Abbiamo finito i primi mondi di Mario vs. Donkey Kong, in uscita su Nintendo Switch il 16 febbraio: è un ammodernamento, sostanzialmente identico nelle meccaniche e nel level design, dell'omonimo classico per Game Boy Advance datato 2004. Esattamente come il titolo originale, anche questa nuova versione è stata sviluppata da NST (Nintendo Software Technology), la divisione americana dell'azienda (basata a Redmond) deputata allo sviluppo software. Una società che ha passato anni di difficoltà, in cui si è occupata principalmente di supporto, che sembra aver trovato ultimamente una nuova giovinezza: loro è anche F-Zero 99, uscito a fine 2023, e in precedenza avevano co-sviluppato anche Super Mario 3D World + Bowser's Fury, classe 2021.
Mario vs. Donkey Kong è una serie che, idealmente, eredita e sviluppa l'originale Donkey Kong del 1981, più precisamente l'iterazione per Game Boy del 1994. Le dinamiche alla base della saga sono molto diverse da quelle tradizionali di Super Mario Bros.: gli stage sono più piccoli, e soprattutto sono maggiormente basati sulla risoluzione di puzzle che sull'azione, anche se la sua unicità, di fatto, sta proprio nell'ibridazione di questi due elementi. Per essere un platform è troppo focalizzato sulla risoluzione degli enigmi, per essere un puzzle game puro ha troppa azione. In Mario vs. Donkey Kong non si corre, non c'è modulazione del salto, ma esistono comunque diverse acrobazie, come la piroetta all'indietro, o il triplo balzo dopo essersi issati sulle mani (basta accovacciarsi e premere il pulsante del salto).
Ammodernamento tecnologico a parte, questa versione per Switch è estremamente fedele all'originale. E non è necessariamente un male. È stata aggiunta una modalità multiplayer, dei nuovi livelli e uno stile di gioco che rende l'esperienza meno punitiva.
La storia: Donkey Kong e Mini-Mario
Il rapporto tra Mario e Donkey Kong non è mai stato chiarito fino in fondo; sono partiti come rivali, col gorilla impegnato a rapire donzelle, e (l'allora) Jumpman dedito a salvarle. Per un periodo sono sembrati appartenere a mondi diversi, in particolare in era SNES, con l'ascesa di Donkey Kong Country. Super Mario Odyssey ha fatto più di un'allusione al gorilla attraverso New Donk City, e recentemente il film li ha rimessi in scena assieme: di sicuro non sono nemici, non come Mario e Bowser. Sembrano più che altro rivali che si stimano, per cui serve una "scusa" per metterli l'uno contro l'altro. In Mario vs. Donkey Kong il conflitto è originato dai Mini-Mario, dei giocattoli capaci di camminare che riproducono l'idraulico in miniatura. Il gorilla vede lo spot di questi Mini-Mario guardando la televisione, si invoglia del prodotto e, non trovandolo in vendita da nessuna parte, decide di andare direttamente alla fabbrica che li assembla per... rubarli. Tutti. Riempie sacchi e sacchi di Mini-Mario, trascinandoseli dietro per vari mondi. L'idraulico, indomito paladino della giustizia, decide di inseguirlo, nell'intento di "salvare" i suoi piccoli cloni.
Strutturazione
Ogni mondo ha un nucleo tematico: il primo è in città, il secondo in una giungla, il terzo in un vulcano, e così via. Ognuno di essi è suddiviso in sei stage, spesso ulteriormente scanditi in due sezioni. I livelli si concludono o aprendo una porta, che bisogna sempre ricongiungere alla rispettiva chiave, oppure raccogliendo una sfera contente uno dei Mini-Mario. In ogni stage ci sono degli obbiettivi secondari, principalmente dei pacchi regalo da raccogliere, che spesso rappresentano la sfida più impegnativa: per concludere l'avventura al 100%, è necessario raccoglierli tutti.
Come dicevamo nell'introduzione, in Mario vs. Donkey Kong la sfida risiede più nel comprendere cosa fare, che nell'atto stesso del farlo. Il level design è orchestrato attorno alle capacità, ma soprattutto agli atipici limiti di Mario: assenza di corsa, salti brevi, abilità di abbassarsi, arrampicarsi, di raccogliere e lanciare oggetti. Ogni mondo, se non ogni livello, introduce dei nuovi elementi che scaturiscono problemi originali, e variano l'esperienza: dei blocchi che si attivano o disattivano con un interruttore, delle liane su cui arrampicarsi, dei fiori che spostano protagonisti e oggetti col vento. Elencate così sembrano banalità, ma vi assicuriamo che il level design è di pregevole fattura.
Una volta completati i sei livelli di un mondo, ci sono le ultime due sfide, che rappresentano un'entità a parte. Nella prima, Mario deve condurre una serie di Mini all'interno di un baule: i suoi piccoli cloni sono ancora meno dinamici di lui, e lo seguono fedelmente ovunque vada, per cui è necessario creare ponti, o strutture, per far sì che raggiungano incolumi lo scrigno della salvezza. Questi che li riguardano sono gli stage più rompicapo del gioco, in un certo senso quelli più interessanti e impegnativi. A seguirli, in ogni mondo, c'è uno scontro con Donkey Kong: forse proprio questi livelli sono quelli meno ispirati. Sono variegati, ma spesso ripetitivi: schivando degli oggetti e/o pericoli, Mario deve raccogliere (solitamente) "qualcosa" da scagliare contro lo scimmione.
2004 vs 2024
Non abbiamo ancora testato gli stage aggiuntivi, e comunque non potremmo parlarne, per cui ne valuteremo l'incidenza soltanto in fase di recensione. Come già raccontato, l'ossatura del titolo è sostanzialmente identica a quella dell'originale del 2004: come level design e tempi di gioco condividono lo stesso DNA. Un ammodernamento simile a quello del 2019 di The Legend of Zelda: Link's Awakening, pur meno raffinato (e ricercato) visivamente. In Mario vs. Donkey Kong si muore spesso: basta un colpo per fare fuori Mario, e riportarlo all'inizio del livello, privandolo di quanto raccolto finora. Non solo: anche il tempo è tiranno. Spesso è proprio lui a mettersi tra il giocatore e la vittoria, costringendo così a ripetere lo stesso stage. Temendo che delle meccaniche simili potessero, nel 2024, allontanare qualcuno, NST ha ben pensato di introdurre due stili di gioco: quello "classico", identico all'originale, e quello "relax", che rimuove il limite temporale e, al contempo, dona a Mario cinque "vite". In questo caso, quando l'idraulico viene colpito, non deve ricominciare lo stage da capo: viene racchiuso all'interno di una bolla, spostato verso l'inizio del livello, ma mantiene gli oggetti raccolti.
A livello grafico i due titoli sono talmente distanti che non ha senso neppure paragonarli direttamente. Ora Mario vs. Donkey Kong è poligonale e fluido; tuttavia, a livello puramente stilistico, la nuova versione è certamente più anonima di quella per Game Boy Advance. Mentre l'originale aveva uno stile ben riconoscibile, che lo distingueva dagli altri spin-off di Mario, questa edizione del 2024 è più simile a quell'archetipo dell'idraulico diffuso dai vari Mario Party. Discorso opposto per le musiche, che esaltano la vocazione dell'originale: hanno un'impostazione unica nell'universo mariesco, ariose e ricche di fiati, con sonorità swing e jazz. Gli stessi filmati che narrano la (pur semplice) storia del gioco, prevedibilmente, sono migliorati.
La modalità multiplayer ci ha sorpreso in positivo. È palese che abbia richiesto un discreto lavoro, perché vanta delle caratteristiche assenti nell'avventura in solitaria. Punto primo: non è una modalità a parte, ogni singolo stage della storia è giocabile in due (e in due soltanto). Si può utilizzare qualsiasi pad, quindi anche un singolo Joy-Con. Quando si affronta un livello in questa maniera, Toad - con delle movenze identiche all'idraulico - accompagna Mario. Possono saltarsi addosso a vicenda, trasformandosi in trampolini viventi, e non sono limitati a livello spaziale: in sostanza, i due personaggi possono recarsi agli estremi opposti di uno stage. Questo comporta un allargamento dell'inquadratura che non avviene in solitaria. In più, il secondo giocatore altera il level design degli stage: se, da un certo punto di vista, in due si hanno alcune facilitazioni (quelle appena raccontate), dall'altra c'è un seconda chiave da raccogliere per aprire la porta che determina la fine del livello. Una scelta semplice e sapiente, che permette di mantenere inalterata la difficoltà del gioco.
Per quanto giocato finora, Mario vs. Donkey Kong ci ha lasciato una buona impressione. Si tratta di un ammodernamento del classico per Game Boy Advance del 2004, un gioco che prosegue lo spirito dell'originale Donkey Kong del 1981, col suo pregevole mix tra puzzle e platform (leggermente più spinto sul rompicapo). È stato inserito uno stile di gioco più permissivo, del tutto facoltativo, per paura che certe meccaniche - dopo esattamente vent'anni - potessero essere considerate troppo punitive. Lo stesso multiplayer è stato introdotto con abilità e dedizione. Proseguendo nell'avventura capiremo quanto l'ossatura del gioco, comunque piuttosto rigida, sia invecchiata bene: Mario vs. Donkey Kong uscirà il 16 febbraio.
CERTEZZE
- Mix piacevole tra puzzle e platform
- Multiplayer ben inserito
- Level design da manuale
- Gradevolissime musiche swing
DUBBI
- Stile grafico più anonimo dell'originale?
- Come reggeranno le meccaniche inalterate, dopo vent'anni?
- I livelli aggiuntivi come saranno?