché l'avventura investigativa ambientata a Los Angeles negli anni '40 è un titolo che, ancora oggi, è in grado di impressionare per il suo livello tecnico, la qualità della scrittura e della regia, con qualche riserva sul gameplay vero e proprio, ma in grado di rimanere un'esperienza di enorme impatto. Il caos organizzativo all'interno del team australiano l'ha portato praticamente all'implosione, e questo ha posto la parola fine a qualsiasi possibilità di seguito, così come all'eventualità di altre proprietà intellettuali da parte dello studio, ma il franchise è rimasto a Rockstar Games e non è detto che sia destinato inevitabilmente a scomparire tra le pieghe del tempo.
D'altra parte, ne sono uscite versioni aggiornate e anche una specifica per i visori a realtà virtuale, dunque è chiaro che il publisher vi ha trovato una certa attrattiva, e chissà che non possa riemergere con un nuovo capitolo. Anche questo è un gioco che si sostiene bene come storia a sé stante, grazie anche alle espansioni uscite in seguito, ma la costruzione generale si presta anche a nuove introduzioni antologiche, e la struttura della storia in casi da risolvere rendere semplice la possibilità di inserire nuovi personaggi e situazioni in ulteriori capitoli.
Oni
Questo sinceramente lo inseriamo soprattutto per nostalgia: è difficile che una compagnia ormai gigantesca come Rockstar Games si metta a recuperare un titolo mal riuscito come Oni, ma è innegabile che ci fosse del potenziale dietro il primo e unico esperimento dello studio con il cyberpunk in stile anime. Proprio così: potrebbe essere difficile da credere ora, ma nel 2001 il team lanciò un action in terza persona dotato di una caratterizzazione in stile anime nipponico, perfettamente in linea con il gusto dell'epoca ma alquanto distante da quanto fatto fin lì e in seguito dai medesimi sviluppatori.
Oni richiamava Ghost in the Shell, Patlabor e altre serie di grande richiamo tra gli anni '90 e i primi 2000, inserendosi perfettamente nel filone fantascientifico che si stava affermando all'epoca. Purtroppo, in termini puramente ludici era un titolo con numerose imperfezioni, tra il sistema di controllo e il design dei livelli, sebbene i combattimenti potessero risultare spettacolari grazie alle animazioni e alle tante possibilità di movimento della protagonista. Riproporre la serie oggi sarebbe un'impresa titanica, tuttavia, una digressione così netta in termini di struttura e stile rispetto alle solite produzioni di Rockstar Games sarebbe davvero interessante da vedere.
Smuggler's Run
Con gli anni si è persa, semplicemente, la visione del gioco di corse arcade originale, il quale è rimasto solo all'interno di interpretazioni piuttosto complesse e tendenzialmente realistiche. Vent'anni fa era normale divertirsi con qualcosa come Smuggler's Run, che ci metteva al controllo di un veicolo off-road e ci diceva semplicemente di raggiungere delle tappe sparse in un'ampia mappa aperta e alquanto deserta, cercando di raggiungerle entro un brevissimo lasso di tempo. Questo comportava schianti, esplosioni, salti e azioni rutilanti per cercare di raggiungere il traguardo, in azioni ben poco collegate alla realtà.
Anche per questo motivo, risultava piuttosto folle l'inserimento di una vera e propria narrazione cinematografica, con tanto di attori in carne e ossa e scene in full motion video, all'interno del secondo capitolo della serie, ma contribuiva a creare un'atmosfera veramente particolare. Proprio da questo strano misto datato 2001 si potrebbe ripartire per un nuovo Smuggler's Run da parte di Rockstar Games, cercando di recuperare il divertimento originale delle corse folli in scenari aperti e inseguiti da forze armate di vario tipo. Il concetto è stato ovviamente ripreso e inglobato in Grand Theft Auto, ma potrebbe forse ancora funzionare anche come elemento indipendente, come sembra voglia fare anche Avalanche con Contraband, a dimostrazione di come ci possa essere spazio per una nuova interpretazione delle corse dei contrabbandieri.