Il panorama dei videogiochi indie, dopo anni trascorsi a sgomitare fra le grandi produzioni, è riuscito a conquistare il pieno riconoscimento della propria dignità artistica. La grande "rivoluzione" del videogioco indipendente, iniziata silenziosamente ed esplosa a seguito del Braid di Jonathan Blow, ha finalmente varcato il confine della scena underground per approdare sui più grandi palchi dell'intrattenimento, come ad esempio quello dei The Game Awards. Anche se tutt'oggi in tale occasione viene trattato con i guanti - e spesso non è compreso fino in fondo - esistono manifestazioni il cui il fenomeno riceve la giusta attenzione, su tutte i BAFTA del Regno Unito.
Ciò detto, parlare di videogiochi indipendenti è un po' come attraversare un campo minato: che cos'è un titolo indie al giorno d'oggi? Se una volta il termine veniva utilizzato per far riferimento a qualsiasi genere di piccola fatica, oggi esistono enormi publisher che si sono specializzati proprio nell'individuare e finanziare i progetti più interessanti, dotandoli di risorse solitamente lontane dalla loro originaria dimensione. Ci si chiede, ad esempio, se Stray si possa considerare un videogioco indie in senso stretto a fronte dei forti contributi di Annapurna Interactive e soprattutto Sony Interactive Entertainment.
Trattare i migliori videogiochi indie del 2022 è dunque un atto complicato, perché inevitabilmente si finisce per mettere nello stesso scatolone titoli realizzati da un singolo individuo e opere che hanno potuto contare su una spinta mediatica ben superiore.
Indie con riserva?
Stray è l'emblema del videogioco che si pone in equilibrio sul sottile confine della produzione indipendente. Nato dalla fantasia del duo di fondatori di BlueTwelve - molto prima che si tramutasse in uno studio di 20 elementi - il titolo è presto finito sotto l'ala protettrice di Annapurna Interactive, dopodiché è stato messo nel mirino da Shawne Benson, la responsabile del portfolio delle terze parti di Sony; tale figura ne è rimasta talmente folgorata da siglare immediatamente un accordo per portare l'avventura del gatto in esclusiva console PlayStation, ben prima che il titolo fosse destinato ai servizi online della compagnia. Pur non avendo messo d'accordo tutti, dal momento che ancora adesso c'è chi lo ritiene un capolavoro e chi si batte per sottolinearne le imperfezioni, Stray ha ottenuto una risonanza mediatica fuori scala imponendosi nelle categorie dedicate dei The Game Awards.
È, d'altra parte, l'esempio perfetto per delineare le opere che si possono considerare sì indie, ma con riserva. Titoli come Return to Monkey Island di Ron Gilbert, esattamente come Stray, si posizionano sul mercato con una forza comunicativa e un peso specifico che sfuggono per definizione alla classica idea del progetto nato in un garage o in un piccolo collettivo. Ancor più difficile è inquadrare la posizione di opere come Cult of the Lamb, che pur essendo sorto dalle minute fucine creative di Massive Monster è stato incubato da Devolver Digital al punto da esordire accompagnato addirittura da un'estensione Twitch dedicata. E allora che cos'è, oggi, un videogioco indipendente? Ormai siamo arrivati al punto in cui per fornire una risposta concreta è necessario percorrere a ritroso l'intera storia dei progetti; progetti che, a onor del vero, nascono tutti ben lontano dalle grandi sale riunioni dell'industria. Fatte queste premesse, è ora di dare un'occhiata più da vicino ai migliori videogiochi indie del 2022.
Cult of the Lamb
Eccoci di ritorno dalle parti di Massive Monster, che nonostante la grande spinta mediatica garantita dalla presenza agli appuntamenti estivi ha puntato esclusivamente sul talento di pochissimi elementi per mettere in piedi Cult of the Lamb. Un titolo che si posiziona a metà strada fra l'esperienza roguelike e quella gestionale, mescolando un inebriante stile artistico - vicino a Happy Tree Friends - con la dissacrante organizzazione del culto dell'agnello. Veloce, fluido e divertente in ogni sua forma, Cult of the Lamb riesce a fondere il giocato frenetico tipico del genere con interessanti deviazioni strategiche, conflagrando in un'avventura che non conosce momenti morti e che mantiene sempre altissima la soglia dell'attenzione.
Neon White
Neon White è l'opera prima di Angel Matrix, collettivo capitanato da Ben Esposito che ha scelto di esordire con il botto attraverso una folle interpretazione del gioco d'azione a piattaforme. Il cuore dell'esperienza risiede infatti nel gameplay, un mostro di Frankenstein che unisce scampoli di sparatutto con l'anima del platform orientato verso la speedrun, per poi condire l'amalgama con un sistema di azioni basate su carte. Raccontato in questo modo, Neon White potrebbe apparire come un'accozzaglia di meccaniche inconciliabili, ma pad alla mano si presenta come una fra le avventure più appaganti del 2022, e non ha avuto paura né di spingere sul comparto narrativo né tanto meno di pensare alla rigiocabilità, scommettendo tutto su una grossa mole di freschi contenuti.
Norco
Prendete una città della Louisiana segnata dalla costruzione di uno stabilimento petrolifero della Shell, aggiungete un pizzico di estetica dieselpunk, mescolate una sorta di verismo moderno con il surrealismo principe di Kentucky Route Zero, e otterrete Norco. Si tratta di una classica avventura grafica punta e clicca che trascina il giocatore nella vicenda di Kay, ragazza che torna nella cittadina in seguito alla morte della madre Catherine per poi mettersi sulle tracce del fratello scomparso Blake. Interamente votato all'indagine, ancorato a un mondo reale e surreale al tempo stesso, nonché volenteroso di catturare il giocatore in meccaniche investigative tanto semplici quanto azzeccate, Norco è uno dei progetti più particolari dell'anno, nonché una prelibatezza pensata per palati fini. Rappresenta, infatti, l'incarnazione più pura del nucleo creativo che orbita esclusivamente attorno alla narrativa.
Prodeus
Prodeus è la risposta di Bounding Box Software a tutti coloro che si lamentavano della deriva di 'fine ricercatezza' imboccata dal mercato indipendente, e sentivano invece la mancanza di una sana valanga d'ignoranza videoludica. Si tratta, infatti, di uno sparatutto in prima persona che riprende l'ispirazione alla base dei classici Quake e Doom per riscriverla secondo le moderne regole dei videogiochi. Sviluppato da circa cinque pazzoidi, tra reduci di Raven Software e storici modder di Doom, il titolo mira a restaurare il fascino retrò delle origini degli FPS su un fondale contemporaneo: è un tripudio di effetti grafici, shader, design dei livelli e meccaniche che non sfigurerebbero nei titoli di oggi, eppure mantiene intatto il fascino immortale dei 360p. Prodeus può vantare, tra le altre cose, una fra le migliori implementazioni dell'aim assist nei confini degli FPS arena, quindi è un'esperienza assolutamente godibile anche per i giocatori console.
Signalis
Signalis è ciò che accade quando una coppia di sviluppatori vorrebbe celebrare i survival horror della prima era PlayStation, e invece finisce per creare il miglior titolo del genere dell'intero anno solare. È infatti uno scatolone che pesca a piene mani dalle architetture ludiche dei grandi classici del passato, mischiando enigmi e meccaniche di sopravvivenza sulla tavolozza di un mondo ben caratterizzato, mettendo in scena finali multipli e pescando ispirazioni tanto dalla letteratura di Chambers quanto dalle immagini di Kubrick. Signalis è quel genere di opera che porta a riflettere sul potenziale latente dei piccoli creatori, e soprattutto su cosa sarebbero in grado di fare se inseriti alla supervisione di un progetto strutturato. Tra i suoi fondali, infatti, emerge una grande comprensione degli elementi che hanno portato al successo Silent Hill e Resident Evil.
Vampire Survivors
A fronte delle dozzine di titoli indie di successo usciti nel corso del 2022, Vampire Survivors ha conosciuto un exploit impensabile per una produzione delle sue dimensioni. Sviluppato dall'italiano Luca Galante e musicato da Daniele Zandara e Filippo Vicarelli, si è imposto in pianta stabile nelle classifiche dei software più venduti, ed è stato giocato per un numero incalcolabile di ore da appassionati sparsi per i cinque continenti. Primo grande esponente del genere single stick shooter, oltre la sua estetica minimalista e la promessa di un gameplay da roguelike nasconde invece un'esperienza complessa e stratificata, stracolma di segreti e straordinariamente assuefacente. Avviare Vampire Survivors anche solo una volta, giusto per capire come funziona, significa perdersi in un vortice dal quale non esiste via d'uscita. Siete avvertiti.
Tunic
Tunic è l'epitome del videogioco indipendente, un'opera realizzata per la maggior parte da un singolo individuo, ovvero Andrew Shouldice, che si è avvalso della manodopera di pochi collaboratori per costruire il suo mondo virtuale nel corso di sette lunghissimi anni. L'avventura della piccola volpe viene spesso accostata all'eredità di The Legend of Zelda, ma a ben vedere è un calderone che vuole scherzare con tutti i migliori ingredienti alla base dei grandi videogiochi del passato. Divenuto celebre per il folle libretto di istruzioni che guida il giocatore nel corso dei suoi viaggi, è a tutti gli effetti una lettera d'amore alle formule ludiche di una volta, ed è riuscito a individuarne l'essenza con estrema facilità. Non bisogna farsi ingannare dalla semplicità del primo impatto, perché oltre la coperta di meccaniche calde e avvolgenti Tunic custodisce un'esperienza stratificata e complessa.
Citizen Sleeper
Altro titolo sviluppato prevalentemente da un singolo individuo, Citizen Sleeper di Jump Over the Age trova la ragione del proprio successo in una scrittura che riuscirebbe a brillare persino nei contesti più competitivi, toccando tematiche che sono sfuggite persino ai confini di Night City. Ancorandosi a poche, asciutte e semplici meccaniche di gioco che recuperano gli stilemi della classica avventura testuale, mira a raccontare la storia di uno Sleeper - una persona che ha ceduto la propria umanità in cambio di una fragile eternità da schiavo - intento a costruirsi una nuova vita su una sgangherata stazione spaziale. Il canovaccio di Citizen Sleeper diventa il pretesto per colorare l'inospitale universo cyberpunk con i dilemmi morali della vita di tutti i giorni, nel tentativo di rispondere a una domanda che fa parte di ciascuno di noi, a prescindere dai trascorsi: esiste un posto per me in questo mondo inospitale?
Immortality
Complesso, ambizioso, unico nel suo genere: Immortality di Sam Barlow è una creatura strana al punto da trascendere il confine del normale videogioco, trasformandosi in una sorta di testamento autoriale che pianta radici nell'analisi dell'arte e della figura dell'artista. Immortality non è un'opera da consigliare a cuor leggero, perché sì, si tratterà pure di un'esperienza straordinaria, ma non è assolutamente ciò che tantissimi appassionati si aspettano di trovare avviando un videogioco sulla propria console, magari nell'inseguimento di una serata spensierata. L'indagine costruita da Barlow attorno alla figura di Marissa Marcel e alle tre pellicole che la vedono protagonista rappresenta uno dei più grandi esperimenti mai emersi dal sottobosco indipendente, e chi dovesse scegliere di prenderne parte riceverebbe in cambio un'esperienza che non conosce comparativi.
Chained Echoes
Chained Echoes è un progetto realizzato da Matthias Linda e dai pochi collaboratori che hanno creduto nella sua folle visione: quella di creare un immenso RPG - ispirato ai classici JRPG dei '90 - capace di sfidare per profondità e per contenuti tutti i più grandi colossi del passato. Ed è impressionante constatare la facilità con cui Chained Echoes sia infine riuscito a brillare accecante nel suo sottobosco di riferimento: con un mondo di gioco sterminato, una trama ben scritta, una tonnellata di personaggi validi, dozzine di colpi di scena, un sistema di gameplay perfettamente azzeccato e una valanga di piccole chicche dolcemente rubate dall'eredità di Final Fantasy e di altri titani, non si tratta semplicemente di un grandissimo videogioco indipendente: è senza ombra di dubbio uno dei migliori RPG usciti nel corso del 2022, ed è probabile che sia addirittura il migliore in assoluto.
Piccole gemme nascoste
Il 2022 è stato un anno eccezionale per gli indie, al punto che per non trasformare quest'analisi in un papiro interminabile siamo costretti a menzionare solo brevemente opere come Sifu di Sloclap, splendida ode alle arti marziali, o Coromon di TRAGSoft, che sotto diversi punti di vista ha pesantemente innovato la formula di Pokémon, o ancora Rogue Legacy 2 di Cellar Door Games, da molti giocatori considerato il miglior roguelike dell'annata. Ma accanto a tutte le opere trattate, ne esistono anche altre che solitamente volano al di sotto dei radar dei media, e vale la pena sfruttare questa rara occasione per portarle finalmente in superficie.
Un esempio eccellente è quello di Taiji, praticamente un The Witness in pixel art sviluppato dal solo Matthew vanDevander che scaglia il giocatore in un mondo aperto la cui esplorazione è interamente sottesa alla risoluzione di brillanti puzzle; se vi piace il genere, non dovreste assolutamente farvelo sfuggire. Trattato in recensione, eppure passato quasi sotto silenzio, è invece The Case of the Golden Idol, avventura grafica investigativa di Color Gray Games che è imperdibile per chiunque abbia apprezzato le indagini di Return of the Obra Dinn.
A dir poco imponente, invece, è ASTLIBRA Revision, un'opera che ha impiegato 15 anni del lavoro del solo sviluppatore indipendente giapponese KEIZO e che consiste in un immenso videogioco di pura azione bidimensionale, ridicolmente pieno di contenuti: provare la demo gratuita su Steam per credere. Di tutt'altra natura è Strange Horticulture di Bad Viking, un puzzle game che ruota attorno alla gestione di un negozio di 'malefiche' piante nel cuore del lovecraftiano villaggio di Undermere; se state apprezzando Potion Craft su Game Pass e avete gradito il Papers Please di Lucas Pope, dovreste dargli assolutamente una chance.
Ci sarebbero dozzine di altri progetti da segnalare, come ad esempio il Freud's Bones della designer italiana Axel Fox, che ha scelto di affrontare la complicatissima chimera della psicanalisi nelle meccaniche del suo titolo d'esordio, o ancora Dorfromantik, il city-builder più rilassante di tutti i tempi, realizzato da quattro studenti dell'università HTW di Berlino. Tale quantità di opere meritevoli è l'ennesima testimonianza della vulcanica ondata di creatività che sta travolgendo il mercato contemporaneo, disegnando un quadro in cui la spinta innovativa trova quasi sempre origine nei progetti indipendenti. Se il 2022 è stato un anno praticamente dominato dalla scena indie, nel 2023 assisteremo invece ad un massiccio ritorno delle grandi produzioni; eppure, siamo certi che le formule più interessanti prenderanno forma ancora una volta nelle piccole botteghe creative.