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Shadow of the Tomb Raider: il lungo provato prima dell'uscita

Il Tomb Raider di Eidos segue da vicino la strada tracciata dai Crystal Dynamics, ma non crediate che si tratti di una semplice copia carbone dei titoli che lo hanno preceduto...

PROVATO di Aligi Comandini   —   10/08/2018
Shadow of the Tomb Raider
Shadow of the Tomb Raider
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Oltre quattro ore di gioco. Poche per valutare un gioco esteso come l'ultimo Tomb Raider ma un'eternità per una preview, considerando che di solito i nostri provati non superano l'ora secca (o addirittura si limitano a una decina di minuti in certi casi limite abbastanza assurdi). Eppure Square Enix ha scelto di darci in pasto un bel boccone della creatura di Eidos Montreal in largo anticipo, convinta della sua bontà e della necessità di far arrivare ai giocatori un messaggio ben preciso: "Shadow of the Tomb Raider non è come i suoi predecessori". E, in tutta sincerità, noi appoggiamo in toto la scelta fatta, perché ad una prima occhiata l'ultimo capitolo della "rinata" serie Tomb Raider non sembra voler osare molto rispetto a chi è arrivato prima di lui... ma se da una parte è vero che i fondamentali del gioco sono rimasti pressoché immutati, dall'altra il team canadese non si è limitato a seguire ciecamente la strada tracciata dai Crystal Dynamics, e ha dato vita a un action adventure con caratteristiche distintive che esulano da una semplice narrativa più dark.

Lara e il peso delle conseguenze

Lo abbiamo ripetuto spesso, ma avendo potuto finalmente affrontare le fasi iniziali del titolo nella loro interezza possiamo ribadirlo con ancor più forza di prima: Shadow of the Tomb Raider non è un gioco che ci va leggero con l'iconica protagonista della serie. Anche stavolta Lara viene sottoposta ad ogni genere di atrocità (una caratteristica che pare ormai un must nella saga, visto anche nei capitoli passati c'erano momenti che rasentavano il sadismo), solo che in questo specifico caso non parliamo esclusivamente di infortuni, cadute da altezze varie e attacchi di animali feroci, bensì anche di torture psicologiche di un certo peso. Se infatti i nervi di Lara erano stati già messi a dura prova in passato, mai l'eroina aveva avuto a che fare con le conseguenze negative delle sue azioni fino a questo punto, tanto che in Shadow of the Tomb Raider la sua posizione è così ambigua da portare il giocatore a simpatizzare con l'antagonista (presentato furbescamente sotto una luce positiva durante le prime battute).

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D'altro canto l'ingenuità di Lara provoca dei veri e propri disastri naturali nei primi capitoli, e arriva a mettere a rischio la sua relazione con il fedelissimo Jonah. Un punto di partenza da cui gli sviluppatori vogliono chiaramente partire per rendere questo episodio della serie il vero "punto d'arrivo" di miss Croft come avventuriera. Difficile dire se la qualità narrativa sarà superiore a quella dei primi due titoli, ma Eidos Montreal sa il fatto suo in questo campo, e in generale la trama ci è parsa più appassionante del solito, quindi siamo fiduciosi. Non è però il caso di soffermarci ulteriormente sulle vicende (anche perché gli spoiler non piacciono a nessuno), perché dopo un prologo non particolarmente veloce della durata di circa mezz'ora si iniziano subito a notare le differenze a livello di gameplay tra Shadow, Rise e il reboot originale. In primo luogo, Shadow enfatizza maggiormente l'elemento stealth rispetto agli altri capitoli, offrendo alla protagonista un sacco di chicche interessanti di cui fare tesoro.

Non una ninja, ma quasi

Considerate che, durante l'intervista in loco, ci è venuto naturale chiedere se il notevole Mark of the Ninja dei Klei avesse almeno in parte influenzato le fasi silenziose del titolo, tante e tali sono le possibilità offerte al giocatore. Lara può infatti eseguire delle esecuzioni brutali da sopra gli alberi, che impiccano i nemici e li lasciano in bella vista, o sbloccare abilità che le permettono di ottenere veleno da alcuni ragni e rane presenti nelle mappe. Questa sostanza può funzionare in modo classico o far perdere il controllo ad alcune guardie, che una volta colpite iniziano ad aggredire i propri compagni in preda al terrore: sono situazioni molto vicine allo stealth ad approcci multipli del titolo 2D sopra citato, ed è bello vedere un ampliamento simile delle opzioni anche in Tomb Raider, seppur l'opera di Eidos tenda a enfatizzare comunque molto l'azione. Lara resta infatti una discreta macchina da guerra, capace di trasformare lattine e bottiglie in granate e molotov improvvisate, e di eliminare dall'ombra dozzine di nemici, per poi facilitare la "pulizia" della mappa a forza di colpi di armi da fuoco e frecce.

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Non crediate tuttavia che fare una strage sia facile come in passato, perché l'aggressività dei nemici - anche a difficoltà normale - ci è parsa sensibilmente maggiore, così come la loro rapidità negli spostamenti. Nel complesso la risposta degli avversari ricorda quella degli ultimi Splinter Cell, dove le guardie tendono a scattare per la mappa alla vostra ricerca una volta allertate, anche se il loro movimento è più prevedibile in questa avventura (principalmente perché Lara ora può far sparire le proprie tracce una volta scoperta con una discreta facilità, per via delle mappe leggermente più estese e ricche di nascondigli). Un buon cambiamento insomma, che pur piagato da qualche bug comportamentale (a cui ormai ci siamo abituati in giochi di questa tipologia) rende più stuzzicanti gli scontri. Ci sono ancora alcuni pattern antiquati - i nemici vengono distratti uno ad uno dagli oggetti lanciati, e la cosa facilita enormemente le uccisioni stealth in certe zone - ma nel complesso non sembra esserci molto di cui lamentarsi.

Le tombe non sono tutte uguali

Persino le tombe hanno subito dei ritocchi sensibili, così come la presenza di enigmi vari all'interno della campagna. Shadow of the Tomb Raider è dopotutto ricco di combattimenti, ma vanta una struttura più variegata del solito, che porta la protagonista a incontrare con maggior naturalezza dei puzzle durante la progressione. Già nelle prime ore saranno parecchi i rompicapo da affrontare, tutti abbastanza difficili da costringere a un minimo di sforzo neuronale, ma non così complessi da portare il giocatore ad impazzire. A questi, peraltro, si aggiungono le immancabili tombe facoltative, particolarmente eccitanti in questo capitolo per via di difficoltà multiple dedicate alla sola esplorazione. Nei menu del gioco potrete infatti scegliere di privarvi completamente di ogni aiuto (in pratica della modalità "istinto" di Lara, che permette di evidenziare gli oggetti con cui è possibile interagire nella mappa), rendendo ogni location di questo tipo molto più ardua da superare e imprevedibile.

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Non finisce qui. Abbiamo appena toccato gli elementi survival, con un crafting più complesso rispetto a Rise, più abilità e costumi multipli con poteri passivi che facilitano la vita se utilizzati a dovere. Troppo presto però per entrare davvero a fondo in queste discussioni (d'altronde non abbiamo avuto tutto il tempo del mondo per analizzarle), quindi chiuderemo parlando del comparto tecnico, che rimane notevolissimo nonostante un calo di qualità delle capigliature (di cui si è parlato molto online) e un'illuminazione che ci è parsa leggermente più blanda rispetto agli altri episodi. Non che il gioco sia brutto, perdiana: le mappe di Shadow sono enormi, dettagliatissime e splendide, alcuni paesaggi superano sensibilmente gli scorci migliori dei capitoli passati per qualità e dettaglio, e le animazioni restano notevolissime; si parla di inezie su cui pare peraltro che gli sviluppatori vogliano lavorare prima del lancio, per fare in modo che i passi avanti fatti a livello tecnico risultino visibili in ogni singolo aspetto del loro ultimo nato.

Shadow of the Tomb Raider ha confermato di avere una propria identità durante la nostra ultima prova, ed è un'anima dark e complessa la sua, che lo rende un titolo con un ventaglio di opzioni più ricco rispetto ai due giochi che l'hanno preceduto. Le prime ore della campagna ci hanno divertito e catturato, pur con qualche imperfezione qua e là, e siamo davvero curiosi di vedere se gli Eidos Montreal siano riusciti o meno a portare ad alti livelli i cambiamenti apportati al sistema, stealth in primis. Quel che è certo, comunque, è che il team sa il fatto suo.

CERTEZZE

  • Puzzle più numerosi e tombe con difficoltà personalizzabile
  • Più opzioni durante lo stealth e crafting migliorato
  • Narrativa più appassionante rispetto ai predecessori

DUBBI

  • Qualche bug qua e là
  • Qualità delle quest secondarie e delle fasi avanzate della campagna da verificare