L'importanza che Neon Genesis Evangelion ha avuto per il mondo dell'animazione nipponica è semplicemente sconcertante: è un anime che ha letteralmente cambiato tutto, probabilmente tra i più famosi e influenti di tutti i tempi.
La serie nasceva dalla mente di Hideaki Anno, a capo dello Studio Gainax, e dalla matita di Yoshiyuki Sadamoto, che fino a quel momento erano noti ai più per aver lavorato a Il mistero della pietra azzurra, un altro anime di culto realizzato a cavallo tra il 1990 e il 1991 e che in Italia veniva regolarmente trasmesso. Spiegarlo da capo, dopo tanti anni, non avrebbe senso: se siete appassionati di animazione nipponica, probabilmente lo avrete già visto in tutte le salse, ma forse lo stesso non si può dire per Evangelion 3.0+1.0: Thrice upon a time, il lungometraggio che mette la parola fine - per davvero! - all'opera di Anno e che arriverà in esclusiva su Prime Video il prossimo 13 agosto, doppiato in dieci lingue, tra cui l'italiano.
Ma quest'ultimo capitolo non sarà pubblicato in solitaria visto che arriverà sulla piattaforma streaming accompagnato dai tre film precedenti che compongono la cosiddetta Rebuild of Evangelion.
Che cos'è Evangelion?
Neon Genesis Evangelion è una serie animata prodotta da Studio Gainax e ambientata in un 2015 alternativo in cui l'umanità si sta ancora riprendendo da un misterioso cataclisma che ha sconvolto il pianeta. Il protagonista, Shinji Ikari, ha quattordici anni quando viene convocato nella città di Neo Tokyo-3 dal padre, Gendo, con cui ha sviluppato un rapporto conflittuale e distaccato. Shinji arriva proprio mentre compare un Angelo, una gigantesca, inquietante forma di vita extraterrestre che mette subito in difficoltà i militari.
Gendo Ikari, che dirige un'agenzia chiamata NERV, ha preparato l'Evangelion, una macchina umanoide pilotata dall'interno attraverso un complicato processo di sincronizzazione mentale. Per motivi inizialmente incomprensibili, Gendo pretende che sia proprio suo figlio a combattere l'Angelo con l'unità Eva-01: questa potrebbe essere la classica storia di un ragazzino coraggioso che si lancia in battaglia e vince col potere dell'amicizia, sparando siluri fotonici e impugnando alabarde spaziali, ma non lo è. Non lo è proprio per niente.
Evangelion non è neppure il solito anime di combattimenti tra robot giganti e invasori alieni: quelli sono solo il contorno di un'opera introspettiva in cui i personaggi, la loro psicologia e i loro complessi intrecci emotivi e sentimentali rubano continuamente il palcoscenico alle battaglie, comunque frequenti e appassionanti. È difficile spiegare Evangelion a parole. Nell'arco di ventisei puntate e svariati film succede veramente di tutto e i colpi di scena si susseguono a ritmo sostenuto, spesso in modo drammatico e spiazzante.
A rendere tutto ancora più coinvolgente ci pensa un potente simbolismo mistico/religioso. Non vogliamo aggiungere di più perché se non l'avete mai visto, è giusto che lo facciate completamente all'oscuro di tutto, ma se decidete di imbarcarvi in questa avventura, vi suggeriamo di leggere le prossime righe per capire come affrontarla nel migliore dei modi.
Come guardare Evangelion
- Neon Genesis Evangelion episodi 1 a 24
- [Evangelion Death (True)²]
- Neon Genesis Evangelion episodi 25 e 26
- The End of Evangelion
- Evangelion 1.0: You Are (Not) Alone
- Evangelion 2.0: You Can (Not) Advance
- Evangelion 3.0: You Can (Not) Redo
- Evangelion 3.0+1.0: Thrice upon a time
Neon Genesis Evangelion è costituito principalmente da ventisei episodi che compongono un'unica stagione, già disponibile in streaming su Netflix. Nel catalogo troverete anche due lungometraggi intitolati Evangelion Death (True)² e The End of Evangelion. Per spiegarci meglio, dobbiamo fare un piccolissimo spoiler: le ultime due puntate della serie animata potrebbero spiazzarvi.
Nel mezzo del vero e proprio climax della serie, il regista Hideaki Anno decise di concentrarsi principalmente sull'analisi psicologica, lasciando la storia essenzialmente incompiuta. Sui motivi di questa scelta girano varie storie e leggende che parlano di tagli al budget e problemi di tempo, anche se qualcuno sostiene che Anno abbia scelto questo approccio per trasmettere un messaggio ben preciso. In ogni caso, per capire Evangelion dovete passare prima per quelle ventisei puntate... o in alternativa guardare Evangelion Death (True)² che, effettivamente, riassume tutta la storia in un'oretta circa di animazione e introduce i contenuti di The End of Evangelion negli ultimi minuti del film.
The End of Evangelion è, sotto molti aspetti, il vero finale di Evangelion, e anche questo si potrebbe dividere idealmente in due parti. La prima è una versione riveduta e corretta della sceneggiatura inedita di Evangelion Death (True)², mentre il resto è lo sconvolgente epilogo della serie animata. Riassumendo, ecco l'ordine con cui dovreste guardare la serie su Netflix: Neon Genesis Evangelion da 1 a 26, Evangelion Death (True)² è opzionale, The End of Evangelion.
Tuttavia c'è qualcos'altro che dovreste sapere su Evangelion. Innanzitutto, il character designer Yoshiyuki Sadamoto ha scritto e disegnato l'adattamento a fumetti: tra i vari manga usciti sul tema, questo è l'unico che vale davvero la pena leggere, anche perché gli altri sono spin-off pieni di fanservice che spesso alterano profondamente alcuni momenti chiave della storia. Il manga di Sadamoto segue l'intreccio della serie e di The End of Evangelion, approfondendone alcuni aspetti, e chiude il tutto con un epilogo completamente diverso.
Che cos'è la Rebuild?
Alcuni anni dopo l'uscita di The End of Evangelion nelle sale, Hideaki Anno ha cominciato a girare una serie di quattro lungometraggi col suo Studio Khara - fondato nel 2006 proprio per rilanciare Evangelion attraverso la Rebuild - che raccontano da capo la sua opera, ma a un certo punto prendono una deriva totalmente diversa.
Il primo lungometraggio, intitolato Evangelion 1.0: You Are (Not) Alone, è uscito in Giappone sul finire del 2007 e ripercorre suppergiù i primi sei episodi della serie animata nell'arco di un'oretta e mezza, vantando animazioni e disegni di maggior qualità. Anche se sembra un riassuntone più conciso e chiaro della sceneggiatura originale, i piccoli ma significativi cambiamenti nella narrativa rendono la visione fondamentale per capire il resto dell'opera.
Il secondo lungometraggio, Evangelion 2.0: You Can (Not) Advance, esce nel 2009 e si distacca rapidamente dalla storyline originale, fino a percorrere una strada del tutto diversa con l'introduzione di personaggi inediti e un generale scombussolamento della trama originale.
Il terzo film, Evangelion 3.0: You Can (Not) Redo, datato 2012, prosegue la storia in modo inedito, stravolgendo la sceneggiatura originale della serie animata e rimodellando parzialmente gli eventi di The End of Evangelion. È la pellicola più controversa e discussa della tetralogia: straordinaria dal punto visivo, soffre nella narrativa che insiste su messaggi criptici e autoreferenziali, nonché su uno sviluppo forse anche troppo distante dall'intreccio originale, con tanto di "time skip" che proietta i personaggi quattordici anni nel futuro, in un contesto completamente inedito che ridistribuisce i giochi di potere, i ruoli e legami tra i personaggi. Una sorta di reset necessario che però giustifica una volta per tutte il senso della Rebuild, non più una rivisitazione dell'opera originale ma qualcosa di più interessante e ambizioso.
Superato lo scoglio del terzo film, la Rebuild è però sprofondata per anni in un vero e proprio abisso. Scritto e riscritto - Hideaki Anno ha supervisionato regia e sceneggiatura, lasciando la lavorazione nelle mani dei suoi fedelissimi Kazuya Tsurumaki, Mahiro Maeda e Katsuichi Nakayama - Evangelion 3.0+1.0: Thrice upon a time (ma il sottotitolo nipponico è ancora più bizzarro: "𝄂", che è un segno di ripetizione negli spartiti musicali) avrebbe dovuto debuttare nel 2014, salvo poi essere completato ben sette anni dopo Evangelion 3.0 ma, complici alcuni problemi, e poi la stoccata della pandemia, è arrivato nelle sale nipponiche solo lo scorso 8 marzo, incassando una quantità assolutamente ridicola di yen al botteghino. Il 12 giugno è poi stato ridistribuito nei cinema giapponesi, in versione riveduta e corretta: alcune scene aggiunte, altre ridisegnate, nell'ottica dell'uscita in Blu-ray (ragion per cui le edizioni home video sfoggiano titoli leggermente diversi, per esempio Evangelion 1.1 invece di 1.0 e così via).
Sarà proprio questa la versione che Prime Video pubblicherà in tutto il mondo, Italia compresa, il prossimo 13 agosto. E per chi non avesse ancora recuperato i tre film precedenti, il catalogo digitale offrirà anche quelli.
Perché guardare Evangelion?
Sull'importanza di Evangelion e su come abbia influenzato l'animazione nipponica, lo storytelling e, molto semplicemente, la cultura popolare degli ultimi vent'anni, ci si potrebbe scrivere un papiro. Innanzitutto, bisogna comprendere il periodo in cui è iniziato Evangelion.
Negli anni '90 il Giappone stava affrontando una grave crisi economica che colpiva soprattutto i più giovani. Il regista Hideaki Anno aveva sofferto di depressione per molto tempo e aveva deciso di scrivere questa storia quasi come fosse uno sfogo, nella speranza che lui, e tutti quelli nella sua situazione, potessero sentirsi meno soli. I vari personaggi che compaiono nella storia, a cominciare dal protagonista Shinji, rappresentano i modi diversi con cui gli individui stabiliscono le loro identità e prendono le distanze da chi gli sta accanto: non a caso, Evangelion parla soprattutto dell'animo umano, e di che cosa significa relazionarsi con gli altri e con sé stessi.
La componente fantascientifica è uno specchietto per le allodole. Inizialmente ha una forte presenza scenica, specialmente nei primi episodi, ma poi scivola in secondo piano, lasciando spazio ai protagonisti e ai legami che hanno instaurato tra di loro e col mondo che li circonda. La maggior parte di questi personaggi soffre di disturbi mentali o emotivi più o meno evidenti che vanno dal semplice stress post traumatico all'ansia da separazione. Sono spesso personaggi ambigui che faticano a integrarsi nella società o che indossano maschere pirandelliane. Evangelion voleva essere una specie di psicoterapia indiretta soprattutto per gli hikikomori, i reclusi giapponesi che preferiscono l'isolamento e la solitudine alla vita reale, e che spesso si circondano di fiction e videogiochi per sfuggirle, una vera e propria piaga sociale nel paese del Sol Levante.
Evangelion, insomma, è una decostruzione del genere mecha e il titolo, "Neon Genesis", si riferisce anche a quello: negli anni '90, la stragrande maggioranza degli anime coi cosiddetti super robot si concentrava sugli aspetti più tecnici e fantascientifici, nonché sull'azione e il combattimento. L'opera di Anno, invece, analizza la psicologia dei protagonisti con un'enorme attenzione per i dettagli di ordine scientifico, militare o filosofico, avvalendosi di un potente simbolismo metafisico che si offre a molteplici interpretazioni.
La massiccia iconografia religiosa, il misticismo e i continui riferimenti alla cabala ebraica o alla mitologia cristiana, sono semplici depistaggi, particolari scelti più per il loro fascino esotico agli occhi nipponici, che per il loro significato: Anno voleva che nella sua opera si mescolassero molteplici prospettive, alimentando un'atmosfera misteriosa e inquietante che avrebbe tenuto gli spettatori col fiato sospeso, spingendoli a fare ricerche per conto loro.
Perché guardare la Rebuild?
Questa è un'ottima domanda che si sono posti molti fan, specialmente i puristi che considerano intoccabile la serie originale e guardano con sospetto alle rivisitazioni a posteriori di opere tanto iconiche.
La prima risposta che possiamo dare è anche piuttosto banale: i quattro film della Rebuild meritano di essere guardati perché sono semplicemente ottimi lungometraggi animati, sotto ogni punto di vista. Persino il più debole della tetralogia, Evangelion 3.0, è uno spettacolo per gli occhi e per le orecchie, grazie anche all'eccellente colonna sonora che comprende le melodie del compositore Shiro Sagisu e le canzoni di Utada Hikaru. La versione italiana dell'opera è peraltro impreziosita da un doppiaggio di primordine e da un adattamento che fortunatamente nulla ha a che vedere con la debacle Cannarsi del primo rilancio su Netflix nel 2019.
In secondo luogo, la Rebuild merita attenzione per un altro motivo più particolare: non è una vera e propria rivisitazione di Neon Genesis Evangelion, né una visione alternativa dell'opera originale. Essa fa parte dell'immaginario di Hideaki Anno, è parte integrante del suo progetto e, anzi, fa da sequel alla serie in ventisei episodi e al lungometraggio The End of Evangelion per motivi che non vogliamo anticiparvi ma che probabilmente avrete intuito se masticate un po' il linguaggio dell'autore.
La Rebuild è letteralmente la conclusione della storia cominciata nel 1995, nonché l'addio ufficiale - nelle intenzioni attuali, almeno - di Hideaki Anno alla sua opera, che l'ha salvato, guarito e arricchito, ma anche tormentato, per oltre vent'anni. E alla quale ha potuto finalmente dire "sayonara" col cuore in pace, lusso che pochi autori e registi si sono potuti concedere.