Le corde di un violino stridono al lento e debole passaggio dell'archetto. Poche note di piano riverberano come in un non-ambiente, mentre rumore di vuoto circonda tutto il panorama sonoro, come a inghiottirne i colori, i sogni, le speranze. Questa è il primo contatto che il giocatore ha con il commento musicale di Red Dead Redemption 2, l'acclamato secondo capitolo della saga western Rockstar Games che stregò critica e pubblico quando uscì nel 2018.
Proprio con questo pilastro della cronologia videoludica vorremmo introdurre una nuova serie di articoli dedicati alle colonne sonore che meglio sono riuscite a veicolare e amplificare le avventure vissute sugli schermi dei nostri dispositivi da gioco. Certo, con un titolo come Red Dead Redemption 2 c'è poco da "sbloccare", data la relativa freschezza del suo debutto sul mercato, ma ci è sembrato comunque un perfetto punto di partenza per questa rubrica dedicata al panorama musicale del mondo videoludico. Però vi assicuriamo che, nei prossimi appuntamenti, toccheremo tutte le ere della storia dei videogiochi.
Non indugiamo oltre e immergiamoci nel Ti sblocco un accordo di Red Dead Redemption 2, alla ricerca del canto del cigno di una società americana destinata a scomparire.
Preludio alla fine
La colonna sonora ufficiale di Red Dead Redemption 2, composta principalmente da Woody Jackson assieme a diversi collaboratori (per evitare di dilungarci troppo, non prenderemo in considerazione gli altri due album che raccolgono canzoni e brani alternativi), conta ventidue tracce, per una durata totale di un'ora e tre minuti. In queste ventidue tracce è racchiusa tutta l'essenza del gioco.
Come un libro, o un film, o il racconto di un vecchio davanti a un fuoco da campo in una serata di agosto, ogni brano ci accompagna lungo un viaggio narrativo, come è giusto (ma non scontato) che accada. C'è un inizio, uno svolgimento e una conclusione, accompagnata da un disilluso epilogo.
I primi due brani sono i pilastri che sorreggono l'intera avventura di Arthur Morgan nella selvaggia America di fine Ottocento, un luogo già in decomposizione, preso d'assalto dal parassitismo umano con tutta la sua forza industriale. "By 1889, The Age Of Outlaws And Gunslingers Was At An End" mette già in chiaro l'intenzione di questa narrazione audiovisiva. Stiamo per assistere agli ultimi sprazzi di una vita che non esiste più, almeno non come la intendono le leggende di pistoleri e fuorilegge, tutt'uno con la terra, dove, se non sono i sogni a scorrervici sopra, è il sangue.
E dalle quiete e inquietanti note della traccia introduttiva, ideata per accompagnare i cartelli d'apertura della storia principale (come si trattasse di un film muto, ai primordi della sua diffusione nel tempo del gioco), si passa al mito vero e proprio, figlio dei western americani degli anni '60 e '70, "Outlaws from the West" in tutto e per tutto. L'epica statunitense si fonde al suo stesso tramonto; è un brano da titoli di coda, eppure apre l'avventura. Quella alla quale stiamo per assistere non è l'inizio di una storia: è la sua inevitabile conclusione.
C’era una volta il sogno americano
L'intera storia raccontata in Red Dead Redemption 2 è un viaggio intimista che sfocia nella desolazione di un'intera società quando si trova agli sgoccioli della sua esistenza. Arthur Morgan è un moderno Ulisse, sbalzato in lungo e in largo per tutto il territorio statunitense, alla ricerca della propria "casa". E, durante questa Odissea, gli incontri sono dei più inusuali, veri demoni americani e angeli pagani, spesso l'uno nelle spoglie dell'altro.
L'America di Red Dead Redemption 2 è un'America oltre ogni limite del reale. Pare un sogno lucido dove tutto è possibile, almeno fino all'inevitabile risveglio. È il sogno americano tradotto sullo schermo, capace di prendere vita anche grazie alla colonna sonora.
L'intero gioco è lento, lentissimo; controtendenza rispetto a quanto siamo abituati a sperimentare oggigiorno. Si sente la pesantezza di ogni movimento, di ogni azione, del mondo che ci circonda, dagli alberi alle imponenti montagne innevate. È un videogioco che spinge a prendersi il proprio tempo e a immergersi completamente in quel mondo così pieno di suoni, eppure così silenzioso. E un brano come "The Fine Art Of Conversation" c'è lo dimostra benissimo.
Un ossimoro già dal titolo, questa composizione, fischiata e accompagnata dal docile suono pizzicato delle corde di una chitarra, non presenta parole, ma rimane comunque un dialogo: tra uomo e natura, tra immenso e ristretto, tra divino e terrestre. È la quintessenza dell'esplorazione di questo mondo condannato da tempo. Il sogno americano svanito e sostituito dal vuoto prima del cataclisma. Ogni momento, nella sua apparente fissità, appare dilatato ed espanso a dismisura, come se il tempo si fosse congelato in quella cornice di vita, quando tutto pareva ancora possibile.
Umanità e progresso
Se ci si fa caso, ogni qualvolta ci si trova a contatto con il progresso, la colonna sonora si fa grave. Prendiamo come esempio "There She Is... A Real City, The Future". Trentasei secondi per introdurre con una manciata di note e il suono decadente di una tromba la visione premonitoria di quello che sarà il domani; quello che aspetta al territorio nordamericano (e non solo). Trentasei secondi per presentare il vero antagonista del gioco, Saint Denis e la sua corruzione galoppante, trappola moschicida per delle anime come quelle che compongono la banda di Dutch.
Il male assoluto è quello che già sta inglobando a sé gli ultimi baluardi del gotico americano, un mondo selvaggio in via di addomesticamento. E, questo, Jackson ce lo ricorda costantemente, tenendo un velo di quell'incertezza e quella rassegnazione anche nei brani apparentemente più gioviali e sereni.
Ogni scorribanda, ogni azione fuorilegge è accompagnata da note rassegnate, profetiche, come se tutto fosse già destinato ad andare storto. Non c'è salvezza per questi personaggi, anche quando tutto sembra a favore di vento: prima o poi quell'inquietudine li raggiungerà e li avvilupperà. E, brano dopo brano, questo destino è sempre un passo più vicino, sfiorandoli all'ultimo secondo e facendoci capire che, se non è oggi, sarà domani.
Sipario su un’era
La fine, inevitabile, raggiunge anche questa storia americana, giudicandone i protagonisti. Ma non è ancora detta l'ultima. Il tempo passa e tutto appare più chiaro. La rassegnazione si fa speranza per un nuovo inizio e, su di un carretto, la vita sognata inizia ad apparire reale.
"The Wheel", il tema che ha accompagnato l'immagine di Red Dead Redemption 2 sin dal suo annuncio, chiude un cerchio, apertosi come un foro di proiettile nel cuore d'America. Il XX secolo è arrivato inarrestabile e la vita continua a scorrere placida. Gli amici di un tempo sono solo dagherrotipi su un davanzale o lettere ingiallite in un baule; impressioni di un mondo che pare lontano anni luce, così lontano da prendere i contorni della fiaba.
La mitologia americana, gli dei statunitensi, sono quelli che hanno cavalcato liberi sulle grandi praterie sconfinate, alla ricerca di un'identità nella terra della tabula rasa. Un territorio annullato dalla mano dell'uomo capitalista. Il malinconico violino pensante, memoria sonora di quegli ultimi echi di legame comunitario, danza con il giro d'accordi della chitarra, come se si ritrovassero attorno a un gioviale bivacco, protetti dalla gentile complicità della volta celeste.
In un singolo brano (l'unico nella colonna ufficiale che riprende e modella questo tema che, invece, sentiamo spesso all'interno del gioco) viene racchiusa l'intera avventura, vista come un ricordo dei tempi andati e rimembrata con malinconica serenità. È divenuta una storia, ora; parole destinate al calore del fuoco domestico o alla luna che splende in cielo durante una tiepida serata estiva. Il timore galoppante della rovina alle calcagna è scomparsa completamente. Ora rimane solo quello che è stato e mai sarà più.
Quale sarà il prossimo accordo a venire sbloccato?
Qui si conclude il Ti sblocco un accordo di Red Dead Redemption 2, con il quale speriamo di aver toccato le vostre corde. Nei prossimi appuntamenti andremo a pescare anche più indietro nella storia videoludica. Anzi, se avete quel pallino fisso per una colonna sonora che ha catturato il vostro gusto per efficacia e coerenza con l'opera di riferimento e vorreste far sbloccare quell'accordo anche agli altri lettori, condividetela nei commenti e, magari, ne parleremo in futuro.