Scegliendo i giochi più brutti per PlayStation 4 ci siamo armati della consapevolezza che ogni generazione deve fare i conti con titoli tanto pessimi da diventare memorabili. Come questi disastri riescano a finire anche tra i giochi sponsorizzati dalla stessa Sony è un mistero, anche tenendo conto della necessità da parte di una compagnia di garantire una libreria ampia e di dare spazio a realtà mediatiche importanti. Proprio da queste, però, escono fuori titoli che arricchiscono puntualmente i ranghi dei giochi peggiori, riempendo le line up delle console di tie-in realizzati esclusivamente per sfruttare sfruttare il successo commerciale di un un film o di una trasmissione di successo.
Il migliore dei peggiori
Titoli che come Duck Dinasty, un ibrido tra più generi dedicato alla celebre famiglia di cacciatori specializzati nella creazione di richiami per anatre, nascono già sotto una cattiva stella ma devono comunque dare battaglia per emergere anche tra i giochi più brutti. Tra questi spesso compaiono infatti cloni mal riusciti, come Coffin Dodgers che fa il verso a Mario Kart e Crash Team Racing, e innumerevoli titoli nati dall'errata convinzione che un buon concept possa bastare per fare un buon videogioco. Spesso un'idea anche geniale non è sufficiente per un film ad alto budget, figuriamoci per simulatori sviluppati in fretta e furia che solo raramente, e solo quando hanno delle effettive qualità, riescono a sfondare.
Tutti gli altri finiscono invece nel dimenticatoio come nel caso di Wander, My Name Is Mayo e Catlateral Damage, un incubo felino reso interessante per una certa categoria di pubblico solo per l'enorme numero di foto di gatti da collezionare. Ma tanto è bastato perché il titolo goda di una buona valutazione da parte dell'utenza, al contrario del tremebondo Basement Crawl che però perdoniamo in seguito allo sforzo profuso dal Blooper Team su Crawl, un vero e proprio atto di redenzione. Diversa invece la questione per altri giochi che sono riusciti a contendersi il premio di peggior gioco per PS4 pur partendo da ambizioni decisamente più elevate. Ne abbiamo scelti dieci per celebrare l'imminente addio a questa generazione di console, ma siamo sicuri che anche quella nuova ci regalerà, assieme a titoli di assoluto spessore come The Last of Us 2, nuove perle di bruttezza di cui sparlare.
Afro Samurai 2: Revenge Of Kuma Volume One
Multipiattaforma capisaldo di bruttura, Afro Samurai 2: Revenge Of Kuma ci porta nel travagliato mondo dei tie-in che ci hanno saputo regalare emozioni, ma al prezzo di una valanga di giochi che vanno dal trascurabile al pessimo. Un vero marasma di mediocrità che sta stretto ad Afro Samurai 2, un titolo che non potendo ambire alla vetta cerca di essere il primo dei peggiori. Difficile dire se ci sia riuscito, ma il suo ambiente è quello dei grandi flop grazie alla grafica di un paio di generazioni più vecchia aggravata da un lavoro di design insufficiente, un doppiaggio che mette agitazione e un gameplay a dir poco imbarazzante. Da non dimenticare poi che è drammaticamente corto e che si poggia su un codice traballante e pieno di errori, salvandosi giusto per la colonna sonora che, per fortuna degli sviluppatori, proviene direttamente dalla serie animata. Ma per il resto è talmente brutto che la versione Xbox non è nemmeno uscita.
Alekhine's Gun
Le classifiche dei giochi peggiori per PS4 (anche se in questo caso si tratta di un multipiattaforma) hanno spesso in comune un titolo che, va detto, è stato fatto con passione, a differenza di tanti altri. Un qualcosa che si vede nelle buone idee e nella trama che si ricollega all'intrigante titolo di Alekhine's Gun, chiamato come una peculiare formazione scacchistica. Ma il risultato non è minimamente all'altezza delle premesse. Tolti i problemi tecnici, in parte risolti con patch successive, quanto resta è uno stealth legnoso e squadrato, dolorosa testimonianza di una genesi travagliata che è partita dall'annuncio nel 2010 di 1C Company di un titolo in sviluppo presso Haggard Games che, abbandonata dal publisher, ha tentato di finanziare il titolo su Indiegogo nel 2013 e su Kickstarter nel 2014. Purtroppo entrambi i tentativi sono andati a vuoto mentre gli asset invecchiavano e la buona volontà di Maximum Games, che ha deciso di non sprecare il lavoro fatto prendendosi in carico il progetto nella doppia veste di publisher e sviluppatore, si è trasformato in qualcosa da rimpiangere.
Drawn to Death
Quando si è saputo che David Jaffe, creatore di God of War, era al lavoro su un titolo originale, il nome di Drawn to Death è rimbalzato un po' ovunque, creando un certo hype nonostante qualche dubbio sull'efficacia in gioco dei pur deliziosi disegni. Non è un caso che proprio lo stile peculiare si sia rivelato una lama a doppio taglio, tanto ispirato quanto inadatto a uno sparatutto arena che riesce a essere confusionario nonostante il ritmo tutt'altro che esaltante. Ed è un peccato visti i personaggi azzeccati, il gran numero di armi e la varietà potenziale sprecata a causa di qualche ingenuità di troppo che comprende un bilanciamento approssimativo.
Ghostbusters
Ghostbusters è una delle commedie più riuscite di sempre, una miracolosa alchimia di quelli difficili da ripetere, soprattutto se non sai cosa stai facendo come nel caso del film del 2016. Non stupisce quindi che abbia fallito ma ha l'ancora più gravosa colpa di avere dato vita a un tie-in annoverato tra i peggiori giochi mai realizzati, ad esclusione forse di qualche gioco in flash infilato nei pacchetti di cereali per la colazione.
Godzilla
A dir poco altalenante, la storia videoludica della lucertola mutante più famosa di sempre ci ha regalato qualche soddisfazione con titoli come Godzilla: Destroy All Monsters Melee, ma ci ha dato anche modo di soffrire mettendoci di fronte a creature imbarazzanti come il Godzilla del 2014. La nota più amara riguarda la capacità del titolo pubblicato da Bandai Namco di mettere in scena combattimenti all'apparenza fedeli ai disaster movie giapponesi d'epoca, includendo nel roster calibri come Battra, King Ghidorah, Mothra e diverse varianti di Godzilla. Ma non c'è traccia dell'estro dei film della Toho in un gioco troppo limitato tecnicamente per le sue ambizioni e appesantito da un gameplay povero, sbilanciato e terribilmente ripetitivo.
Life of the Black Tiger
Nel descrivere Life of Black Tiger come un'avventura interattiva ambientata nella giungla, nei campi e nei dintorni della foresta, Sony ha probabilmente messo nero su bianco tutto quello che di positivo si può dire del titolo. Aggiungendo invece che si tratta di un'esperienza vivida e realistica ha compiuto un passo in avanti azzardato, promuovendo un qualcosa che di vagamente realistico ha giusto i colori, tra l'altro tutt'altro che vividi. Forse non è il più brutto in assoluto al contrario di quanto dicono in molti, visto che almeno nella veste grafica arriva al livello della prima PlayStation, ma ci finisce vicino considerando le animazioni raccapriccianti, tanto per gli animali quanto per gli umani che decidono di affrontare una tigre in un mondo regolato da una fisica inspiegabile.
Knack
Con un'ottimo sistema di crescita, abilità divertenti e un personaggio azzeccato, cosa può andare male in un action platform tridimensionale? Per avere la risposta è sufficiente giocare a Knack, un titolo troppo semplice e ripetitivo per potersi reggere sui pochi elementi azzeccati di un titolo che non può nemmeno contare su una trama accattivante. Per questo si merita un posto in prima fila tra i titoli deludenti, tanto più che si è presentato come esclusiva di peso per PS4 e forse è stato proprio questo che ha portato a chiudere troppo frettolosamente lo sviluppo, sacrificando un personaggio che avrebbe potuto dire qualcosa anche nel ricco panorama dei platform tridimensionali Sony.
Skylight Freerange 2: Gachduine
Ogni generazione ha i suoi titoli sviluppati con fin troppa parsimonia e tirati su da persone che non hanno idea di cosa stanno facendo, ma ce ne sono alcuni che mescolando una qualità improbabile con ambizioni elevate si sono resi memorabili. Uno di questi è senza dubbio Skylight Freerange 2: Gachduine, inguardabile già dal trailer comparso sul canale ufficiale YouTube di Playstation. Ma la grafica è solo uno dei problemi di un titolo imbarazzante, legnoso, pieno di asset riciclati male e popolato da personaggi che sembrano manichini allucinanti, protagonisti di una trama che si accontenta di giocare su qualche nudità, inevitabilmente tutt'altro che suggestiva a causa di una veste grafica poco ispirata che sarebbe stata considerata pessima anche nel millennio scorso, e che ha incontrato persino il rifiuto di Steam. Al contrario Sony, secondo qualcuno decisa a fare uno scherzo di pessimo gusto alla sua utenza, ha aperto le porte all'allucinante Skylight Freerange 2, trovandosi per casa anche un'espansione che ovviamente condivide la qualità spiazzante di un gioco se non altro destinato a non essere dimenticato.
The Quiet Man
Comparso durante un E3 e pubblicato da Square Enix, The Quiet Man è probabilmente uno dei titoli di questa generazione più deludenti. Nato come un progetto nobile dalle menti di Human Head Studios, un team che in passato ci ha regalato perle di assoluto spessore, ci ha promesso un'esperienza memorabile nei panni di un ragazzo sordomuto al soldo di un boss malavitoso. Ma il valente intento si è trasformato in un titolo noioso, complice un gameplay action pessimo e un comparto narrativo che salvo alcune scene è stato chiaramente girato con il sonoro. Non a caso ci propone una sequenza lunga diversi minuti che ha per protagonista i gorgheggi di una cantante, che spicca tra le numerose scelte senza senso di un titolo estraniante e non in accezione positiva. Certo, c'è la possibilità di lanciarsi in una seconda run con il sonoro che però esalta la ripetitività di un titolo dalla narrativa poco stimolante che fa di tutto per non piacerci, passando tra l'altro dalle scene con attori iniziali, qualitativamente niente male, a rinunciabili scene in computer grafica che vanno a sotterrare anche uno dei pochi pregi di un gioco che fallisce clamorosamente sia nei suoi nobili intenti sia come videogioco nudo e crudo.
Tony Hawk's Pro Skater 5
Multipiattaforma ma figlio di una serie nata e diventata famosa su PlayStation, Tony Hawk's Pro Skater 5 è spesso protagonista delle classifiche dei titoli più brutti per PS4, reo di aver concluso in modo disastroso la già triste partentesi che ha visto Robomodo ereditare il franchise da Neversoft, arrivando quasi a uccidere definitivamente una serie che con i primi capitoli ci ha regalato grandi emozioni. Per fortuna lo storico franchise è tornato a respirare proprio di recente con una doppia riedizione di ottima qualità, ma è difficile dimenticare la delusione provata di fronte al capitolo del 2015 le cui caratteristiche principali sono una qualità produttiva infima, evidente nella poca cura riservata all'aspetto grafico, combinata con un gameplay a dir poco traballante e caratterizzato da una fisica pressoché nulla. Il tutto appesantito ulteriormente da una valanga di bug che hanno trasformato un titolo atteso in un campione di infamia.