Vi ricordate quando accendevate il vostro Game Boy Advance (nel mio caso un SP rosso fiammante) e i cristalli liquidi iniziavano a imprimere il logo della console portatile su sfondo bianco accecante? Forse anche voi, come me, la notte, sotto le coperte, dopo quella manciata di secondi passati a chiedervi se fosse giunta la vostra ora o se le vostre retine si stavano bruciando giorno dopo giorno sempre di più, sentivate arrivare un magico "sbrilluccichio", seguito da una sgargiante polvere di stelle che rivelava il logo di Game Freaks, pronto a presentare uno dei capisaldi della storia videoludica: Pokémon Rosso Fuoco (o Verde Foglia).
Dato che sono passati vent'anni da quando il gioco ha fatto breccia nelle nostre case (e nei nostri cuori), ci è parso il momento migliore per fare un viaggio lungo il viale dei ricordi e omaggiare Pokémon Rosso Fuoco e Verde Foglia, genitori di una delle colonne sonore più iconiche di questo medium.
Una colonna sonora per un mondo intero
A prescindere dal gioco, le colonne sonore dei videogiochi di Pokémon sono sempre state molto legate al "territorio" nel quale è ambientato ognuno di essi. Nell'idea di Game Freak (e specialmente di una delle sue menti più coinvolte nel progetto, nonché ideatore della maggior parte delle colonne sonore più iconiche della saga, Jun'ichi Masuda), ogni territorio visitabile nei vari capitoli doveva rifarsi a un luogo realmente esistente.
Così abbiamo le regioni di Kanto, Johto, Hoenn e Sinnoh che fanno riferimento alle reali regioni giapponesi di Kanto, Kansai, Kyūshū e Hokkaido, Unova che rappresenta gli Stati Uniti, Kalos la Francia, Alola le Hawaii, Galar il Regno Unito.
Per ognuna di queste regioni l'idea era chiara: creare qualcosa di riconoscibile e riconducibile a quei territori, ma senza fare la copia carbone delle caratteristiche che li distinguono. Impresa, questa, che si è espansa anche all'ambito musicale, dove si è sempre cercato di dare un carattere distintivo a ogni nuova terra che il giocatore era chiamato a esplorare.
Il risultato è un compendio di suggestioni e intuizioni sonore che segnano in modo particolare e profondamente intimo ogni capitolo della serie, rendendone immediatamente identificabile la provenienza e l'influenza che l'ha portato alla luce.
Perché Rosso Fuoco e Verde Foglia?
Vi starete chiedendo perché parlare in particolare della colonna sonora di Pokémon Rosso Fuoco e Verde Foglia, quando la saga contiene molte altre alternative valide e meritevoli di essere ricordate e celebrate. Il già citato anniversario mi pare già un motivo più che soddisfacente, ma la verità è che mi sono accorto di tale ricorrenza solo ora, ricercando informazioni per questo pezzo; quindi, mentirei se dicessi che è unicamente per questo. Non è neanche perché Rosso Fuoco e Verde Foglia sono una versione "riveduta e corretta" (una specie di versione estesa) del binomio originale della serie, Pocket Monsters Rosso e Verde, cosa che ha portato anche a un nuovo arrangiamento della colonna sonora originale, ora più stratificata e coinvolgente grazie ai balzi avanti in ambito tecnologico svolti dal medium in poco meno di dieci anni.
Semmai, è proprio un fattore personale. Forse non si applicherà a tutti coloro che si troveranno a leggere queste righe, ma tra tutti i giochi di Pokémon che mi è capitato di provare negli anni, nessuno (a livello musicale, ma non solo) è rimasto impresso con la stessa intensità e costanza.
Gli accordi di un’infanzia
La colonna sonora di Pokémon Rosso Fuoco e Verde Foglia non è la mia preferita. Non rientra affatto nelle mie corde e non l'ascolterei mai di mia iniziativa come sto facendo mentre metto queste parole nero su bianco. Eppure, più riscopro questa playlist lunga due ore (corredata da ogni suono che può rientrare nel concetto di composizione musicale), più mi accorgo che la conosco meglio di qualsiasi altro commento sonoro, che, magari, mi ritrovo a esplorare anche diverse volte al mese. In qualche modo, fa parte di me. È diventata, a modo suo, un'icona, per quanto non sia un'immagine in sé, bensì un'evocatrice di immagini.
Inneschi musicali
Un paio di note echeggianti e sono subito nel Bosco Smeraldo, intimorito da cosa troverò nell'erba alta, messo in soggezione da questa musica "primitiva", quasi tribale per la semplicità della sua composizione (paragonata a quanto siamo abituati a sentire oggigiorno all'interno anche dei videogiochi meno gettonati). E poi eccomi precipitare senza freno nel vortice dell'inevitabile scontro: è apparso un Pokémon selvatico e sento la frenesia della lotta. Ce la farò? Non ce la farò?
Quanto era salvatrice il tema della vittoria, faro rinfrancante dopo una battaglia sudata, unico obiettivo che si voleva realmente raggiungere: sentire quella fanfara allegra da banda di paese che accompagna l'eroe della comunità lungo il corso principale. Il bizzarro strumento dall'andamento vibrante che crea l'atmosfera del Centro Pokémon, ogni tanto, mi si ripalesa in testa senza motivo alcuno, tante sono le volte che l'ho sentito; così come anche l'intermezzo di una manciata di secondi che parte quando si cura la propria squadra. O l'imponente tema delle palestre Pokémon, che suona epico anche con tutte le limitazioni tecniche del Game Boy Advance.
Temi inediti
Proprio ora ho scoperto un tema che non avevo mai sentito (o che ho sentito così poco da non averne più memoria), quello di Settipelago, zona che si sblocca completamente dopo aver completato il gioco. Perché sì, tutto questo trambusto e non ho neanche finito l'avventura principale. Confesso: non sono mai riuscito a scalare la Lega Pokémon, vuoi per inesperienza con il mezzo, vuoi perché non avevo pensato a costruire una squadra bilanciata e abbastanza potente da poter affrontare in serenità le ultime battute del gioco. E ora mi ritrovo con una partita tutta sballata, che farei in mille modi diversi, ma che mi fa troppo male cancellare per poterne iniziare una nuova da zero.
Magari un giorno riprenderò il gioco in mano, cercando di mettere pezze dove è necessario, così da affrontare gli allenatori della Lega Pokémon e poter finalmente apprezzare quelle tracce che non ho mai avuto la possibilità di ascoltare. Magari, tra altri vent'anni, anche quelle entreranno a far parte del bagaglio che mi accompagna, completando il mosaico di un'esperienza sonora che ancora oggi è in grado di intimorirmi, esaltarmi ed emozionarmi grazie a poche, semplici note.