Abbiamo osservato come la stampa generalista, specialmente tra anni novanta e duemila, non abbia mai brillato per grande precisione, quando si trattava di videogiochi. La situazione è peggiorata in fretta quando si è iniziato a collegare il tema della violenza con la giovane età media degli utenti. Si sono aperte le dighe: alla disperata ricerca di titoli sensazionalisti e scandali farlocchi, diversi giornalisti hanno iniziato a scrivere di videogiochi con tutt'altro obiettivo che informare. Rappresentare la verità, insomma, ha smesso di essere un problema con cui crucciarsi più di tanto. Non c'è esempio migliore (o peggiore, che dir si voglia) di questo tipo di contributi giornalistici che quello apparso, a firma Guido Castellano, su Panorama nel novembre del 2006. Non tanto per i contenuti, certamente discutibili, ma per le conseguenze che l'articolo ha finito con avere, specialmente a livello internazionale.
Vi presentiamo il caso di Rule of Rose.
Rule of Rose: il signore delle mosche in un orfanotrofio
Facciamo un passo indietro, però, vediamo cosa è successo prima dell'articolo stesso. Rule of Rose è un survival horror, sviluppato da Punchline (precedentemente autori di Chulip) su richiesta di Sony Japan. Uscito prima in Giappone, a gennaio del 2006, il gioco inizia a incontrare i primi problemi quando, all'E3 dello stesso anno, Sony (americana) dichiarerà di non essere interessata a distribuire il titolo poiché "non in linea con la loro immagine". Rule of Rose sarebbe stato invece pubblicato dalla Atlus. Tomm Hulett, designer per Wayforward e all'epoca parte del comitato incaricato di decidere se distribuire il titolo o meno, ha condiviso con noi alcuni dei suoi ricordi: "Atlus non ci pensò due volte a dare un'opinione positiva, avere tra le mani un titolo Sony era già di per sé una vittoria, francamente non credo pensammo molto ai contenuti". Uscito sul territorio americano a settembre del 2006, due mesi dopo Rule of Rose avrebbe dovuto vedere la luce anche sul continente europeo. E qui arriva Panorama a metterci lo zampino.
Nel suo articolo, scritto come esclusiva preview del gioco, Castellano, condanna aspramente Rule of Rose sotto ogni punto di vista, descrivendone contenuti erotici con protagonisti minorenni e scene di violenza. "Ogni singolo fotogramma trasuda perversione" descrive il giornalista, che possiamo immaginare occupato a vergare la tastiera di lacrime, "ogni scena è pervasa da sottintesi omosessuali e sadici a cui non si è preparati". Il giornalista, nello stesso articolo, riporta anche un'intervista con il designer Yuya Takayama dove questo sembra quasi vantarsi dei contenuti scioccanti. Penso sia lecito esprimere qualche dubbio sull'esistenza della suddetta intervista, considerando che lo stesso autore avrebbe chiaramente negato l'esistenza dei contenuti citati nel resto dell'articolo.
La politica arriva in scivolata
L'analisi di Rule of Rose si ferma alla prima facciata, nella seconda si passa ad altri obiettivi come Hitman e Postal II. E non finisce lì, nell'articolo entra anche Canis Canem Edit (Bully) di Rockstar, in cui arriva in scivolata l'allora ministro dell'Istruzione Fioroni: "[...]mentre noi ci impegniamo a educare i ragazzi al rispetto delle regole e degli altri, esce un videogioco con un messaggio contrastante, che rischia di vanificare i nostri sforzi. Dobbiamo fare in modo che il videogioco che spiega come essere superbulli a scuola non diventi il regalo preferito del prossimo Natale." E, come sappiamo, il modo migliore per far sì che tutti ignorino un prodotto, è parlarne a sproposito su tutti i giornali.
Altro intervento in scivolata lo farà il Movimento Difesa del Cittadino (MDC), che nell'articolo si dice già mobilitato "per la raccolta firme al fine di bloccarne la vendita [di Rule of Rose] sul territorio nazionale." La responsabile nazionale del dipartimento Junior dell'MDC testimonia nell'articolo come "sia impensabile che si arrivi alle violenze psicofisiche di quest'ultimo gioco, che ha come scopo quello di seppellire viva una bambina. Tra sadismo, violenze psicofisiche, riti di iniziazione e umiliazione i nostri figli cosa dovrebbero imparare?".
Penso sia superfluo aggiungere che la famosa sequenza della bambina seppellita viva è un incubo della protagonista, tema del video introduttivo, ergo una sequenza rigorosamente NON interattiva. Lo scopo del gioco non è proprio quello di seppellire nessuno.
Ultimo, ma non in importanza, a intervenire con eccelsa maldestria fu l'allora sindaco di Roma Walter Veltroni che, come prima cosa, pretese il ritiro dal commercio del survival horror della Punchline: "è assolutamente impensabile che un videogioco dai contenuti violenti venga commercializzato e distribuito nel nostro Paese". Anche qui, Veltroni chiaramente ignorava l'esistenza dell'apposito comitato europeo, PEGI, e di come questo avesse già segnalato Rule of Rose come non adatto ai minori. "Credo - aggiunge Veltroni - sia perversa la mente di coloro che hanno ideato e realizzato un videogame del genere. I nostri giovani [...] non si meritano certi prodotti ed è giusto lanciare un allarme e mettere in campo immediate azioni concrete in difesa del diritto a crescere senza condizionamenti tesi ad esaltare la ferocia, l'odio e la morte". Mi sa che il politico non aveva mai visto una qualsiasi puntata di Ken il Guerriero circa vent'anni prima, eh?
Rumori a livello internazionale
Quel che poteva rimanere "solo" l'ennesima dimenticabile pagina del rapporto tra la stampa italiana e i videogiochi, in realtà farà partire una spirale di panico morale assolutamente ingiustificata, alimentata da altre persone che non avevano idea di cosa parlassero, non avendo mai visto il gioco. D'altronde, Rule of Rose trattava argomenti decisamente tabù per la media italiana (ed europea), quali l'omosessualità latente nei bambini. Signora mia! A completare il pasticcio ci pensò Franco Frattini, all'epoca commissario UE della giustizia, che gridò ai quattro venti che era una vergogna che fosse disponibile tale materiale e che gli sviluppatori dovevano evitare di realizzare certi contenuti. Di nuovo, indirettamente sottolineando come ancora nel 2006 i videogiochi fossero, principalmente, roba da bambini. Frattini fu ripreso da Viviane Reding, altra commissaria UE, che gli ricordò dell'esistenza di un'apposita associazione - la PEGI appunto - dedicata proprio a far sì che certi contenuti non arrivino ai minori.
In Francia pure non si risparmiarono echi di censura e divieto alla vendita. Alla fine, il gioco in Italia sarà distribuito regolarmente da 505 Games, così non sarà in altre nazioni, però. Rule of Rose finirà per non esser mai venduto in diversi paesi, tra cui Regno Unito, Nuova Zelanda e Australia, restando ancora oggi difficile da trovare. Chi vuole acquistarne una copia si prepari a sborsare una bella cifra. A conclusione della vicenda e dei commenti di Frattini sul dover "riformare il PEGI", Laurie Hall, segretaria generale del Video Game Standards Council, confermando il rating "16+" della PEGI risponderà rabbiosamente a Frattini. "Non sappiamo da dove escano queste nozioni sul sadomaschismo, tantomeno quelle sui bambini sepolti vivi. Queste cose sono state completamente inventate [...]", dice la Hall. "Non abbiamo paura sia messa in dubbio la bontà del nostro lavoro, visto che i riferimenti del Signor Frattini non hanno alcun senso." Insomma, una gran figuraccia internazionale per il nostro paese.
Panorama e le sue ispirazioni
Il risvolto ancora più amaro della storia, e oserei dire squisitamente italiano, è che Castellano quell'articolo l'aveva copiato. Che non avesse mai giocato a Rule of Rose era chiaro, ma c'è ben altro. Chris Darril, creatore della serie Remothered, ricorda, infatti, aver postato - quasi otto mesi prima - una recensione del gioco come utente del forum di Gamesradar, pubblicata poi, con qualche modifica, anche su Games.it. "Grazie ad amici dal Sol Levante, riuscì ad avere una copia in anteprima, anche perché all'epoca la distribuzione occidentale di Rule of Rose era incerta" commenta Chris. Castellano ha ripreso l'articolo di Darril nei contenuti, aggiungendo apposite note moraliste così da causare quanto più rumore possibile. Per esempio, la recensione riportava una descrizione dell'insegnante: "si ritrova legato da resistenti funi nel capannone del dirigibile con un cervello ormai privo di cellule e neuroni". L'articolo di Castellano riporta la medesima frase, togliendo solo il dirigibile. Idem farà il giornalista per la descrizione della povera cameriera. Diverse anche le immagini che coincidono nelle due recensioni, come "le spine fitte e aguzze del gioco della Rosa". Difficile pensare che si tratti di mere coincidenze.
Molti utenti del forum di Gamesradar non mancarono di far sapere al giornale il proprio dissenso. Panorama, per tutta risposta, cancellò tutti i commenti. Darril ha ancora un rapporto particolare col gioco "è il titolo che più di tutti mi ha spinto a darmi al settore videoludico. Nelle mie opere, da Remothered: Tormented Fathers, fino a Forgotten Memories: Alternate Realities e il prossimo Bye Sweet Carole, vi sono non pochi riferimenti alle ragazzine dell'aristocrazia del pastello rosso, da Jennifer fino a Diana, ma anche gli adulti indifferenti a quel mondo dei bambini che crescono in fretta." Per quanto menziona la recensione con vergogna, essendo stata scritta in giovane età e con idee poco chiare, Chris si dichiara la vittima. D'altronde, il suo contenuto messo a disposizione gratuitamente è finito su un giornale venduto in edicola. "Purtroppo ero poco più che un ragazzino, non sapevo come comportarmi, e sinceramente mi sentì usato due volte. Fosse successo oggi avrei certamente saputo cosa fare," conclude Darril.
Tutto cambi affinché nulla cambi
I caporedattori di Games.it, ricorda Chris, scrissero una mail a Panorama chiedendo spiegazioni, le scuse pubbliche o, quanto meno, l'ammissione di aver usato la sua recensione come "guida". A quanto pare, non ci fu mai nessuna risposta. Di lì a poco, Panorama toglierà dal proprio sito web l'articolo, che rimane ancora consultabile nella versione archiviata. Successivamente, anche diversi esperti del videogioco in Italia si schierarono, come Matteo Bittanti e , chiedendo ai coinvolti nell'articolo ulteriori spiegazioni e, soprattutto, perché abbiano tutti ignorato il ruolo del PEGI nella vicenda. Non ci risulta abbiano mai ricevuto una risposta, perlomeno non in pubblico. Daril conclude amaramente "mi resta almeno il contentino: un giornalista accreditato che scriveva per una rivista blasonata come Panorama, scopiazzò un ragazzino di 16-17 anni che scriveva per gioco sui forum!"
Sulla questione Rule of Rose ci sarebbe davvero molto ancora da discutere. Non tanto per il gioco in sé che, personalmente, chi scrive non ha trovato così speciale, ma per aver dimostrato - di nuovo - i danni potenzialmente causati da soggetti che non hanno la minima conoscenza dell'argomento. Chiedendo la censura di un contenuto che nessuno dei coinvolti aveva visto, all'interno di un settore che non conoscevano, Frattini, Veltroni e gli altri tuonavano dai loro scranni sulla base di due informazioni in croce dispensate da un articolo che, quelle poche azzeccate, le aveva copiate da un'altra fonte, senza citarla né verificarla.
In questo caso, certo, i danni furono limitati, Rule of Rose è sicuramente tra i titoli PAL PS2 più rari, ma certamente non introvabile. Sarebbe anche difficile negare, però, che si è rischiato grosso e, alla luce di precedenti simili come il sequestro delle copie di Carmageddon e Grand Theft Auto, non ci sorprenderebbe affatto che questi casi si ripetessero in un futuro molto prossimo.