Che cos'è un videogioco? È una domanda più difficile di quel che sembra, ma concedeteci di semplificare il discorso, dividendo la natura di un gioco in due componenti: arte e prodotto di consumo. Sia chiaro, non tutti i videogiochi sono buone opere d'arte e non tutti i videogiochi sono validi prodotti di consumo. Nel momento in cui stiamo decidendo se acquistare un videogioco, quindi, abbiamo bisogno di capire se vale i soldi e il tempo che ci vengono chiesti e abbiamo bisogno di informazioni.
In parte andiamo sulla base della fiducia, se la saga o meglio ancora gli sviluppatori hanno un passato positivo. In parte ci rivolgiamo alle opinioni della stampa specializzata. Infine, ci affidiamo anche al passaparola di giocatori che erano interessati al prodotto e hanno deciso di acquistarlo prima di noi.
Vi è quindi bisogno di scoprire cosa ne pensano gli altri, facendo ricerche e domande. In maniera naturale, siamo attirati da piattaforme che rispondono a questa necessità, come Metacritic, che produce con una precisione discutibile una media dei voti della stampa e, per alcuni ancora più importante, dà spazio agli utenti permettendo loro di dire la propria, assegnando voti.
Chiaramente, se già la stampa specializzata dell'interno mondo difficilmente genera recensioni identiche e seguendo lo stesso esatto metro di giudizio (motivo per il quale il voto medio ha valore parziale), è impossibile pretendere che l'utente medio, nascosto dietro un nickname, possa approcciarsi con calma e precisione all'assegnazione di un voto. Di più, è anche ingiusto chiederlo, perché che valore ha uno spazio dedicato ai non addetti ai lavori, se venisse chiesto loro di trasformarsi in recensori professionisti ed evitare di basarsi unicamente sul gusto personale?
Purtroppo questa libertà ha anche le proprie conseguenze, ovvero il review bombing, concetto non intrinsecamente negativo ma che negli ultimi anni è sempre più spesso associato a situazioni dove non è più una questione di "gusto personale", ma di odio indiscriminato spesso generato da questioni che prescindono dalla qualità stessa del gioco.
In questo nostro articolo vogliamo quindi proporre una panoramica sull'uso del review bombing, scoprendone i lati positivi e quelli negativi e in che modo una piattaforma come Metacritic stia cercando di migliorare la situazione.
Review bombing: cos’è e quando viene usato nel modo corretto
Partiamo dalle basi. Cos'è esattamente il review bombing? È quando tantissimi utenti non professionisti postano tantissime recensioni (spesso molto negative) di un prodotto (nel nostro caso un videogioco) in un breve lasso di tempo. Ci sono quindi due fattori chiave: la votazione estrema e il tempismo, che sono però strettamente collegati. Il review bombing è, infatti, una reazione spesso organizzata ma sempre a caldo, per manifestare in modo chiaro la propria opinione su un'opera.
Non si tratta però obbligatoriamente di una reazione negativa. Come sottolineato da una ricerca di Venera Tomaselli, Giulio Giacomo Cantone e Valeria Mazzeo dell'Università di Catania ("The polaring effect of Review Bomb"), la comparsa di una review bombing negativa può causare anche una risposta contraria, ovvero l'assegnazione in massa del voto massimo ("reverse review bomb" è il termine usato dal documento), con una fetta dell'utenza che vuole difendere il prodotto e contrastare recensioni con voto minimo.
Da questo si capisce subito che il review bombing non è quindi un modo per esprimere un giudizio sfruttando appieno una scala di valori per assegnare il "giusto" voto (negativo o positivo che sia), ma un atto simbolico che forza tale scala di valori per generare una valutazione estrema, spesso creando un enorme distacco con la votazione della stampa specializzata.
Un esempio a questo riguardo arriva da un articolo del The Guardian del 2019. L'autore ha intervistato un utente che ha rilasciato alcune dichiarazioni interessanti. Identificato semplicemente come "Michael", l'allora 25enne ha dichiarato che un 0/10 non è veramente un "voto", ma è una categoria a parte. Non si tratta di recensire il gioco, ma di far passare il messaggio che quanto realizzato è inaccettabile. Il tutto, spiega, è quasi un dovere, perché non reagire di fronte a un brutto prodotto fa sì che le compagnie pensino di poter abbassare la qualità dei videogiochi e che il pubblico sia più che pronto ad accettarlo.
Il review bombing è, in una certa misura, un atto di giusta protesta, un modo per il consumatore di comunicare in modo chiaro alle aziende che qualcosa non va e che, anche se abbiamo già speso i nostri soldi, non siamo pronti a farlo di nuovo in futuro se le cose non cambiano. Inoltre, polarizzare la votazione aiuta anche potenziali futuri utenti a non fidarsi del videogioco e non procedere all'acquisto. Si tratta di una ribellione. Invisibile a chiunque sia esterno a questo mondo, certo, ma comunque di un onesto tentativo di rompere il sistema.
Gli "attacchi" arrivano poi per i motivi più disparati. Uno dei più comuni è ad esempio la presenza di problemi tecnici al lancio. Lo vediamo in giochi come Redfall o Star Wars Jedi: Survivor, pubblicati in condizioni tutt'altro che ottimali. Ci sono poi situazioni diverse, come ad esempio, critiche rivolte all'uso eccessivo di micro-transazioni, come nel caso di Gran Turismo 7. In alcuni casi, gli utenti possono anche esprimere una visione creativa, forse non condivisa da tutti, ma che hanno il diritto di esprimere, come nel caso di Returnal, attaccato per la mancanza di una funzione di salvataggio (poi infatti introdotta). Ancora, alle volte il review bombing può essere usato per criticare le condizioni di lavoro imposte agli sviluppatori (crunch). In breve, il review bombing può essere un ottimo strumento di protesta, se ben usato.
Quando il review bombing non è più onesto
Finora abbiamo approcciato la questione prendendo in considerazione le situazioni più positive. Un prodotto è "fallato" e il consumatore protesta come è giusto che sia. Purtroppo, però, il review bombing è sempre di più uno strumento dell'odio.
Come dice Michael, nell'articolo di The Guardian, la maggior parte delle persone che lasciano un 0/10 non scrive una recensione positiva se il gioco è piaciuto, tranne in rarissime occasioni. Il motivo è che se un gioco è di qualità si è già soddisfatti; se invece un gioco ci causa una forte sensazione negativa, sentiamo il bisogno di sfogarsi. Si tratta della natura umana: l'odio spinge all'azione e, in modo involontario, piattaforme pubbliche dove l'anonimato è garantito diventano un raccoglitore di sentimenti negativi.
Nel momento nel quale però è l'odio a spingere al review bombing e non un ragionato tentativo di comunicare con le aziende, nasce un altro problema: le false recensioni. È fin troppo comune infatti che vengano creati da un solo utente molteplici account per forzare il voto il più possibile. Questo non è altro se non un disservizio per l'utenza stessa, perché fa perdere ancora più valore alla categoria del voto utente che può essere piegata dal puro spam.
A lungo termine persino le compagnie potrebbero iniziare a non vedere più il review bombing come un vero problema, perché è talmente normalizzato da far sì che l'utente medio lo ignori, soprattutto quando la questione si sposta sulle posizioni politiche e ideologiche.
Basta guardare a PlayStation, i cui giochi sono stati negli anni più volte attaccati per le scelte dei personaggi e dei temi trattati. Il recente DLC di Horizon Forbidden West, Burning Shores, è stato criticato per l'omosessualità di Aloy e lo stesso è accaduto con The Last of Us Parte II (con l'aggravante che il bianco, eterosessuale, taciturno e violento Joel non era più il protagonista). Spostandoci verso il razzismo, Forspoken (che è criticabile per tanti altri motivi) è stato attaccato perché propone una protagonista donna e nera. Persino un gioco come Resident Evil 4 Remake è stato attaccato per essere troppo "woke".
In tutto questo, ovviamente, non vi è una critica ragionata sulla qualità della rappresentazione di una minoranza, ma vi è un attacco indiscriminato verso qualsiasi cosa sia "woke". Uno sforzo, crediamo, destinato a fallire. Non solo i creativi continueranno sulla propria strada, ma è chiaro che anche i piani alti non reputano problematico per gli affari essere più inclusivi.
Il review bombing è quindi uno strumento che rischia di perdere di efficacia se continuasse a essere usato soprattutto per questioni ideologiche ed è necessario che piattaforme come Metacritic trovino modi per limitare l'uso negativo di questa pratica e invogliarne l'uso positivo.
Metacritic e il review bombing: come sta gestendo la situazione
Il review bombing non è certo una novità, ma negli ultimi anni è diventato sempre più popolare, spingendo Metacritic a prendere pian piano alcune contromisure a riguardo. Il problema fondamentale della piattaforma, infatti, è che non essendo associata a un negozio (a differenza di Steam o anche Amazon) non può verificare l'acquisto e non può limitare il tipo di utenza a cui è permesso scrivere una recensione.
In realtà, fino a pochi anni fa i sistemi di controllo erano pressoché inesistenti, in quanto era addirittura possibile pubblicare una recensione utente prima dell'uscita del gioco. Casi come quello di The Last of Us Parte II, però, hanno spinto la piattaforma ha mettere un blocco fino al momento dell'uscita, ma si è trattato solo di un primo passo. Dobbiamo anche considerare che Metacritic non può proporre blocchi troppo grandi perché non farebbe altro se non disincentivare la scrittura di recensioni, perdendo così utenza e traffico.
Qualcosa però deve essere fatto e recentemente, con il DLC di Horizon, la compagnia ha dovuto molto banalmente agire in modo manuale ed eliminare alcune recensioni che chiaramente erano frutto d'odio e influenzavano il voto del gioco senza giudicare realmente l'opera. Il problema di questo sistema è che solo quei giochi che fanno abbastanza rumore hanno la possibilità di richiedere un intervento diretto da parte della piattaforma. Cosa succederebbe a un indie attaccato ingiustamente? Potrebbe vedere il proprio voto utente abbassato all'estremo senza colpe e perderebbe così la possibilità di farsi notare.
La compagnia che possiede Metacritic ha già dichiarato che intende lavorare per introdurre sistemi di moderazione più severi, anche se non è chiaro cosa questo voglia dire. La verità, però, è che il review bombing negativo è soprattutto un problema culturale, che va oltre i videogiochi. È doveroso che le piattaforme agiscano negli spazi da loro controllati, ma deve essere la community a cambiare. Servirà del tempo, ma ci arriveremo.